        Cinque ottobre 2014, quasi dieci anni fa. Suzuka si correva in autunno, come storia vuole. Una domenica che port&ograve; via alla vita - nel luglio dell'anno dopo, a 25 anni - Jules Bianchi, in un incidente che rappresent&ograve; l'epilogo di un fine settimana sbagliato su pi&ugrave; fronti. La gru nella via di fuga per recuperare la Sauber di Sutil, le condizioni pessime di visibilit&agrave; sul bagnato - coda del tifone Phanfone -, le discussioni (bocciate) sull'orario di partenza della gara da modificare, fino alle decisioni della direzione gara.&nbsp;  Un gesto discusso con la famiglia Bianchi Dieci anni dopo, Charles Leclerc ricorda a Suzuka l'amico Jules, lo fa scendendo in pista nel week end del GP del Giappone con un casco del tutto simile nel design, nei colori, a quello del giovane della Ferrari Driver Academy, passato dalla gavetta della Marussia nel 2013 e 2014 (storico il nono posto e i punti ottenuti a Monaco) e con un futuro che lo avrebbe atteso a Maranello. "Una volta che metto il casco devo pensare a ogni cosa che accade in pista. Ovviamente, per quanto mi riguarda era un gesto molto importante da fare qui. Ho parlato con la famiglia, siamo sempre in contatto e parliamo sempre, fondamentalmente siamo una famiglia e siamo sempre stati estremamente vicini.  Erano felicissimi all'idea che usassi il caso. Sono davvero contento, Jules &egrave; ancora presente e deve essere ricordato", ha raccontato Leclerc dopo il venerd&igrave; di prove libere. "Se io oggi sono qui in Formula 1 &egrave; grazie a lui. Era importante per me indossare questo casco e spero di poter correre un gran week end"       

Charles parla dell'idea di utilizzare nel GP del Giappone, a 10 anni dall'incidente di Jules Bianchi, un casco simile nel design e nei colori a quello dell'amico e del rapporto con la famiglia

Emozione Leclerc, il casco in ricordo di Bianchi: "Sono in F1 grazie a lui"

In occasione del GP del Giappone, il pilota della Ferrari sfoggerà un casco dedicato al suo amico e mentore Jules Bianchi, morto a seguito di un incidente avvenuto proprio a Suzuka nel 2014. "Mi manchi e farò di tutto per portare quel casco domenica sul gradino più alto del podio" ha scritto Leclerc

Leclerc, a Suzuka casco speciale dedicato a Jules Bianchi

la 18enne di Manila è stata scelta dal team di Woking per il suo programma di sviluppo: ecco la sua carriera in monoposto dalla F1 Academy alla F4 italiana

Bianca Bustamante, chi è la pilota filippina scelta da McLaren

        Il weekend di Formula 1 ha visto il pilota Red Bull Max Verstappen detronizzare il campione del mondo Lewis Hamilton, vincitore di tre gare consecutive del Mondiale 2020 (Stiria, Ungheria e Gran Bretagna). Protagonista del weekend di Silverstone, in occasione del Gp del 70&deg; anniversario, &egrave; stata anche Pirelli, con la sua Stella Bianca, pneumatico icona del motorsport anni '50.  Pirelli Stella Bianca, un viaggio lungo 70 anni Stella Bianca ha accompagnato le emozioni della Formula 1 fin dagli albori. L'Alfa Romeo di Giuseppe Farina, vincitore del primo Gp di Silverstone, era equipaggiata proprio con gli pneumatici Pirelli Stella Bianca. La Casa del Biscione e quella della P lunga, sono le uniche realt&agrave; ancora presenti nel Circus da quel maggio 1950, quando tutto ebbe inizio. Un compleanno festeggiato per l'intero weekend, ma non &egrave; tutto. Pirelli Stella Bianca, infatti, verr&agrave; inserita all'interno dell'esposizione permanente del nuovo Silverstone Esperience Museum.&nbsp;  Pirelli Stella Bianca, dalle auto di corsa a quelle d'epoca Nell&rsquo;era moderna della Formula 1, P Zero identifica il nome degli pneumatici Pirelli da asciutto, mentre Cinturato contraddistingue quelli da bagnato. Appena due anni fa, nel 2018, Pirelli Stella Bianca &egrave; anche sbarcata su strada con parte della gamma Pirelli Collezione che abbina un look classico alla tecnologia moderna. Una linea in continua espansione che attualmente copre un&rsquo;ampia variet&agrave; di vetture classiche: dalle leggende del Dopoguerra ai classici moderni degli anni Novanta. Tutti gli pneumatici di Pirelli Collezione sono prodotti in quantit&agrave; limitate, proprio come le gomme usate nel motorsport: in effetti, i Pirelli Stella Bianca attualmente in commercio vengono realizzati nello stesso stabilimento dal quale nascono le gomme destinate alle competizioni. Ci&ograve; che rende Pirelli Stella Bianca uno pneumatico unico nel suo genere &egrave; la struttura: &egrave; l&rsquo;unico pneumatico della P lunga a essere prodotto con una struttura tradizionale a tele incrociate, dopo anni di pneumatici radiali. Ma Pirelli non si ferma mai ed entro la fine dell'anno produrr&agrave; Pirelli Stella Bianca con nuove misure. La Casa della P lunga pensa al futuro, scrivendo il presento e dopo aver segnato il passato.&nbsp;       

In occasione del Gp del 70&deg; anniversario, lo pneumatico icona del motorsport anni '50 ha "sfilato" per tutto il weekend sul circuito britannico

Pirelli Stella Bianca, lo pneumatico degli anni '50 rivive a Silverstone

        Dopo Sebastian Vettel, tocca a Charles Leclerc collegarsi in video-intervista con i media per raccontare le sue sensazioni durante questa quarantena. Rispetto al compagno, il monegasco in questi mesi si &egrave; comunque fatto vedere un po' di pi&ugrave;, con le vittorie sulle corse online che tanta attenzione hanno catturato, soprattutto tra i pi&ugrave; giovani. Leclerc vince il Virtual Gp d'Australia La vita quotidiana Tanto tempo libero a casa, una cosa insolita per un pilota. Ecco cosa dice Charles al riguardo: "&Egrave; strano stare a casa per cos&igrave; tanto tempo, noi piloti siamo abituati a viaggiare per gran parte dell&rsquo;anno. Mi mancano le corse e vedere le persone, &egrave; comunque una cosa nuova stare in casa per settimane con la propria ragazza, direi comunque che &egrave; pi&ugrave; piacevole che difficile. Certo, capita anche qualche litigio... Comunque, in questo tempo libero mi preparo fisicamente, credo di non essermi mai allenato cos&igrave;. In pi&ugrave; sto suonando il piano, la chitarra e leggendo dei libri sulla storia della Ferrari, mi sto mettendo all'opera anche in cucina perch&eacute; non sono molto bravo e voglio imparare, ma comunque i&nbsp;miei piatti restano pasta in bianco e pollo". La quarantena di Kimi Raikkonen I simulatori La nuova frontiera sono i simulatori di guida, dove Leclerc, insieme a Norris, Russell ed Albon sta dando spettacolo: "Gareggiare in streaming su Twithc&nbsp;mi ha piacevolmente sorpreso - dice Leclerc -, non credevo di divertirmi cos&igrave; tanto. Gioco molto, sulle 5 ore al giorno, ma non &egrave; solo divertimento, ma &egrave; anche un modo per tenermi allenato: non ci sono le forze che abbiamo in macchina nella realt&agrave;, ma mi aiuta a tenere i riflessi pronti ed a mantenere la concentrazione mentale. Quando gioco, voglio comunque essere competitivo. Chieder&ograve; di giocare anche a Seb (Vettel, ndr) non appena avr&agrave; installato il suo simulatore, sono sicuro che ci divertiremo". Steiner su calendario e budget cap Che stagione sar&agrave;? Poi il discorso ritorna alla vita reale, nell'attesa di scoprire che tipo di stagione sar&agrave;: "Non sappiamo quante gare ci saranno, penso per avere un campionato significativo abbiamo bisogno di almeno 12 o 13 gare, ma anche averne meno sarebbe comunque meglio di niente. Le Mercedes restano le favorite, anche in un campionato di 8 gare. Non saprei dire se una stagione compattata ci aiuterebbe o meno, i test non erano andati benissimo ma non abbiamo fatto neanche una sessione di qualifica, forse avere un campionato ridotto a 8 o 10 Gp ci spingerebbe a prenderci qualche rischio in pi&ugrave;. Penso che fare due gare di fila sulla stessa pista ma nel senso inverso renderebbe le cose pi&ugrave; interessanti, nessuno avrebbe esperienza, e sarei curioso di fare ad esempio Becketts nel verso opposto. Correre a porte chiuse? Sarebbe diverso ma comunque meglio di niente, la priorit&agrave; comunque resta tornare a correre quando sar&agrave; tutto sicuro. Tra il non correre a Monaco e fare una corsa a Monza a porte chiuse credo mi mancher&agrave; di pi&ugrave; il non correre a Montecarlo". Sul taglio di stipendio, Charles &egrave; categorico: "E' una cosa normale in una situazione del genere, bisogna adattarsi". Gp d'Olanda a rischio Un pensiero per Jules L'amicizia tra Jules Bianchi e Charles Leclerc &egrave; arci nota, ed il monegasco non perde mai l'occasione di sottolineare il talento che aveva l'amico: "Abbiamo avuto carriere simili, ricordo ci scherzavano sopra il mio ed il suo pap&agrave;, a volte succedeva che se uno aveva un fine settimana storto poi succedevo lo stesso anche all'altro. Il nostro manager Nicholas Todt ha tracciato un percorso simile per tutti e due, per questo le nostre carriere sono risultate simili. Quanto fatto da Jules a Monaco con la Marussia penso la dica lunga sul talento che aveva, ma il meglio per lui doveva ancora venire. Meritava il sedile in Ferrari pi&ugrave; di me, il destino purtroppo ha deciso tristemente. Aveva molto talento". F1, orgoglio italiano: Aldo Costa       

In una lunga video intervista Leclerc racconta la sua quarantena, durante la quale passa molto tempo ai simulatori, per lui un modo di tenersi allenato mentalmente

Leclerc: "Bianchi aveva un gran talento"

Era il 17 luglio del 2015 quando Jules Bianchi a soli 25 anni perdeva la sua corsa pi&ugrave; importante: quella con la vita. Un talento in Formula 1, un piccolo campione di kart e una promessa della Ferrari Driver Academy, con un futuro da grande pilota delle monoposto nella scuderia del Cavallino. &nbsp;  &Egrave; l&#39;epilogo pi&ugrave; triste di una tragedia che ritorna a ricordare tutta la sua gravit&agrave;, con le parole di un padre, Philippe Bianchi, che 4 anni fa come oggi maledice un Gran Premio disputato in condizioni meteorologiche al limite.  Adieu Bianchi: il ricordo    Ma l&#39;incidente sulla pista di Suzuka, durante il GP del Giappone del 5 ottobre 2014, spezza&nbsp;i sogni di un ragazzo - nipote del pilota&nbsp;Lucien Bianchi&nbsp;morto nel 1969 durante le prove a&nbsp;circuito di Le Mans -&nbsp;sempre col sorriso sul volto. La pioggia incessante sul circuito, la visibilit&agrave; limitata e una gru maledetta, che stava rimuovendo la monoposto di Adrian Sutil&nbsp;finito fuori pista, e&nbsp;che molto probabilmente non doveva riamanere&nbsp;l&igrave;.  Bianchi: una carriera brillante, stroncata  Bianchi al 43&deg; giro perde il controllo della sua MR03 e ci finisce contro, la prende&nbsp;in pieno e cade in un lungo coma di 9 mesi, dal quale non si risveglier&agrave; pi&ugrave;. Dopo il tragico incidente la FIA decide di ritirare il&nbsp;numero&nbsp;17, dalla lista dei numeri del mondiale F1, e Nizza, la sua citt&agrave; natale, gli intitola una strada, che oggi &egrave; meta di pellegrinaggio per i tanti appassionati del motorsport. E nonostante il tempo passato, il suo ricordo continua a vivere nel cuore degli appasionati e di tutti quelli che&nbsp;si sono emozionati almeno una volta vedendo Jules sorridere al&nbsp;volante.  Bianchi, quell&rsquo;abbraccio che rester&agrave;  &nbsp;   Never forgotten. Always in our hearts.#JB17 #ForzaJules pic.twitter.com/PVp3ZcvXtt &mdash; Formula 1 (@F1) 17 luglio 2019   &nbsp; 

Un sorriso e un ricordo che rimangono nonostante il tempo che passa. Era il 17 luglio del 2015 quando dopo 9 mesi di coma dall&#39;incidente del GP del Giappone, moriva Jules Bianchi: giovane pilota dal futuro in Ferrari

Jules Bianchi, quattro anni e un ricordo sempre vivo

Era il 17 luglio del 2015&nbsp;quando Jules Bianchi a soli 25 anni perdeva la vita a seguito delle conseguenze di uno scontro con una gru, durante il GP del Giappone del 5 ottobre 2014. La corsa disperata in ospedale&nbsp;di&nbsp;Yokkaichi, l&#39;intervento per ridurre un ematoma al cervello, le sue condizioni critiche e i 9 mesi di coma e quel dolore rimangono indimenticabili nei cuori degli appassionati e dei piloti della Formula 1&nbsp;

Jules Bianchi, il ricordo del pilota a quattro anni dalla sua morte

&laquo;La nuova monoposto Ferrari sar&agrave; intitolata SF17-JB. Sapete in onore di quale pilota? #TriviaF1&raquo; - cos&igrave;, senza lasciare troppo spazio all&#39;immaginazione, Formula Santander. Un&#39;apparizione fugace sul web, sufficiente a prendere nota prima che venisse rimosso il tweet e far &quot;correre ai ripari&quot; Ferrari: il nome della monoposto, codice di progetto 668, non &egrave; ancora stato deciso, sottolineano.  Era fin troppo semplice collegare le iniziali JB a Jules Bianchi, che del mondo Ferrari ha fatto parte della Driver Academy e un futuro importante lo avrebbe atteso se non fosse arrivato il dramma vissuto nel Gran Premio del Giappone 2014, quando il talento di Nizza and&ograve; a sbattere contro una gru con la sua Marussia, per lasciarci a luglio del 2015.  Dovesse essere confermata la sigla, sarebbe la seconda volta che a Maranello si decide di affiancare le iniziali di un personaggio vicino alla scuderia a una monoposto. Accadde nel 2003 con la F2003-GA, presentata a pochi giorni di distanza dalla scomparsa dell&#39;avvocato Gianni Agnelli, progetto che fu in grado di conquistare il mondiale all&#39;ultima gara con Schumacher.  Volendo prendere per buona l&#39;anticipazione di Formula Santander, c&#39;&egrave; un chiaro legamente tra il &#39;17 e il nome di Bianchi: era il numero scelto da Jules, ritirato dalla FIA il 20 luglio 2015. Cos&igrave;, il 17 in Formula 1 indissolubilmente legato a Bianchi. E per quanti vedono nei numeri un significato particolare, era il 17 luglio quando Jules mor&igrave; nell&#39;ospedale di Nizza.  Tanti ricorsi per giustificare una scelta priva di qualsiasi ufficialit&agrave;, non resta che attendere il 24 febbraio per conoscere il nome del progetto 688, atteso con diverse soluzioni in controtendenza con le scelte operate recentemente e anticipate sul numero 3 di Autosprint: sar&agrave; una Ferrari dal passo lungo, il sistema Hpc sulla sospensione anteriore, una power unit che seguir&agrave; Mercedes nella strada di separare turbina e compressore, oltre a sviluppare il tema dell&#39;efficienza della combustione in cambera con l&#39;Homogeneous Charge Compression Ignition. 

Un tweet di Santander svela la sigla SF17-JB, smentita dal team: il nome non &egrave; ancora stato deciso

Ferrari, monoposto 2017 dedicata a Bianchi?

Jules Bianchi ci ha lasciato il 17 luglio dello scorso anno, dopo una lotta di ben nove mesi seguita all&rsquo;incidente di Suzuka del 5 ottobre 2014. Oggi la famiglia del pilota annuncia di voler intraprendere un&rsquo;azione legale nei confronti della FOM, Formula One Management Limited, entit&agrave; sovrana della Formula 1, la FIA e il team Marussia, squadra cui apparteneva il pilota.  Bianchi, il rapporto sull&#39;incidente  Lo riporta il Telegraph: la speranza del padre Philippe &egrave;&nbsp;di cambiare il verdetto con cui era stato archiviato il caso, ossia che Jules non aveva rallentato sufficientemente mentre la gara era sotto regime di doppia bandiera gialla a causa della rimozione della Sauber di Sutil. Il padre del pilota francese ha dichiarato: &ldquo;Cerchiamo giustizia per Jules e vogliamo stabilire la verit&agrave; sulle decisioni che hanno portato all&rsquo;incidente di nostro figlio. Abbiamo tante domande che sono rimaste senza risposta e sentiamo che la morte di Jules avrebbe potuto essere evitata se non fosse stata commessa una serie di errori&rdquo;. &nbsp; &nbsp;   

Il padre del pilota deceduto in seguito all&rsquo;incidente del GP del Giappone: &ldquo;La sua morte poteva essere evitata&rdquo;

La famiglia di Jules Bianchi prepara un&rsquo;azione legale contro la FOM

E&rsquo; un Philippe Bianchi pi&ugrave; che mai determinato, quello che vuole andare a fondo e ricercare la verit&agrave; sull&rsquo;incidente che lo ha visto perdere suo figlio Jules. Un&rsquo;indagine della Federazione internazionale &egrave; giunta a conclusioni dettagliate sulla serie di concause che hanno portato la Marussia fuori pista e sbattere contro un mezzo di servizio impegnato nella rimozione della macchina di Adrian Sutil nel corso delle battute finali del Gran Premio del Giappone. Ma Bianchi senior non pu&ograve; accettare quella realt&agrave; e spiega ad Auto Hebdo perch&eacute; continuer&agrave; a lottare sul piano legale.   &laquo;Le conclusioni mi hanno shockato, perch&eacute; le persone che hanno effettuato le indagini erano le stesse persone sotto inchiesta. Non c&rsquo;&egrave; un conflitto di interessi? Puoi essere al tempo stesso giudice e giuria? Un conto sono le indagini, che danno una visione sull&rsquo;accaduto, ma le giuste domande da fare e le risposte da dare sono un&rsquo;altra cosa. L&rsquo;ho gi&agrave; detto prima e lo ribadisco: ci sono dei responsabili, devono pagare. In un modo o nell&rsquo;altro, lo dico chiaramente. Non ho niente da perdere e lotter&ograve; per il rispetto che &egrave; dovuto a Jules con tutte le mie forze&raquo;.  Un ricordo che sar&agrave; coltivato anche attraverso una fondazione benefica istituita a Monaco con il supporto del principe Alberto; i fondi raccolti dall&rsquo;esposizione delle monoposto e dei kart sui quali ha corso Jules Bianchi, nonch&eacute; con le iniziative che verranno realizzate, saranno destinati &laquo;ai giovani talenti, scoperti in giro o segnalati, per accompagnarli nelle loro carriere. Vogliamo offrirgli quel che abbiamo fatto per Jules.Si tratta dell&rsquo;unica vera soluzione se vogliamo vedere un&rsquo;altra generazione dei vari Senna, Prost, Schumacher. Troppi giovani non hanno le opportunit&agrave; necessarie per mancanza di fondi. La fondazione si concentrer&agrave; prevalentemente sulle competizioni automobilistiche, ma potrebbero prendersi in considerazione anche altre discipline. Nel frattempo, lanceremo anche i telai di kart JB17, Jules avrebbe amato farlo se ne avesse avuto il tempo&raquo;.  F.P. 

Torna a parlare il padre di Jules, determinato a ricercare un&rsquo;altra verit&agrave; oltre quella sancita dall&rsquo;indagine FIA 

Philippe Bianchi: &ldquo;I responsabili devono pagare&rdquo;

Suzuka un anno dopo, un anno dopo l&rsquo;incidente di Jules Bianchi, non pu&ograve; essere una gara come un&rsquo;altra per il team Manor Marussia. Se Monaco riportava alla mente la gioia dell&rsquo;arrivo a punti, il Gran Premio del Giappone incarna la tragica fine di un sogno, con l&rsquo;ultima, intensa, immagine di un pilota che pulisce attentamente la visiera del suo casco prima dell&rsquo;ultimo start. Sar&agrave; un week end ricco di emozioni per il team di John Booth: &laquo;Pensiamo a Jules quotidianamente, sar&agrave; per sempre parte del nostro team. Senza dubbio i ricordi che abbiamo sono in prevalenza quelli felici, i festeggiamenti per i suoi risultati incredibili e il tempo trascorso insieme&raquo;, ricorda il team principal.  &laquo;Eravamo la squadra di Jules e vorrei chiedere a tutti di comprendere e rispettare il nostro desiderio, in questo week end, di affrontare l&rsquo;esperienza di tornare a Suzuka in un modo molto riservato. E&rsquo; mio compito assicurare al team il giusto ambiente nel quale svolgere il loro lavoro nonostante circostanze molto difficili. I bei ricordi che abbiamo di Jules e il cameratismo interno al team sono tutto quel che ci serve per correre in suo onore questo fine settimana.  Emozionalmente sar&agrave; un&rsquo;esperienza diversa da Monaco, posto ricco di ricordi speciali, e dall&rsquo;Ungheria, dove tutti abbiamo dovuto dire un difficile arrivederci a un collega e un amico amato&raquo;.  Una Manor che si presenter&agrave; in Giappone con l&rsquo;accoppiata Stevens-Rossi, entrambi presenti a Suzuka nel 2014, sebbene nel ruolo di test driver. &laquo;Siamo gi&agrave; un team molto affiatato, ma in certe occasioni come questa, ci stringiamo ancor di pi&ugrave; e questo ci aiuta ad affrontare le sfide che abbiamo davanti in pista e fuori. Nella stessa situazione, Jules avrebbe corso in modo professionale e molto concentrato, sar&agrave; quello che far&ograve;&raquo;, commenta Stevens. &laquo;Dovr&ograve; risolvere alcuni dei problemi che hanno rovinato la prestazione a Singapore, lavoreremo insieme come team per comprenderli e risolverli e poter agguantare un altro buon risultato per Jules&raquo;.  Fabiano Polimeni

Il Gran Premio del Giappone riporta alla mente l&rsquo;incidente di Jules Bianchi. Booth: &ldquo;Correremo in suo onore&rdquo;   

F1, Suzuka emozionale per la Manor

Dopo l'incredibile successo di Vettel in Ungheria, non diventato per poco una doppietta per i problemi a Raikkonen, si &egrave; fatto sentire anche il presidente della Ferrari, Sergio Marchionne, che similmente a quanto fatto da Vettel nel giro di rientro ha voluto dedicare questa vittoria a Jules Bianchi, oltre a spronare ulteriormente la squadra.  &ldquo;Una vittoria che vogliamo dedicare alla memoria di Jules Bianchi - &egrave; la dichiarazione di Marchionne - un ragazzo fantastico che ci manca tanto. Purtroppo oggi non possiamo festeggiare un primo e secondo posto che erano alla nostra portata per i problemi avuti sulla macchina di Kimi. Un monito ulteriore a non abbassare mai la guardia: dobbiamo sempre lavorare per chiudere il divario con chi ci sta davanti ma senza mai dimenticare l'affidabilita&#768;. Tra poco ci fermeremo per la pausa estiva da cui, sono sicuro, tutta la Scuderia tornera&#768; ancora piu&#768; agguerrita e determinata&rdquo;.&nbsp;

Come Vettel, anche il presidente della Ferrari ricorda il pilota francese dopo la gara ungherese

Anche Marchionne dedica il successo a Bianchi

Non sar&agrave; un week end come tutti gli altri, quello del Gran Premio d&rsquo;Ungheria che attende il Circus. Non lo sar&agrave; perch&eacute; arriva a pochi giorni dall&rsquo;addio a Jules Bianchi e in Ferrari porteranno il ricordo del giovane pilota francese fin dentro al box. Materialmente. Sul tunnel di collegamento con il paddock saranno, infatti, riportati i messaggi che gli appassionati avranno postato sui social network, i ricordi di Jules, con l&rsquo;hashtag #readseasonwall e #CiaoJules. Un modo per non dimenticare.  Poi ci sono i temi tecnici, quelli che decreteranno se la Ferrari potr&agrave; andare in vacanza con un sorriso &ndash; ampio o stiracchiato &ndash; o con il muso lungo. Mercedes davanti a tutti, &egrave; il dato quasi scontato, dietro dovr&agrave; esserci subito la SF15-T: sarebbe una buona prestazione, tanto pi&ugrave; se con entrambe le monoposto. &laquo;Il circuito mi piace abbastanza, &egrave; vero che alcuni dicono sia una gara noiosa, ma negli ultimi anni non &egrave; stato proprio cos&igrave;&raquo;, commenta Raikkonen, lui che per due volte consecutivamente seppe fare secondo dietro Hamilton, ai tempi della Lotus.  Il clima torrido che attende macchine e piloti non preoccupa troppo Kimi sul fronte dello stress fisico: &laquo;Non so esattamente quanti liquidi perdiamo, &egrave; solitamente caldo ma &egrave; una condizione pi&ugrave; critica per le gomme che per la gara&raquo;. Sul tema gomme e il modo di interagire della SF15-T, approfondito da James Allison nell&rsquo;intervista esclusiva su Autosprint in edicola, &egrave; chiaro Alberto Antonini, capo ufficio stampa Ferrari: &laquo;Le gomme non devono diventare una scusa se le cose non vanno come ci si aspetta. E&rsquo; vero che in alcune gare, in cui la mescola pi&ugrave; dura era la scelta della Pirelli, abbiamo sofferto pi&ugrave; di altri. Per&ograve;, la gestione della gomma, portarla in temperatura e il rapporto che c&rsquo;&egrave; tra la prestazione e la tenuta &egrave; un argomento molto complesso.  Se viene anche penalizzato sui media, la realt&agrave; &egrave; che non esistono risposte semplici a domande cos&igrave; complicate. Su questa pista, al solito, dove l&rsquo;aderenza della gomma &egrave; una componente fondamentale si dovr&agrave; lavorare al massimo per avere la condizione migliore&raquo;. Il mix tra temperature elevate e la presenza delle gomme morbide, potrebbero essere un elemento favorevole a Vettel e Raikkonen.  Tornando a Raikkonen e al suo punto di vista sul Gran Premio d&rsquo;Ungheria, quasi un Gran Premio di Finlandia, come ha avuto modo di sottolineare gi&agrave; Bottas per la presenza di numerosi tifosi finnici, Kimi spiega cos&igrave; la massiccia partecipazione: &laquo;Probabilmente &egrave; uno dei posti pi&ugrave; economici in cui andare per vedere una gara di Formula 1 e anche geograficamente &egrave; una delle localit&agrave; pi&ugrave; vicine, per questo arrivano tanti tifosi dalla Finlandia&raquo;.  All&rsquo;Hungaroring la Ferrari pu&ograve; vantare 5 vittorie e 7 pole e 19 podi, bottino che pu&ograve; essere incrementato domenica, guadagnando sul campo il risultato. A Silverstone, &laquo;&egrave; vero abbiamo raccolto pi&ugrave; di quanto meritassimo ma &egrave; anche vero che nelle due gare precedenti avevamo raccolto meno di quanto meritavamo. Continuiamo il lavoro con umilt&agrave; e determinazione, sapendo quali sono i nostri obiettivi e capacit&agrave;&raquo;, ha commentato Antonini.  Fabiano Polimeni

A Raikkonen la pista piace e i risultati ai tempi Lotus lasciano ben sperare. I ricordi di Jules riportati nei box

GP Ungheria, Ferrari ricorda Bianchi

Il commesso addio a Jules Bianchi si &egrave; svolto ieri mattina alla chiesa Sainte Reparate di Nizza. A rendere l&rsquo;ultimo omaggio allo sfortunato pilota francese deceduto venerd&igrave; 17 luglio c&rsquo;erano tutti i suoi colleghi di F1. Fra loro Lewis Hamilton, Rosberg, Vettel, Massa, Grosjean, Maldonado, Gutierrez. E poi tanti colleghi di Bianchi che hanno condiviso battaglie in pista negli anni passati, in karting, in F.3 e in Gp2 prima del suo arrivo alla F.1. Presenti anche lo staff attuale della Ferrari, con il team principal Maurizio Arrivabene in prima fila, e anche Domenicali che era stato quattro anni fa l&rsquo;artefice dell&rsquo;ingresso di Bianchi nella Ferrari Driving Academy. E anche il presidente della Fia, Jean Todt e suo figlio Nicolas Todt, che era il manager di Bianchi fin dall&rsquo;inizio della carriera di Jules.    Tra i pi&ugrave; commossi Jean Eric Vergne, il francese ex Toro Rosso e attualmente in forza alla Ferrari dove si occupa del simulatore, che era amico fraterno di Bianchi. Fu Vergne a realizzare gli adesivi per i caschi dei suoi colleghi con la scritta "TousavecJules#17&rdquo; (tutti con Jules) che i piloti hanno sfoggiato negli ultimi Gran premi del 2014.  Al termine della cerimonia funebre sono state suonate due canzoni che erano colletto care a Jules Bianchi: &ldquo;Hotel California&rdquo; degli Eagles e &ldquo;La notte&rdquo; di Arisa, che testimonia l&rsquo;attaccamento del pilota francese all&rsquo;Italia. A parte l&rsquo;esperienza in Ferrari, la famiglia Bianchi &egrave; di origine italiane: il nonno paterno di Jules, Mauro, e il pro-zio Luciano, erano milanesi trasferiti in Francia nel dopoguerra. Entrambi erano stati piloti e Luciano, che francesizz&ograve; il suo nome in Lucien, corse alcuni Gp di F.1 &nbsp;nei primi Anni &rsquo;60, vinse una 24 Ore di Le Mans con Rodriguez nel 1968 e perse la vita sempre a Le Mans nei test della 24 Ore l&rsquo;anno successivo con una Alfa Romeo 33.

Le esequie si sono svolte ieri a Nizza. C&rsquo;erano Vettel, Hamilton, Rosberg, Massa e Vergne amico fraterno di Jules

Tutta la F1 al funerale di Bianchi

Tutta la F1 al funerale di Bianchi, le immagini

La Federazione dell&rsquo;Auto ha deciso di ritirare il numero di Jules Bianchi, il 17, dalla lista dei numeri del mondiale F1.  Come forse sarete, due anni fa la Fia sulla scia di una usanza americana fatta propria anche dalla MotoGp, ha imposto i numeri fissi ai piloti F1. Ognuno avrebbe potuto scegliersi il proprio numero che sarebbe rimasto proprio a &ldquo;vita&rdquo; finch&eacute; in attivit&agrave;, o altrimenti sarebbe stato ritirato al pilota dopo cinque anni di inattivit&agrave; e rimesso a disposizione.  Bianchi aveva scelto per s&eacute; il numero 17 mentre per esempio Alonso il 15, Raikkonen il 7, Hamilton il 44, Rosberg il 6, Hulkenberg il 27 (quello di Villeneuve). Unica eccezione Vettel che aveva corso una stagione con il n.,1 di campione del mondo prenotando poi il 5 che ha usato quest&rsquo;anno che non &egrave; pi&ugrave; campione in carica.  Ora il numero 17 di Bianchi &egrave; stato ritirato dalla federazione in omaggio al pilota scomparso e non potr&agrave; pi&ugrave; essere scelto dai futuri piloti in F1. Esattamente come la federazione moto aveva ritirato il 58 di Marco Simoncelli dopo la sua morte nel 2011.      

Decisione della federazione in omaggio al pilota francese scomparso 

La Fia ritira il 17, numero di Bianchi

Marted&igrave; 21 luglio. Sar&agrave; questa la data per dare l&rsquo;ultimo saluto a Jules Bianchi, a Nizza, alle ore 10:00 nella cattedrale di Sainte Reparate. Intanto, continuano le parole di cordoglio di tutti i personaggio del mondo della Formula 1, mescolate a valutazioni che tornano prepotentemente d&rsquo;attualit&agrave; nove mesi dopo Suzuka. Una commissione d&rsquo;indagine ha analizzato gli eventi che hanno portato all&rsquo;incidente, fornendo giustificazioni non sufficienti alla famiglia Bianchi.  La storia non si fa con i &ldquo;se&rdquo; e i &ldquo;ma&rdquo;, tuttavia, la tragedia di Suzuka ha riportato davanti alla cruda realt&agrave; dell&rsquo;esistenza di un rischio di fondo, insito nella Formula 1. &laquo;E&rsquo; stato fatto molto per la sicurezza, non abbiamo avuto un incidente mortale in Formula 1 per 21 anni, significa aver fatto tanto lavoro. Ma come in ogni cosa, c&rsquo;&egrave; sempre ancora un po&rsquo; da fare&raquo;, ha commentato Alain Prost.  Il quattro volte iridato ha voluto ribadire la sua visione sulla gestione delle fasi finali di gara a Suzuka, sebbene in contrapposizione con l&rsquo;inchiesta, giunta alla conclusione che una molteplicit&agrave; di fattori imprevedibili siano stati alla base dell&rsquo;incidente, originato dal mancato rallentamento di Jules Bianchi nel settore con doppie bandiere gialle. &laquo;Ho detto quel che pensavo allora e non intendo cambiare idea oggi, anche se ci sono state delle inchieste, molte riunioni e discussioni. Penso ci sia stato un piccolo errore di valutazione, costato molto caro. C&rsquo;era stato un incidente (quello di Adrian Sutil; ndr), pioggia battente e una pessima visibilit&agrave;. Sarebbe dovuta entrare una safety car per rallentare la corsa prima dell&rsquo;ingresso del mezzo di recupero in pista: quello &egrave; stato l&rsquo;errore di valutazione.  L&rsquo;inchiesta ha svelato qualcosa di diverso, il che &egrave; un po&rsquo; scandaloso, pur conoscendo tutte le persone che vi hanno lavorato e le stimi. L&rsquo;unica cosa che ancora doveva essere fatta sul piano della sicurezza, riguardava i mezzi di recupero che entrano in pista&raquo;, spiega Prost.  Purtroppo, si &egrave; intervenuti al richiamo pi&ugrave; tragico. Anche le parole di Bernie Ecclestone nelle ultime ore vanno a ripercorrere cos&rsquo;&egrave; andato storto il 5 ottobre 2014: &laquo;Quel mezzo che ha colpito non sarebbe dovuto essere l&igrave;. Se non ci fosse stato, avrebbe colpito le barriere, come l&rsquo;altro pilota uscito di pista&raquo;. Ecco, &ldquo;se&rdquo;: qualcosa non sufficiente a confortare i familiari di Jules.  &laquo;Oggi la Formula 1 &egrave; sicura, le macchine sono super sicure, i circuiti sicuri, tutto va bene, come ho detto non sarebbe accaduto nulla senza quel mezzo l&igrave;. Abbiamo reso la Formula 1 la pi&ugrave; sicura possibile ma ovviamente questi ragazzi guidano al massimo&hellip;&raquo;. Una sicurezza, come dire, relativa. Infine, un pensiero anche alle ripercussioni che psicologicamente potranno vivere i piloti, impegnati domenica in Ungheria: &laquo;Tutti sanno che esiste un pericolo, col quale convivono. Quando accadono certe cose, tu pensi sempre che non possano capitarti, perci&ograve; non credo che far&agrave; alcuna differenza sui piloti&raquo;, ha dichiarato a Sky Sports.  Fabiano Polimeni

Passi avanti enormi sulla sicurezza non eliminano un rischio di fondo che &egrave; parte stessa delle corse 

Bianchi: Prost-Ecclestone sui rischi F1

Rimarr&agrave; l&rsquo;immagine&nbsp;di un sorriso, di quei capelli apparentemente spettinati, gli occhi scuri che spiccavano su quel volto da bravo ragazzo. Per i medici Jules Bianchi era gi&agrave; volato via quel 5 ottobre a Suzuka, ben prima che le infezioni sopraggiunte nelle ultime settimane lo costringessero alla resa. Ma solo per loro.  La logica in realt&agrave;&nbsp;&egrave; stata sopraffatta dai sentimenti, e pur sapendolo con gli occhi chiusi su un letto d&rsquo;ospedale da 285 giorni, la notizia della morte di Jules &egrave; stata comunque una pugnalata. I nove mesi di limbo non hanno anestetizzato l&rsquo;affetto e i legami con un ragazzo che purtroppo non sapr&agrave; mai quanta stima e simpatia ha saputo conquistare nei paddock che ha frequentato.  Non sono parole&nbsp;di circostanza, non le meriterebbero Jules, la sua famiglia e non le meriterebbero neanche tutti coloro che sono stati negli anni al suo fianco. L&rsquo;ambiente del motorsport &egrave; feroce e non fa sconti. Le invidie, le battutine, le critiche dette rigorosamente alle spalle, sono all&rsquo;ordine del giorno, soprattutto quando hai un manager importante che ti segue. E quando nel 2010 la Ferrari lo ha voluto nella sua neonata Academy, gli avversari pi&ugrave; rancorosi hanno provato ad appiccicargli addosso l&rsquo;etichetta del raccomandato.  Questione di tempo, poco, e poi ha messo tutti d&rsquo;accordo, abbinando i risultati in pista a quel suo carattere che lo ha sempre portato a muoversi in punta di piedi, senza una parola di troppo. Anche quando vinceva. E Bianchi, &egrave; giusto ricordarlo, ha vinto parecchio.  Disponibile e sorridente, non solo nelle giornate trionfali. Lo si incontrava nel paddock la sera, o in aeroporto, o all&rsquo;ingresso di un hotel: era sempre Jules. Non ha mai mancato un saluto, un sorriso, una stretta di mano, e se non gli si andava incontro credendo di disturbare, ecco che arrivava lui. Con tutti.  Neanche la divisa&nbsp;con il Cavallino, che per peso specifico pu&ograve; far girare la testa, &egrave; riuscita a cambiarlo. Con grande dignit&agrave; ha saputo capitalizzare al meglio l&rsquo;esordio in Formula Uno con una Marussia che non era certo un mostro in termini di competitivit&agrave;. Lo ha fatto con la stessa umilt&agrave; vista nel mondo del karting. Anni fantastici vissuti con pap&agrave; Philippe, inseguendo con successo quei risultati che gli hanno offerto la chance della vita.    Doveva essere&nbsp;un periodo di ambientamento nel Circus, e il contesto Marussia era perfetto. Un po&rsquo; come lo era stata la Minardi per Fernando Alonso, o la Hrt per Daniel Ricciardo. Un periodo di crescita lontano dai riflettori per passare successivamente in contesti pi&ugrave; consoni al suo talento. &Egrave; mancato il tempo, solo quello, ma la sua piccola grande impresa Jules l&rsquo;ha realizzata anche in Formula Uno. Un nono posto nel Gran Premio di Montecarlo, che forse il tempo corroder&agrave; un po', ma il ricordo di quel dopogara rimarr&agrave; sempre nei ricordi di chi lo ha vissuto.  Qualche ora&nbsp;dopo la gara nel Principato ci disse: &laquo;Sono molto sorpreso, sapevo cosa avrebbe comportato per il team questo piazzamento, ma non avrei mai pensato che cos&igrave; tante persone avrebbero notato la nostra piccola impresa. Alla fine &egrave; un nono posto, e credevo che solo noi avremmo dato il giusto peso a questo risultato. Ed invece l&rsquo;ambiente ha percepito, e per me &egrave; stata una piacevole sorpresa. Spero che il pubblico, gli appassionati, ed anche altri giovani piloti, riescano a capire che anche chi corre nelle retrovie ha i suoi obiettivi, indubbiamente meno ambiziosi dei &ldquo;top&rdquo;, ma inseguiti con la stessa voglia e tenacia di chi lotta nelle prime file&raquo;.  Dopo quell&rsquo;impresa&nbsp;Jules si fece il primo vero regalo della sua vita da pilota: ordin&ograve; una Bmw M4. Non lo disse a nessuno, se non ai suoi amici pi&ugrave; stretti, perch&eacute; non gli piaceva far sfoggio di status symbol. Un destino beffardo ha voluto che la vettura gli fosse consegnata poco prima di partire per Suzuka.  Possiamo prenderci in giro,&nbsp;dire che Jules &egrave; volato via facendo ci&ograve; che pi&ugrave; amava, ma la realt&agrave; &egrave; che nulla vale il prezzo di una vita, neanche il fuoco di una passione. Jules Bianchi ci ha salutato con un arrivederci che poi &egrave; diventato un addio, e ci mancher&agrave;. Come &egrave; mancato, tanto, in questi nove mesi, quel suo tono di voce basso e il suo italiano perfetto tradito solo dall&rsquo;accento francese.  Adieu, Jules.  Roberto Chinchero  

Da Autosprint in edicola, il nostro Roberto Chinchero traccia un ritratto toccante di Jules Bianchi che ha conosciuto e seguito fin dalla Gp2

Adieu Bianchi: il ricordo

&laquo;Le parole non possono descrivere l'enorme tristezza del nostro team stamane, appena abbiamo appreso della scomparsa di Jules. Ha lasciato un segno indelebile in tutte le nostre  vite e rester&agrave; per sempre parte di quanto otterremo&raquo;. Sono le parole di John Booth, team principal della Manor Marussia, scuderia che a Bianchi deve la sua stessa esistenza e partecipazione al mondiale di Formula 1 2015. Il cordoglio del mondo della Formula 1, e del motorsport in generale, non ha tardato a manifestarsi sui social network, con messaggi su Twitter e ricordi sulle pagine Facebook dei team. &laquo;Jules era un talento brillante, destinato a fare grandi cose nel nostro sport. Era anche una splendida persona, capace di lasciare un segno indelebile su una miriade di persone in tutto il mondo. Gli riconoscevano, noi allo stesso modo, di essere al contempo un pilota straordinariamente motivato ma anche estremamente umile, affettuoso e una persona piacevole, che ha acceso il nostro garage e le nostre vite. Sapevamo di avere un pilota molto speciale sin dalla prima volta in cui guid&ograve; la nostra monoposto nei test invernali del 2013. E' stato un onore poterlo avere come pilota titolare, compagno e, ovviamente, amico. Le nostre preghiere e i nostri pensieri vanno alla meravigliosa famiglia Bianchi, che &egrave; rimasta cos&igrave; forte per Jules negli ultimi nove mesi&raquo; conclude il comunicato diramato dalla Manor Marussia. Non poteva mancare nemmeno il ricordo di quella seconda famiglia che &egrave; stata la Ferrari, con la FDA ad accoglierlo e farlo crescere come pilota. E' Maurizio Arrivabene a parlare: &laquo;Quando si perde un ragazzo come Jules, il dolore e la tristezza vanno oltre il vuoto sportivo. Sincere condoglianze alla famiglia a nome mio e di tutta la GES&raquo;.  Fabiano Polimeni

Con il team inglese i primi punti, la Rossa il sogno spezzato. Il cordoglio di Booth e Arrivabene 

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