Alex Palou ha conquistato la pole position per la 500 Miglia di Indianapolis 2023 al termine di una qualifica tra le pi&ugrave; competitive di sempre e battendo il record di Scott Dixon dello scorso anno per la pole pi&ugrave; veloce di tutti i tempi. Lo spagnolo del team Ganassi ha &egrave; riuscito a prevalere di quattro millesimi su Rinus VeeKay. Un&#39;inezia, considerando che i quattro giri lanciati in totale arrivano oltre i due minuti e 30 secondi. Palou, che durante tutto l&#39;evento, tra prove libere e ufficiali, si era sempre messo in luce tra i favoriti, ora lo &egrave; d&#39;obbligo anche pensando all&#39;edizione passata in cui solo una caution lo priv&ograve; di una chance di successo.  La cronaca della qualifica  Nello schieramento pi&ugrave; veloce della storia di Indy, tanti elementi sono stati importanti. La guida, ovviamente, ma anche il meteo e i piccoli aggiustamenti fatti dai team tra un tentativo e l&#39;altro o dai piloti con le barre nell&#39;abitacolo. E Palou ha interpretato tutto bene. VeeKay, secondo, ha riportato al top il team di Ed Carpenter con una prova che ha sorpreso molti, mettendosi alle spalle anche Felix Rosenqvist, primatista sia della prima qualifica adel sabato, sia di quella che, domenica mattina, ha coinvolto i top-12 riducendone il numero ai sei che si sono contesi la partenza al palo.  Ha rischiato il colpaccio Santino Ferrucci, quarto con un team Foyt che ha azzeccato tutto e si &egrave; riportato nelle zone nobili della classifica dopo anni non semplici. L&#39;americano ha anche provato a rischiare qualcosa di pi&ugrave;, ma alla fine ha pensato a portare la macchina intera alla gara. A seguire, un&#39;alternanza McLaren-Ganassi e Chevy-Honda, che ha evidenziato ulteriormente l&#39;eccellente forma di entrambe le squadre, vero riferimento per tutti con quattro piloti a testa entrati nella top-12. Pato O&#39;Ward ha preceduto Scott Dixon, Alexander Rossi (primo tra gli esclusi dal mini-turno finale), Takuma Sato, Tony Kanaan (all&#39;ultima Indy 500 prima del ritiro) e Marcus Ericsson.&nbsp;  Gli altri protagonisti  Ultimi due protagonisti approdati al &quot;Fast 12&quot;, Benjamin Pedersen, rookie di Foyt che ha confermato la squadra diretta tecnicamente da Michael Cannon e Will Power. L&#39;australiano non &egrave; riuscito a schiodarsi dal fondo della classifica di domenica, dopo essere riuscito a passare il turno in extremis. Identifica al meglio le difficolt&agrave; del team Penske nel mettere in pista delle auto veloci, stabili e scorrevoli. Anche in Andretti non &egrave; che sia andata meglio. Kyle Kirkwood &egrave; stato il migliore della scuderia, quindicesimo, in una prestazione di gruppo definita come imbarazzante dallo stesso patron.&nbsp;  L&#39;altra sessione della domenica &egrave; stata quella dell&#39;&quot;ultima chance&quot; con quattro vetture in pista per tre posti nell&#39;ultima fila. E che si &egrave; risolta tra Jack Harvey e Graham Rahal in un triste confronto interno al team Rahal Letterman Lanigan. Dei quattro piloti che si contendevano un posto, Christian Lundgaard e Sting Ray Robb si sono presto issati in posizione di sicurezza, seguiti da Rahal. Quando Harvey sembrava per&ograve; destinato al fallimento, un ultimo, miracoloso tentativo ha messo sotto di cinque millesimi il figlio del grande Bobby.  Salvi il primo giorno Callum Ilott, che ha cambiato telaio dopo aver faticato con una vettura inguidabile in tutte le prime giornate di attivit&agrave;, e RC Enerson, con la scuderia debuttante Abel Motorsports e un programma messo in piedi all&#39;ultimo. Bene (relativamente) anche Katherine Legge, trentesima e migliore del quartetto Rahal-Letterman-Lanigan pur se in una partecipazione one-off.  Lo schieramento di partenza della 107a edizione della 500 Miglia di Indianapolis:  Qualificati nel &quot;Fast Six&quot;  1 - Alex Palou (Dallara-Honda) - Ganassi - 376.935 kmh 2 - Rinus VeeKay (Dallara-Chevy) - ECR - 376.925 3 - Felix Rosenqvist (Dallara-Chevy) - McLaren - 376.769 4 - Santino Ferrucci (Dallara-Chevy) - Foyt - 376.040 5 - Pato O&#39;Ward (Dallara-Chevy) - McLaren - 375.230 6 - Scott Dixon (Dallara-Honda) - Ganassi - 375.219  Qualificati nel &quot;Fast 12&quot;  7 - Alexander Rossi (Dallara-Chevy) - McLaren - 375.153 8 - Takuma Sato (Dallara-Honda) - Ganassi - 375.134 9 - Tony Kanaan (Dallara-Chevy) - McLaren - 375.099 10 - Marcus Ericsson (Dallara-Honda) - Ganassi - 374.798 11 - Benjamin Pedersen (Dallara-Chevy) - Foyt - 374.447 12 - Will Power (Dallara-Chevy) - Penske - 374.389  Qualificati il primo giorno  13 - Ed Carpenter (Dallara-Chevy) - ECR - 374.476 14 - Scott McLaughlin (Dallara-Chevy) - Penske - 374.456 15 - Kyle Kirkwood (Dallara-Honda) - Andretti - 374.432 16 - Conor Daly (Dallara-Chevy) - ECR - 374.064 17 - Josef Newgarden (Dallara-Chevy) - Penske - 374.014 18 - Ryan Hunter-Reay (Dallara-Chevy) - DRR - 373.581 19 - Romain Grosjean (Dallara-Honda) - Andretti - 373.362 20 - Helio Castroneves (Dallara-Honda) - Meyer Shank - 373.293 21 - Colton Herta (Dallara-Honda) - Andretti - 373.288 22 - Simon Pagenaud (Dallara-Honda) - Meyer Shank - 373.171 23 - David Malukas (Dallara-Honda) - Coyne - 372.995 24 - Marco Andretti (Dallara-Honda) - Andretti - 372.855 25 - Stefan Wilson (Dallara-Chevy) - DRR - 372.800 26 - Devlin DeFrancesco (Dallara-Honda) - Andretti - 372.326 27 - Agustin Canapino (Dallara-Chevy) - Juncos Hollinger - 372.273 28 - Callum Ilott (Dallara-Chevy) - Juncos Hollinger - 372.050 29 - RC Enerson (Dallara-Chevy) - Abel - 371.965 30 - Katherine Legge (Dallara-Honda) - RLL - 371.870 31 - Christian Lundgaard (Dallara-Honda) - RLL - 369.584 32 - Sting Ray Robb (Dallara-Honda) - Coyne - 369.423 33 - Jack Harvey (Dallara-Honda) - RLL - 368.807  Non qualificato  Graham Rahal &nbsp;(Dallara-Honda) - RLL - 368.796   

Lo spagnolo del team Ganassi ha battuto di un soffio&nbsp;Rinus VeeKay. Leggi qui cronaca e risultati

Indy 500: Palou, pole da cardiopalma. Rahal escluso dalla gara

Spettacolare vittoria di Marcus Ericsson alla 500 Miglia di Indianapolis 2022. Il trentunenne svedese, ex Sauber e Alfa Romeo in Formula 1, ha messo a segno un finale di gara inarrestabile contando su una vettura del team Ganassi estremamente competitiva. Dopo aver visto uscire dai giochi per la vittoria i compagni Alex Palou e Scott Dixon, Ericsson &egrave; diventato la &quot;punta&quot; principale della scuderia e ha vinto la battaglia contro gli alfieri McLaren Pato O&#39;Ward e Felix Rosenqvist. Sempre restato nelle posizioni di vertice pur senza dare nell&#39;occhio, quando ha avuto la certezza di poter spingere sino alla fine, ha sopravanzato entrambi i rivali andando ad allungare. Anche quando un incidente del compagno Jimmie Johnson ha portato alla bandiera rossa (la direzione gara non voleva far finire la corsa in safety-car) Ericsson ha annichilito il messicano, che ha solo abbozzato un attacco e si &egrave; dovuto accontentare del secondo posto. Comunque, in una giornata che ha visto la caduta di strutture come Penske e Andretti, la prova di O&#39;Ward e Rosenqvist (quarto dietro a Tony Kanaan) &egrave; stata eccellente.  Cosa &egrave; successo a Palou e Dixon  Per quanto riguarda Palou e Dixon, in entrambi i casi i problemi sono arrivati in zona box. Con Palou si &egrave; rischiato di strategia nelle prime fasi spingendo al massimo la pit-window. Per&ograve;, quando Callum Ilott &egrave; finito a muro, lo spagnolo si &egrave; trovato di colpo con la pit-lane chiusa, dovendo attraversarla senza fermarsi. Non solo, era anche senza carburante, e ha dovuto effettuare una sosta d&rsquo;emergenza un passaggio prima che la corsia riaprisse. Dixon ha fatto tutto da solo nel finale, perdendo il posteriore in ingresso pit-lane e commettendo un eccesso di velocit&agrave; in corsia box. Palou ha poi recuperato fino al nono posto terminando alle spalle dei rimontanti Helio Castroneves e Simon Pagenaud, mentre Dixon ha chiuso ventunesimo.&nbsp;  Gli altri piazzati  In casa Andretti, il miglior risultato &egrave; stato un quinto posto di Alexander Rossi, bravo ad interpretare l&#39;aumento delle temperature dell&#39;asfalto che ha mandato altri in crisi. KO Colton Herta, che dopo aver cambiato vettura in seguito a un botto nel warm-up non ha pi&ugrave; trovato la giusta chimica, e Romain Grosjean. Anche il francosvizzero ha perso il posteriore della sua vettura senza riuscire a controllarlo, centrando forte le barriere. Incidenti simili anche per Scott McLaughlin, Rinus VeeKay, veloce nelle fasi iniziali, e Callum Ilott, uscito dal centro medico col polso steccato.&nbsp;  Per quanto riguarda il team del Capitano Roger Penske il miglior risultato alla fine &egrave; stato il tredicesimo posto di Josef Newgarden. Il miglior rookie alla fine &egrave; invece stato David Malukas per il team Coyne, sedicesimo. Sempre da Dale Coyne, Takuma Sato si &egrave; piazzato venticinquesimo dopo aver tentato una rischiosa strategia che l&#39;ha obbligato ad una sosta extra nel finale.  Oltre a portare a casa la vittoria con tanto di anello per il vincitore e ritratto sul Borg-Warner Trophy, Ericsson ha anche preso la vetta del campionato grazie al doppio punteggio a disposizione.&nbsp;  L&rsquo;ordine d&rsquo;arrivo della Indy 500 2022 (top-10)  1 - Marcus Ericsson (Dallara-Honda) - Ganassi - 200 giri 2 - Pato O&rsquo;Ward (Dallara-Chevy) - McLaren - 1&quot;7929 3 - Tony Kanaan (Dallara-Honda) - Ganassi - 3&quot;5173 4 - Felix Rosenqvist (Dallara-Chevy) - McLaren - 4&quot;1267 5 - Alexander Rossi (Dallara-Honda) - Andretti - 4&quot;9804 6 - Conor Daly (Dallara-Chevy) - ECR - 5&quot;0799 7 - Helio Castroneves (Dallara-Honda) - Shank - 6&quot;5614 8 - Simon Pagenaud (Dallara-Honda) - Shank - 7&quot;0937 9 - Alex Palou (Dallara-Honda) - Ganassi - 8&quot;2446 10 - Santino Ferrucci (Dallara-Chevy) - DRR - 9&rdquo;8329   Il campionato  1. Ericsson 226; 2. O&rsquo;Ward 213; 3. Palou 212; 4. Power 202; 5. Newgarden 174  

Grazie al trionfo del pilota svedese, il team Ganassi rompe il digiuno che durava da dieci anni

Ericsson sbanca la 500 Miglia di Indianapolis

Spa-Monza-Mugello: questo dice il men&ugrave; dei prossimi tre weekend del Mondiale di F.1 dove si attende almeno un po&rsquo; di nuova musica nella cucina Ferrari. Dalla fine di agosto a met&agrave; settembre la Scuderia &egrave; chiamata a dare una sterzata all&rsquo;interno di una stagione stramba che ha mostrato subito un volto cattivo al Cavallino. Guai a fare voli pindarici con la fantasia ma basterebbe qualche lampo dentro al buio del tunnel. Non serve aggiungere altro all&rsquo;interno della solita stagione Mercedes-centrica, anestetizzata da un dominio contro il quale, almeno per ora, non sembra esserci via d&rsquo;uscita.  Con la Formula Uno a movimentare l&rsquo;inizio della scorsa settimana passata con la firma del Patto della Concordia e il rinvio a dopo il Gp del Belgio dello stop del quali mode a prendersi tutta la scena nel weekend &egrave; stata la 500 Miglia di Indianapolis. Una corsa che vale una stagione, capace ogni volta di regalare emozioni e belle storie. Come quella che ha scritto il giapponese Takuma Sato, al secondo centro nella gara-icona del panorama a stelle e a strisce. Un successo inseguito con tenacia e difeso nel finale con i denti dagli attacchi di Scott Dixon, il mattatore delle prime sfide stagionali dell&rsquo;Indycar a caccia del sesto titolo in carriera. Ma il neozelandese nulla ha potuto al cospetto del giapponese che nel catino dell&rsquo;Indiana aveva gi&agrave; fatto saltare il banco nel 2017.  Sterzi a Parte: Sato &amp; Alonso, ovvero Honda crea e distrugge  Sorrideva timido Sato alla fine di una corsa che continua a essere un tab&ugrave; per Fernando Alonso intrappolato nei bassifondi della classifica con una monoposto che non &egrave; sembrata al top. L&rsquo;obiettivo tripla corona per lo spagnolo che nella prossima stagione torner&agrave; in Formula Uno con la Renault si allontana, mentre crescono le sue amarezze per quello che poteva essere e non &egrave; stato.  Nel frattempo proprio in tema di America non perdere &egrave; il numero di Autosprint Gold Collection che esce in questi giorni in edicola. Si tratta di un viaggio nel cuore delle corse Usa, un mondo a s&egrave; stante ma capace di regalare racconti straordinari. A iniziare dalle meravigliose pagine scritte da Alessandro Zanardi nel continente americano. Ora che le condizioni di Alex migliorano e la speranza si riaccende, non c&rsquo;era modo migliore per andare a rileggere certe imprese da lui firmate e che nelle 132 pagine e i 22 capitoli sulle quali si articola il racconto prendono la parte principale. A iniziare dalla copertina. 

In questo weekend di pausa dalla Formula 1, prima della tripletta Spa-Monza-Mugello, la protagonista &egrave; stata l&#39;Indy500 che come sempre regala emozioni e storie bellissime. E la seconda vittoria del giapponese Sato &egrave; proprio una di queste

L&#39;editoriale del Direttore: Indianapolis una bella storia

La corsa verso la Triple Crown sar&agrave; tutta in salita per Fernando Alonso. Lo spagnolo, al suo terzo tentativo di vincere la 500 Miglia di Indianapolis, si &egrave; qualificato solo al 26esimo posto.  La sua Arrow McLaren SP &egrave; finita in nona fila, in crisi di potenza come quasi tutti i team motorizzati Chevrolet che non sono stati in grado di contrastare la velocit&agrave; delle squadre spinte dai propulsori Honda.  Nelle retrovie, infatti, sono finiti big del calibro di Josef Newgarden, Will Power, Simon Pagenaud e Helio Castroneves, ma Alonso non si &egrave; lasciato abbattere dalle scarse prestazioni della qualifica. La monoposto, a suo modo di vedere, ha il ritmo giusto per la gara.  &quot;Mi sento bene - Ha dichiarato - Ovviamente non siamo stati abbastanza veloci per finire tra i primi nove, quindi abbiamo puntato a qualificare la macchina senza correre troppi rischi. Non siamo stati veloci come volevamo, ma lavoreremo sulla macchina. Siamo dietro, quindi abbiamo bisogno che la vettura si comporti bene nel traffico. Penso che, per quanto riguarda il passo, siamo messi bene per la gara perch&eacute; il ritmo che abbiamo non &egrave; male. Abbiamo acquisito un po&rsquo; pi&ugrave; di fiducia. &Egrave; chiaro che &egrave; preferibile partire davanti, ma ora non ci resta che aspettare la gara e vedere come andranno le cose&rdquo;. 

Lo spagnolo partir&agrave; dalle retrovie, ma visto il passo della sua monoposto &egrave; convito di avere il ritmo giusto in vista della gara

Indy500, Alonso: &quot;Messi bene per la gara&quot;

Marco Andretti ha centrato la sua prima pole position per la 500 Miglia di Indianapolis. Il nipote del grande Mario Andretti, che aveva rischiato di vincere la gara al debutto prima di entrare in una spirale discendente culminata con un 2019 da dimenticare, ha messo a segno una prestazione di qualit&agrave;, inanellando quattro giri alla media di&nbsp;371.867 kmh.&nbsp;  Le condizioni meteo, che sono state la variabile principale sin da inizio settimana, non hanno aiutato i piloti, dato che al caldo si &egrave; aggiunto un vento fastidioso, ma Andretti &egrave; riuscito a prevalere di guida, mostrando un controllo e una chimica superiore con la sua Dallara, condotta in modo istintivo e deciso nonostante un carico scelto estremamente ridotto.  Scott Dixon si &egrave; dovuto accontentare del secondo posto, non essendo riuscito come Andretti ad estremizzare il set-up senza rischiare. Al terzo posto il giapponese Takuma Sato, che con aggiustamenti azzeccati di set-up tra una giornata di qualifica e l&#39;altra, ha completato la prima fila mostrando ancora un bel feeling con Indy.  Sorpresa anche per il quarto posto del debuttante Rinus VeeKay. L&#39;olandese &egrave; stato il miglior piazzato tra i portabandiera Chevrolet in un nugolo di Honda, e forse con l&#39;incoscienza della prima volta ha anche battuto nomi come Ryan Hunter-Reay e James Hinchcliffe. Veloce anche l&#39;altro rookie dello schieramento, Alex Palou. Lo spagnolo del team Coyne sar&agrave; all&#39;interno della terza fila, seguito da Graham Rahal e Alexander Rossi.  Fuori dalla contesa per la pole gi&agrave; al sabato molti dei protagonisti. Nelle prime ore della giornata, l&#39;aumento delle temperature ha dato a tutti solo una chance vera di conquistare l&#39;ingresso nella &quot;Fast Nine&quot; della domenica, con gli altri tentativi che si sono rivelati pi&ugrave; che altro test per risolvere problemi in corso.  Fa specie che nessun pilota del team Penske sia entrato in top-10, e che il solo Josef Newgarden sia riuscito ad agguantare il tredicesimo posto, con gli altri abbondantemente oltre la top-20. Will Power &egrave; stato tra quelli che hanno effettuato pi&ugrave; tentativi, ma ha chiuso 22&deg;, tre posizioni davanti a Simon Pagenaud e ben sei davanti al rientrante Helio Castroneves.  Lontani anche gli uomini di casa McLaren con Pato O&rsquo;Ward miglior rappresentante al 15&deg; posto e Fernando Alonso 26&deg;. In gara le cose saranno diverse, ma le temperature continueranno a giocare un ruolo importante, rendendo pi&ugrave; critico il controllo e pi&ugrave; difficili i sorpassi, e i cavalli in pi&ugrave; dei motori Honda male... non faranno.  La classifica  1 - Marco Andretti (Dallara-Honda) - Andretti - 371.867 kmh 2 - Scott Dixon (Dallara-Honda) - Ganassi - 371.840 3 - Takuma Sato (Dallara-Honda) - RLL - 371.315 4 - Rinus VeeKay (Dallara-Chevy) - ECR - 371.281 5 - Ryan Hunter-Reay (Dallara-Honda) - Andretti - 371.191 6 - James Hinchcliffe (Dallara-Honda) - Andretti - 369.939 7 - Alex Palou (Dallara-Honda) - Coyne - 369.627 8 - Graham Rahal (Dallara-Honda) - RLL - 369.150 9 - Alexander Rossi (Dallara-Honda) - Andretti - 368.915 10 - Colton Herta (Dallara-Honda) - Andretti - 371.395 11 - Marcus Ericsson (Dallara-Honda) - Ganassi - 371.059 12 - Spencer Pigot (Dallara-Honda) - RLL - 371.016 13 - Josef Newgarden (Dallara-Chevy) - Penske - 370.625 14 - Felix Rosenqvist (Dallara-Honda) - Ganassi - 370.557 15 - Pato O&#39;Ward (Dallara-Chevy) - McLaren SP - 370.491 16 - Ed Carpenter (Dallara-Chevy) - ECR - 370.488 17 - Zach Veach (Dallara-Honda) - Andretti - 370.085 18 - Conor Daly (Dallara-Chevy) - ECR - 370.076 19 - Santino Ferrucci (Dallara-Honda) - Coyne - 370.026 20 - Jack Harvey (Dallara-Honda) - Shank - 369.925 21 - Oliver Askew (Dallara-Chevy) - McLaren SP - 369.762 22 - Will Power (Dallara-Chevy) - Penske - 369.667 23 - Tony Kanaan (Dallara-Chevy) - Foyt - 368.787 24 - Dalton Kellett (Dallara-Chevy) - Foyt - 368.346 25 - Simon Pagenaud (Dallara-Chevy) - Penske - 368.275 26 - Fernando Alonso (Dallara-Chevy) - McLaren SP - 368.165 27 - James Davison (Dallara-Honda) - Coyne - 368.132 28 - Helio Castroneves (Dallara-Chevy) - Penske - 367.530 29 - Charlie Kimball (Dallara-Chevy) - Foyt - 366.540 30 - Max Chilton (Dallara-Chevy) - Carlin - 365.808 31 - Sage Karam (Dallara-Chevy) - DRR - 365.480 32 - JR Hildebrand (Dallara-Chevy) - DRR - 364.260 33 - Ben Hanley (Dallara-Chevy) - DragonSpeed - 358.749 

Il nipote del grande &quot;Piedone&quot; si guadagna la prima pole in carriera alla Indy500, Il meteo manda in crisi i big, lontani dalla top 10, con l&#39;attesissimo Alonso qualificatosi 26&deg;

IndyCar: Marco Andretti in pole a Indy, Alonso 26&deg;

23 Agosto 2020, ultimo giro per la&nbsp;Brickyard pi&ugrave; famosa del Mondo per Fernando Alonso. Lo spagnolo ci riprova, per la terza volta negli ultimi quattro anni, con la 500 Miglia di Indianapolis per realizzare l&rsquo;obiettivo della Triple Crown, il riconoscimento statistico, ma prestigioso, riconosciuto al pilota che vince il GP di Monaco (o il Campionato del Mondo di F1), la 24 Ore di Le Mans e, appunto, la classica tra le corse USA.  The last dance?  Sar&agrave; un tentativo molto diverso rispetto ai due precedenti per diversi motivi. Il primo aspetto &egrave; che, con tutta probabilit&agrave;, sar&agrave; l&rsquo;ultimo&nbsp;per eguagliare l&rsquo;impresa riuscita solo, fino ad ora, a Graham Hill. Infatti, con il ritorno a tempo pieno in F1 nel 2021 con Renault e la totale estinzione dei rapporti con McLaren, ipotizzare una sua iscrizione alla 500 Miglia di Indyanapolis del 2021 &egrave; irreale, anche se Fernando un piccolissimo spiraglio per il futuro lo lascia aperto: se mai l&rsquo;occasione ricapiter&agrave;, se ne riparler&agrave; a esperienza in Renault finita, come da contratto, dopo il 2022: &ldquo;Mi sono preparato sapendo che per i prossimi 2 anni sar&agrave; impossibile per me correrci. Perch&eacute; dovrei saltare il weekend di qualifica se volessi farlo e non essendo pi&ugrave; pilota McLaren dal prossimo la cosa non pu&ugrave; funzionare. Almeno per i prossimi due anni, non sar&ograve; qui. Le cose stanno cos&igrave; al momento. Sono qui pronto per godermi la gara, pronto a dare il massimo e ad aiutare la squadra il pi&ugrave; possibile. Vediamo in futuro quali sono le possibilit&agrave;&rdquo; ha detto Alonso alla NBC.  Monoposto competitiva  Un&rsquo;altra nuova variabile riguarda strettamente la pista. Se l&rsquo;Indy 500 del 2019 &egrave; stata un disastro totale, il 23 agosto le cose potrebbero andare molto diversamente. Una seria possibilit&agrave; di vincere c&rsquo;&egrave;, perch&eacute; l&rsquo;Arrow McLaren SP, nelle mani di O&rsquo;Ward e Askew si &egrave; dimostrata monoposto molto competitiva durante la stagione.   Last commitments of the day, and we are ready to start the practice tomorrow. #indy500 #66 Thanks @ArrowMcLarenSP @RuoffMortgage #progressive @Kimoa @MissionFoodsUS @BangOlufsen @DUELIT_official @Richard_Mille ! ?? pic.twitter.com/JJUKhrif26 &mdash; Fernando Alonso (@alo_oficial) August 11, 2020   &ldquo;Sono molto colpito dalla squarda&rdquo; ha detto Fernando. &ldquo;Penso di aver guardato tutte le gare dalla TV con attenzione perch&eacute; dopo l&rsquo;annullamento dei test ad aprile e la cancellazione delle sessioni al simulatore, gi&agrave; programmate, sapevo che avrei avuto poco tempo a disposizione per imparare la vettura. Avevo bisogno di capire come si comportava la squadra ogni fine settimana. Quello che hanno fatto O&rsquo;Ward e Askew &egrave; stato davvero impressionante, sono due ragazzi forti e coraggiosi. Sono due giovani che garantiscono una grossa spinta al team e portano idee nuove, fresche in termini di prestazioni della macchina e non vedo l&#39;ora di lavorare con tutti&quot;.  Indy500 a porte chiuse  In ultimo e di diverso rispetto all&rsquo;anno scorso, sar&agrave; l&rsquo;assordante assenza del pubblico sugli spalti. Infatti, per le disposizioni anti-covid, l&rsquo;evento si terr&agrave; a porte chiuse.  &ldquo;Le corse qui sono molto speciali, perch&eacute; c&rsquo;&egrave; sempre uno stretto contatto con i tifosi e non vederli girare per i box e interagire con loro mi mancher&agrave;&rdquo; ha detto Alonso. &quot;Probabilmente la mia vita fuori dall&#39;auto sar&agrave; un po &#39;pi&ugrave; facile, magari potr&ograve; andare in bagno senza che le sera avere un cellulare puntato addosso, ma a parte questo, penso che una volta abbassata la visiera e ti prepari a correre, la pressione che senti &egrave; sempre la stessa. Sar&agrave; un po&rsquo; difficile, domenica prossima, trovarsi in questo posto enorme e con queste tribune gigantesche vuote ma garantiremo un bello spettacolo per i tifosi in che ci guarderanno in TV. Li ringrazieremo e festeggeremo con loro a distanza&rdquo; ha concluso lo spagnolo. 

Sull&#39;ovale della celebre corsa USA, Alonso prover&agrave;, ancora, l&#39;assalto alla Triple Crown. Forse per l&#39;ultima volta, visto il suo impegno biennale in F1 con&nbsp;Renault, ma dopo il 2022&nbsp;&nbsp;chiss&agrave;...

Indy500, l&#39;ultima chiamata per Alonso. O forse no

La 500 Miglia di Indianapolis cambia data. Gli effetti del dilagare dei contagi da COVID-19 in tutto il mondo, hanno portato gli organizzatori a trovare un altro posto nel calendario alla celebre corsa dell&rsquo;Ovale dell&rsquo;Indiana e spostare l&rsquo;edizione 104 dell&rsquo;evento dal 24 maggio al 23 agosto.   Stessa sorte toccata anche al Gran Premio di Indianapolis, previsto il 9 maggio, ma che slitta al 4 luglio, giorno della festa di Indipendenza degli Stati Uniti.  Le dichiarazioni  &quot;Maggio all&#39;Indianapolis Motor Speedway &egrave; il momento dell&rsquo;anno che preferisco e, come i nostri fan, sono deluso dal fatto che abbiamo dovuto riprogrammare la 500 Miglia di Indianapolis&quot;, ha dichiarato Roger Penske. &ldquo;Tuttavia, la sicurezza di partecipanti e spettatori &egrave; la nostra priorit&agrave; e crediamo che rinviare l&#39;evento sia la decisione pi&ugrave; responsabile viste le condizioni che stiamo vivendo. Sono fiducioso che accoglieremo i fan con una struttura trasformata e uno spettacolo di livello mondiale quando si torner&agrave; a correre la gara pi&ugrave; importante di tutte&rdquo;.   &quot;Questo agosto - ha dichiarato Mark Miles, Presidente e CEO di Penske Entertainment Corp - avremo anche l&#39;opportunit&agrave; unica di onorare il contributo e l&#39;eroismo dei medici, delle infermiere, dei primi soccorritori e dei membri della Guardia nazionale in prima fila nella lotta contro COVID-19. Siamo grati per la pazienza dei nostri fan e ringraziamo la NBC per la sua straordinaria collaborazione per assicurare la copertura televisiva adeguata al nuovo programma di gara&rdquo;.   Il nuovo programma  I motori della Indy 500 inizieranno ad accendersi con le prove libere del 12 e 13 Agosto. Venerd&igrave; 14 andr&agrave; in scena il &ldquo;Fast Friday&rdquo; poi le qualifiche il 15 e 16 agosto. Le sessioni di pit-stop di gioved&igrave; 20 agosto apriranno la settimana che porta alla gara, che includer&agrave; anche prove e qualifiche della Indy Lights. Il Crab day di venerd&igrave; 21 agosto sar&agrave; molto intenso con la gara della Indy Lights, la Indy 500 Pit Stop Challenge e l&rsquo;ultimo turno di libere della 500 miglia.&nbsp;Sabato dedicato alle sessioni di autografi dei piloti, poi non si scherza pi&ugrave;: domenica 23 tutti in macchina per dare spettacolo e andare a caccia della vittoria. 

L&#39;Indianapolis Motor Speedway non sar&agrave; teatro a maggio dell&#39;evento pi&ugrave; importate della serie a ruote scoperte americana. Rinvio ad agosto a causa degli effetti del coronavirus

IndyCar, rinviata la 500 Miglia di Indianapolis

Succede al Gp di Monaco e poche ore dopo anche alla 500 Miglia di Indianapolis. Succede che a 7336 km di distanza all&rsquo;interno di due sfide iconiche del motorsport due piloti che vengono dall&rsquo;altra parte del mondo costruiscono le imprese pi&ugrave; belle delle loro carriera.  Due grandissime prime volte, firmate da Daniel Ricciardo e Will Power, due bandiere australiane sul pennone pi&ugrave; alto in Formula Uno e nella Indycar, due bellissime storie da raccontare che si intrecciano in una domenica senza un attimo di respiro. Un segno indelebile di un destino che si &egrave; scritto nell&rsquo;ambito di due gare che pi&ugrave; diverse non si pu&ograve;, ma in un sottile gioco di equilibrio dentro prestazioni da veri mattatori.  Due firme importanti, di quelle che spostano e rimangono nella storia perch&eacute; compiute in due delle corse pi&ugrave; famose del mondo e che mantengono ancora intatto il loro fascino, anche se (capita spesso) fanno pure sbadigliare. Ma non ci sono stati sbadigli nelle sfide degli aussie pi&ugrave; veloci del mondo, capaci di mantenersi al vertice, pronti a reagire anche alle difficolt&agrave;.  L&rsquo;ha fatto alla grande soprattutto Ricciardo quando s&rsquo;&egrave; ritrovato con il 25% della potenza in meno e dietro due tipini poco raccomandabili come Vettel e Hamilton alle calcagna. Ha regalato l&rsquo;ennesimo saggio di un pilotaggio di altissima classe sulle strade di un Principato dove nessuno &egrave; mai stato capace di stargli davanti nell&rsquo;arco di un weekend lungo ma sempre contrassegnato dai suoi tempi irraggiungibili per gli altri.  Con una straordinaria prova di forza Daniel ha artigliato la seconda vittoria stagionale. Due successi come quelli arpionati da Lewis Hamilton e Sebastian Vettel nei primi sei appuntamenti del Mondiale 2018. &Egrave; arrivato il tempo di parlare di un possibile triello nella corsa al titolo iridato? L&rsquo;unica cosa certa adesso &egrave; che non c&rsquo;&egrave; proprio spazio per fare dei pronostici: ogni Gp ha le sue difficolt&agrave; e la sua storia; lo scenario cambia da un weekend all&rsquo;altro.  Nel frattempo, per&ograve;, Hamilton e Mercedes rimangono in vetta al Mondiale. Vettel col secondo posto del Gp di Monaco ha rosicchiato (solo) tre punti a Lewis, felice per aver contenuto i danni in una corsa dove la W09 non &egrave; sembrata neanche lontana parente di quella vista in azione a Barcellona. La variabile Red Bull &egrave; molto pi&ugrave; concreta e pericolosa, adesso, per chi sogna di concludere la stagione da campione del mondo. E Montecarlo e l&igrave; a dimostrarlo. 

Daniel Ricciardo e Will Power issano la bandiera australiana sul pennone pi&ugrave; alto di Monaco e Indianapolis in una domenica storia per il motorsport &quot;aussie&quot;. L&#39;editoriale del nuovo numero di Autosprint, in edicola da marted&igrave; 29 maggio

L&#39;editoriale del Direttore: Australia felix

E cos&igrave; Ed Carpenter su Dallara-Chevy si &egrave; aggiudicato la pole position a Indianapolis, in vista della 500 Miglia di domenica prossima, pi&ugrave; l&rsquo;allegato assegnone da centomila dollari, girando alla rispettabile media di 229.618 miglia orarie (vale a dire 369.533 kmh), nelle quattro tornate su cui si calcola la prestazione per lo schieramento.  Cos&igrave; facendo, Ed non passa per ora alla storia ma alla cronaca certo che s&igrave;, perch&eacute; questa &egrave; la sua terza pole a Indy, essendo partito al palo anche nel 2013 e nel 2014.  L&rsquo;impresa lo colloca infatti al quinto posto nella lista dei poleman di tutti i tempi - a pari merito con Mario Andretti, John Rutherford, Tom Sneva, Arie Lyendyk e Scott Dixon - , sopravanzato con sei partenze al palo nella classicissima del Memorial Day da Rick Mears, seguito da Rex Mays, Aj Foyt e Helio Castroneves con quattro.  Ed Carpenter, 37enne veterano residente a Indianapolis, con 165 presenze di Indycar all&rsquo;attivo e tre vittorie, ormai da cinque stagioni svolge un programma ristretto di gare, concentrando il suo target proprio sulla Indy 500, segnatamente e realisticamente in chiave pole.  Gestisce un suo team, che quest&rsquo;anno schiera anche Spencer Pigott e Danica Patrick, rispettivamente sesto e settima in griglia, a testimonianza di ottimi assetti realizzati per la Fast Nine, la pi&ugrave; estrema delle sessioni diretta proprio a configurare le prime tre file dello schieramento.  Ed Carpenter &egrave; figliastro di Tony George gi&agrave; boss di Indy e fondatore della Indy Racing League, pertanto &egrave; direttamente imparentato con la famiglia Hulman/George che dal primo dopoguerra gestisce il magico superspeedway dell&rsquo;Indiana. &Egrave; uno di casa, insomma.  In quattordici presenze sul catino &egrave; entrato in top ten solo tre volte, 5&deg; nel 2008, 8&deg; nel 2009 e 10&deg; nel 2013 e non sembra quanto a passo gara tra i pi&ugrave; bollenti candidati per la vittoria finale. Per la quale spiccano ben sei precedenti vincitori iscritti, ovvero il tri-coronato Castroneves, Rossi, Sato, Dixon, Kanaan, Hunter-Reay o, pi&ugrave; in generale, uno dei 14 piloti Usa o dei 21 rest of the world driver, poco importa.  E sono tante le storie che potrebbero emozionare, domenica prossima. L&rsquo;ultimo hurr&agrave; di Danica, l&rsquo;ennesimo tentativo di Will Power che a quasi 40 anni vuole uno shot vincente dopo che si dette alla IndyCar appena provata una Minardi, il primo assaggio dello stupefacente rookie Wickens o il tuffo dell&rsquo;altro canadese Hinchcliffe - se il compagno di team Howard gli ceder&agrave; la macchina, di fatto ripescandolo dopo la mancata qualifica -, la ricerca del premio alla carriera del commovente Bourdais, Marco Andretti che cerca di rinascere, Ed Carpenter che ormai ha solo Indy nel mirino per sbalordire i parenti della famiglia Hulman-George padrona di casa, il colombiano Munoz ignorantissimo sui superovali, Pagenaud che vuole rilanciarsi - in fondo l&rsquo;ultimo francese a far festa fu Ren&eacute; Thomas nel 1914 -, Newgarden che non pu&ograve; non cercare gloria per confermarsi leader della nuova scuola Usa, e Jr Hildebrand che passer&agrave; la vita a lavare l&rsquo;onta del 2011, quando si ritir&ograve; a pochi centimetri dalla vittoria, Oriol Servia che ormai ha quarantatr&eacute; anni e non pensa ad altro o il british Ed Jones che se per assurdo trionfasse lascerebbe l&rsquo;America a bocca aperta, perch&eacute; originario di Dubai, tanto da divenire il primo nato negli Emirati Arabi a vincere una classicissima Stars and Stripes.  Benvenuti a Indy, quindi. Classica grandiosa, gara che cambia la vita a chi la vince e capsula di conservazione del Rischio consapevole. Ci&ograve; detto, Ladies and gentlemen, domenica prossima belli pronti alla laica liturgia di Indy: start your Tv &amp; pop corn.  &nbsp; 

Il 37enne veterano partir&agrave; al palo nella classica 500 Miglia di domenica prossima, anche se i candidati al trionfo finale sono altri. Scopriamoli...

Indy500, Carpenter prima emozione di una gara che cambia la vita

&laquo;Andretti Autosport &egrave; quanto di meglio poteva capitare ad Alonso per tentare quest&#39;impresa e viceversa. Fernando &egrave; uno che ha immensa classe, &egrave; leale e trover&agrave; ad aiutarlo gente del suo livello. Nessuno sullo speedway ha la preparazione tecnica, le schede, gli assetti e le conoscenze del team di Michael&raquo;. Cos&igrave;, Mario Andretti, nell&#39;intervista su Autosprint in edicola, presenta la sfida. La rincorsa di Fernando Alonso al risultato prestigioso a Indianapolis, l&#39;inseguimento di una vittoria che parte da garanzie tecniche precise ma dovr&agrave; completarsi con l&#39;adattamento dello stile di guida.  Subito dopo l&#39;ennesima delusione in Bahrain Fernando &egrave; volato negli States, direzione Alabama, dove nel week end seguir&agrave; la gara della Indy e, successivamente, dovrebbe realizzare il sedile in fabbrica. Si caler&agrave; nell&#39;abitacolo di una Dallara-Honda per alcuni versi vicina alla Formula 1, per tanti altri un mondo completamente a s&eacute;. Il confronto tecnico parte dal motore. Honda e Chevrolet forniscono unit&agrave; V6 alla serie Indy, twin-turbo e cilindrata di 2.2 litri. Prima differenza rispetto alla Formula 1, il duplice turbocompressore. Poi, la cubatura superiore (1.6 litri la F1) e la possibilit&agrave; di utilizzare fino a 2 iniettori, dove il regolamento tecnico della F1 vincola all&#39;utilizzo dell&#39;iniezione diretta.&nbsp;  Il regime di rotazione massimo regolamentare dei motori Indy &egrave; di 12 mila giri/min, contro i 15.000 delle power unit ibride. La complessit&agrave; del sistema di recupero d&#39;energia, non solo il kers ma anche (e soprattutto) la MGU-H attivata dai gas di scarico, segna la totale separazione tecnologica tra Indy e Formula 1. La potenza in configurazione superpeedway arriva a 700 cavalli, diversamente da una monoposto da gran premio che va oltre quota 900 cavalli, prestazioni frenate dal flussometro di 100 kg/h, assente nella Indy, che offre, invece, un push-to-pass corrispondente a 60 cavalli di boost utilizzabili per un limitato periodo di tempo nell&#39;arco di tutta la gara.  La monoposto Dallara-Honda di Andretti Autosport pesa 716 kg senza pilota n&eacute; carburante a bordo, 6 kg meno del limite imposto dal regolamento tecnico 2017 in Formula 1. Molto pi&ugrave; piccolo &egrave; il serbatoio, in virt&ugrave; dei rifornimenti ammessi nella serie americana: 70 litri contro i 105 kg (circa 135 litri). Ovviamente, la Indycar adotta una miscela di etanolo (85%) e benzina (15%) per alimentare i V6. &nbsp;  Diverso approccio delle due categorie sull&#39;alesaggio: la Indy si limita a indicare un valore massimo di 95 millimetri, la Formula 1 impone un valore di 80 millimetri. Diverso anche il peso minimo dei propulsori: almeno 145 le power unit (non solo il motore termico, quindi) contro i 112,5 kg dei V6 twin turbo Indy.&nbsp;  Alonso trover&agrave; un po&#39; di McLaren anche sulla Dallara, la centralina fornita da McLaren Applied Technology. Le differenze &quot;dimensionali&quot; delle monoposto segnalano, invece, soprattutto il limite imposto al passo, tra i 2 metri e 98 centimetri e i 3 metri e 08 in Indycar, vincolo assente in Formula 1.&nbsp;  Tra &quot;estetica&quot; e funzione, infine, il differente diametro delle ruote. Le monoposto da gran premio, pur con le gomme larghe introdotte quest&#39;anno, confermano un cerchio da 13 pollici, la Indycar, invece, utilizza cerchi da 15 pollici.&nbsp;  Del tutto diverso &egrave; il concetto aerodinamico alla base delle due categorie. Va riconosciuto alla serie americana l&#39;intervento per impedire il decollo delle monoposto dal contatto tra ruote anteriori e ruote posteriori, grazie alle strutture progettate da Dallara e inserite dietro le ruote posteriori.  Nel mirino:&nbsp;Onore ad Alonso, ultimo samurai del motorsport 

Due mondi che non potrebbero essere pi&ugrave; lontani nell&#39;interpretazione dei temi tecnici, dalle caratteristiche dei motori alle configurazioni aerodinamiche, fino al carburante

Indy 500 e Formula 1, la sfida tecnica che trover&agrave; Alonso

Jim Clark fu il primo pilota a centrare l'abbinata tra titolo iridato di Formula 1 e vittoria nella 500 Miglia di Indianapolis. Nel 1965, impresa che lo rende anche l'unico ad aver ottenuto i due successi nello stesso anno.

La Tripla Corona in mente, per eguagliare Graham Hill, l&#39;unico pilota ad aver vinto almeno un Gran Premio di Monaco, una 24 Ore di Le Mans e una 500 Miglia di Indianapolis. Fernando Alonso ci prover&agrave; il prossimo 28 maggio. Illustri predecessori sono riusciti nell&#39;impresa di vincere sia un titolo mondiale di Formula 1 che una Indy 500. Il primo fu Jim Clark, poi venne Graham Hill, proseguendo con Mario Andretti, Emerson Fittipaldi e Jacques Villeneuve, a completare la doppietta tra il 1995 e il 1997.

Campioni dei due mondi, gli iridati di F1 vincenti a Indianapolis

Alexander Rossi, debuttante nell&rsquo;IndyCar dopo le esperienze in GP2 e Formula 1, ha vinto la centesima edizione della 500 Miglia di Indianapolis. Il giovane californiano, che aveva abbandonato gli USA da ragazzino per cercare la via della fama targata F1 in Europa, ha conquistato la gara pi&ugrave; importante d&rsquo;America con una strategia finale che l&rsquo;ha visto completare ben 36 passaggi con un solo pieno di etanolo. Mentre gli altri piloti si fermavano per un ultimo rabbocco, spingendo poi al massimo per recuperare, Rossi &egrave; andato per la sua strada, risparmiando carburante per tutto il suo ultimo stint e &ldquo;passeggiando&rdquo; fino al traguardo per rimanere a secco subito dopo. Si tratta del ritorno al successo per il team Andretti e per un pilota statunitense dopo Ryan Hunter-Reay nel 2014, oltre che della prima vittoria di un rookie dai tempi di Juan Pablo Montoya, che per&ograve; proveniva dalla CART. Fondamentali per Rossi anche Bryan Herta, suo stratega, ed il Team Principal Michael Andretti.  Alle spalle di Rossi hanno terminato Carlos Munoz, Josef Newgarden e Tony Kanaan, che erano apparsi nel finale come i pi&ugrave; temibili contendenti. In particolare il brasiliano, coinvolto ad inizio corsa in una toccata ai box, dava l&rsquo;impressione di poter disporre di un&rsquo;ottima &ldquo;riserva&rdquo; di aggressivit&agrave;, prima di cadere sulla tattica finale. Quinto (secondo la stessa strategia di Rossi) ha terminato Charlie Kimball davanti a JR Hildebrand, James Hinchcliffe e Will Power.  Incidenti in pista e (soprattutto) toccate ai box hanno messo fuori gioco diversi protagonisti. A partire dal vincitore 2015 Juan Pablo Montoya, finito a muro al giro 62 in modo improvviso ed inatteso. Ma anche in pit-lane &egrave; successo di tutto. Oltre al tocco tra Kanaan e Will Power (poi penalizzato) anche Simon Pagenaud si &egrave; trovato coinvolto in una situazione concitata e richiamato per un drive-through. Caporetto in corsia box anche per gli altri piloti del team Andretti, con Townsend Bell.&nbsp;  Helio Castroneves (nella stessa circostanza colpito da Bell) ha pagato dazio anche nel finale per una toccata ricevuta da Hildebrand che ha l&rsquo;ha costretto a cambiare il paraurti posteriore. Considerando i punti ottenuti per la qualifica, Simon Pagenaud esce da Indy con una leadership in classifica ridotta, anche se sempre importante: il francese &egrave; a +83.&nbsp;  L&rsquo;ordine di arrivo della 100esima edizione della Indy 500:  1. Rossi (Dallara DW12-Honda) 200 giri in 3h00&rsquo;02&rdquo;0872, alla media di 268.171 kmh; 2. Munoz (Dallara DW12-Honda) a 4&quot;4975; 3. Newgarden (Dallara DW12-Chevy) a 4&quot;9304; 4. Kanaan (Dallara DW12-Chevy) a 10&quot;4963; 5. Kimball (Dallara DW12-Chevy) a 10&quot;5218; 6. Hildebrand (Dallara DW12-Chevy) a 11&quot;3459; 7. Hinchcliffe (Dallara DW12-Honda) a 12&quot;7744; 8. Dixon (Dallara DW12-Chevy) a 15&quot;1607; 9. Bourdais (Dallara DW12-Chevy) a 21&quot;0613; 10. Power (Dallara DW12-Chevy) a 21&quot;5171; 11. Castroneves (Dallara DW12-Chevy) a 22&quot;1015; 12. Servia (Dallara DW12-Honda) a 23&quot;8140; 13. Andretti (Dallara DW12-Honda) a 24&quot;9700; 14. Rahal (Dallara DW12-Honda) a 28&quot;2494; 15. Chilton (Dallara DW12-Chevy) a 28&quot;7589; 16. Hawksworth (Dallara DW12-Honda) a 32&quot;1748; 17. Tagliani (Dallara DW12-Honda) a 32&quot;1993; 18. Mann (Dallara DW12-Honda) a 1 giro; 19. Pagenaud (Dallara DW12-Chevy) a 1 giro; 20. Chaves (Dallara DW12-Honda) a 1 giro; 21. Bell (Dallara DW12-Honda) a 1 giro; 22. Brabham (Dallara DW12-Chevy) a 1 giro; 23. Clauson (Dallara DW12-Honda) a 2 giri; 24. Hunter-Reay (Dallara DW12-Honda) a 2 giri; 25. Pigot (Dallara DW12-Honda) a 5 giri. Giro pi&ugrave; veloce: il 106&deg; di Rossi, alla media di 362.566 kmh.  Il campionato 1. Pagenaud 270; 2. Dixon 187; 3. Castroneves 185; 4. Montoya 177; 5. Hinchcliffe 152; 6. Hunter-Reay 147; 7. Rahal 141; 8. Newgarden 140; 9. Power 137; 10. Kimball 129. 

L&rsquo;americano ex F.1 azzecca la tattica nel finale: il pilota del team Andretti &egrave; rimasto senza carburante subito dopo il traguardo

Indy 500, il debuttante Rossi vince l&#39;edizione numero 100

Indy500: il violento impatto di Newgarden

&Egrave; stato Scott Dixon a conquistare la pole position per la novantanovesima edizione della 500 Miglia di Indianapolis. Il trentaquattrenne neozelandese si &egrave; imposto con una media sui quattro giri di 364,935 chilometri orari, incamerando la sua seconda partenza al palo nella maratona dell'Indiana.  A seguito degli incidenti, dei rinvii e delle modifiche agli aerokit&nbsp;per rallentare&nbsp;le macchine dopo i&nbsp; troppi incidenti del week end che hanno caratterizzato le fasi iniziali della sessione, team e piloti si sono trovati ad affrontare condizioni particolari, con un solo tentativo utile e prestazioni inferiori a quelle attese. In partenza, dietro alla vettura di Dixon ci saranno le due Dallara del team Penske di Will Power e Simon Pagenaud. Il capitano conter&agrave; anche su Helio Castroneves, quinto alle spalle del compagno di Dixon, Tony Kanaan, mentre Juan Pablo Montoya non ha risposto alle attese con un quindicesimo posto.  Con un gruppo di testa tutto Chevy, il primo dei piloti motorizzati Honda, e capofila dell'Andretti Autosport, &egrave; stato Justin Wilson, al suo ritorno in IndyCar. Con quattro giri puliti, l'inglese ha preceduto Sebastien Bourdais, Marco Andretti e Josef Newgarden.  Pregevole anche la prestazione di Ed Carpenter a dispetto della quarta fila. Lo statunitense &egrave; riuscito a rimettersi in piedi dopo il crash spettacolare della mattina con scontorno di fiamme per lo sfregamento a testa in gi&ugrave; della sua Dallara, anche grazie al team CFH che ha preparato a tempo di record il muletto. Pi&ugrave; lontano Ryan Hunter-Reay, vincitore nel 2014, mentre Simona de Silvestro aprir&agrave; la settima fila.  Difficolt&agrave;, tra gli altri, per il team Schmidt con James Hinchcliffe in ottava fila dietro anche al compagno James Jakes. Deludente il team Foyt, che con Takuma Sato era stato a tratti tra i protagonisti negli anni passati. Come detto, team e piloti hanno avuto un'occasione per marcare i loro tempi, con l'eccezione delle ultime posizioni. In una sessione separata, si &egrave; stabilito il nome dell'unico pilota a restare fuori dalla griglia. Si &egrave; trattato di Buddy Lazier. Arrivato a Indy con un programma dell'ultimo minuto, e con leasing limitatissimo del propulsore, il vincitore della Indy 500 1996 ha effettuato un tentativo disperato che non &egrave; andato in porto.  Salvi e qualificati in fondo&nbsp;Jack Hawksworth, Bryan Clauson e Stefano Coletti. Il monegasco, alla prima esperienza su un ovale, ha cercato la stabilit&agrave; di rendimento, lavorando per step. Partir&agrave; in ultima fila insieme a Clauson e James Davison. L'australiano, sostituito in qualifica da Tristan Vautier per via di un impegno nel GT USA, dovr&agrave; partire dal fondo.  Marco Cortesi La griglia di partenza per la 99a Indy 500 1. fila Scott Dixon (Dallara DW12-Chevy) - Ganassi - 364,935 km/h Will Power (Dallara DW12-Chevy) - Penske - 364,275 Simon Pagenaud (Dallara DW12-Chevy) - Penske - 363,945  2. fila Tony Kanaan (Dallara DW12-Chevy) - Ganassi - 362,912 Helio Castroneves (Dallara DW12-Chevy) - Penske - 362,910 Justin Wilson (Dallara DW12-Honda) - Andretti - 362,551  3. fila Sebastien Bourdais (Dallara DW12-Chevy) - KV Racing - 362,413 Marco Andretti (Dallara DW12-Honda) - Andretti - 362,407 Josef Newgarden (Dallara DW12-Chevy) - CFH - 362,403  4. fila JR Hildebrand (Dallara DW12-Chevy) - CFH - 362,262 Carlos Munoz (Dallara DW12-Honda) - Andretti - 362,170 Ed Carpenter (Dallara DW12-Chevy) - CFH - 361,914  5. fila Oriol Servia (Dallara DW12-Honda) - Rahal - 361,744 Charlie Kimball (Dallara DW12-Chevy) - Ganassi - 361,689 Juan Pablo Montoya (Dallara DW12-Chevy) - Penske - 361,550  6. fila Ryan Hunter-Reay (Dallara DW12-Honda) - Andretti - 361,415 Graham Rahal (Dallara DW12-Honda) - Rahal - 360,960 Carlos Huertas (Dallara DW12-Honda) - Coyne - 360,868  7. fila Simona De Silvestro (Dallara DW12-Honda) - Andretti - 360,232 James Jakes (Dallara DW12-Honda) - Schmidt - 360,155 Alex Tagliani (Dallara DW12-Honda) - Foyt - 360,046  8. fila Sage Karam (Dallara DW12-Chevy) - Ganassi - 359,841 James Hinchcliffe (Dallara DW12-Honda) - Schmidt - 359,719 Conor Daly (Dallara DW12-Honda) - Schmidt - 359,659  9. fila Townsend Bell (Dallara DW12-Chevy) - Dreyer&amp;Reinbold - 359,603 Takuma Sato (Dallara DW12-Honda) - Foyt - 359,247 Pippa Mann (Dallara DW12-Honda) - Coyne - 359,051  10. fila Gabby Chaves (Dallara DW12-Honda) - Herta - 358,749 Sebastian Saavedra (Dallara DW12-Chevy) - Ganassi - 358,720 Jack Hawksworth (Dallara DW12-Honda) - Foyt - 360,071  11. fila Stefano Coletti (Dallara DW12-Chevy) - KV Racing - 357,276 Bryan Clauson (Dallara DW12-Chevy) - KV Racing - 356,449 James Davison (Dallara DW12-Honda) - Coyne - 360,086*  *Sostituito in qualifica da Tristan Vautier

Qualifiche 500 Miglia col brivido e i soliti incidenti. Svetta il team di Penske che con Power e Pagenaud monopolizza la prima fila. Delude Montoya

14 risultati per 'indy500'

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