 p.p1 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 12.0px Helvetica; -webkit-text-stroke: #000000} span.s1 {font-kerning: none}  Lo sguardo incollato al soffitto. Ricordi. Emozioni. Ansie. Non chiuse occhio tutta la notte. E quando l&rsquo;avvocato si tir&ograve; su dal letto all&rsquo;alba di un nuovo giorno and&ograve; incontro al suo destino. Era il 15 novembre del 1991. Trenta anni fa la storia prendeva un nuovo corso dalle parti di Maranello. Nasceva una la Ferrari di Luca Cordero di Montezemolo.  A 44 anni il manager bolognese diventava presidente della Ferrari. Racconta: &laquo;Trovai un&rsquo;azienda in cui ogni due minuti mi si diceva :&ldquo;Se fai questo Enzo Ferrari si rivolter&agrave; nella tomba&rdquo;. Non era vero, lui guardava sempre avanti. C&rsquo;era un ambiente da liquidazione. Non dico che arrivai al punto di pensare di dover fare il liquidatore della Ferrari,&nbsp;ma certo non immaginavo di trovare un&rsquo;azienda in quelle condizioni. Pochi mesi dopo il mio insediamento il New York Times pubblic&ograve; un articolo sulla Ferrari finita in cassa integrazione. L&rsquo;ultimo mondiale di F.1 vinto era datato 1979 e i piazzali erano pieni di auto invendute perch&eacute; non pi&ugrave; appetibili. Era un momento un cui si parlava di far fare alla Ferrari&nbsp;le cabine per i trattori&raquo;.   Montezemolo ricorda le difficolt&agrave; di quei giorni da uomo solo al comando di un&rsquo;azienda troppo votata al passato che lui rivolt&ograve; come un calzino con grande coraggio e senso della sfida. Questo numero di Autosprint Gold Collection &egrave; il racconto di un&rsquo;avventura che &egrave; entrata nella storia dello sport e del costume italiano.&nbsp;  Una vita interamente intrecciata a quella di un&rsquo;azienda e di una scuderia senza eguali al mondo. 

Nascita e fine di un ciclo, inizato tra le difficolt&agrave;, ma che &egrave; diventato uno dei pi&ugrave; vincenti della storia del motorsport

In edicola un nuovo numero di AS Gold Collection: la Ferrari di Montezemolo

Nozze di diamante per Autosprint. Sessant&rsquo;anni di automobilismo raccontato attraverso le sue pagine. Chiss&agrave; se chi in quella fine estate del 1961 a Torino realizz&ograve; e fece stampare quel primo artigianale numero con la copertina verde, i caratteri tipografici ancora imprecisi e tremolanti e poche foto in bianco/nero, immaginava che stava cominciando a scrivere un pezzo della storia motoristica italiana. In quell&rsquo;anno la Ferrari si era appena laureata campione del mondo di F.1 con Phil Hill, ma le corse erano state scosse dall&rsquo;enorme tragedia di Monza: con la Rossa di von Trips in mezzo alla folla nella Parabolica.  Autosprint era venuto alla luce con un numero unico proprio in quel periodo per soddisfare la sete di sapere degli appassionati di uno sport che stava diventando sempre pi&ugrave; popolare tra i ragazzi. Un approccio passionale ed entusiasta per raccontare l&rsquo;automobilismo. Rester&agrave; sempre questo il suo marchio distintivo negli anni, la forza che gli ha permesso di diventare leader erodendo copie e sconfiggendo quello che fino ad allora era stato un autentico colosso: Auto Italiana.  Da allora la storia delle corse e quella di Autosprint &egrave; andata di pari passo, viaggiando in sincronia. Tanti traguardi e sempre nuovi obiettivi . Prima il trasferimento a Bologna, gi&agrave; nel 1962, poi la cadenza sempre pi&ugrave; &ldquo;stretta&rdquo;: mensile prima, quindicinale poi, per diventare, nel 1966, settimanale. In formato tabloid. Quindi il colore, nel 1967, celebrato nella copertina del Gp d&rsquo;Italia di quell&rsquo;anno.   Infine l&rsquo;uscita al marted&igrave; mattina gi&agrave; all&rsquo;inizio degli Anni &rsquo;70 - un ritmo da quotidiano non da periodico, in linea con lo &ldquo;sprint&rdquo; della testata. Autosprint ha cresciuto una intera generazione di ragazzi che dell&rsquo;automobilismo avevano fatto una fede. Era la loro Bibbia: il giornale che era tenuto sotto il banco di nascosto, a scuola, per leggerlo durante le lezioni, eludendo gli sguardi dei professori. Era la rivista che quelli che abitavano a Modena o in provincia correvano a comprare a Bologna al luned&igrave; sera, perch&eacute; l&igrave; nel capoluogo era gi&agrave; in distribuzione, per leggere in anticipo, fresca di stampa, la copia di Autosprint dell&rsquo;indomani. Siete voi lettori che&nbsp; p.p1 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 24.0px Helvetica; -webkit-text-stroke: #000000} span.s1 {font-kerning: none}  in tutti questi anni avete portato al successo Autosprint permettendogli di diventare la rivista di motorsport pi&ugrave; diffusa. 

In edicola un nuovo numero di AS Gold Collection interamente dedicato alla storia del settimanale da corsa

Autosprint compie 60 anni!

La macchina del tempo ha viaggiato velocissima, neanche fosse un prototipo lanciato a 300 km/h lungo il rettilineo di Buonfornello, imbrattando l&rsquo;asfalto tra i contrafforti delle Madonie. Ha lasciato tracce bellissime di una storia infinita. Sbaffi di una Grande Epopea e di una leggenda che non &egrave; mai finita. Il mito della Targa Florio (che rivive sul numero di Autosprint Gold Collection che trovate in edicola) &egrave; qualcosa difficilmente traducibile con le parole. Si pu&ograve; giocare quanto si vuole con gli aggettivi. Ma non serve. Non basta a raccontare fino in fondo che cosa rappresenta la corsa pi&ugrave; antica del mondo: &egrave; un patrimonio dell&rsquo;umanit&agrave; corsaiola.&nbsp;  La Targa Florio ha lasciato tracce indelebili nel cuore degli appassionati e segni del suo passaggio. Come accadeva ai bei tempi. Gi&agrave; perch&eacute; questa &egrave; sempre stata una corsa fuori dagli schemi, fuori dal comune, che costringeva ad aguzzare l&rsquo;ingegno. Emblematico un articolo di Giancarlo Cevenini pubblicato su Autosprint Anno del 1971 che racconta del fenomeno Targa Florio. &ldquo;Ogni anno a maggio la gara rinasce testarda e ripopola i 72 km delle Madonie di un milione di persone festanti che attendono, anche tutta la notte, per non perdere il posto migliore che solo loro conoscono, per poi vedere passare delle velocissime macchine 11 volte sotto il proprio naso. Alla fine della gara, tante volte senza saper neppure chi ha vinto e che cosa &egrave; successo, se ne ritornano a casa facendo interminabili ore di fila. Davvero la Targa Florio &egrave; una corsa tutta particolare, con un pubblico che umilia Le Mans, la passione, il tifo, la gentilezza che solo il grande cuore degli isolani pu&ograve; esprimere. Ma il colore della Targa non &egrave; solo quello del sole, dei fiori, della passione, dell&rsquo;entusiasmo, che incendia in particolare le Madonie, specie quando c&rsquo;&egrave; Nino Vaccarella a far sentire pi&ugrave; alto e vittorioso il rombo del motore della sua macchina&rdquo;.   Tanti dolcissimi racconti dentro la storia della corsa pi&ugrave; antica del pianeta, il simbolo di un mondo che non c&rsquo;&egrave; pi&ugrave; ma che continua a generare passione. 

Il mito della corsa pi&ugrave; antica del mondo rivive in un volume che narra gli episodi pi&ugrave; clamorosi scritti lungo l&rsquo;asfalto delle Madonie

In edicola un nuovo numero di Autosprint Gold Collection: Targa Florio, storia infinita

I due titoli iridati arpionati nel Mondiale Sport. L&rsquo;avventura nella F.1 cult a cavallo tra gli Anni 70 e 80. Le incursioni vincenti tra le pieghe ardite e i contrafforti della Targa Florio. La bellezza senza tempo di un&rsquo;auto simbolo: la 33. Il magico blitz in casa dei tedeschi facendo saltare il banco nel DTM. La grande tradizione nel turismo poi allargata a superturismo e WTCC. L&rsquo;avventura con l&rsquo;Alfetta GTV nei rally dagli esordi con la vettura Gruppo 2 fino alla Turbodelta, caratterizzata dal famoso sibilo della wastegate in rilascio che si sentiva davvero a chilometri di distanza. Il doppio trionfo delle Alfa 75 Imsa in due edizioni del Giro d&rsquo;Italia. &Egrave; un volume che spazia nei vari angoli del pianeta Alfa Romeo il numero 5 di Autosprint Gold Collection 2021.  Pagine che raccontano storie di passioni che si accendono in epoche diverse nel culto di un marchio che tutti quelli che amano davvero le corse si portano nel cuore. Momenti magici di una vicenda sportiva senza tempo vengono miscelati lungo 132 pagine dove gli aneddoti si rincorrono raccontando uno straordinario passato che non &egrave; mai passato. Un lavoro di ricerca teso a catturare attimi di gloria del Biscione anche nella rilettura dell&rsquo;Autosprint di quell&rsquo;epoca straordinaria, governato da Marcello Sabbatini, fatto di vendite record e orgoglio tricolore da spargere a piene mani anche nella copertine.  Questo numero di Autosprint Gold Collection contiene inoltre una straordinaria raccolta di interviste a Carlo Chiti, simbolo dell&rsquo;Autodelta e di quell&rsquo;Alfa capace di tornare a vincere due titoli iridati (nel 1975 e 1977), come all&rsquo;inizio degli Anni Cinquanta con Nino Farina che nel 1950 aveva conquistato il primo mondiale nella storia della F.1, imitato l&rsquo;anno successivo da Juan Manuel Fangio anche lui a segno con una monoposto Alfa Romeo.  &nbsp; 

In edicola il numero 5 di Autosprint Gold Collection dedicato all&rsquo;Alfa Romeo. Riviviamo alcune delle imprese pi&ugrave; belle del marchio di Arese

Autosprint Gold Collection: I momenti magici del Biscione

Porsche ed Endurance. Storia di un binomio indissolubile. Una dichiarazione d&rsquo;amore di lunga durata che fa ancora battere il cuore. Il numero 4 di Autosprint Gold Collection &egrave; una straordinaria monografia che parte dalle origini del mito e ci accompagna per quasi trent&rsquo;anni scavando nell&rsquo;Era d&rsquo;Oro dei ricordi e dei trionfi. Immagini inedite, aneddoti e testimonianze esclusive si susseguono lungo un racconto da corsa di straordinaria potenza narrativa.  La grande bellezza dell&rsquo;endurance emerge prepotente con le prestazioni della Casa di Stoccarda lanciata verso la conquista di quel mondo. A fare da innesco a questo incredibile racconto da corsa &egrave; il 1970.  Un anno straordinario per la Porsche nel Mondiale Endurance. La Casa di Stoccarda mette a segno nove vittorie su dieci gare in calendario, artigliando la prima vittoria a Le Mans. Al termine di quell&rsquo;annata AutoSprint Anno celebra cos&igrave; il trionfo: &ldquo;Tradizionalmente alla fine di una stagione sportiva, la Porsche aveva l&rsquo;abitudine di convocare i giornalisti tecnici per illustrare e magari far provare le vetture per l&rsquo;anno successivo ed anche per compiere un atto di contrizione con accurate autocritiche sulle cose che nel corso della stagione non erano andate per il verso giusto.   Alla fine del 1970 non c&rsquo;&egrave; stato n&eacute; l&rsquo;uno n&eacute; l&rsquo;altra delle cose. Non vi saranno macchine nuove per il 1971 e quindi non vi &egrave; la necessit&agrave; di organizzare una presentazione: ma soprattutto non vi sono state ragioni di autocritica, perch&eacute; la stagione 1970 si &egrave; conclusa nella maniera pi&ugrave; favorevole possibile.   Qualche fase imprevista c&rsquo;&egrave; stata a movimentare l&rsquo;avanzata irresistibile della Porsche verso il campionato del mondo Marche ma non tale da destare preoccupazioni e le vittorie in serie sono l&igrave; a testimoniare dell&rsquo;efficienza impressionante delle macchine tedesche.   Nove vittorie su dieci prove non possono essere attribuite al caso, si capisce, e nemmeno si possono considerare sofferte&rdquo;. 

In edicola da sabato 26 giugno, una straordinaria monografia sulla grande saga della Casa di Stoccarda nelle corse endurance. Un&rsquo;era d&rsquo;oro che promette di aggiungere nuovi capitoli a una storia che sembra non avere fine

Autosprint Gold Collection: Porsche, amore di lunga durata

&Egrave; la Lancia Delta la grande regina del prossimo Autosprint Gold Collection, il numero 3 di questa stagione. Un autentico orgoglio tricolore capace di vincere titoli iridati a ripetizione producendo emozioni e passione.  Per gli italiani amanti del motorsport una vera e propria Nazionale con la livrea Martini, una vettura invincibile, due italiani al centro della scena (Miki Biasion e Tiziano Siviero) e un popolo di appassionati che la segue con trasporto in attesa di vivere insieme la sbornia collettiva del Rally di Sanremo che all&rsquo;epoca in ottobre &egrave; spesso teatro della sfida decisiva.  Dal 1987 al 1992 oltre a vincere il titolo Costruttori la Lancia non &egrave; mai stata battuta sulle strade di casa, quelle che danno vita all&rsquo;incredibile sarabanda del Rally d&rsquo;Italia. Sei edizioni e altrettanti successi per le Delta davvero imprendibili: nessun&rsquo;altra padrona della scena fuori dal marchio Lancia.  In un&rsquo;epoca in cui la Ferrari in F.1 fatica, sbuffa e s&rsquo;interroga sul futuro dopo la scomparsa del Drake, lo squadrone dei rally che tremare il mondo fa, si prende gran parte della scena con imprese leggendarie e pure smargiasse. Anni di trionfi che sembrano scontati e che invece di scontato non hanno nulla. &Egrave; una fantastica catena di montaggio di trionfi.&nbsp;  Ha sempre giocato d&rsquo;anticipo la Lancia con quella Delta Gruppo A subito vincente al debutto divenuta esempio da seguire. Fin dal progetto di partenza quella vettura, che magari non ha la cavalleria di alcune rivali, rappresenta fonte d&rsquo;ispirazione ed esempio da imitare. Essere partiti subito col piede giusto consente alla squadra corse di disporre sempre di un vantaggio sulla concorrenza.  Padrona del mondo dal 1987 al 1992. Sei anni di dominio incontrastato, un marchio e una vettura che hanno riscritto la storia dei rally, lasciando un segno indelebile sull&rsquo;ultima epoca romantica di una specialit&agrave; che di li a poco cambia pelle. E perde pure un bel po&rsquo; del suo fascino.  L&rsquo;unica cosa certa &egrave; che quelle sono state le ultime stagioni d&rsquo;oro del rallismo italiano. Rivista adesso sembra preistoria. In realt&agrave; sono tutte immagini che raccontano una realt&agrave; ancora molto presente in tutti quelli che hanno avuto a che fare con la Nazionale del Motorsport e il suo meraviglioso luna park del controsterzo. L&rsquo;ultimo meraviglioso affresco dipinto dall&rsquo;Italia nel mondo dei rally. Quello che trenta anni fa ci vedeva ai vertici, sbaffi di un orgoglio tricolore che riscalda antiche passioni e gonfia il cuore con ancora tanti (troppi) rimpianti. 

Dal 1987 al 1992 la Lancia ha vinto sei titoli iridati consecutivi con una vettura che inaugurando una nuova era della specialit&agrave; ha dominato la scena. Una storia di grandi successi in salsa tricolore. Dal 22 maggio in edicola

Autosprint Gold Collection: Delta, onore nazionale

Michele Alboreto, vent&rsquo;anni dopo la sua scomparsa, non &egrave; pi&ugrave; solo Michele Alboreto, ma noi che abbiamo bisogno di lui. Noi che lo ricordiamo e lo rimpiangiamo, lo riviviamo come uno dei ricordi pi&ugrave; belli e pi&ugrave; puri della nostra giovinezza.  L&rsquo;italiano di nuovo scelto da Enzo Ferrari dopo quasi tre lustri d&rsquo;ostracismo tricolore, seppur non immotivato. L&rsquo;ultimo - e di fatto l&rsquo;unico, fino a che &egrave; durato il sogno -, a sembrar candidato a succedere ad Alberto Ascari, iridato nel 1952-1953.  Michele Alboreto, il ricordo a 20 anni della scomparsa della moglie Nadia    L&#39;uomo, il simbolo  Michele Alboreto resta simbolo bello, sorridente e galantomista dell&rsquo;Italia nel mondo della F.1 degli Anni &rsquo;80 e non solo. N&eacute; edonista e n&eacute; reaganiano, cos&igrave; unico e diverso rispetto ai suoi tempi pi&ugrave; belli e all&rsquo;era che lo vedeva sulla cresta dell&rsquo;onda, perch&eacute; semplicemente e deliziosamente signorile, meritocratico, in tutto e per tutto, squisito, mai prevaricatore e capace di farsi rispettare, sissignore.  Perch&eacute; il gentiluomo beneducato di stampo ottocentesco conviveva col campione determinato e tignoso e l&rsquo;uomo capacissimo di farsi rispettare anche dai giganti cattivelli di quei giorni cos&igrave; fecondi, in fatto di talenti e personalit&agrave;. Comandamento numero uno: in pista non lasciarti mai intimidire.  Michele in pista  Tanti anni fai a un evento Audi vissi un&rsquo;indimenticabile serata a cena proprio con Michele che si confid&ograve;: &quot;Il mago moderno dell&rsquo;intimidazione &egrave; stato, con rispetto parlando, Ayrton Senna. Nelle qualificazioni Anni &rsquo;80 fu il primo ad architettare il giochino del rientro in pista lento, quando la pole era gi&agrave; sua. Tu tiravi alla morte col turbo a manetta e lo incontravi a passo d&rsquo;uomo: un&rsquo;alzatina istintiva la davi sempre, perdendo qualcosa. Lui tornava ai box, si rimetteva in assetto da guerra, tornava in pista e piazzava la coltellata decisiva a pochi secondi dalla fine delle prove. Ma non &egrave; tutto&quot;.   Michele non si fece pregare: &quot;In corsa Ayrton era un genio delle astuzie: se non riusciva a staccarti, dava un colpettino al freno in rettilineo e ti faceva rizzare i capelli dalla paura, ti faceva tremare l&rsquo;anima. Prost lo sa bene: Senna una volta a Hockenheim lo fece diventar matto anche cos&igrave;. Stufo di questo trattamento, al Gp d&rsquo;Austria &rsquo;87 gli dissi prima del via: &#39;Occhio, Ayrton: oggi ti curo io&#39;. Lui fece l&rsquo;indifferente. In gara ero davanti e gli feci battere il muso della sua Lotus contro il mio cambio della mia Ferrari, strapazzandolo bene bene. Ci vedemmo dopo e non disse niente. Da quel giorno non ebbi pi&ugrave; problemi con lui&quot;. Ecco, chi era Michele, in pista. Mica solo uno buono e veloce.    Il sorridente appassionato di corse   Per&ograve; dentro restano delle immagini pungenti, schegge balenanti e preziose che dipingono la fuga in rosso di un ragazzo verso quel sogno iridato della prima met&agrave; del 1985 su Ferrari, il suo stupendo impatto televisivo nella trasmissione &ldquo;rosso 27&rdquo; di e con Ezio Zermiani e quindi quella sua capacit&agrave; dialettica forte davanti alle telecamere, unita alla sensazione di trovarsi di fronte a una persona perbene. E poi c&rsquo;&egrave; un&rsquo;altra cosa, che non tutti sanno. Michele era anche il pilota che incontravi sorridente ai circuiti e quello, secondo me, resta l&rsquo;aspetto pi&ugrave; bello e premiante.  Perch&eacute; la brava persona sapeva diventare un uomo dal fare gentile e dall&rsquo;accoglienza carina. Sempre, ovunque e comunque. L&rsquo;ho visto, vissuto e sperimentato, dalla indy 500 alla notte di Le Mans passando per le garette Endurance dell&rsquo;American Le Mans Series, trovando sempre la stessa persona. Ovvero, una volta levato il casco, diventava appassionato di corse tale e quale a noi tutti.    Il ricordo   Proprio per tutto ci&ograve; penso che la grande chance di questa pubblicazione &egrave; quello di riviverlo e raccontarlo nella sua stupenda umanit&agrave;, sposando la classe del driver a quella dell&rsquo;uomo che vinse e visse molte volte. Diverse carriere e tante vicende e cicli agonistici, dai primi giorni della Formula Monza agli ultimi giorni di tester e Pilota Audi, passando per mito Ferrari e simbolo delle corse italianamente nobili in non meno di tre decadi. E in casi come questi &egrave; inevitabile riproporre l&rsquo;ultimo ricordo, l&rsquo;incontro finale, il saluto inconsapevole. Il mio &egrave; datato Silverstone 2000, quando del tutto per caso ci incrociamo al paddock tra un bilico e l&rsquo;altro e lo trovo gentile ma un po&rsquo; seccato, perch&eacute; quando gli chiedo come mai non sia schierato in gara dall&rsquo;Audi, lui mi dice: &quot;Guarda, mi hanno detto che sono destinato alle gare lunghe, ovvero alle maratone endurance e ai collaudi, quindi niente corse corte, da qui in poi. Oddio, la cosa non mi crea alcun problema, ma per uno come me, che gode ogni volta alla sola idea di disputare una corsa in pi&ugrave;, boh, ecco, non sono proprio felicissimo, ma che ci vuoi fare... Via, si va avanti e speriamo per il meglio!&quot;. Al che aggiungo ovviamente sottotraccia... &quot;Chiaro che quello che mi hai detto resta tra noi, non lo scriver&ograve; mai...&quot;. E lui: &quot;Ma no, dai, anche perch&eacute; sar&agrave; meglio che scrivi qualcosa alla prima bella occasione in pista, queste sono cose dette tra noi... Via, a presto, la carriera continua e la mia passione &egrave; intatta. E, ti garantisco, tale e quale, pure la mia capacit&agrave; di andare veloce, unita alla voglia di farlo&quot;. Una pacca sulla spalla e via. Be&rsquo;, mettetela come volete, penso sia un bellissimo commiato. inatteso, inconsapevole, destinato a passare attraverso le maglie strette e brutte del destino, ma pur sempre un saluto che resta e ancor oggi didascalizza una carriera, un modo di essere e anche il senso del restare nel cuore degli appassionati.  Chi era Michele Alboreto   Michele Alboreto &egrave; questo. Uno che ha dato tutto alle corse e per le corse, senza arrendersi mai. Evitando in tutti i giorni della sua vita di pronunciare il concetto di ritiro definitivo dalle competizioni. Perch&eacute; tra Michele alboreto e le corse la storia non &egrave; mai finita, si &egrave; semplicemente interrotta per volont&agrave; del destino.  Ma la voglia degli uomini pu&ograve; pur sempre, vent&rsquo;anni dopo, andare oltre ci&ograve; che &egrave; stato, tornando a rendere protagonista proprio lui. E&nbsp;non solo a vent&rsquo;anni esatti dalla fine della sua esperienza terrena, ma anche a quaranta precisi dal debutto in F.1 con la tyrrell sponsorizzata dalle ceramiche imola, in un bagnatissimo gp di san Marino 1981. Perch&eacute; queste tante pagine vogliono essere una specie di nuovo inizio, di modo dolce per ripercorrere una traiettoria umanamente forte. ricordando passo dopo passo un uomo speciale, un pilota top, la sua passione e il suo stile. Buona lettura, nel segno di Michele.     Autosprint Gold Collection dedicato a Michele Alboreto lo trovate in edicola, oppure qui in edizione digitale.    

Tornare con la mente e col cuore ai giorni pi&ugrave; belli e intensi della lunga carriera di Alboreto,&egrave; come sfogliare un album di famiglia, per ritrovare personaggi cari e momenti intensi, mai dimenticati. A venti anni dalla scomparsa, lui &egrave; qui, con tutti noi

Il gusto di narrare Michele Alboreto

Non c'è più da 20 anni, ma è come se non se ne fosse mai andato. Vogliamo celebrare tutte le emozioni che Michele Alboreto ci ha regalato, con il numero di Autosprint Gold Collection a lui dedicato e questo piccolo omaggio fotografico alle sue 5 vittorie in Formula 1. Sul fascicolo in edicola o disponibile nell'edizione digitale, tutte le storie di quelle magnifiche imprese

Michele Alboreto, le vittorie in F1

&Egrave; con grande piacere che accompagno l&rsquo;uscita di questo speciale di Autosprint Gold Collection interamente dedicato alla memoria di Michele, nel ventennale della sua scomparsa.  Se nel decennale come famiglia ci eravamo mossi per ricordarlo direttamente, ora, in tempi di emergenza legata al Covid-19, queste pagine diventano un veicolo privilegiato e fondamentale per sentirci vicini nel suo nome.  E, accanto alla commozione, provo un sentimento molto positivo nel constatare come lui venga ricordato con affetto, stima e passione in egual misura, non solo da chi scrive queste pagine, ma anche e soprattutto dalla moltitudine degli appassionati che mai l&rsquo;ha dimenticato e continua ad apprezzarlo per tutto ci&ograve; di cui lui resta sinonimo.    Cos&igrave; questa &egrave; una bellissima occasione per (ri)scoprire un bravissimo pilota, certo che s&igrave;, ma anche un uomo assolutamente straordinario, portatore di un&rsquo;educazione e di uno stile d&rsquo;altri tempi. Perch&eacute;, vedete, vorrei approfittare di queste righe per dire una cosa cui tengo infinitamente: pi&ugrave; che nei risultati, nelle corse vinte e nei trofei portati a casa, Michele, in realt&agrave;, ha lasciato una testimonianza di valori forti.  Il gusto di narrare Michele Alboreto, il ricordo di Mario Donnini  Di garbo, sensibilit&agrave;, intelligenza, ironia, autoironia e culto dell&rsquo;amicizia. E perfino di senso della giustizia, perch&eacute; a quasi quarant&rsquo;anni, nel 1994, nell&rsquo;anno in cui lasci&ograve; la F.1, in un momento molto triste, doloroso e delicato per la categoria, fu il primo e il solo ad autoregolamentarsi, limitando di sua volont&agrave; la velocit&agrave; di rientro in corsia box, proprio per tutelare l&rsquo;incolumit&agrave; degli addetti. Perch&eacute; una vita umana vale sempre di pi&ugrave; di una manciata di secondi persi o guadagnati.  Ecco, gustate queste pagine, riscoprite il fascino dolce della nostalgia, di certi tempi belli e andati che in varie foto, in tante pagine e con alcune parole magicamente ritornano... Ma, vi prego, non dimenticate di ci&ograve; che ancora c&rsquo;&egrave; e brilla di bello e di vivo in esse.    L&rsquo;esempio stupendo di un ragazzo, di un uomo gradevole e vero chiamato Michele Alboreto, capace di portare alla vittoria una macchina da corsa ma anche uno stile di vita, un modo di essere lucente e meraviglioso. Perch&eacute; Michele &egrave; stato grande da campione, da marito e, ve lo assicuro, anche da padre. E se c&rsquo;&egrave; un&rsquo;immagine bella con la quale qui e ora voglio ricordarlo e regalarvelo, &egrave; quando corse col fiocco rosa, al volante della Ferrari, nel Gran Premio del Messico 1987, perch&eacute; era appena nata Alice, la nostra prima figlia, che tre anni dopo avrebbe accolto anche l&rsquo;arrivo di Noemi.  In quella macchina rossa e anche un po&rsquo; rosa c&rsquo;&egrave; il senso di tutto, il senso di una vita in cui lui ha saputo sposare alla grande non solo me ma anche due colori cos&igrave; simbolici di passione e dolcezza, di capacit&agrave; e umanit&agrave;. In queste pagine ritroverete Michele e io ritrover&ograve; Lui e Voi, s&igrave;. E sono certa che, ancora una volta, sar&agrave; un bellissimo incontro.  Nadia Alboreto     Autosprit Gold Collection vi aspetta in edicola, oppure qui in edizione digitale. 

Rompendo il silenzio e dando voce a una discrezione e a una sobriet&agrave; che mai vengono meno, la compagna di una vita ricorda, spiega ed esalta l&rsquo;esempio di Michele, in macchina e ben oltre

Michele Alboreto, omaggio all&rsquo;uomo

Michele Alboreto aveva tanti sorrisi: di soddisfazione, ironici, sarcastici, beffardi. Sulle pagine di Autosprint ne sono rimasti impressi a non finire: &egrave; il suo lascito pi&ugrave; bello al settimanale della Conti Editore e ai suoi lettori. Dalla fine degli Anni Settanta fino ai giorni nostri, &egrave; presenza costante, prima come protagonista poi si trasforma in una straordinaria memoria da custodire con cura e dolcezza. Il suo nome non ha mai lasciato Autosprint. A 20 anni dalla sua scomparsa, oltre una maledetta tragedia del 25 aprile 2001, &egrave; ancora vivissimo il suo ricordo. Una frustata secca e i brividi lungo la schiena per quel dramma che si era appena consumato in Germania. Il conseguente silenzio di piombo che cal&ograve; in redazione nel vedere la copertina listata a lutto che raccontava la tragedia di Michele al Lausitszring.  &nbsp;  Da pi&ugrave; di quarant&rsquo;anni &egrave; presenza fissa. Il suo nome inizia a comparire sulle nostre pagine alla fine degli Anni 70. &Egrave; davvero un crescendo. Spettacolare l&rsquo;affresco che Antonio De Giusti gli dedica sul numero 48 del 1980, mentre si celebra la vittoria del milanese nel campionato di Euro F3. A fine anno ai Caschi d&rsquo;Oro nel tripudio del palazzo dello sport di Bologna riceve la statuetta assieme a Jones e Piquet. I volti sorridenti di Michele e di Riccardo Patrese spuntano accanto alla testata del numero 29 del 1981 mentre in cover giganteggia la Lancia con la quale trionfano al Glen e regalano il titolo iridato alla casa torinese nell&rsquo;endurance.  &nbsp;  Un viaggio tra le copertine di As a lui dedicate che &egrave; soprattutto il racconto di un&rsquo;ascesa costante, di un&rsquo;asticella che ogni anno si alza di qualche tacca, mentre Michele regala solo sorrisi. Il sorriso di un uomo felice. Tra le tante copertine che siamo andati a sfogliare, ne abbiamo scelta una molto significativa. &Egrave; quella di Michele ancora in tuta biancoverde nel suo primo giorno da ferrarista. &Egrave; la cover di Autosprint n&deg; 52 del 1983 con il suo saluto ai lettori. La giornata &egrave; storica. Dopo anni in cui la Rossa sembrava proibita per un italiano la storia cambiava il suo corso. E questo milanese nato il 23 dicembre del 1956 approdava a Maranello, ultimo italiano scelto per correre su una Rossa da Enzo Ferrari.&nbsp;  Michele Alboreto &egrave; un simbolo di Autosprint e di quel mondo delle corse che generava passione autentica. Solo lui e Patrese, tra gli italiani eredi di Farina e Ascari, sono arrivati a un passo dal mondiale piazzandosi secondi. Ma questo Autosprint Gold Collection &egrave; davvero speciale perch&eacute; narra la storia di un campione del mondo nell&rsquo;essere uomo.   

Da domani, sabato 24 aprile, Autosprint ricorda, a 20 anni dalla scomparsa, le grandi stagioni del campione milanese. Un racconto straordinario di un uomo speciale

In edicola un nuovo As Gold Collection dedicato a Michele Alboreto

Per il terzo anno di fila AS Gold Collection torna a schierarsi sulla griglia di partenza di quel meraviglioso campionato giocato tutto sul versante dei ricordi e della passione. Riparte una nuova stagione con i nostri volumi da collezione da custodire gelosamente all&rsquo;interno del raccoglitore che avete trovato allegato a questo numero.  Da marzo a dicembre, anche quest&rsquo;anno vi terremo compagnia ogni mese in edicola in questo 2021 molto particolare per Autosprint che celebra i 60 anni dalla sua nascita. Un traguardo da festeggiare insieme ai fedeli lettori, cresciuti leggendo la bibbia del motorsport.  Cos&igrave; nell&rsquo;anno delle nozze di diamante per il settimanale da corsa e i nostri volumi da collezione rappresentano l&rsquo;emblema di una passione cementata nel Dna di una rivista da sempre punto di riferimento dentro a un mondo in continua metamorfosi.  Nella nuova stagione di AS Gold Collection l&rsquo;avvio &egrave; subito con il gas a tavoletta, perch&eacute; il primo racconto proposto riguarda Imola e la F.1, ovvero un pezzo di cuore e di storia soprattutto per  Autosprint grazie al suo editore-fondatore Luciano Conti. &laquo;Non ci sono per nessuno&raquo;, diceva mentre iniziava a scandirsi il conto alla rovescia in vista dell&rsquo;evento che aveva voluto con grande caparbiet&agrave; e dopo una stretta di mano con Bernie Ecclestone. Sono migliaia le immagini che si affastellano nello scaffale dei ricordi. Tante notti a chiudere il giornale con l&rsquo;adrenalina addosso e la voglia di raccontare un evento sempre molto particolare, perch&eacute; quel Gp che andava in scena a pochi chilometri dalla storica sede della Conti Editore a San Lazzaro di Savena era percepita come un vero e proprio ramo d&rsquo;azienda. Un rapporto molto familiare che &egrave; proseguito anche dopo la scomparsa di Luciano Conti.  Di storie da raccontare tra Imola e Autosprint ce ne sono tantissime. Non resta che scoprirlo sul prossimo numero di Autosprint Gold Collection 

In vista del Gp del prossimo 18 aprile che per il secondo anno di fila riporta il Mondiale in riva al Santerno, un bel racconto sulla pista intitolata a Enzo e Dino Ferrari con Autosprint in prima fila

As Gold Collection riparte con una nuova raccolta

Il cancello d&rsquo;entrata del cuore pulsante del Cavallino &egrave; alla fine di una via che porta il nome di Gilles Villeneuve in fondo a una strada senza uscita, ricamata tra due comuni e una frazione.  Eccola l&igrave;, la pista di Fiorano, il mondo dei sogni. Dove ogni curva racconta una storia sempre sospesa tra passato, presente e futuro.  Era il 1971 e dopo un lungo concepimento, con una buona dose di polemiche, si avverava il sogno di Enzo Ferrari di avere a disposizione una pista privata dove sviluppare il mito della Scuderia.  A cinquant&rsquo;anni di distanza dall&rsquo;inizio dei lavori di costruzione del circuito un nuovo numero di Autosprint Gold Collection (l&rsquo;ultimo della stagione 2020 che completa la collezione) racconta la storia, gli aneddoti pi&ugrave; curiosi, gli episodi pi&ugrave; significativi che hanno avuto al centro Fiorano, un vero e proprio scrigno dove si decidevano i destini della F.1.  Una storia tra passato, presente e futuro dentro a un mito senza tempo. 

In edicola, dal 20 febbraio, il numero 12 di Autosprint Gold Collection con un meraviglioso racconto sulla pista-mito del Cavallino

AS Gold Collection: Fiorano, la pista delle Rosse

 p.p1 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 14.0px Helvetica; -webkit-text-stroke: #000000} span.s1 {font-kerning: none}  p.p1 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 14.0px 'Times New Roman'; -webkit-text-stroke: #000000} span.s1 {font-kerning: none}  Non ci sono limiti e neanche zone di demarcazione quando si sfogliano le infinite pagine che compongono la storia del motorsport. Di racconti che si trasformano in poesia ne &egrave; gravido il mondo delle corse e spesso tra le pieghe si nascondono narrazioni fuori dal comune, che solo a una prima sommaria lettura possono apparire del tutto insignificanti se inseriti nei classici scenari di gloria nei quali si parla solo ed esclusivamente dei grandissimi e delle loro vittorie.  Ma non &egrave; questo il caso perch&eacute; come accade nelle pagine del nuovo numero di As Gold Collection stavolta tutta la scena &egrave; rapita dalla poesia dei piccoli team,&nbsp;i minuscoli marchi non iridati, che in F.1 non ci corrono e non ci correranno mai pi&ugrave;.&nbsp;  Quelli per i quali, molto spesso, il sogno pi&ugrave; grande &egrave; stato gi&agrave; lo schierarsi al via di un Gp, prima di ogni altro tipo di risultato.&nbsp;Tentativi romantici dentro una storia che si sviluppa dal 1960 al 1979, quasi quattro lustri di sogni rincorsi e grandi scommesse fatte &ndash; solo e soltanto &ndash; per vedere la monoposto sulla griglia di partenza del mondiale di F.1 assieme ai mammasantissima del momento. C&rsquo;&egrave; il fascino della sfida e un magico rincorrersi di parabole umane e tecniche dietro a vicende come queste.  Dove predomina la passione ed &egrave; bandito ogni tipo di limite perch&eacute; per i sogni non ci sono confini.&nbsp;Sono storie che intrigano figlie di un altro mondo, quello che non si ingozzava soltanto di budget faraonici e distanze sempre pi&ugrave; marcate e irraggiungibili. Cos&igrave;, mentre la Formula Uno corre incontro alla riduzione del budget cap, e tanti team (Ferrari in primis) sono costretti ad arrampicarsi sugli specchi per mantenere posto di lavoro, Autosprint Gold Collection racconta una storia che profuma di poesia.  E&rsquo; un volume che va a completare altri bellissimi capitoli di motorsport svelati su queste pagine nella collana del 2019 e che prendeva sotto esame 15 piccoli team italiani che avevano coronato il grande sogno di correre in F.1 con un pugno di uomini e ogni escamotage per essere presenti sulla griglia del mondo dei Gp.  Stavolta, viceversa, la nostra attenzione si &egrave; focalizzata su quanto accaduto fuori dai confini del Belpaese: ripercorriamo le vicende umane e agonistiche di 22 team che hanno popolato il variegato mondo della F.1. Scarab, BRP, ATS Derrington, Pearce, Protos, Cosworth, Eifelland, Politoys, Lyncar, Token, Maki, Amon, March, Boro, Penske, Hesketh, Ensign, ATS D1, Surtees, Martini, Shadow: ecco in rigoroso ordine di apparazione sul palcoscenico dei Gp, le grandi protagoniste che vanno a prendersi tutta la scena in questa retrospettiva piena zeppa di aneddoti e uomini visionari. 

Ventidue squadre, ventidue tentativi diversi di approccio al mondo del Gp. Quante sfide romantiche si intrecciano dal 1960 al 1979 per essere al via in una gara valida per il Mondiale&hellip; Fascicolo in edicola a partire dal 21 gennaio

Autosprint Gold Collection: F.1, grandi storie e piccoli team

Dici Mauro Forghieri e si apre un mondo straordinario. Una storia meravigliosa all&rsquo;interno di una vita da corsa unica e impareggiabile, premiata da 4 titoli mondiali Piloti, 7 titoli Costruttori, 9 campionati del mondo per vetture Sport e GT e oltre 70 prototipi e monoposto che portano la sua inequivocabile firma. Sotto la sua guida la Ferrari ha vinto in F.1 54 Gran Premi.  &Egrave; uno splendido viaggio il prossimo numero di Autosprint Gold Collection, un racconto fuori dal comune.  Raccontava Franco Gozzi, per oltre 40 anni uomo di fiducia del Drake: &quot;Ferrari poteva discutere in modo molto, ma molto animato, con tutti i suoi collaboratori, ingegneri o tecnici che fossero. Mai con Mauro del quale accettava la superiorit&agrave;. Solo se si spingeva troppo in alto lo bloccava; era gi&agrave; accaduto anche con l&rsquo;ingegner Chiti: Piano col definirla la mia macchina, &egrave; una Ferrari e porta il mio nome&rdquo;.   Mauro Forghieri, ventiquattrenne e neolaureato, varca i cancelli di Maranello il 2 dicembre del 1959.   Due anni pi&ugrave; tardi Enzo Ferrari decapita d&rsquo;un colpo i vertici aziendali (Carlo Chiti, Giotto Bizzarrini e Romolo Tavoni tra gli altri) e mette nelle mani di questo giovane ingegnere la responsabilit&agrave; di tutte le vetture da competizione del Cavallino.  Una scommessa folle e vincente. 

L&rsquo;ingegnere racconta una storia meravigliosa all&rsquo;interno di una vita da corsa unica e impareggiabile dentro alla leggenda Ferrari. In edicola dal 19 dicembre

AS Gold Collectioni: Forghieri, le verit&agrave; mai dette

        Lass&ugrave; sulle montagne&nbsp;tra boschi e valli d'or tra l'aspre rupi eccheggia un cantico d'amor. Stavolta cantiamo le gesta della Ferrari montanara, quella che negli Anni Sessanta conquista tre titoli nel Campionato Europeo della Montagna. Immagini seppiate e grandi emozioni dentro una storia che adesso rivive nelle pagine del prossimo numero di Autosprint Gold Collection.&nbsp; Questo &egrave; un racconto che scala i ripidissimi tornanti della memoria e s&rsquo;inerpica lungo strade mai troppo battute nella narrazione delle avventure da competizione del Cavallino. Un mondo in bianco e nero che prende colore dentro una ribalta considerata minore solo da chi non riconosce alle cronoscalata il ruolo centrale che hanno avuto nella formazione dei piloti negli Anni Sessanta quando in giro di circuiti ce ne sono pochi e per correre le strade di tutti i giorni diventano il teatro inevitabile per scaricare cavalli e adrenalina. &Egrave; in questo mondo, fatto di ascese, tornanti, curve a strapiombo verso un terrificante ignoto, che si costruiscono tante carriere e fermenta una passione vera tra stridore di gomme e rombi assordanti che violano l&rsquo;intimit&agrave; di luoghi che sembrano proprio fatti apposta per correre.&nbsp; CAVALLINO SCALANTE&nbsp; &Egrave; una rilettura ampia lungo gli Anni Sessanta attraverso le pagine di Autosprint testimone del tempo che fu. Si scopre di un iniziale ritrosia da parte di Enzo Ferrari a scendere in campo ufficialmente nel 1962, un&rsquo;opera di altissima diplomazia portata avanti dal disse Eugenio Dragoni. E forse memore del suo passato alla fine il Drake d&agrave; il via libera all&rsquo;operazione, decidendo di affidare la SP Dino a Ludovico Scarfiotti e a un pugno di uomini tuttofare. Nel senso che all&rsquo;epoca ingegneri e meccanici fanno di tutto. Possono passare dal seguire un Gp di F.1 o una sfida del Mondiale Marche direttamente a una gara in salita, a volte anche nello stesso week end. Un&rsquo;epoca romantica e terribile, giocata sul terreno impervio delle gare in salita dove l&rsquo;errore si nasconde dietro a ogni piega della strada, spesso neanche asfaltata tra sterrato e pav&eacute;, andando a caccia di record e vittorie. Struggente la rilettura della prima esperienza nell&rsquo;Europeo della Montagna 1962 della Ferrari. La prima gara in calendario &egrave; infatti la Fornovo- Monte Cassio, su una porzione del percorso della mitica Parma-Poggio di Berceto, quella tanto cara al Commendatore che l&rsquo;aveva visto protagonista nel 1919 quando da quelle parti si erano dati appuntamento tutti i migliori interpreti del volante perch&eacute; quella era la gara della rinascita, la prima che andava in scena dopo la Prima Guerra Mondiale. &Egrave; una vigilia sul filo del rasoio per Lodovico Scarfiotti e il giovane ingegnere Mauro Forghieri appena assunto a Maranello. &laquo;Se non vinciamo quella gara, Ferrari ci licenzia a tutti e due!&raquo;, &egrave; il sunto delle loro conversazioni. Poi il debutto e la vittoria. Il Drake &egrave; accontentato e da l&igrave; inizia a prendere forma e consistenza un&rsquo;avventura sempre pi&ugrave; bella ed esaltante.&nbsp; Di Ferrari che hanno corso in montagna ce ne sono state davvero tante. Dal 1949 al 1971 l&rsquo;elenco &egrave; davvero lungo e vede protagonisti anche tanti assi del volante. All&rsquo;interno troverete una tabella riassuntiva che spiega pi&ugrave; di tante parole che cosa abbiano significato le corse in salita per il Cavallino Scalante.&nbsp; UN CLAMOROSO TRE SU TRE La storia dei tre titoli vinti dalla Ferrari nel Campionato Europeo della Montagna parla di un percorso vincente per il Cavallino. Impegnata ufficialmente in tre occasioni, infatti, la Scuderia non fallisce l&rsquo;obiettivo andando a conquistare sempre la vittoria, consegnando alla storia tre prove di forza schiaccianti e una valanga di ricordi e clamorosi aneddoti che caratterizzano le pagine del nuovo Autosprint Gold Collection. 196 SP Dino, 206 S Dino e 212E Montagna: sono queste le Rosse che hanno esaltato il genio scalatore di Maranello. Vetture diventate poi simbolo e oggetti di culto. E proprio in salita ha corso la sua prima gara la 250 GTO battuta all&rsquo;asta per 48 milioni di dollari nell&rsquo;estate del 2018, per ora la Ferrari per la quale &egrave; stato pagato il prezzo pi&ugrave; alto nella storia.&nbsp; 212 MONTAGNA DA RECORD L&rsquo;immagine della Rossa che con Schetty fa saltare il banco nel Campionato della Montagna 1969, senza dubbio la pi&ugrave; magica nella storia delle Salite ci ha accompagnato nei giorni della lavorazione di questo nuovo numero da collezione. La 212 &egrave; una vettura davvero record. Non ha quasi mai conosciuto la parola sconfitta. &Egrave; andata sempre a segno nelle mani di Peter Schetty nel 1969 facendo registrare un clamoroso 9 vittorie su 9 partecipazioni. Con quattro successi due anni pi&ugrave; tardi Lualdi Gabardi prosegue il ciclo vincente della vettura, ma non riusce a completare l&rsquo;opera perch&eacute; nell&rsquo;ultima corsa disputata, la Svolte di Popoli, conquista il secondo posto. Comunque sia il bilancio &egrave; davvero incredibile con quattordici partecipazioni e tredici vittorie. La 212 rappresenta una delle Ferrari pi&ugrave; mitiche di sempre tanto da emulare le Ferrari 500 F2 del 1952-1953 quella del ciclo vincente di Ascari, che solo alla 15esima presenza iridata la mitica rossa conobbe la prima e unica sconfitta a opera della Maserati guidata da Fangio nel Gp d&rsquo;Italia del 1953. E il bilancio avrebbe potuto essere ancora pi&ugrave; carico di trofei se non ci fosse lo stop del 1970 quando la vettura non gareggia, sebbene durante questo periodo c&rsquo;&egrave; un enorme interesse da parte di vari piloti che desiderano acquistare l'auto dalla fabbrica. Alla fine del 1970 Ferrari vende l'auto a Edoardo Lualdi-Gabardi, uno dei migliori clienti, che incarica Maranello di montare una nuova carrozzeria disegnata da Piero Ferrari. La carrozzeria originale della 212.&nbsp;E &egrave; stata successivamente montata su una Dino 206 S, e l&igrave; &egrave; rimasta.       

Nella sua storia, la Ferrari non ha dominato solo in pista, ma ha un passato ricco di successo anche nelle corse su strada. Il nuovo numero di AS Gold Collection &egrave; dedicato al Cavallino Rampate campione delle cronoscalate

Autosprint Gold Collection: Le Regine della strada

Un vecchio adagio recita: non muore mai nulla che sia passato dal cuore. Ci sono frasi che racchiudono meglio di altre pensieri&amp;parole e queste si attagliano perfettamente al numero di Autosprint Gold Collection che esce in questi giorni in edicola. Pagine che sono un omaggio caldo e appassionato, un&rsquo;enorme dedica ai Campioni che hanno impresso tracce enormi nei cuori.  Un commovente racconto che si sviluppa su ventitr&eacute; ritratti, scritti da Mario Donnini, come si diceva un tempo in punta di penna, e inseriti in un quadro generale di grande effetto. Dove predomina l&rsquo;intensit&agrave;, rivivono le emozioni, dilagano i ricordi e vige l&rsquo;assoluto rispetto.  C&rsquo;&egrave; una storia struggente che si dipana sulle 132 pagine di questo numero del nostro mensile da collezione che porta il titolo di Gp Memorial ma dove nessuno dei protagonisti scatta dalla prima fila: perch&eacute; nel cuore di chi li ha visti in azione, fin dal primo momento, hanno conquistato la pole. E li ci sono rimasti. Per sempre. Veri e propri simboli dentro un mondo che non &egrave; fatto solo di risultati, titoli, trofei.  Qui al primo posto c&rsquo;&egrave; l&rsquo;Uomo, il pilota che ha saputo scatenare passioni al di l&agrave; del cronometro. A volte basta soltanto uno squillo per comporre una musica indimenticabile per gli appassionati. Spesso sono sufficienti anche piccoli sbaffi di gloria dentro la storia del Circus per lasciare un segno indelebile prima di andare a popolare il pianeta delle leggende. Immaginiamo adesso di essere al via di un Gp. In pista ci sono schierate 23 monoposto.  In ordine di apparizione ecco la griglia di partenza del nostro Gran Premio della Memoria: Luigi Musso, Lorenzo Bandini, Jim Clark, Lodovico Scarfiotti, Jochen Rindt, Ignazio Giunti, Francois Cevert, Graham Hill, Ronnie Peterson, Gunnar Nilsson, Patrick Depailler, Riccardo Paletti, Rolf Stommelen, Manfred Winkelhock, David Purley, Stefan Bellof, Elio De Angelis, Didier Pironi, Michele Alboreto, Clay Regazzoni, Andrea De Cesaris, Justin Wilson, Jules Bianchi. Sale altissimo l&rsquo;urlo dei motori e anche il nostro ringraziamento per aver saputo regalare passioni indimenticabili e ricordi indelebili. 

Il nuovo numero della raccolta va in edicola dal 24 ottobre con&nbsp;ventitr&eacute; ritratti nel ricordo di quei piloti che hanno pagato il tributo pi&ugrave; alto

Nuovo AS Gold Collection, uno struggente GP Memorial

Per risvegliare passioni sopite, spesso soltanto assonnate ma latenti, a volte basta soltanto un piccolo innesco ma di quelli capaci di scatenare una potentissima carica esplosiva che deflagra assordante.  &Egrave; sufficiente lasciarsi andare sui viali del racconto, perdersi dentro a un labirinto di storie meravigliose, fermarsi a fissare un ricordo e riscoprire nel passato vicende che aiutano a guardare con occhi pi&ugrave; attenti al presente.  &Egrave; stata questa, fin dalla nascita, la verit&agrave; pi&ugrave; intima di Cuore da Corsa. In quasi 60 anni di storia di Autosprint, la rubrica firmata da Mario Donnini, rappresenta forse l&rsquo;esempio pi&ugrave; longevo all&rsquo;interno delle pagine che compongono il settimanale da corsa: quest&rsquo;anno festeggia la quindicesima stagione.  Un&rsquo;occasione da prendere al volo per andare a comporre un nuovo numero di Autosprint Gold Collection con le storie pi&ugrave; belle, quelle raccontate in tre lustri di onoratissimo servizio nella pagine da sempre incorniciate di rosso.  In questa Formula Uno attuale che molto spesso viene accusata, sovente anche a ragione, di essere omologata, asettica, poco sorprendente e priva di reali particolarit&agrave; distintive, riscopriamo l&rsquo;atmosfera dell&rsquo;era dei Gp che sapeva sorprendere, meravigliare, stupire sfoggiando come non mai il fascino dell&rsquo;insolito. 

132 pagine dove prevale la F.1 capace di generare il fascino dell&rsquo;insolito: le pi&ugrave; belle storie pubblicate nella rubrica Cuore da Corsa rivivono in un volume pieno zeppo di passione

Autosprint Gold Collection, nuovo numero in edicola dal 26 settembre: le Stagioni del Cuore

Dal 29 agosto &egrave; in edicola un nuovo numero di Autosprint Gold Collection. Un volume tutto da leggere&nbsp; che stavolta si addentra nel meraviglioso mondo delle corse americane. E dove la parte principale riguarda la straordinaria cavalcata di Alessandro Zanardi alla conquista della serie Cart a met&agrave; degli Anni 90. Una romantica ed emozionante rivisitazione di stagioni piene di pathos all&rsquo;interno di un pianeta a stelle e a strisce che ha sempre rappresentato un unicum nel panorama internazionale delle corse.  Per chi adora le corse all&rsquo;Europea, &egrave; sempre stato un problema non tanto godere, ma anche fin solo capire quelle a Stelle e a Strisce. Al di l&agrave; di Can-Am e endurance, vedi Daytona e Sebring, che affondano le radici nell&rsquo;enclave di gare all&rsquo;europea fiorite negli Anni &rsquo;50 nel sud della California, tutto il resto resta geneticamente, filosoficamente e strutturalmente altro e mai omogeneo, rispetto al nostro concetto di automobilismo.  Eh, s&igrave;. C&rsquo;&egrave; pi&ugrave; omogeneit&agrave; tra il Giappone e Magione che non tra due categorie motoristiche Usa. Le corse su ovali corti e lunghi della IndyCar, le garette cattive e mica tanto garette delle Midget e delle Sprint Car, ovvero le tante divisioni piramidali della Nascar amate dai Redneck degli States d&rsquo;impronta rurale, dalla serie maggiore, via via fino ai campionati pi&ugrave; decentrati che sembrano quasi tornei dei bar estivi.  E quindi le galassie parallele ma ardue da decriptare dei dragster, dei mille land speed record divisi per classi, propulsioni e contesti, ovvero dei tornei lacustri di Bonneville tra razzi, modified e mostri ogni volta pi&ugrave; strani.  In ventidue capitoli, con foto inedite, vi raccontiamo un mondo fatto di gare simbolo e piloti icone, una storia tutta da rileggere che offre innumerevoli spunti di riflessione.  Sato &amp; Alonso, ovvero Honda crea e distrugge 

In 22 capitoli vi raccontiamo la storia delle corse Usa, un mondo che ha sempre rappresentato un unicum nel panorama internazionale del Motorsport.

Il nuovo numero di As Gold Collection &egrave; in uscita dal prossimo 29 agosto: Ve la diamo noi l&rsquo;America

Segni particolari, bellissime. Guardi le vetture che hanno fatto la storia dell&rsquo;endurance e non puoi fare a meno di pensare a quelle forme generose, ammiccanti e prosperose che le fanno assomigliare a modelle curvy.  Benvenuti in un mondo meraviglioso. Dove il piacere &egrave; di lunga durata e non c&rsquo;&egrave; data di scadenza perch&eacute; il fascino di certe auto che hanno fattola storia della specialit&agrave; resiste al passare del tempo. L&rsquo;endurance. Quasi un anello di congiunzione tra due mondi da corsa agli antipodi. Quello delle gare in circuito e quello dei rally con la notte, magari, aportare scompiglio.  L&rsquo;endurance. Con le sue gare totem: Le Mans, Daytona, Sebring. Ma ancheTarga Fiorio e Mugello Stradale. E le sue auto da sogno. Ve ne proponiamo una ventina su questo nuovo numero di Autosprint Gold Collection, dedicato alle regine di questo mondo di mezzo dove il realt&agrave; &egrave; custodito il vero Dna delle corse.&nbsp; In venti capitoli che si dipanano lungo 132 pagine, Mario Donnini offre un meraviglioso affresco di vetture e personaggi che hanno fatto la storia della specialit&agrave;. Vera poesia da corsa tutta da rileggere e gustare.   Un viaggio dalle origini fino ai giorni nostri dentro a una categoria che ha subito diverse metamorfosi senza perdere il suo fascino. Un lungo racconto che sfreccia a tutta velocit&agrave; neanche fosse sul rettilineo dell&rsquo;Hunaudi&egrave;res a Le Mans.  Parlo di Ferrari ma non di Binotto 

Le venti vetture che hanno fatto la storia delle gare di durata raccontatecome se fossero grandi regine di una sconfinata dinastia delle corse

In edicola un nuovo numero di As Gold Collection: Endurance Top Model

Vite spericolate. Ma vissute fino in fondo. Storie parallele. Alimentate con la benzina della passione, inquadrate da prospettive che solo a una prima, sommaria, rilettura possano apparire fuori campo. Vite spericolate.  Con le corse a fare da unico comune denominatore. Storie sconosciute, o solo sussurrate, dentro al mondo delle competizioni con un potentissimo innesco narrativo. Straordinari dietro le quinte di un&rsquo;aneddotica rombante che ha preso forma e consistenza in pieno lockdown quando tutto si &egrave; fermato ma la passione non ha mai smesso di bruciare forte ed &egrave; andata a frugare, ancor di pi&ugrave;, tra i ricordi.  &Egrave; per questo che numero 4 di Autosprint Gold Collection edizione 2020 esce completamente dai canoni e racconta solo vicende particolari. Quello che state iniziando a sfogliare &egrave; un contenitore composto da diciassette capitoli.  Diciassette storie di vita attorcigliate attorno alle corse. Storie che in alcuni casi sono sfociate anche in film, narrazioni a volte crudeli, crude, alcune pure criminali. Racconti della passione, il filo conduttore che lega e cicatrizza certe esistenze. Tutto &egrave; maledettamente vero dentro a questo romanzo dove non c&rsquo;&egrave; alcuna finzione narrativa. 

Per una volta nelle corse brilla e desta sensazione l&rsquo;eccezionalit&agrave; delle sfide e delle storie narrate

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