Da un lato c&rsquo;&egrave; la storia recente, quella che sottolinea, impietosa, le difficolt&agrave; avute da ogni team che si &egrave; affacciato al debutto in Formula 1. Dall&rsquo;altro, una situazione tecnica di base che assicura garanzie sconosciute agli stessi esempi contrapposti al team Haas. Lo stretto legame con la Ferrari, l&rsquo;aver acquistato da Maranello tutte le componenti che il regolamento consentiva, in teoria dovrebbero aiutare non poco la scuderia statunitense a muovere i primi passi.  Gli scettici, tuttavia, non mancano e le ultime due voci a sottolineare la propria visione &ldquo;negativa&rdquo; sulle possibilit&agrave; di ben figurare che avranno Grosjean e Gutierrez il prossimo anno sono quelle di David Richards e Gary Anderson. Per il direttore della Prodrive, &laquo;le scuderie arrivano in Formula 1 con delle aspettative e Haas ha tutto il supporto dalla Ferrari, ma quando saranno alla prima gara sar&agrave; tutta un&rsquo;altra cosa e vivranno un brusco risveglio&raquo;.  L&rsquo;obiettivo pi&ugrave; volte annunciato &egrave; quello di assicurarsi i primi punti nel corso del campionato e non essere il team fanalino di coda. Sulla stessa linea dell&rsquo;ex team principal BAR &egrave; Gary Anderson, a lungo direttore tecnico in Jordan: &laquo;Siamo a dicembre e il primo test sar&agrave; a fine febbraio, ma non abbiamo visto ancora nulla. Nemmeno pezzi dei modellini in scala impiegati per i test in galleria del vento. Non ho sentito parlare di un gruppo di persone alle spalle, &egrave; tutto molto tranquillo e alla fine sono d&rsquo;accordo che avranno un brusco risveglio su quel che gli riserver&agrave; la Formula 1&raquo;, le parole a Sky Sports UK.  Giudizi schietti e un po&rsquo; ingenerosi, perch&eacute; la seriet&agrave; del progetto non si pu&ograve; certo misurare con il numero di anticipazioni su quella che sar&agrave; la nuova monoposto. Altra cosa &egrave; dire, invece, che pur avendo una base sufficientemente solida sul piano tecnico, dovranno far fronte ai problemi operativi in pista e di gestione del pacchetto, versante sul quale giocher&agrave; un ruolo importante l&rsquo;esperienza dei piloti.  Fabiano Polimeni

Ne sono convinti David Richards e Gary Anderson, nonostante la partnership tecnica con Ferrari

F1, &ldquo;Haas avr&agrave; un brusco risveglio&rdquo;

Partner tecnico, non &ldquo;estensione&rdquo;. Rivali e non junior team. Gene Haas mette i puntini sulle &ldquo;i&rdquo; nell&rsquo;ultima intervista concessa al sito ufficiale della Formula 1, dopo la lunga chiacchierata esclusiva con Autosprint, pubblicata sul numero 40 del 6 ottobre scorso. La cooperazione tecnica rappresenta un fiore all&rsquo;occhiello per la scuderia statunitense, ma al tempo stesso Haas vuole sottolineare come &laquo;andremo in pista per batterli, non ci vedo nella posizione di uno junior team.  Ovviamente, non mi dispiacerebbe arrivare dietro alle Ferrari a ogni gara! Non sarebbe male&raquo;, commenta ironico. Un debutto ritardato di una stagione, per prepararsi al meglio e non improvvisare, tempo servito ad Haas per capire ancor di pi&ugrave; i meccanismi della Formula 1 e le esigenze di un team che voglia restare a lungo e agguantare risultati, non solo una partecipazione fine a se stessa. &laquo;In questo sport la partnership tecnica &egrave; una cosa, le gare un&rsquo;altra. Non vogliamo essere un team satellite, inoltre, buona parte della macchina nasce da un nostro progetto (il telaio sar&agrave; realizzato da Dallara su specifiche Haas; ndr), per cui ce n&rsquo;&egrave; abbastanza per dire che siamo indipendenti&raquo;.  E da indipendenti si troveranno a correre un campionato di &ldquo;transizione&rdquo;, prima della nuova rivoluzione tecnica attesa nel 2017. &laquo;Attendere per il debutto? E&rsquo; uno sport nel quale ci sono delle porte che si aprono e si chiudono, credo sia stato un bene avere la licenza a fine maggio nel 2014 e quando si &egrave; trattato di scegliere se correre nel 2015 o 2016, abbiamo fatto la scelta giusta credo. In vista del prossimo anno abbiamo lavorato bene con il dipartimento tecnico Ferrari, potendo sviluppare notevolmente l&rsquo;aerodinamica. Arriveremo in pista molto pi&ugrave; preparati e se avessimo atteso ancora un anno, quelle porte si sarebbero con ogni probabilit&agrave; chiuse. Inoltre, saremo tutti nella stessa posizione nel 2017, con le macchine che cambieranno completamente&raquo;.  Alla presentazione, Romain Grosjean ha fissato le attese sportive: riuscire ad andare a punti. Haas ribadisce: &laquo;Se otterremo un punto sarei felice. Romain ci &egrave; riuscito in cos&igrave; tante occasioni che sa come fare&raquo;. Il francese e Gutierrez dovranno indirizzare lo sviluppo e aiutare il team nella crescita, &laquo;Romain mi ha detto: &ldquo;Dopo due giri nei test invernali a Barcellona di dir&ograve; se la macchina &egrave; buona o no&rdquo;. E se lo sar&agrave;, riusciremo a ottenere dei punti&raquo;.  L&rsquo;ultima rivelazione la fa sui piloti. Svela che, non fosse arrivato Grosjean, la prima scelta sarebbe stata Magnussen, poi aggiunge: &laquo;A Monza abbiamo definito con Romain e prima di allora avevamo parlato con un altro pilota, del quale non faccio il nome, ma alla fine, dopo aver parlato per un mese, ha deciso di restare dove si trovava. E&rsquo; comprensibile, non ho problemi, ogni team debuttante &egrave; un rischio elevato. Romain ha visto cosa stiamo facendo, la Lotus aveva i suoi piccoli problemi, cos&igrave; ha deciso&raquo;.  Fabiano Polimeni

La cooperazione tecnica con Maranello &egrave; importantissima ma in pista si correr&agrave; da rivali

F1, Haas: &ldquo;Non siamo junior team Ferrari&rdquo;

Vi proponiamo a seguire un&rsquo;anticipazione dell&rsquo;intervista a Gene Haas pubblicata su Autosprint n. 40 in edicola in questi giorni. Haas, industriale nel campo delle macchine utensili, entrer&agrave; in F1 nel 2016 con un proprio team e ha gi&agrave; messo sotto contratto Grosjean. Negli Stati Uniti possiede gi&agrave; una squadra che corre nella Nascar con diversi campioni, fra cui Danica Patrick e Tony Stewart. In questa intervista Haas traccia un interessante confronto fra le due categorie top dell&rsquo;automobilismo mondiale di qua e di l&agrave; dall&rsquo;oceano. Di certo lui &egrave; il personaggio pi&ugrave; autorevole per descrivere pregi, difetti e differenze dei due mondi.  Sull&rsquo;Impero di Gene Haas non tramonta mai il sole. Dal 2016 il manager americano raddoppier&agrave;. Oltre all&rsquo;impegno con 4 Chevrolet nella Sprint Cup Nascar, sar&agrave; al via anche del campionato del Mondo di F.1 con la sua nuova squadra. Con una vettura progettata grazie alla collaborazione tecnica di Ferrari e Dallara. Idea nata da Gunther Steiner, ingegnere altoatesino che far&agrave; cos&igrave; il suo ritorno in F.1 dopo l&rsquo;esperienza Jaguar e dopo aver diretto il team Red Bull in Nascar e la squadra ufficiale Ford nei rally. Pilota di punta dell&rsquo;undicesimo team di F.1 sar&agrave; Romain Grosjean, affiancato da Esteban Gutierrez (non ancora annunciato).  Con Gene Haas ritornano in F.1 gli americani. L&rsquo;ultima volta era successo con il team Force di Carl Haas (nessuna parentela tra i due) nel 1986. Dietro al programma F.1 di Gene Haas ci sono finalit&agrave; precise. Creare una piattaforma internazionale per promuovere il marchio Cnc - industria di sua propriet&agrave; - che realizza macchinari per la produzione a controllo numerico, dei quali anche la Ferrari s&rsquo;&egrave; dotata nella nuova fabbrica di Maranello.  Poi c&rsquo;&egrave; l&rsquo;ambizione di dar vita ad un team di F.1 competitivo, riuscendo a spendere sensibilmente meno degli altri attraverso una struttura pi&ugrave; piccola e limitando al minimo l&rsquo;attivit&agrave; costruttiva. Grazie alla collaborazione diretta con la Ferrari, che di fatto realizzer&agrave; la vettura. Cosa possibile dopo la modifica dei regolamenti in materia di propriet&agrave; intellettuale. Compromesso inevitabile per non arrivare alle &ldquo;customer car&rdquo;.  Di certo la sfida che si prospetta a Gene Haas &egrave; imponente. Dalla 500 Miglia di Daytona al Gp di Monaco. Diviso tra due calendari agonistici che in totale dovrebbero sommare qualcosa come 55 gare. Vale a dire una corsa a settimana. Ma come si sta preparando Haas a questo carosello infernale? Quali sono le differenze pi&ugrave; rilevanti tra gestire un team Nascar e uno di F.1? Ce lo spiega lui stesso attraverso una dettagliata analisi.  - Quali sono i numeri dell&rsquo; impegno nella Nascar? &laquo;Abbiamo 4 Chevrolet che corrono nella Sprint Cup con Tony Stewart, Danica Patrick, Kurt Busch e Kevin Harvick. Il budget complessivo per queste quattro vetture &egrave; di circa 108 milioni di dollari. In tutto sono coinvolte 260 persone. Negli ultimi anni le spese sono aumentate moltissimo, sono pochi i team che riescono realmente a guadagnare. Ma in passato abbiamo avuto alcuni anni abbastanza buoni sotto il profilo economico. Un team si finanzia in tre modi: con il montepremi pagato dalla Nascar, che oscilla tra 4 e 10 milioni di dollari a vettura, secondo i risultati ottenuti. Poi ci sono gli sponsor, la cui cifra varia molto dalle dimensioni delle societ&agrave; coinvolte. Diciamo che la media di una sponsorizzazione per tutta la stagione oscilla tra i 10 e i 20 milioni di dollari. Infine ci sono il merchandising e gli sponsor associati, che forniscono denaro o servizi. Adesso la stagione &egrave; diventata cos&igrave; lunga, le vetture cos&igrave; complesse e costose, che pur trattandosi di cifre importanti vanno tutte nel budget necessario per fare correre un pilota al top&raquo;.  - Esistono forme di sinergia tra le squadre dei vari piloti? &laquo;Come ogni business nelle corse, pi&ugrave; vetture hai, riesci ad ammortizzare i costi, pi&ugrave; la tua struttura diventa efficiente. Pu&ograve; capitare che gli ingegneri e gli strateghi lavorino insieme, che si scambino le informazioni. Ma in pista, ciascuna squadra dei miei piloti Nascar corre sostanzialmente contro tutti&raquo;.  - Per la F.1 invece che struttura ha previsto? &laquo;Per certi versi, i numeri sono abbastanza simili all&rsquo;impegno Nascar, anche se qui parliamo di soltanto due vetture. A pieno regime, saremo circa 200 persone, quasi la met&agrave; di squadre come Williams o Force India. La nostra attivit&agrave; di costruzione della vettura sar&agrave; molto limitata. Almeno rispetto a quella degli altri team. Per questo motivo riusciremo a mantenere un organigramma sensibilmente ridotto. In Inghilterra, nella sede di Banbury (la ex-fabbrica Marussia) ci sar&agrave; la maggior parte del nostro personale e tutta la logistica. L&rsquo;attivit&agrave; giornaliera del team si svolger&agrave; l&igrave;. Poi avremo un piccolo gruppo di tecnici nella nostra sede a Kannapolis, nel North Carolina, e un altro gruppo di tecnici in Italia che seguir&agrave; il progetto e l&rsquo;assemblaggio delle vetture. Per il primo anno abbiamo previsto un budget di 100-110 milioni di dollari. Se guardiamo i numeri complessivi, l&rsquo;impegno in F.1 con due monoposto &egrave; simile a quello Nascar con 4 vetture. In F.1 &egrave; preponderante la spesa per i trasporti. Ma se ci limitiamo alle sole spese inerenti la macchina, la Nascar costa circa 20 milioni di dollari a vettura, la F.1 circa 35 milioni di dollari a vettura&raquo;.  - Ci saranno persone del programma Nascar coinvolte anche in F.1? &laquo;Alcuni tecnici coinvolti prima nella Nascar ora si occupano di F.1 ma l&rsquo;idea &egrave; mantenere separati i due programmi. Anche in termini di risorse umane. Considerando che in F.1 la ricerca aerodinamica &egrave; pi&ugrave; esasperata, dal momento che dovremo spendere tempo e soldi negli sviluppi prima al Cfd e poi in galleria del vento, ci auguriamo che le cose imparate possano servirci anche per la Nascar&raquo;.  (continua)...  Cesare Maria Mannucci  L&rsquo;intervista completa su Autosprint n.40 in edicola da martedi 6 ottobre.

Un&rsquo;anticipazione dell&rsquo;intervista pubblicata su Autosprint in edicola a Gene Haas, che entrer&agrave; in F1 nel 2016 con un proprio team 

Esclusiva AS: Haas confronta F1 e Nascar

Meglio la sfida con il team Haas o quella con la Renault? Romain Grosjean ha scelto di sposare il progetto di Gene Haas per la stagione 2016, ma non nasconde come avrebbe voluto far parte del ritorno in Formula 1 del marchio transalpino: &laquo;Ero il primo che voleva far parte del progetto Renault. Se fossero arrivati prima sarei rimasto, ma ho incontrato Haas, hanno fatto una proposta ed &egrave; stata convincente&raquo;, rivela alla BBC.  Se si ragiona di garanzie tecniche a breve termine, sul fronte motoristico (e non solo) la scelta di andare con Haas &egrave; destinata a offrire soddisfazioni maggiori a Grosjean, non fosse altro perch&eacute; in Renault dovranno recuperare il gap prestazionale che li separa dalle power unit di riferimento, mentre gli americani avranno un lungo elenco di componenti made in Maranello a dare chiari punti fermi. L&rsquo;incognita, semmai, potrebbe arrivare dal versante telaistico.  Ed &egrave; stata la stretta collaborazione con la Ferrari, uno dei motivi che ha convinto il pilota francese ad accettare la nuova avventura: &laquo;Il fatto che Haas sia vicino alla Ferrari ha reso il team molto appetibile. Non perch&eacute; pensi alla Ferrari tra uno, due o tre anni, ma di certo mi porta pi&ugrave; vicino a loro&raquo;, aggiunge. Con il sedile di Raikkonen che potrebbe liberarsi a fine 2016, l&rsquo;obiettivo &egrave; chiaro: mettersi in mostra. &laquo;Guarderanno quel che faremo e quanto migliore sar&agrave; il lavoro che far&ograve;, tanto maggiori saranno le chance si avere un sedile in Ferrari un giorno&raquo;.  Fabiano Polimeni

Il 2016 come vetrina per mettersi in mostra. La Renault? &ldquo;Sarei rimasto, fossero arrivati prima&rdquo;

Grosjean, Haas per sognare la Ferrari

Come largamente anticipato, &egrave; Romain Grosjean il primo pilota presentato dal team Haas. Conferenza stampa a Kannapolis, in North Carolina, con il francese tra Gunther Steiner e Gene Haas. A Singapore assicurava che la scelta fatta l&rsquo;avrebbe reso felice, adesso c&rsquo;&egrave; l&rsquo;ufficialit&agrave; di un&rsquo;avventura che lo vedr&agrave; affiancato a Esteban Gutierrez, la cui presentazione potrebbe arrivare nelle settimane a venire, prevedibilmente tra Austin e il Gran Premio del Messico.  &laquo;Volevamo un pilota esperto, la Formula 1 &egrave; un business complicato, nel quale devi prima imparare. Romain era uno dei nostri candidati, &egrave; in Formula 1 da molti anni, &egrave; un ottimo pilota e nella nostra idea di scuderia c&rsquo;era quella di partire da un pilota affidabile, dal quale imparare tutte le procedure di un team di Formula 1&raquo;, ha spiegato Gene Haas, per poi aggiungere come il profilo di un pilota americano, sebbene ci siano state molte pressioni, non fosse adatto a un team esordiente. Gli chiedono se non teme il ripetersi di avventure fallimentari, come le recenti esperienze delle scuderie affacciatesi in Formula 1 e destinate al fondo della griglia, prima di cadere nell&rsquo;oblio e sparire. &laquo;La nostra strategia &egrave; diversa, abbiamo preso molto pi&ugrave; tempo per preparare la macchina e allo stesso tempo siamo riusciti a stringere importanti partnership con Ferrari e Dallara. Abbiamo avuto molto pi&ugrave; tempo per mettere al proprio posto le tessere del puzzle&raquo;.  Un approccio che ha convinto anche Grosjean, che d&agrave; l&rsquo;addio alla Lotus prossima a trasformarsi in Renault: &laquo;Ho scoperto il progetto un paio di anni fa dai media, mi piace il fatto che abbia adottato un approccio diverso dal normale, che spero potr&agrave; diventare presto di successo. Mi piace l&rsquo;idea che il team abbia proceduto lentamente e bene, sono molto molto contento di aver preso questa decisione&raquo;. Cosa attendersi dal 2016 &egrave; prematuro dirlo oggi, &laquo;&egrave; difficile sapere finch&eacute; la macchina non sar&agrave; in pista&raquo;, risponde ai microfoni, &laquo;ma da quanto visto finora dovremmo essere in grado di iniziare senza problemi e sarei davvero felice di poter ottenere i primi punti per un team americano&raquo;.  Il profilo di pilota esperto, nei fatti, calza bene a Grosjean, con alle spalle quattro stagioni di Formula 1 all&rsquo;attivo, nelle quali ha collezionato 10 arrivi a podio: &laquo;Volevamo qualcuno esperto ma allo stesso tempo affamato. E&rsquo; aggressivo ma non troppo giovane da commettere errori&raquo;, il commento di Gunther Steiner.  Fabiano Polimeni

Nella sede di Kannapolis, il francese &egrave; il primo pilota della scuderia USA a essere annunciato

Team Haas, presentato Romain Grosjean

Fa una prima ammissione chiara sui piloti che il team schierer&agrave; il prossimo anno, Gene Haas. E conferma le indiscrezioni rilanciate inizialmente lo scorso maggio da Autosprint, quando a Barcellona si tenne un primo incontro con Esteban Gutierrez. Non svela ancora se la scelta cadr&agrave; sul pilota messicano o su Jean Eric Vergne.  &laquo;Speriamo di avere un annuncio da fare nelle prossime settimane. Uno dei piloti sar&agrave; una riserva Ferrari, ne cerchiamo ancora un altro esperto, nessun debuttante&raquo;, le parole riportate da Autosport.  Gunther Steiner, team principal della scuderia, aggiunge: &laquo;Vorremmo due piloti che abbiano entrambi guidato una Formula 1 in passato. Uno con una concreta esperienza, l&rsquo;altro con un trascorso in Formula 1 di un paio d&rsquo;anni&raquo;.  Il lungo elenco di pretendenti che ancora in agosto popolava l&rsquo;agenda del team si &egrave; sfoltito progressivamente, con l&rsquo;uscita anzitutto di Nico Hulkenberg, ancora per due anni in Force India, mentre le azioni di Alexander Rossi, alla luce degli ultimi commenti di Steiner e Haas appaiono in calo.  Fabiano Polimeni

Prima indicazione sui piloti che schierer&agrave; il team Haas il prossimo anno: un sedile sar&agrave; di Gutierrez o Vergne

Haas: una riserva Ferrari con noi nel 2016

Lungo incontro a Barcellona tra il messicano Esteban Gutierrez, in questa stagione nella panchina della Ferrari, e Gene Haas.  Spinto dalla Rossa, che in cambio della ricca sponsorizzazione Claro decisa da Carlos Slim per aiutare il pilota messicano, si &egrave; impegnata a trovargli una sistemazione per il 2016, oltre che a farlo girare nelle prove libere del venerd&igrave; a Citt&agrave; del Messico. Gutierrez potrebbe essere il pilota esperto che Haas cerca, inoltre la sua assunzione rinforzerebbe i legami tra il team americano e la Ferrari.  Al suo fianco potrebbe correre Alex Rossi, ma nel suo caso saranno determinanti i risultati che l&rsquo;americano riuscir&agrave; ad ottenere in Gp2.  &nbsp;

Potrebbe essere il pilota esperto che il team cerca. E la sua assunzione rinforzerebbe i legami con la Ferrari

F1, Gutierrez verso la squadra di Gene Haas

Yankee a tutti i costi? Ma anche no. Il team Haas ha ancora diversi mesi davanti prima di iniziare a intavolare le trattative giuste che porteranno alla coppia di piloti al volante il prossimo anno, con due punti cardine ben precisi: il primo &egrave; stato anticipato da Steiner nei giorni scorsi ed &egrave; legato all&rsquo;&rdquo;indipendenza&rdquo; dalla Ferrari, partner tecnico importante, ma senza imposizioni nelle scelte del team; il secondo, riguarda quel campanilismo da non sbandierare a prescindere. Se il pilota statunitense avr&agrave; un potenziale interessante, allora potrebbe avere un sedile, altrimenti amen e avanti un altro.  &laquo;Il piano &egrave; di avere colloqui chiari da agosto-settembre e in seguito annunciare i piloti. Tanta gente sta entrando in contatto con noi in questo momento, ma non abbiamo fretta, perch&eacute; prima vogliamo capire chi &egrave; sul mercato, chi sta facendo bene e chi vorr&agrave; spostarsi&raquo;, spiega ad Autosport Gunther Steiner.  Per un team nuovo che si affaccia in F1, questa Formula 1 delle power unit, non basta ritrovarsi con un buon pacchetto, che sembra esserci, guardando i risultati Ferrari, servono anche interpreti che sappiano indirizzare lo sviluppo ed essere guida del team al di l&agrave; delle prestazioni tra i cordoli. Almeno un nome &ldquo;di peso&rdquo;, con tanta esperienza, &egrave; essenziale. &laquo;I piloti vogliono vedere chi siamo al momento, si accorgono sempre pi&ugrave; che stiamo facendo le cose giuste. Cerchiamo piloti americani, ma essere americano non dar&agrave; automaticamente un volante: se sei bravo, bene. Altrimenti non sarebbe positivo per lo stesso pilota essere scelto solo per la nazionalit&agrave;, non lo sarebbe per il team e il programma in generale, cos&igrave; come per il paese, perch&eacute; sarebbe come dire: &ldquo;Non ce l&rsquo;hanno fatta&rdquo;&raquo;.  Il profilo ideale &egrave; di fatto inesistente, diretta conseguenza di due mondi che non si sono mai parlati davvero, quello USA e la Formula 1, eccezion fatta per la scommessa vinta del Gran Premio di Austin. Ci sarebbe Alexander Rossi, ma ha il bagaglio di esperienza richiesto? No. &laquo;Quel che ci serve &egrave; qualcuno che ci guidi un po&rsquo;, per capire dove siamo. Il team &egrave; nuovo, come tutto il resto, per cui se lanciamo nuovi piloti, in caso di problemi non sapremmo dov&rsquo;&egrave; l&rsquo;errore. Abbiamo bisogno di un punto fermo&raquo;.  Vuoi vedere che in Ferrari hanno qualcuno che fa al caso loro al simulatore e disposto a rispondere &ldquo;Oui&rdquo; a una chiamata?  Fabiano Polimeni

Almeno uno dei due &ldquo;candidati ideali&rdquo; dovr&agrave; essere esperto, una guida per il team. In autunno l&rsquo;annuncio

Haas: piloti USA? Non a tutti i costi

Gene Haas (fondatore, presidente e socio unico della Haas Automation, oltre che fondatore della squadra Stewart-Haas Racing impegnata nel Campionato Nascar, e di un team di Formula 1 destinato a portare il suo nome) dichiara di non avere fretta di trovare due piloti per la sua squadra che arriver&agrave; in F1 nel 2016.  Accompagnato dal suo team principal, Gunther Steiner, il manager californiano &egrave; questa settimana andato ad osservare i test collettivi a Jerez, riservando un occhio di riguardo per le Rosse di Maranello, poich&eacute; le sue monoposto saranno motorizzate Ferrari.  Haas ha dichiarato che i preparativi per il 2016 &laquo;stanno andando bene. Siamo venuti qui su invito della Ferrari e devo ammettere che mi &egrave; piaciuto quello che ho visto. La SF15-T sembra essere nata bene e questo ci conforta in vista del supporto tecnico che riceveremo da Maranello. Contrariamente a ci&ograve; che &egrave; stato scritto non abbiamo comprato la Marussia o la propriet&agrave; intellettuale relativa ai telai 2015, abbiamo solamente acquistato l&rsquo;impianto di Banbury, attualmente conosciuto con il nome di &lsquo;Haas Building&rsquo; allo scopo di evitare di gettare confusione&raquo;.  Haas ha inoltre dichiarato di aver acquistato un simulatore di Formula 1 e che si &egrave; iniziato a lavorare don la Dallara per la vettura 2016, che sar&agrave; testata nella galleria del vento di Maranello dal suo partner tecnico, ovvero la Ferrari. &laquo;Il nostro approccio &egrave; pragmatico - dichiara Gene Haas - molto americano e probabilmente pi&ugrave; efficace di quello europeo nella gestione del budget. Ci aspettiamo di poter effettuare un primo shake-down della nostra vettura a dicembre, ma non scenderemo in pista prima che inizino in maniera ufficiale i test preliminari della stagione 2016&raquo;.  &laquo;Finora stiamo seguendo il nostro programma alla lettera e dovremmo riuscire a mantenere le tempistiche previste&raquo;, conclude Gene Haas, che specifica che la tanto attesa scelta di un pilota non rappresenta al momento una priorit&agrave;: &laquo;tutto arriver&agrave; a tempo debito. Vedremo come si evolver&agrave; il mercato piloti entro la prossima estate. La nostra intenzione &egrave; di prendere un driver esperto con una buona conoscenza della F1 e che, idealmente, avr&agrave; partecipato al Campionato 2015, ma al tempo stesso non scartiamo la possibilit&agrave; di assumere un rookie, che non dovr&agrave; necessariamente essere americano. Al momento non voglio fare nomi, anche perch&eacute; nemmeno io so chi saranno i nostri piloti. Adesso stiamo assumendo i tecnici, gli ingegneri e i meccanici. I piloti verranno pi&ugrave; tardi&raquo;.  a.c.&nbsp;

La scuderia USA in F1 nel 2016 con power unit Ferrari. &ldquo;Shake-down a dicembre&rdquo;

 F1, Haas: &ldquo;I piloti? Uno esperto, l&rsquo;altro rookie e americano&rdquo;

&Egrave; iniziata l&rsquo;asta fallimentare indetta dalla Marussia, che a causa delle difficolt&agrave; economie quest&rsquo;anno &egrave; stata costretta a ritirarsi dal Mondiale di Formula 1.  Dopo un anno sicuramente non esaltante, la Scuderia ha saltato le ultime tre gare della stagione a causa della mancanza di budget. Inefficace l&rsquo;intervento degli amministratori subentrati lo scorso ottobre per riuscire a salvare l&rsquo;ex team di Banbury.  Tra gli appassionati che tra oggi e domani parteciperanno all&rsquo;asta fallimentare anche il miliardario Gene Haas. Il Team Principal dell&rsquo;omonima scuderia, che debutter&agrave; in Formula 1 nel 2016, ha confermato la sua partecipazione all&rsquo;asta per potersi aggiudicare parti di ricambio che potrebbero tornare utili alla sua squadra, non escludendo la possibilit&agrave; di trasformare l&rsquo;attuale sede della Marussia nella base europea del proprio team.  &ldquo;Siamo in possesso della lista dei prodotti all&rsquo;asta tra cui figurano carrozzeria, sterzo, vetture complete, mobili, computer, pezzi di ricambio ed equipaggiamento per i pit stop, quindi credo che faremo qualche proposta &ndash; ha dichiarato il patron dell&rsquo;omonimo team Nascar al giornale inglese Guardian - Ci stiamo guardando in giro alla ricerca di una base satellite alternativa a quella in North Carolina. Vorremmo stabilirci in Inghilterra e abbiamo gi&agrave; visitato Abingdon, nell&rsquo;Oxfordshire, ma ora non scarterei neppure il quartier generale che era di propriet&agrave; del team anglo-russo&hellip;&rdquo;.

Il Team Principal dell&rsquo;omonima scuderia, che entrer&agrave; in F1 nel 2016, &egrave; interessato ai ricambi. Ma non solo... 

F1, Marussia: anche Gene Haas partecipa all&rsquo;asta

Non era un mistero, ma ora ha l&rsquo;imprimatura dell&rsquo;ufficialit&agrave;: saranno forniti dalla Ferrari i motori per le monoposto F1 del costituendo team Haas. La collaborazione tecnica con la squadra fondata da Gene Haas (con vicepresidente Joe Custer e l&rsquo;italiano Gunther Steiner quale team principal) &egrave; su base pluriennale e prevede la fornitura dell&rsquo;intero sistema motoristico a partire dal 2016.  Cos&igrave; ha comunicato ufficialmente questa collaborazione Marco Mattiacci in persona, ribadendo come gli stia a cuore il mercato Usa: &laquo;Siamo lieti di annunciare l&rsquo;accordo di grande importanza strategica raggiunto con Haas F1 Team e diamo il benvenuto al team americano come nuovo concorrente in Formula 1. Dopo aver unito qualche mese fa le nostre forze con quelle di Gene Haas a livello commerciale, questo accordo rappresenta il passo successivo di una relazione in crescita. Mentre l&rsquo;obiettivo rimane sempre quello di rinforzare il programma di sviluppo power unit per tutti i nostri team clienti, riteniamo questa nuova partnership capace di andare oltre la tradizionale fornitura della power unit e dei relativi servizi tecnici. Il mercato americano &egrave; tra i pi&ugrave; importanti per la Ferrari e continua ad offrici molte opportunit&agrave; interessanti. Daremo ad Haas F1 Team tutto il nostro supporto affinch&eacute; possa diventare un concorrente competitivo in Formula 1&raquo;.

Un comunicato da Maranello ufficializza la fornitura delle power unit modenesi alla nuova squadra americana, dal 2016

Confermati i motori Ferrari al team Haas

Dal nostro inviato in Austria: Alberto Antonini  Marco Mattiacci &egrave; team principal Ferrari da un paio di mesi appena, e gi&agrave; gli sono ricadute sul capo, oltre alle responsabilit&agrave; della squadra, le conseguenze delle &ldquo;esternazioni&rdquo; del suo presidente. L&rsquo;intervista nella quale Luca di Montezemolo esprimeva il suo disappunto per l&rsquo;attuale F.1 e il fatto stesso che Alonso fosse presente a Le Mans per dare il via, ha fatto pensare - non del tutto a torto - a una forma di pressione psicologica perch&eacute; fossero accolte le istanze di Maranello.  Pressato dai giornalisti, Mattiacci ha dovuto tornare sull&rsquo;argomento in Austria: &ldquo;Io credo che la Formula Uno sia un&rsquo;ottima base, una piattaforma valida per tutto il mondo, proprio perch&eacute; si articola su diciannove gare. Non vedo uno scenario con Le Mans, a parte il fatto che ci siamo stati e abbiamo vinto la Gt con la nostra 458. Ma la F.1 &egrave; la Ferrari e la Ferrari &egrave; la F.1 e io voglio lavorare con questo in mente&rdquo;.  Il team principal del Cavallino ha anche riconosciuto di essere ancora in contatto con Stefano Domenicali, il suo predecessore: &ldquo;Credo che una qualit&agrave; per un manager sia quella di saper ascoltare e fare domande. Per questo mi sento con Stefano prima di prendere le mie decisioni&rdquo;.  Se la Ferrari non pensa a istituire un programma Lmp1 a Le Mans, Mattiacci ha per&ograve; ribadito la sua idea di introdurre una terza monoposto. In questo la Ferrari &egrave; totalmente isolata. Anche il suo cliente &ldquo;preferenziale&rdquo;, la Sauber, non &egrave; d&rsquo;accordo. Ma il manager italiano insiste: &ldquo;Crediamo che sia una buona idea che darebbe l&rsquo;opportunit&agrave; ai giovani piloti di mettersi in luce&rdquo;.  Intanto si intensificano i contatti fra Maranello e Gene Haas. Data per scontata la fornitura dei motori nel 2016, &egrave; pi&ugrave; che probabile che Haas, rinunciando al contributo tecnico di Dallara, voglia approfittare di regole pi&ugrave; concessive in materia di vetture &ldquo;clienti&rdquo; per utilizzare, fra due anni, una monoposto basata sulla Rossa del 2015. &ldquo;Intanto - chiosa Marco Mattiacci - guardiamo in modo positivo al fatto che gli Stati Uniti, la pi&ugrave; importante economia mondiale, stiano considerando con interesse la F.1. Abbiamo fatto progressi nella trattativa e potrebbero esserci decisioni nelle prossime settimane&rdquo;.

Il team principal di Maranello: &ldquo;il mio mestiere &egrave; solo la F.1&rdquo;

Mattiacci: no Le Mans, s&igrave; alla 3&ordf; vettura

Sebbene autorizzato dalla Fia, il team di Gene Haas non sar&agrave; al via del prossimo campionato del mondo di F1. Si tratta della famosa 12&ordf; squadra che doveva schierarsi nel mondiale F1 2015. Il team di nascita e propriet&agrave; americana&nbsp;dovrebbe usare telai costruiti da Dallara e motori Ferrari e tra i possibili piloti si &egrave; fatto anche il nome della pilotessa americana Danica Patrick.   Ma adesso c'&egrave; qualche ritardo nei piani. L'organizzazione della struttura &egrave; infatti indietro su tutto. A Indianapolis, Andrea Pontremoli della Dallara ci ha detto: "Stiamo ancora parlando ma al momento non esiste ancora nulla di firmato, nessun accordo scritto. Fattore indispensabile per iniziare qualunque tipo di collaborazione tecnica".  A Indianapolis era presente anche Gunther Steiner, il direttore tecnico (ex Ford rally ed ex Jaguar F1) che ci ha detto: "La prossima settimana a Kannapolis, in North Carolina, prenderemo la decisione finale, ma probabilmente faremo slittare il programma di un anno, &egrave; forse la cosa pi&ugrave; indicata, per ottimizzare l'organizzazione". Steiner ci ha confermato che la vettura sar&agrave; costruita negli Stati Uniti e che in Europa sar&agrave; allestita solo una struttura semplificata per occuparsi delle revisioni quando si correr&agrave; su quel continente. Del resto, considerando la percentuale di gare extra europee e il fatto che anche la maggiore parte dei test si svolgono su piste non europee, la geografia della F1 &egrave; radicalmente cambiata.  Per Steiner comunque, nonostante lo slittamento di un anno, il programma andr&agrave; avanti spedito: "In North Carolina abbiamo gi&agrave; ingrandito la nostra struttura per questo nuovo impegno. Con Dallara stiamo definendo il tipo di collaborazione ma il progetto sar&agrave; nostro, loro dovrebbero ricoprire il ruolo di consulenti tecnici. Ancora non abbiamo assunto il progettista, il direttore tecnico, ma anche questa sar&agrave; una decisione presa a breve".  Cesare Maria Mannucci

In ritardo i piani della 12&ordf; squadra del mondiale F1, nata negli Stati Uniti e che avr&agrave; telaio Dallara

La squadra F1 tutta Usa slitta al 2016

Da quando, alla fine dell&rsquo;anno scorso, la Fia ha annunciato di avere aperto all&rsquo;iscrizione di un nuovo team per il 2015, i nomi dei possibili candidati si sprecano. Anche perch&eacute; non c&rsquo;&egrave; nessuna certezza che gli attuali undici team arrivino all&rsquo;anno prossimo: almeno quattro versano in condizioni finanziarie drammatiche. L&rsquo;ultimo nome della lista &egrave; quello dell&rsquo;americano Gene Haas, fondatore del team Nascar noto oggi come Stewart-Haas Racing.  Haas, 62 anni, non &egrave; parente del Carl Haas che negli anni &lsquo;80 diede vita alla Lola-Beatrice in F.1 e fu uno dei pi&ugrave; importanti team manager della IndyCar. Si tratta di un imprenditore che dispone di vere risorse. Della sua struttura farebbe parte anche G&uuml;nther Steiner, gi&agrave; responsabile della Ford nei rally e poi attivo nel team Jaguar F.1.  D&rsquo;altra parte, non &egrave; la prima volta che gli statunitensi si candidano alla F.1, specie da quando hanno di nuovo il loro Gp. Prima &egrave; successo con la ridicola avventura della UsF1, il team che non &egrave; mai nato, semplicemente perch&eacute; non esisteva, se non nella mente degli pseudo-fondatori. Prima ancora si era parlato della American Eagle di Dan Gurney, ex pilota degli anni Sessanta. Sempre senza seguito.  Lo stesso Haas non &egrave; proprio una garanzia, avendo patteggiato una condanna per evasione fiscale dopo essere stato arrestato otto anni fa. Comunque &egrave; un po&rsquo; pi&ugrave; credibile del serbo Zoran Stefanovic, quello della Stefan F1, che nel 2010 tent&ograve; di candidarsi riciclando materiale smesso dalla Toyota e proponendo addirittura Jacques Villeneuve come pilota.  Il terzo nome nella lista &egrave; quello di Colin Kolles, gi&agrave; responsabile di Midland e Hrt. Il manager rumeno, trapiantato in Germania, in questi anni ha sempre avviato contatti con possibili finanziatori per cercare un ritorno alla massima formula. Se son rose...

C&rsquo;&egrave; spazio per un&rsquo;altra squadra. Ma con quali garanzie?

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