        Nell'immaginario collettivo andare a correre in Sudafrica significa andare a correre tra i leoni, nella savana, nello stereotipo tipico che accompagna il Continente Nero. Ma l'Africa da corsa, il Sudafrica da corsa, &egrave; pi&ugrave; di uno stereotipo, &egrave; pi&ugrave; di un ricordo sbiadito che oggi compie 30 anni. Con una Kyalami a met&agrave; tra una storia ricca di eventi ed un futuro che non vede l'ora di rimettersi in moto. F1 2023: il calendario Cos'era Kyalami In un presente che vuole il ritorno in Sudafrica, in un futuro che vede il Sudafrica stabilmente nel calendario della F1 (gi&agrave; dal 2024?), c'&egrave; un passato tutto da raccontare che si &egrave; interrotto esattamente 30 anni fa, il 14 marzo 1993. La data dell'ultima Kyalami, di quell'arrivederci che sarebbe diventato, sin qui, un addio. Nell'augurio che possa arrivare presto un "bentornati". Cos'&egrave; Kyalami &egrave; difficile da spiegare, perch&eacute; appartiene ad un passato che non c'&egrave; e, in un certo senso, ad un Sudafrica che non c'&egrave; pi&ugrave;. Che cosa ne sar&agrave; di Kyalami lo scopriremo solo vivendo, ma intanto possiamo dire cosa &egrave; stata, Kyalami. E' stata sconfitte e vittorie, drammi e gioie, lotte politiche e non. E' stata pi&ugrave; di una pista, Kyalami, &egrave; stata le tre versioni che si sono succedute fino a snaturare il disegno originale, &egrave; stato un banco prova ideale per i test visto il meteo ed i 1500 metri di altitudine, capaci di affogare gli aspirati e di esaltare i turbo sovralimentati in un confronto tecnico che oggi pare utopia avere. Scheckter denuncia: GP Sudafrica 2023 saltato per avidit&agrave; Vittorie, drammi e politica La storia di Kyalami &egrave; stata frammentata, spesso non facile, fatta di stop e ripartenze. La prima Africa in F1 &egrave; stata East London, prima dello sbarco a Kyalami avvenuto nel 1967. Una lunga sequenza di gare fino al 1985 (ad eccezione del 1981, corsa che si &egrave; svolta ma senza validit&agrave; mondiale), poi lo stop e la riapparizione, biennale, tra il 1992 e 1993, prima di diventare solo una cartolina del passato. In questi anni c'&egrave; stato un po' di tutto: Kyalami &egrave; stata una serie di prime e ultime volte, se &egrave; vero che qui Mario Andretti ha colto la sua prima vittoria (1971) mentre Jim Clark (1968) e Jack Brabham (1970) hanno colto il loro ultimo successo. Kyalami&nbsp;&egrave; stata gioia locale e collettiva nel trionfo, datato 1975, di Jody Scheckter, unico sudafricano a vincere gare e titolo, e l'unico capace di essere profeta in patria con una Tyrrell che fece sognare. Kyalami &egrave; stata anche round di assegnazione iridata, nel 1983: Nelson Piquet port&ograve; a casa il secondo dei suoi tre mondiali, mentre la Ferrari si ritrov&ograve; a festeggiare l'ottavo Costruttori della sua storia: &egrave; un titolo particolare perch&eacute; sar&agrave; l'ultimo con Enzo Ferrari ancora in vita. In Sudafrica, a Kyalami, la F1 ha vissuto anche momenti drammatici, segnatamente nei colori della scuderia Shadow. Nel 1974 sulla DN3 di Peter Revson cede la sospensione anteriore sinistra e l'americano trova la morte in un tremendo impatto contro le barriere, cui fa seguito un incendio. Tre anni pi&ugrave; tardi invece &egrave; la volta di Tom Pryce, che sopraggiunge nel punto in cui la vetture gemella di Renzo Zorzi (entrambi su Shadow) &egrave; ferma con un principio di incendio; due commissari si gettano sulla vettura per spegnere le fiamme, ma proprio in quel momento sopraggiunge Pryce, che centra in pieno il 19enne olandese Frederik Jensen van Vuuren: per il ragazzo l'impatto &egrave; devastante e mortale, ma lo &egrave; anche per il pilota che viene colpito sul casco dall'estintore che aveva in mano il giovane commissario, e gli ultimi metri della vettura ormai fuori controllo, prima che questa si fermi colpendo un'altra vettura (quella di Laffitte, fortunatamente illeso), non lasciano dubbi sul fatto che Pryce sia morto sul colpo.&nbsp; Kyalami &egrave; anche politica, nelle sue forme pi&ugrave; varie. Fu qui che si registr&ograve; la presa di posizione pi&ugrave; forte che si ricordi da parte dell'associazione dei piloti, i quali nel 1982 arrivarono molto vicini a boicottare&nbsp;la corsa (fu una protesta che niente aveva a che vedere con la pista, ma con alcune tematiche legate alla Superlicenza rilasciata dalla Federazione). Tre anni pi&ugrave; tardi invece, l'edizione 1985 (l'ultima per i successivi sette anni) &egrave; passata alla storia per i gesti di condanna nei confronti dell'apartheid: la Rai si rifiuter&agrave; di trasmettere in tv la corsa (non unica televisione a farlo), mentre Ligier e Renault, in linea con le decisioni assunte dal governo francese, non prenderanno il via. Dopo qualche stagione Kyalami sarebbe tornata in calendario a simboleggiare un Sudafrica libero come il suo presidente, Nelson Mandela, ma si presenter&agrave; con un disegno della pista rivisto e, apparentemente, con poco da dire per una F1 che non vi sarebbe pi&ugrave; tornata. Fino, forse, ad oggi. F1: rispunta l'idea di un GP a Londra Aspettando l'Africa Tornare ad avere il Sudafrica in calendario, e pi&ugrave; in generale il continente africano, significherebbe per Liberty Media poter sbandierare realmente un calendario "mondiale" proprio perch&eacute; non ci sarebbe pi&ugrave; alcun continente "scoperto" dall'attuale F1. Perch&eacute; per un Circus che si sta spostando sempre pi&ugrave; verso l'America (quest'anno saranno tre le gare negli States), l'Africa resta un territorio mediaticamente da riconquistare, in questa espansione globale che sta permettendo a Liberty Media di accrescere la popolarit&agrave; del suo prodotto. Correre nel continente che manca da tre decenni, significherebbe riprendere il filo conduttore con una storia che, come si &egrave; visto, ha avuto molto da raccontare.       

<p>Sono passati 30 anni dall'ultima apparizione in calendario del GP Sudafrica a Kyalami, pista che ha saputo costruirsi una sua identit&agrave; ed una storia attraverso vittorie, gioie ma anche dolori</p>

GP Sudafrica: 30 anni fa l'ultima Kyalami

Il mondiale 2018 sar&agrave; il pi&ugrave; lungo di sempre, con 21 gran premi che hanno richiesto un&#39;inedita sequenza di tre eventi compressi in tre settimane: Francia, Austria e Gran Bretagna. Non si ripeter&agrave; in futuro, ha assicurato Ross Brawn. Resta il tema di quante corse debba proporre la Formula 1 nell&#39;equilibrio tra costi e maggiori introiti da un numero superiore di gare. Toto Wolff si &egrave; espresso in favore di un limite a 20 gran premi. Quale scenario vivremo nei prossimi anni &egrave; tutto da scrivere, tra l&#39;interesse manifestato da Copenhagen, il progetto coltivato da Assen, la volont&agrave; di rientrare di Istanbul, nuove cattedrali nel deserto quasi ultimate e la prospettata espansione negli USA.  Una Formula 1 che fa tappa in tutti i continenti, tranne uno. L&#39;Africa. L&#39;idea di un ritorno a Kyalami &egrave; circolata negli ultimi anni pi&ugrave; volte: apprezzata da Hamilton, ritenuta improbabile da Ecclestone per i limiti del tracciato. A esprimersi in senso negativo &egrave; anche il portavoce del circuito, Christo Krueger. Kyalami &egrave; pista entrata nell&#39;orbita Porsche, acquistato all&#39;asta il circuito, da 4 anni; ospita regolarmente eventi legati al marchio di Stoccarda, manca tuttavia l&#39;omologazione FIA Grado 1, fondamentale per rendere possibile l&#39;organizzazione di un gran premio.  Non solo i costi dell&#39;adeguamento del circuito, tra le barriere che si frappongono tra un GP del Sudafrica e il ritorno nella storica sede in uso fino al 1993 (vittoria di Prost): &laquo;Kyalami darebbe il benvenuto alla Formula 1, crediamo ci sia una tradizione da sarebbe bello tornasse e anche il continente africano merita un gran premio di Formula 1. Per&ograve;, il vero spauracchio &egrave; rappresentato dai costi proibitivi che derivano dall&#39;ospitare la Formula 1. Semplicemente non &egrave; fattibile finanziariamente con l&#39;attuale struttura. Kyalami &egrave; l&igrave; come impianto e siamo preparati a intrattenere delle discussioni per migliorarlo&nbsp;o cambiare il tracciato attuale, saremmo disponibili a portarla a pista di Grado 1 ma servirebbe un impegno sul lungo termine della Formula 1 in Sudafrica, non abbiamo i mezzi necessari per essere i promoter di una gara&raquo;.  Tradotto: non pu&ograve; essere la propriet&agrave; del circuito ad accollarsi i costi organizzativi. Servono investitori ulteriori, esterni. Scetticismo, poi, sulla possibilit&agrave; che si intrattengano discussioni per un evento cittadino a Citt&agrave; del Capo, Kruger a F1Fanatic &egrave; chiaro: &laquo;E&#39; una chimera. Le persone non credo comprendano appieno che tipo di asfalto serva, non basta levare le macchine dalla strada e improvvisamente hai una gara. Ci sono dei costi legati alle infrastrutture che superano di parecchio, probabilmente, il pagamento di un noleggio di Kyalami sul quale procedere&raquo;. 

<p>Non sono tanto gli adeguamenti necessari al circuito, rilevato dalla Porsche nel 2014, quanto i costi organizzativi insostenibili a rendere improbabile un ritorno del GP del Sudafrica&nbsp;</p> 

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GP Sudafrica: 30 anni fa l'ultima Kyalami

Formula 1, costi troppo alti per le possibilità di Kyalami