        Finir&agrave; con un'esperienza buona a soddisfare una semplice curiosit&agrave; o, piuttosto, &egrave; il primo passo verso un impegno nell'Endurance?&nbsp; Sebastian Vettel non scioglie ancora un interrogativo che, con il test della Porsche 963 ad Aragon, ha alimentato gli indizi verso un debutto del campione tedesco nel WEC, alla 24 Ore di Le Mans del prossimo giugno. A pochi giorni dall'esperienza nel test di 36 ore organizzato da Porsche con i suoi piloti ufficiali, in preparazione della 24 Ore di Le Mans, Vettel &egrave; tornato a commentare l'esperienza con la Hypercar e parlare di quale sar&agrave; il prossimo passo.  Tornare alle corse o rinviare?&nbsp; "Ero curioso di come si comportassero queste macchine e questa &egrave; stata la ragione del test", ha spiegato intervenendo in un evento promozionale.&nbsp; "Adesso devo pensarci e decidere, chiarire le idee su cosa, forse, vorrei fare in termini di gare nel futuro. Per&ograve;, &egrave; qualcosa che non so ancora", le parole riportate da motorsport.com. A Le Mans, Porsche schierer&agrave; tre 963 ufficiali e l'equipaggio della Hypercar numero 4 ha, al momento, un solo pilota eletto: Jaminet. In corsa per completare l'equipaggio vi sono Tandy, Nasr e Cameron. Aspettando una decisione di Vettel.       

Sebastian parla nuovamente del test svolto con Porsche 963, nato per soddisfare una curiosit&agrave; ma possibile primo passo per gareggiare a Le Mans

Vettel, sì a Le Mans? "Devo chiarirmi le idee"

        Due stint doppi, un totale di 118 giri per 581 chilometri. Si &egrave; conclusa cos&igrave; l'esperienza di Vettel al volante della Porsche 963. Il test di Aragon era l'occasione per Porsche di preparare la 24 Ore di Le Mans del prossimo 15 giugno e in pista sono scesi 7 piloti ufficiali del team: Campbell, Christensen, Makowiecki sulla #5 con Vettel; Estre, Lotterer, Vanthoor sulla #6, con Preining in aggiunta alla formazione. Racconta di un test nato dalla curiosit&agrave; verso l'Endurance, Vettel. Lo scorso autunno, tra le possibilit&agrave; di mercato, vi era quella di un ritorno alle corse: l'impegno nel WEC con Porsche uno scenario credibile e confermato nelle discussioni avute tra pilota e team. Poi, il desiderio di non impegnarsi gi&agrave; dal 2024 su un'intera stagione, per quanto dagli impegni molto meno numerosi e ravvicinati se paragonati a un campionato di Formula 1.  Vettel, curiosit&agrave; verso il mondo WEC Il test di Aragon a cosa porter&agrave;, adesso? "Chiaramente tengo d'occhio anche altre categorie del motorsport e conosco molti piloti che sono attivi nel WEC e a Le Mans. A un certo punto la curiosit&agrave; &egrave; stata tale che ho avuto l'idea di mettermi alla prova", ha raccontato Vettel.&nbsp; "Porsche mi ha dato l'opportunit&agrave; di provare la hypercar. Dopo aver fatto il sedile, il simulatore e la prova in pista a Weissach avevo gi&agrave; buone sensazioni. Guidare la Porsche 963 ad Aragon &egrave; stato assolutamente divertente. Anzitutto ho dovuto fare l'abitudine a tutti gli aspetti e trovare il mio ritmo. L'esperienza di guida &egrave; diversissima perch&eacute; hai un tetto sopra la testa e devi fare i conti con un'altezza superiore e con le gomme. I piloti ufficiali Porsche sono stati di grande aiuto e mi hanno spiegato cosa c'era di speciale e a cosa avrei dovuto fare l'abitudine. Questo ha reso le cose semplici". Seb e un test che ha lasciato il sorriso In Porsche le valutazioni sul test con Vettel al volante della 963 si concentrano, per ora, sui feedback ricevuti ma c'&egrave; la tipologia del test e la tempistica a suggerire un'attenzione sui possibili sviluppi ulteriori, in vista di Le Mans. "Aragon &egrave; tra le poche piste europee dove possiamo girare per tutto il giorno e ci d&agrave; l'opportunit&agrave; di effettuare un run di 36 ore in preparazione verso Le Mans. Il rettilineo di ritorno, da oltre 300 km/h di velocit&agrave;, ci d&agrave; le velocit&agrave; che vediamo sul circuito della 24 Ore.&nbsp; Poter avere Sebastian Vettel qui &egrave; un'opportunit&agrave; unica per la squadra. &Egrave; un quattro volte campione del mondo e ha un'esperienza enorme con i sistemi ibridi e macchine da corsa ad alte prestazioni", racconta Jonathan Diuguid, direttore generale Porsche Penske Motorsport. "Poter contare sulla sua visione su dove si trova la macchina &egrave; un'occasione unica che abbiamo per registrare indicazioni sui nostri sistemi e sulle prestazioni. Siamo felici di averlo qui, &egrave; sceso dalla macchina con il sorriso ed &egrave; positivo". Peugeot 9X8 2024, debutta l'ala posteriore       

Le impressioni del campione tedesco dopo aver partecipato alla sessione di test in preparazione della 24 Ore di Le Mans. Porsche: "E' sceso dalla 963 con il sorriso"

Vettel, il test con Porsche: "Che divertimento ad Aragon"

Parterre de roi per la 24 Ore di Le Mans del prossimo 15 giugno. Automobile Club de l&#39;Ouest ha ufficializzato la lista degli iscritti, per un totale di 62 equipaggi e una presenza in Classe Hypercar di ben 23 macchine. Tante quante ne conter&agrave; la Classe LMGT3, mentre in Classe LMP2 saranno 16 i prototipi a contendersi la vittoria.  Le new entry del 2024, tra le Hypercar, sono le due BMW M al debutto, come le due Lamborghini SC63, le due Alpine e l&#39;Isotta Fraschini.&nbsp;    Porsche monopolizza la Hypercar  Ferrari conferma l&#39;impegno con i due prototipi ufficiali e somma la terza 499P di AF Corse. Porsche si conferma il costruttore con la presenza maggiore: tre prototipi 963 LMDh ufficiali e tre schierati dai team clienti, Proton e due affidati a Jota Sport. Proton che figura tra le riserve con un ulteriore equipaggio.&nbsp;  La verit&agrave;? Alla F1 fa ombra il WEC  Cadillac rinnova la forma dell&#39;impegno 2023 a Le Mans: due hypercar V-Series.R ufficiali e la terza con il team Whelen. Toyota sar&agrave; presente con gli equipaggi sulle GR010 Hybrid.    A Le Mans le Hypercar dei Marchi pi&ugrave; importanti  &quot;La 24 Ore di Le Mans ha visto raramente una griglia come questa in oltre 100 anni di storia. I pi&ugrave; grandi Costruttori al mondo saranno sul circuito de La Sarthe il prossimo giugno. Sono grato ai nostri partner e ai team per essersi riuniti e consegnarci un altro superbo episodio nella storia del motorsport&quot;, ha commentato Pierre Fillon, presidente di ACO.  Ai 37 iscritti al mondiale WEC, che partir&agrave; dal Qatar a inizio marzo, si aggiungono 25 macchine in griglia alla 24 Ore di Le Mans. &quot;L&#39;elenco degli iscritti sembra straordinariamente competitivo, con 23 Hypercars di 9 diversi Costruttori a guidare la griglia di 62 macchine. Poi le 23 LMGT3 che promettono una battaglia ultracompetitiva tra le GT.   Le gare endurance vivono uno stato di buona salute oggi e quest&#39;elenco degli iscritti dimostra come il giusto approccio regolamentare porter&agrave; una forte competizione e interesse&quot;, ha aggiunto il presidente FIA, Ben Sulayem.  L&#39;elenco completo degli iscritti  Classe LMP2 e LMGT3   

Ben 9 costruttori nella Classe regina, con 23 prototipi a sfidarsi per la vittoria. La Le Mans 2024 vede un folto e prestigioso gruppo di iscritti

24 Ore di Le Mans 2024, l&#39;elenco degli iscritti: Hypercar da record

        L'applicazione del Balance of Performance nella prima, vera, partecipata stagione del WEC con la Classe Hypercar &egrave; riuscita a scontentare un po' tutti.&nbsp; Le correzioni applicate per consentire una sfida sportiva equilibrata tra piattaforme tecniche molto diverse (LMDh e LMH) nonch&eacute; tra prototipi di identica tipologia, hanno spostato sostanzialmente i valori nel corso della stagione. Se le prime gare, fino a Spa, hanno visto Toyota con un ruolo di logico dominatore della Classe, i correttivi introdotti dopo la gara belga e in vista della 24 Ore di Le Mans hanno infastidito non poco i vertici nipponici. Poi, ancora interventi sui valori di potenza, peso, energia spendibile in uno stint, fino all'ultima gara in Bahrain, dove Porsche e Cadillac hanno beneficiato di un significativo abbattimento del peso minimo. Chi &egrave; stato protagonista fino a Le Mans, correndo per il podio e vincendo la 24 Ore, come Ferrari, da Monza in poi non &egrave; pi&ugrave; riuscita a correre sui valori di inizio stagione.&nbsp; Il BoP non risolver&agrave; i deficit di prestazione Fia e Aco hanno in programma interventi sul meccanismo del Balance of Performance, "non ci saranno cambiamenti ma verr&agrave; migliorato", dice Pierre Fillon a Sportscar365. Quale dovr&agrave; essere il ruolo del meccanismo di bilanciamento delle prestazioni lo approfondisce Richard Mille, responsabile della commissione Endurance della Federazione. "Speriamo di introdurre qualcosa di pi&ugrave; semplice, &egrave; un lavoro in corso. Introdurre qualcosa che dia maggiore responsabilit&agrave; ai costruttori, perch&eacute; devono assumersi la responsabilit&agrave; di essere competitivi.&nbsp; Il BoP non &egrave; un cuscino per pigri. Se un concorrente si aspetta il BoP perch&eacute; ha compiuto scelte errate o non ha prestazione, &egrave; un sogno pensare che il BoP riporter&agrave; tutti indietro. Non &egrave; possibile", dice Mille.&nbsp; "Abbiamo gestito le cose al meglio che potevamo. Oggi, se finisci secondo la gente dice che &egrave; per colpa del BoP e non perch&eacute; hai avuto cattive prestazioni. &Egrave; la scusa perfetta per i vertici dei costruttori, ne siamo consapevoli e ci assumiamo la nostra responsabilit&agrave;".       

Federazione e Automobile Club de l'Ouest sono finite nel mirino per le variazioni apportate al meccanismo del Balance of Performance nel 2023. In vista del WEC 2024 promettono miglioramenti

WEC 2024, il BoP migliorerà: "Non dev'essere la scusa perfetta di chi perde"

        Nel 2019 Aston Martin aveva annunciato che la Valkyrie avrebbe dovuto partecipare al WEC secondo le regole Le Mans Hypercar (l'attuale LMH), ma il progetto venne abbandonato in seguito all'ingresso della Casa britannica in Formula 1. Quattro anni dopo, il Marchio potrebbe aver cambiato idea. VERSTAPPEN ESAGERA CON L'ASTON MARTIN IN AUTOSTRADA: RISCHIO MULTA PER MAX Aston Martin in pista con The Heart of Racing Come segnala&nbsp;Motorsport.com, Aston Martin &egrave; in trattative con il team statunitense The Heart of Racing con l'obiettivo di disputare sia la 24 Ore che il campionato nordamericano IMSA a partire dal 2025. The Heart of Racing ha gi&agrave; partecipato con le Aston Martin a diverse serie ed &egrave; sostenuta dal magnate dei videogiochi Gabe Newell. Anche se l'accordo non &egrave; ancora stato siglato, indiscrezioni suggeriscono che potrebbe essere finalizzato entro poche settimane. In casa Aston Martin, starebbero anche cercando nuove figure per gestire l'avventura Endurance: il nome che circola &egrave; quello dell'ex direttore tecnico della Williams in F.1 Adam Carter, che si &egrave; recentemente unito alla neonata divisione Aston Martin Performance Technologies.Il team principal di The Heart of Racing, Ian James, non ha escluso alcuna possibilit&agrave;: "La nostra ambizione di salire ai vertici delle corse internazionali di auto sportive non &egrave; un segreto - ha dichiarato a Motorsport.com -. Ma al momento non c'&egrave; alcun accordo formale". Quale Valkyrie per Le Mans? In pista, come accennato, &egrave; scontato scender&agrave; la Valkyrie. Che per&ograve;, rispetto ai programmi del 2019, dovr&agrave; sottostare alle nuove regole imposte dalla FIA. I dettagli sulla nuova variante da corsa della hypercar non sono ancora noti, ma si prevede monter&agrave; il motore V12 da 6,5 litri della "gemella" stradale, sviluppato in collaborazione con Cosworth. Non resta che attendere aggiornamenti. Di certo, vincere a Le Mans significa entrare di diritto al tavolo delle leggende, ma gi&agrave; soltanto partecipare da protagonisti sarebbe una grande opportunit&agrave; per Aston Martin di rafforzare le proprie credenziali nel campo del motorsport. E chiss&agrave; se a Gaydon gi&agrave; sognano di ripetere l'unica vittoria della Casa britannica sul circuito francese, avvenuta nel 1959 con la DBR1 guidata da Carroll Shelby e Roy Salvadori. WEC, TOYOTA CAMPIONE: "LA DELUSIONE DI LE MANS IL MOMENTO DECISIVO"       

Secondo indiscrezioni, la Casa britannica starebbe (ri)pensando di far gareggiare la sua hypercar nel WEC ma anche nell'IMSA nordamericano dal 2025

Aston Martin, riparte il progetto Le Mans per la Valkyrie

Servono tra i 7 e gli 8,5 milioni di euro per portarsi a casa questa V12 dall'incredibile curriculum sportivo  

Ferrari, all'asta la 550 Maranello Prodrive protagonista a Le Mans

Il Cavallino Rampante ha scelto lo scenario del Festival of Speed di Goodwood per celebrare ancora una volta la vittoria alla 24 Ore di Le Mans del centenario: presenti i piloti della #51 e una speciale SF90 Stradale con la livrea ispirata alla 499P

Ferrari celebra a Goodwood la vittoria di Le Mans

Marted&igrave; scorso, mentre vedevo le immagini della parata maranelliana della Ferrari 499P e degli eroi della Le Mans del Centenario, mi veniva spontaneo pensare a quanto importante sia questo trionfo. Sia per lo Sport italiano che per l&rsquo;industria e l&rsquo;immagine stessa del made in Italy nel mondo, a livello di tecnologia, stile e marketing. In poche parole, &egrave; uno di quei successi&nbsp; completi, rotondi e onnicomprensivi, che come tale coniuga e premia tutte le caratteristiche che idealmente sempre vorremmo incarnassero il nostro essere italiani. E che stavolta, meritocraticamente, fanno parte di un&rsquo;impresa riconosciuta da tutto il mondo del Motorsport e non solo.  La Ferrari Hypercar? &Egrave; la Nazionale italiana!  Questo per associazione mentale mi fa tornare in mente ci&ograve; che avvenne alla met&agrave; di luglio di due anni fa, quando il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, confer&igrave; con un motu proprio, ossia con decisione personale, le onorificenze dell&rsquo;Ordine al Merito della Repubblica ai giocatori e allo staff della Nazionale Italiana di Calcio reduce dal successo nel Campionato Euro 2020, in segno di riconoscimento dei valori sportivi e dello spirito nazionale che animarono quel traguardo cos&igrave; bello e sentito. Ricordo che per l&rsquo;occasione il Capo dello Stato assegn&ograve; l&rsquo;onorificenza di Grande Ufficiale al Presidente della FIGC, Gravina e al Ct, Mancini, di Commendatore al Team Manager, Oriali e al Capo Delegazione, l&rsquo;ora compianto Gianluca Vialli, di Ufficiale al capitano della squadra, Giorgio Chiellini e di Cavaliere a tutti i titolari e alle riserve della Nazionale.    Bene, ovviamente non v&rsquo;&egrave; nulla d&rsquo;automatico e dovuto, per carit&agrave;, nessuno &egrave; istituzionalmente tenuto a riconoscere meriti e traguardi sportivi altrui, specie con un motu proprio, evidentemente se non convinto e profondamente certo della scelta, tuttavia in queste pagine e con tali righe un rispettoso, sommesso e sereno suggerimento forse non suoner&agrave; del tutto immotivato. Il successo di Le Mans 2023 &egrave; forse il conseguimento pi&ugrave; inatteso ed entusiasmante in tutta la storia moderna delle attivit&agrave; sportive della Ferrari. Ed &egrave; anche la vittoria pi&ugrave; complessivamente italiana nello sport del motore, unendo amministratori, dirigenti, tecnici, piloti e meccanici e perfino racing partner e aziende di supporto. In una vittoria ottenuta sul tracciato di quella che &egrave; considerata la gara pi&ugrave; prestigiosa, bella e difficile del mondo, sconfiggendo una concorrenza di rilevanza planetaria e riferentesi ai tre continenti pi&ugrave; industrializzati, ovvero Europa, America e Asia.  Certo, c&rsquo;&egrave; ancora il mondiale endurance in ballo e magari non sarebbe male aspettare gli sviluppi pure di quello, ma il punto &egrave; un altro. Nelle corse di durata il vero mondiale &egrave; Le Mans. La maratona della Sarthe non solo da sola vale un titolo, ma la verit&agrave; &egrave; che conta molto pi&ugrave; dell&rsquo;iride, perch&eacute; secca, rifulgente prestigio, capricciosa, imprevedibile e ben pi&ugrave; probante e priva d&rsquo;appello di qualsiasi sfida o cimento a tappe. Eppoi di argomento ce ne sarebbe un altro, invero. Ossia l&rsquo;opportunit&agrave; volta a sanare una specie d&rsquo;ingiustizia - sia chiaro, che non ha nulla a che vedere con la Presidenza della Repubblica n&eacute; con le onorificenze, in realt&agrave; - e che riguarda la storia stessa del motorsport e dello Sport italiano in generale. In F.1 dai tempi di Alberto Ascari - senza contare il grande Mario Andretti, italian born, ma naturalizzato statunitense -, l&rsquo;italia del motore non ha pi&ugrave; un pilota in grado di vincere un titolo mondiale. Nell&rsquo;endurance, invece, tale traguardo &egrave; stato toccato dagli italiani Teo Fabi (1991 su Jaguar) e Mauro Baldi (1990, su Mercedes) e nella revivescenza del campionato, dal 2012 a oggi, per ben sei volte nella categoria Gran Turismo proprio da vetture Ferrari gestite sui campi di gara da AF Corse.  E penso anche, alla stessa 24 Ore di Le Mans, perlomeno nella sua era pi&ugrave; recente; oltre a Emanuele Pirro, primatista italiano trionfatore cinque volte alla Sarthe con l&rsquo;Audi, e a Dindo Capello, a segno tre volte, ai favolosi Anni &rsquo;60, che a Le Mans videro al top Ludovico Scarfiotti e Lorenzo Bandini (1963), su Ferrari 250P, e di Ninni Vaccarella (1964), sulla 275P, per ben 58 anni ultimo italiano a vincere con la Rossa. Tra gli altri dei nostri impostisi almeno una volta, vanno ricordati Paolo Barilla (1984), Mauro Baldi (1989 e 1994), Michele Alboreto (1997) e Pier Luigi Martini (1999). Voglio dire che un riconoscimento ufficiale darebbe allure e luce riflessa anche a viatico e gloria di tanti altri campioni tricolori, anche su Ferrari, che magari avrebbero meritato risonanza maggiore di quella concessa nel mondo mediatico cos&igrave; tanto e troppo spesso magnetizzato solo dalla F.1.  Adesso, tuttavia, l&rsquo;occasione &egrave; ghiotta, la situazione diversa, la rilevanza internazionale del successo di Le Mans 2023 assolutamente comprovata. E con essa anche l&rsquo;entusiasmo mostrato e scaturito nella storica parata maranelliana, che &egrave; stata anche una specie di Aida senza Arena, vera marcia trionfale della e nella Motor Valley. S&igrave;, direi che i requisiti di possibile e passibile ammissibilit&agrave; per la gratificazione encomiastico-istituzionale potrebbero esserci tutti. Il resto, ovviamente, resta demandato alla sempre prudente e attenta sensibilit&agrave; e all&rsquo;apprezzamento equo dell&rsquo;Autorit&agrave; preposta. Comunque, cari Coletta &amp; Company, vi dovesse mai arrivare una chiamata di quelle belle belle, sappiate che avete davvero fatto di tutto per meritarla. 

Come sarebbe bello se la Presidenza della Rebubblica premiasse anche la squadra dei trionfatori della Le Mans del Centenario, come la nazionale di calcio di Mancini dopo gli Europei di calcio

Che i Cavallini diventino Cavalieri!

Sfilata a tinte rosse, quella avvenuta nella cittadina emiliana, con le due Hypercar n. 50 e 51 protagoniste al circuito francese che hanno festeggiato lo storico successo con i piloti Pier Guidi, Giovinazzi, Calado, Fuoco, Molina e Nielsen

Ferrari 499P, a Maranello la parata dal sapore di Le Mans

        Un successo atteso da cinquant'anni, per una festa che finalmente &egrave; potuta esplodere lungo le strade di Maranello dove la Ferrari ha celebrato la grande vittoria alla 24 Ore di Le Mans 2023 dello scorso 11 giugno.  La sfilata delle due 499P I tifosi e i turisti si sono dati appuntamento nella citt&agrave; del Cavallino per celebrare il trionfo della Rossa, che ha sfilato per le strade della cittadina emiliana. Protagonista della parata, ovviamente la 499P numero 51 vittoriosa in Francia con i suoi piloti Alessandro Pier Guidi, James Calado e Antonio Giovinazzi, insieme ai compagni della vettura numero 50, Antonio Fuoco, Miguel Molina e Nicklas Nielsen. DALLA 166 MM ALLA 499P: LE 10 FERRARI CHE HANNO VINTO A LE MANS       

L'Hypercar numero 51, vincitrice della corsa francese, e la vettura gemella n. 50 protagoniste della parata organizzata nella cittadina emiliana

Ferrari, le 499P di Le Mans sfilano a Maranello

Questo non &egrave; un pezzo razionale, ma semplicemente sentimentale, che sgorga a pochi giorni dal trionfo della Ferrari di Coletta &amp; Amato alla 24 Ore di Le Mans. Righe dedicate ai sogni mai rinnegati, alle storie belle, alla giustizia. Al destino che a volte sa essere empatico ed equo. Al tempo galantuomo. Comincio con un sentito omaggio. Questa storica vittoria della Ferrari rossa e gialla a Le Mans mi fa pensare a un&rsquo;altra gloriosa rossa e gialla, la 333 SP Momo Moretti, romantico gentleman driver che aveva corso a Daytona 1970 con la meravigliosa 512S della Picchio Rosso e che oltre venti anni dopo aveva convinto la Ferrari (pi&ugrave; Piero che altri) a realizzare la barchetta 333 Sp per venderla ai privati. Proprio un quarto di secolo fa, anni fa, a 58 anni d&rsquo;et&agrave; e ben aiutato da Baldi e Theys (pi&ugrave; Luyendyk a Daytona) Momo vinse la 24 Ore della Florida, la 12 Ore di Sebring e la 6 Ore del Glen, sbancando l&rsquo;America.  Se adesso la Rossa rinverdisce gli allori a Le Mans, &egrave; anche grazie alla striscia di continuit&agrave; e leggenda assicurata dalla sua immensa passione, da puro amatore delle corse e da sentimentale delle gare di durata, tanto da perpetuarne idealmente il fascino. Ovunque sia, ora sono certo che Momo riposi pi&ugrave; in pace. Tra i riposi onorati metto anche quello di Didier Pironi, top driver Ferrari F.1, scomparso il 23 agosto del 1987 a soli 35 anni, durante una gara di motonautica. Cinque mesi dopo la sciagura della morte dell&rsquo;ex pilota di F.1, avvenuta il 23 agosto 1987 presso l&rsquo;Isola di Whight, nel Regno Unito, la sua compagna Catherine diede alla luce due figli gemelli, ai quali impose dei nomi che nel suo auspicio di mamma avrebbero potuto riunire per sempre una storia d&rsquo;amicizia spezzata: Didier e Gilles. Un beau geste anagrafico, istantaneo e simbolico, che tuttavia negli anni continua a produrre qualcosa, ovvero talento e traguardi uniti a a tantissima poesia.  Dall&rsquo;anno scorso, uno dei due gemelli, ovvero Gilles Pironi, &egrave; diventato ingegnere della Scuderia Ferrari. E domenica 11 giugno 2023, subito dopo la vittoria della Ferrari 499P alla 24 Ore di Le Mans, ha avuto l&rsquo;onore di una foto ricordo accanto al trofeo conquistato dalla sua squadra, in partnership con AF Corse. A testimoniare che nella mitografia Ferrari sanno trovare spazio anche gioie tenere e meritate, accanto a quelle terribili, unendo all&rsquo;esaltazione del trionfo anche un pizzico di pura umanit&agrave;. E c&rsquo;&egrave; altro ancora.  Grazie a Le Mans 2023, ma verrebbe tanto da dire, grazie alla scommessa di John Elkann e Antonello Coletta, con la partecipazione straordinaria (in termini di qualit&agrave;) di Amato Ferrari, mezza Italia, l&rsquo;Italia delle corse, &egrave; tornata a trepidare in diretta per una 24 Ore, omaggiando allure e sontuoso magnetismo delle gare di durata. E se da noi un pizzico d&rsquo;orgoglio tricolore non poteva che trascinare ancor pi&ugrave;, in tutto il mondo gli amanti del Motorsport non hanno saputo resistere al richiamo live di una gara strepitosa, memorabile e dai mille volti, non perch&eacute; ascrivibile a un centenario puro e semplice, ma in quanto aperta, emozionante, inclusiva di tanti marchi, sportivamente drammatica, palpitante e per niente scontata sino alla fine. Fino al punto da creare uno stranissimo stato d&rsquo;animo. Una specie di risarcito divertimento, di stupita felicit&agrave; che si trasformava in quietamente costernata rassegnazione solo all&rsquo;idea di doversi risorbire, da l&igrave; a poco, le solite trame della F.1, col Gran Premio del Canada alle porte. In altre parole, oltre che il trionfo della Ferrari, Le Mans 2023 diventa la rivincita pi&ugrave; bella per le corse endurance e il mondiale di durata, che torna a occupare, per una volta, ma spero stabilmente, il posto che gli compete.  Accanto e lato dei Gran Premi e non ingiustamente confinato a oscura disciplina esoterica adorata da vecchi nostalgici uniti a sparuti e brufolosi nerds. Anche perch&eacute; tutti i contatori di anniversari e i celebratori di ricorrenze stavolta ne hanno evitata una. In questo 2023 sono trent&rsquo;anni esatti che Bernie Ecclestone, al tempo vice-presidente della Fia, con la simpatica collaborazione di Max Mosley - suo ex avvocato di fiducia, oltre che ex socio March e Presidente della Fia in carica -, aveva letteralmente killerato il mondiale prototipi, perch&eacute; rischiava di far ombra alla F.1, distraendo attenzione, Case e capitali altrimenti fagocitabili dal mondo dei Gran Premi. Il quale, come noto, &egrave; sempre stato un pozzo senza fondo.  Il tutto avvenne prima promuovendo un regolamento crudele e ricco d&rsquo;intrigo, degradando il mondiale di durata a corse sprint, con costi alti e motori in tutto e per tutto simili a quelli della F.1. Cos&igrave; i Costruttori che lo animavano, in primis Peugeot e TWR Walkinshaw, oltre alla Toyota, che si sarebbe accodata pochi anni dopo, non poterono che salutare la compagnia per riconoscere come unico dio la F.1. D&rsquo;altronde in tutti i disegni accentratori e monocratici c&rsquo;&egrave; sempre un simbolico delitto politico e in questo caso il mondiale prototipi fu la testa sul piatto d&rsquo;argento che Bernie &amp; Max si servirono per far diventare la F.1 ancor pi&ugrave; esclusiva e sfavillante di quel che era. Seguirono due decenni d&rsquo;oblio, fino a che nel 2012 Jean Todt, subentrato a Mosley che nel frattempo era stato abbandonato da Bernie, per far felice Max che ormai godeva a far un dispetto al suo ex socio di tante imprese, ridette vita al Wec. Dando il giusto premio all&rsquo;eroica resistenza dell&rsquo;Aco, ovvero agli organizzatori di Le Mans, sempre stati l&rsquo;anema e core delle gare di durata. E adesso, due lustri pieni dopo la rinascita, il Wec sta (ri)vivendo lo zenit, ovvero il momento di massimo splendore, per qualit&agrave; e quantit&agrave; dei partecipanti. Come testimoniato anche dai tanti biglietti gi&agrave; venduti in vista della gara prevista a Monza dal 7 al 9 luglio.  Pulendo aria e asfalto dagli atti antisportivi che ne avevano sancito l&rsquo;interessato killeraggio ideale. Non solo. Esattamente quaranta anni fa si sanciva la rottura netta e dolorosa tra l&rsquo;endurance all&rsquo;europea, con il Gruppo C, la formula di limitazione del consumo propugnata dal Presidente della Federazione Jean-Marie Balestre, e l&rsquo;IMSA di John Bishop, ossia le corse americane di durata, per niente favorevoli alle limitazioni di carburante. Diaspora durata una vita e solo mitigata, negli anni, dalla buona volont&agrave; di Don Panoz. La Le Mans di quest&rsquo;anno, con le LMDH all&rsquo;americana (Porsche compresa by Penske) pi&ugrave; le Cadillac (by Dallara) gestite da Chip Ganassi, ben bilanciate dal Bop accanto alle LMH, Ferrari e Toyota in primis, sancisce anche una meravigliosa ricucitura politico-sportiva, che torna a far vivere l&rsquo;endurance come un mondo meraviglioso, inclusivo e rappacificato, oltre che non pi&ugrave; diviso. La memorabile edizione della 24 Ore di Le Le Mans col trionfo 499P vuol dire tante cose, quindi. E ciascuna bellissima. Adesso godiamocele tutte. 

Il trionfo della Ferrari a Le Mans demolisce lo schema formulaunocentrico

Tremate, tremate, le maratone son tornate

Su Autosprint in edicola da marted&igrave; 20 giugno si celebra con il poster la leggendaria vittoria della Ferrari all&rsquo;edizione del Centenario della 24 Ore di Le Mans. A cinquant&rsquo;anni dall&rsquo;ultima uscita ufficiale e a 58 dall&rsquo;ultimo successo sull&rsquo;iconico circuito della Sarthe il Cavallino ha centrato un&rsquo;impresa strepitosa al debutto con la 499P. Un successo destinato a far riscrivere la storia. La prima Hypercar di Maranello si &egrave; presa tutta la scena nella gara di durata pi&ugrave; famosa del mondo.  Le Mans, vittoria storica  Oltre alla vittoria conquistata dalla vettura numero 51 con Alessandro Pier Guidi, James Calado e Antonio Giovinazzi, la Ferrari ha messo a segno anche una straordinaria Hyperpole con la Rossa numero 50 di Antonio Fuoco, Miguel Molina e Nicklas Nielsen. Una 24 Ore di Le Mans del Centenario, insomma, che rimarr&agrave; evento memorabile e che Autosprint celebra con il poster destinato a diventare davvero un oggetto di culto.   

Sar&agrave; disponibile in edicola a partire da marted&igrave; 20 giugno il nuovo numero di Autosprint con l&#39;imperdibile poster dedicato alla Ferrari 499P che ha vinto la 24 Ore di Le Mans

In edicola dal 20 giugno con Autosprint il poster della Ferrari regina di Le Mans

Ferrari si prepara a celebrare la vittoria alla 24 Ore di Le Mans insieme ai meccanici, ai tecnici e agli ingegneri che hanno contribuito a questo storico risultato, ai dipendenti e alla comunit&agrave; locale.  Marted&igrave; 20 giugno i piloti di Ferrari &ndash; AF Corse, reduci da un&rsquo;edizione del Centenario che ha visto il Cavallino Rampante tornare in cima al podio dopo 50 anni di assenza dalla celebre gara di durata, incontreranno i componenti del team e i colleghi per poi sfilare in parata per le strade di Maranello.  La celebrazione prender&agrave; il via nella sede dall&rsquo;azienda, da dove i vincitori del quarto round del FIA WEC 2023 con la 499P numero 51 &ndash; Alessandro Pier Guidi, James Calado e Antonio Giovinazzi &ndash; e i compagni della vettura numero 50 &ndash; Antonio Fuoco, Miguel Molina, Nicklas Nielsen &ndash; partiranno per attraversare le vie della citt&agrave;.  Alle 11:30 le due 499P lasceranno Piazza Giovanni Agnelli, nel cuore dell&rsquo;azienda, per oltrepassare l&rsquo;arco dell&rsquo;ingresso storico di Via Abetone Inferiore e poi entrare nell&rsquo;area di Attivit&agrave; Sportive GT e di Scuderia Ferrari presso il circuito di Fiorano. A seguire le Hypercar usciranno dai cancelli di via Villeneuve e, passando per via Dino Ferrari e via Fornace, percorreranno di nuovo via Abetone inferiore verso il centro citt&agrave; fino alla rotatoria del Cavallino Rampante. La parata ripercorrer&agrave; ancora una volta via Abetone per rientrare infine attraverso l&rsquo;ingresso storico. Un percorso che abbraccia idealmente le aree dell&rsquo;azienda che hanno contribuito al successo di Le Mans e la comunit&agrave; locale che ha tifato e sostenuto la squadra e i piloti.  Nel pomeriggio verr&agrave; allestita per i dipendenti, ai quali il Presidente John Elkann ha voluto dedicare la vittoria, un&rsquo;esposizione del trofeo del Centenario di Le Mans e della Hypercar vincitrice: un manifesto dell&rsquo;impegno di Ferrari nel mondo delle gare di durata, della voglia di affrontare sfide sempre pi&ugrave; ambiziose e della determinazione a vincere.  Per le Persone Ferrari e per il territorio sar&agrave; un&#39;esperienza unica per ammirare le due vetture da competizione e celebrare insieme alla squadra un traguardo che rimarr&agrave; nella storia del motorsport. 

Marted&igrave; 20 giugno i piloti e la squadra ferrari incontreranno i dipendenti e sfileranno in parata a Maranello

Ferrari, parata a Maranello per festeggiare la Le Mans

        Parla in termini assai pi&ugrave; espliciti di quanto non abbia fatto dopo la sconfitta, a caldo, nella 24 Ore di Le Mans, Akio Toyoda. Se nei commenti immediatamente successivi alla corsa, affidando il pensiero a "Morizo", l'ex presidente alludeva a "battaglie al di fuori della pista che hanno ostacolato le battaglie di tutti come sportivi", un pensiero pi&ugrave; diretto e rivolto ai cambiamenti attuati al BoP &egrave; in realt&agrave; temporalmente antecedente alla corsa e si colloca dopo la Hyperpole. "Volete davvero arrivare a tal punto e far vincere un'altra squadra? E' quello che ho pensato io e tutti in squadra, come molti tifosi. Audi si &egrave; ritirata nel 2016, Porsche &egrave; scomparsa dal 2018 e solo Toyota &egrave; rimasta nella categoria di vertice della Le Mans e ha lottato. Abbiamo davvero accolto il ritorno di altri costruttori quest'anno", le parole di Toyoda. &nbsp;La politica ha "battuto" lo sport "Quello che stiamo facendo &egrave; uno sport nel quale gli atleti lottano, questo sono le corse. Non dovrebbe certamente essere la politica del motore che rivela la testardaggine dei costruttori. Voglio dirlo. Voglio dire che volevo piloti, ingegneri e meccanici per gareggiare in un posto che guardasse ai prossimi 100 anni. Quando seguivo le qualifiche ho pensato: abbiamo perso contro la politica. Diversamente dalle prove dove lotti per il miglior tempo su un solo giro, la gara si corre su 24 ore. Io e la mia squadra faremo del nostro meglio per lottare contro politiche che paiono ingiuste", il commento di Toyoda.&nbsp; I valori del BoP rivisti prima dei test Vale ricordare come non solo Toyota sia stata colpita dal BoP penalizzante con un peso extra di 37 kg ma anche la Ferrari 499P, "zavorrata" di 24 kg. Secondo Toyoda, la zavorra imposta a Toyota avrebbe inciso negativamente sulla prestazione per 1 secondo al giro.  Le differenze tra i due prototipi, Toyota e Ferrari, in termini di peso, sono state nell'ordine dei 16 kg, contro i 3 kg di peso superiore per la GR010 Hybrid tra Portimao e Spa, a fronte per&ograve; di una potenza riconosciuta superiore alla Toyota di 3 kW (5 cavalli) e mantenuta a Le Mans. Toyota ha ricevuto anche un incremento dell'energia impiegabile nell'arco di uno stint, 4 megajoule per 908 totali, contro i 901 MJ della Ferrari (+2 MJ). Ben diversa &egrave; stata la posizione concessa ai prototipi Porsche, Cadillac e Toyota, per aggravio di peso e differenze assolute rispetto alla Toyota. "A ogni modo non voglio avere una lotta politica chiusa, invisibile a chiunque. Voglio che si veda una lotta davanti ai tifosi che amano le auto, una battaglia in un campo osservato da tutti".       

Le parole di Morizo, alias Akio Toyoda, presidente uscente di Toyota, tornano sulle scelte di Aco e Fia di modificare il BoP a 10 giorni dalla gara di Le Mans. E le critiche sono chiare

Toyota, una 24 Ore di Le Mans persa "contro la politica"

        Se nelle prime gare della stagione del WEC la Ferrari si era rivelata inaspettatamente l'outsider, a Le Mans la 499P &egrave; stata altrettanto a sorpresa la vettura da battere. Un risultato, quello alla 24 Ore del centenario, che non solo consegna l'Hypercar di Maranello alla Storia, ma che la rilancia anche in ottica Mondiale. Grazie al doppio punteggio assegnato nella classica francese, il distacco che la Ferrari pagava nei confronti della Toyota si &egrave; sensibilmente ridotto. E dopo aver messo in cassaforte la vittoria a Le Mans, il team di Maranello potrebbe puntare perfino a chiudere la stagione davanti alla rivale nipponica. 24 Ore di Le Mans, i top e i flop  Ferrari, obiettivo Mondiale &ldquo;Il Mondiale? Noi ci proviamo, hai visto mai. Intanto la prossima &egrave; a Monza e giochiamo in casa...&rdquo; ha chiosato cos&igrave; Antonio Giovinazzi, membro dell'equipaggio Ferrari #51 che ha trionfato a Le Mans, sulla possibilit&agrave; di rimontare in classifica andando a insidiare Toyota. Un'impresa difficile ma non impossibile, almeno matematicamente: dopo la 24 Ore, la squadra italiana ha 107 punti, contro i 126 dei rivali giapponesi. Un divario di 19 lunghezze frutto delle tre vittorie consecutive ottenute da Toyota nei primi tre appuntamenti del 2023 (Sebring, Portimao e Spa) e per annullare il quale Ferrari ha a disposizione ancora tre gare: la 6 Ore di Monza, in calendario il 9 luglio, la 6 Ore del Fuji e la 8 Ore del Bahrain.  Sul fronte piloti, invece, in testa alla classifica domina la Toyota del trio Hartley/Hirakawa/Buemi, con 107 punti, ma al secondo posto c'&egrave; l'equipaggio Pier Guidi/Giovinazzi/Calado a quota 82. Sono invece rispettivamente quarta e quinta l'altra Ferrari di Fuoco/Molina/Nielsen e l'altra Toyota di Lopez/Kobayashi/Conway. Anche su questo fronte la sfida &egrave; ancora aperta. Come vengono assegnati i punti nel WEC Il punteggio del Mondiale Endurance, ricordiamo, &egrave; il medesimo della Formula 1 (25 punti al primo classificato, 18 al secondo, 15 al terzo e cos&igrave; via) nelle gare di 6 ore. Nelle gare di 8 o 10 ore vengono invece dati 38 punti al vincitore, 27 al secondo, 23 al terzo e cos&igrave; proseguendo. La 24 Ore di Le Mans, infine, assegna un punteggio doppio rispetto alle 6 ore: 50 punti al primo, 36 al secondo, 30 al terzo eccetera. Un punto aggiuntivo, inoltre, viene dato a chi ottiene la pole position. Va infine considerato che la classifica Costruttori viene stilata considerando solo i punti ottenuti dalla vettura che ha ottenuto il miglio risultato in gara. WEC, la classifica Costruttori dopo Le Mans Toyota 126 puntiFerrari 108 Cadillac 70 Porsche 54 Peugeot 35 Glickenhaus 32 Vanwall 6 WEC, la classifica Piloti&nbsp; Hartley/Hirakawa/Buemi (Toyota Gazoo Racing) 107 puntiPier Guidi/Giovinazzi/Calado (Ferrari AF Corse) 82 Bamber/Lynn/Westbrook (Cadillac Racing) 70 Fuoco/Molina/Nielsen (Ferrari AF Corse) 67 Lopez/Kobayashi/Conway (Toyota Gazoo Racing) 66 Cameron/Makowiecki/Christensen (Porsche Penske Motorsport) 40 Lotterer/Estre/Vanthoor (Porsche Penske Motorsport) 35 Dumas/Pla (Glickenhaus Racing) 30 Jensen/Di Resta/Vergne (Peugeot TotalEnergies) 29 Briscoe (Glickenhaus Racing) 24 Duval/Menezes/Muller (Peugeot TotalEnergies) 16 Yfei/Da Costa/Stevens (Hertz team Jota) 10 Dillmann/Guerrieri/Villeneuve (Floyd Vanwall Racing Team) 6 Vautier (Floyd Vanwall Racing Team) 0 Leggi anche: Elkann, "Vittoria di tutta la squadra"       

Il trionfo a Le Mans ha permesso al team italiano di guadagnare punti importanti in classifica: a Monza sar&agrave; una Rossa all'attacco?

Ferrari dopo Le Mans si rilancia nel Mondiale: le classifiche WEC

Adrenalina tracimante sull&rsquo;asfalto tra ghiaia e leggenda. Sospesi in bilico dentro un&rsquo;impresa incredibile, di quelle che fanno riscrivere la sto- ria. E ci rimangono per sempre. Gli interminabili ultimi minuti sembrano altre 24 ore dentro a un Centenario spettacolare. La telecamera che indugia nell&rsquo;on-board della 499P, le mani di Alessandro Pier Guidi sul volante, il sogno mostruosamente proibito che sta per avverarsi, la tensione che sale, l&rsquo;ansia che aumenta.  Poi il nostro tricolore issato sul pennone pi&ugrave; alto di Le Mans. In sala stampa urlano i colleghi italiani mentre intorno il silenzio si trasforma in un rumore fragoroso. &Egrave; un successo che ammutolisce e lascia attoniti, quello conquistato dalla Ferrari nella sfida di durata pi&ugrave; famosa del mondo che festeggia 100 anni e ci regala un futuro con scenari accecanti. Sar&agrave; anche che come canta Paolo Conte &ldquo;i francesi s&rsquo;incazzano che le palle ancor gli girano&rdquo; quando vedono noi cugini d&rsquo;Oltralpe festeggiare contro di loro. Ma stavolta debbono farsene una ragione e dire solo una cosa: chapeau! Trecentoquarantadue giri totalmente sotto pres- sione, col cuore in gola a ogni curva, a riscrivere la storia tra una piega e l&rsquo;altra, danzando tra i cordoli, lanciandosi sui rettilinei per accorciare la distanza e piazzare l&rsquo;impresa. La 499P davanti a tutti. Fin dai test pre-gara e di seguito con la strepitosa pole artigliata da Antonio Fuoco, che gi&agrave; da sola pote- va rappresentare qualcosa di straordinario per una squadra e una vettura al debutto nella Corsa-Mito. E invece no. La Ferrari &egrave; salita ancora pi&ugrave; in alto prendendosi tutta la scena, andando a vincere come solo i grandi sanno fare. Dopo cinquant&rsquo;anni Maranello torna e lascia un segno indelebile, una firma clamorosa dentro Le Mans e nell&rsquo;endurance. Nessuno avrebbe potuto pensare che potesse avvenire qualcosa del genere, nessuno tranne questa Ferrari pronta a gettare il cuore oltre l&rsquo;ostacolo andando a cercare l&rsquo;impossibile.    La Rossa del Presidente  Questa &egrave; la Rossa del presidente John Elkann, quello che ha reso possibile questo straordinario ritorno, quello che ha puntato senza pi&ugrave; nessuna titubanza verso il progetto che riporta la Ferrari al centro della scena dell&rsquo;endurance, il vero Dna del Cavallino. Lo raccontava ad Autosprint due anni fa proprio il presidente: &laquo;Riteniamo che la Hypercar sar&agrave; un modo straordinario per esprimere l&rsquo;ingegnosit&agrave; e la creativit&agrave; di Ferrari per poter competere ed imparare cose che creeranno macchine diverse da quelle che abbiamo oggi. Normalmente pensando alla Ferrari viene esclusivamente in mente la F.1. Nella realt&agrave; Ferrari nasce facendo correre prototipi...&raquo;. Questo fantastico ritorno nell&rsquo;endurance da parte del Cavallino porta la firma del numero uno di Maranello e della sua idea di squadra, di azienda, di approccio alle corse. &laquo;Oggi abbiamo vissuto una giornata indimenticabile, che dedico a tutti coloro che lavorano in Ferrari - ha dichiarato il presidente - Dopo 50 anni siamo tornati a partecipare alla massima categoria dell&rsquo;endurance, che ha segnato la nostra storia e quella dello sport automobili stico. Siamo orgogliosi di avere portato l&rsquo;Italia sul gradino pi&ugrave; alto del podio della 24 Ore di Le Mans, celebrando nel modo migliore il centenario della gara pi&ugrave; importante al mondo nella categoria. La vittoria che Antonello Coletta, Amato Ferrari e tutta la squadra Ferrari, dai meccanici ai piloti, hanno conquistato in condizioni difficili - per la stessa durata della gara, per il meteo incerto e per i nostri avversari fortissimi - deve essere di esempio per tutti noi. L&rsquo;emozione che hanno regalato ai nostri tifosi in una giornata storica lega passato, presente e futuro e ci ricorda l&rsquo;importanza di avere il coraggio e l&rsquo;umilt&agrave; di migliorare sempre. Con entusiasmo e felicit&agrave; voglio ringraziare tutti i nostri colleghi che ci hanno portato a una grande vittoria: un successo che celebriamo con i nostri tifosi e il nostro Paese&raquo;.  C&rsquo;era tutto lo stato maggiore della Ferrari a Le Mans: &egrave; un bagno di gloria che genera orgoglio e voglia di continuare a regalare gioie al popolo rosso. Un successo che potrebbe anche rappresentare una chiara linea da seguire pure in F.1 dove certe vittorie sembrano divenute cos&igrave; impossibili da assaporare. Ma guai a creare contrapposizioni: la Ferrari &egrave; una soltanto. Lavora, combatte, gioca da squadra. Mentre la 499P numero 51 sfilava nel paddock, con Pier Guidi al volante, Calado e Giovinazzi sulla carrozzeria, Antonello Coletta e Amato Ferrari si sono lasciati andare a un abbraccio intenso, di quelli che fanno scaricare quantit&agrave; industriali di adrenalina. Gioia e commozione. Lacrime agli occhi mentre il rosso si prendeva tutta la scena e gli sguardi era- no ancora increduli. Vincere la 24 Ore di Le Mans del Centenario era una roba da visionari perch&eacute; tutto questo solo un anno fa era un sogno. Una corsa lunga un giorno, pi&ugrave; un anno di preparazione. E poi questo fantastico trionfo, il primo della Ferrari con un prototipo moderno a Le Mans, il primo strepitoso capitolo di una storia che si riscrive senza per forza andare a rileggere il passato. Per il Cavallino Rampante si tratta della decima vittoria assoluta alla 24 Ore di Le Mans, dopo quelle ottenute nel 1949, 1954, 1958, 1960-1965. Il numero complessivo di successi sale cos&igrave; a 39, includendo i 29 di classe messi in bacheca nella storia di Ferrari a Le Mans.  Endurance, che sfida  Una 24 Ore come quella del Centenario &egrave; un evento che rimarr&agrave; nella storia aprendo scenari tutti da (ri) scoprire negli anni a venire. Non &egrave; un caso se tanti altri Costruttori stanno pensando di gettarsi nell&rsquo;avventura gi&agrave; dal 2024. L&rsquo;endurance in modulazione Hypercar &egrave; un sogno che si avvera perch&eacute; una lotta come quella andata in scena quest&rsquo;anno era da molto tempo che non si vedeva. Una fantastica pagina di motorsport dentro a una stagione dove la monotonia, e in questo caso stiamo parlando di F.1, l&rsquo;ha fatta da padrona, dentro il dominio anestetizzante di una Red Bull devastante. Qui non si tratta di mettere in contrapposizione due mondi che possono convivere tranquillamente, senza per forza dover fare una classifica di merito, ma di chiarire che il Mondiale Endurance non pu&ograve; pi&ugrave; es- sere guardato dall&rsquo;alto in basso come fosse una specialit&agrave; minore. Con l&rsquo;introduzione delle Hypercar il mondo delle gare di durata ha ricevuto una clamorosa energia vitaminizzante, alzando a livelli straordinari il confronto tra i vari Costruttori. Lo spettacolo offerto da questa gara-icona &egrave; stato fantastico. Le Mans &egrave; qualcosa di unico e continua a raccontarci una meravigliosa storia da corsa dove passato, tra- dizione, presente e futuro si fondono senza bisogno di artifizi. Questa &egrave; una gara vera, che non fa sconti a nessuno, altamente spettacolare a ogni latitudine di classifica, sempre pronta a riscrivere un copione tutt&rsquo;altro che scontato e a regalare scampoli di gloria un po&rsquo; a tutti i concorrenti lungo quest&rsquo;asfalto dove niente &egrave; impossibile.  Il grande richiamo del Cavallino  Certo la presenza della Ferrari ha reso tutto elettrizzante. La Rossa ha fatto da grande richiamo accendendo riflettori giganteschi su questa specialit&agrave; uscita dai giorni difficili di una crisi d&rsquo;identit&agrave; e ora tornata in parabola ascendente, capace di regalare uno spettacolo e delle emozioni che fanno tornare indietro nel tempo. Ma Le Mans &egrave; un mito che si rinnova senza perdere una goccia della sua magnifica essenza. Una poesia epica delle corse declamata per 24 ore e che trova la sua vera sublimazione nella notte. Quella notte da sempre decisiva nelle sor- ti della Grande Corsa, intrigante custode dei segreti pi&ugrave; intimi, portatrice di sogni o di incubi in un tourbillon di emozioni e cuore in gola. Un richiamo potente, una corsa capace di legare assieme passato presente e futuro per regalare ogni volta una storia pazzesca e mai banale da raccontare. Ogni anno al- la fine della corsa viene sciolto solo il grande enigma sui nomi dei vincitori, ma l&rsquo;affascinante mistero di fondo del suo fascino immenso resta.  Una Rossa da prendere a esempio  La vittoria della Ferrari a Le Mans con la prima Hypercar della sua storia &egrave; anche la storia pi&ugrave; bella che Autosprint si trova a raccontare negli ultimi de- cenni, dopo aver a pi&ugrave; riprese caldeggiato il ritorno del Cavallino in forma ufficiale nelle corse di pi&ugrave; al- to livello dell&rsquo;endurance. &Egrave; un sogno che si avvera anche per tanti ferraristi che in quella straordinaria epopea avevano lasciato il cuore e bruciato passioni da corsa. Le Mans &egrave; una gara che da sola vale tutta una stagione, ma con questo successo la Rossa tor- na anche prepotentemente in lizza per il titolo iridato. Dopo questa 24 Ore niente sar&agrave; pi&ugrave; come prima. La stagione &egrave; ancora lunga. E questa &egrave; una Ferrari che ha dimostrato di non mollare mai la presa e che si esalta soprattutto quando le sfide sembrano davvero impossibili. Questa &egrave; una Rossa da prendere come esempio. Questa &egrave; la Ferrari che scende in pista con la consapevolezza di avere un solo obiettivo: la vittoria. Questa &egrave; soprattutto una grande squadra per la quale battiamo Le Mans.    Orgoglio tricolore  E poi al di l&agrave; di tutto c&rsquo;&egrave; l&rsquo;orgoglio tricolore a tracimare dopo un week end come quello andato in sce- na. Un trionfo biancorossoverde che va oltre ogni tipo di risultato. In questa impresa destinata a entrare nella leggenda, ha stravinto l&rsquo;Italia con la sua vettura e anche con i suoi piloti. &Egrave; la fantastica af- fermazione di Alessandro Pier Guidi, il cavallino che Maranello ha cresciuto dal GT, e la rivincita di Antonio Giovinazzi dopo i troppi bocconi amari buttati gi&ugrave;. Ma &egrave; anche l&rsquo;orgoglio per la Hyperpole catturata da Antonio Fuoco che per la seconda volta ha trascinato in pole la 499P. Tre italiani dal piede destro estremamente pesante in questa categoria dove serve tutto meno che l&rsquo;impreparazione. Senza assolutamente dimenticare il contributo determinante di Calado, Nielsen e Molina che vanno a completare un sestetto clamorosamente compatto. Una squadra tutta italiana quella AF Corse-Ferrari capace di conquistare un successo la cui portata &egrave; davvero gigantesca. Un trionfo nato tra Piacenza e Fiorano, il cuore pulsante di un team che non ha mai avuto timore nell&rsquo;affrontare un sfida da far tremare i polsi. &Egrave; il trionfo di un made in Italy che ha un bisogno assoluto di vivere avventure come questa, favole che si trasformano in realt&agrave; e ci raccontano la voglia di emergere, di non farsela pi&ugrave; raccontare da nessuno, che il genio esiste anche da noi. 

Nuovo numero di Autosprint in edicola, tutto dedicato alla vittoria Ferrari a Le Mans

L&rsquo;editoriale del Direttore: Ferrari, orgoglio italiano

        TOP  Alessandro Pier Guidi Quando qualche settimana fa gli abbiamo chiesto cosa preferisse tra Le Mans ed il campionato, ha risposto senza esitazioni: Le Mans. &ldquo;E' un sogno ed &egrave; la gara pi&ugrave; bella di tutte&rdquo;, ci aveva detto. Poi aveva legato la vittoria sul circuto de La Sarthe al campionato: &ldquo;E' chiaro che se uno vince a Le Mans, fa tanti punti ed a quel punto non puoi non pensare al campionato...&rdquo;. Chiss&agrave; se ha cambiato idea, Alessandro Pier Guidi, oppure l'ha rinforzata: a Le Mans ha vinto, niente adesso vieta di sognare ulteriormente in grande. In una gara di durata non &egrave; mai bello scomporre un equipaggio, perch&eacute; si vince e si perde insieme. Soprattutto sulla numero 51: Pier Guidi l'ingegnere, oltre che il pi&ugrave; esperto; Calado che sin da subito, prendendo a riferimento l'ultimo stint di Spa, aveva detto esserci del materiale ottimistico in vista di Le Mans; Giovinazzi che, dopo una avventura in F1 poco felice ed una in Formula E ancora peggiore, sta vivendo la sua redenzione. Tra loro tre per&ograve; Pier Guidi &egrave; ancora pi&ugrave; simbolo: viene da una gavetta infinita ed ha debuttato in classe regina alla soglia dei 40 anni, che compir&agrave; a dicembre. E' stato protagonista degli unici intoppi della 51, l'uscita di pista di notte e l'ultima ripartenza al pit-stop, lenta abbastanza per far tenere tutti con il fiato sospeso, ma &egrave; stato anche il protagonista di una rimonta allucinante nella domenica mattina di Le Mans. Quello stint &egrave; un po' il simbolo della prestazione Ferrari in Francia: si vince e si perde insieme, ma &egrave; giusto riconoscergli quella prestazione. E poi c'era lui, alla guida, al momento della bandiera a scacchi: come premio alla carriera, se lo merita. Ferdinando Cannizzo Non si fa altro che parlare di Adrian Newey, in Formula 1. Anche giustamente, guardando la carriera del genio di Stratford sull'Avone. Ma allora &egrave; giusto dare spazio anche al padre della 499P, Ferdinando Cannizzo. E' una sua creatura, questa. Nata ancora pi&ugrave; tardi della 296 GT3 (che ha recentemente portato a casa la 24 ore del Nurburgring) perch&eacute; ancora non c'era certezza sul ritorno del Cavallino Rampante in classe regina. E invece eccolo qui, il ritorno in grande stile. Lui che veniva dalla F1 dell'epoca d'oro, aveva imparato sulla sua pelle cosa significasse lavorare nei dettagli pi&ugrave; fini di una macchina come la 488 GTE, che tanti vincoli regolamentari doveva seguire. Magari questa 499P &egrave; figlia anche di quegli insegnamenti, della capacit&agrave; di andare a ricercare la finezza in un regolamento complesso e contemporaneamente con molte catene, ed &egrave; certamente figlia della capacit&agrave; della squadra di andare a mettere subito una pezza alle prime debolezze mostrate, come il degrado gomme (anche se Le Mans non &egrave; la pista peggiore da questo punto di vista). La crescita &egrave; palpabile, insomma, per questa 499P che adesso vuole subito un'altra vittoria. Intanto, Ferdinando star&agrave; benedicendo il giorno in cui ha scelto ingegneria come percorso di studi: e oggi, forse, sta vivendo l'emozione pi&ugrave; grande della sua carriera. Equipaggio Ferrari numero 50 Si sono portati a casa la pole position, si sono portati a casa il giro pi&ugrave; veloce in gara, gli unici in grado di scendere sotto il muro dei 3 minuti e 27 secondi. Lasciano Le Mans con un 5&deg; posto Fuoco, Molina e Nielsen, ma nella consapevolezza di essere stati comunque dei grandi protagonisti. Erano in lotta e ci sarebbero rimasti, se solo un sasso non avesse sfondato il radiatore dell'Ers. Hanno accumulato tanti giri di ritardo, venendo di fatto esclusi dalla lotta al vertice, ma senza pi&ugrave; niente da perdere hanno dato tutto: prima hanno messo pressione all'unica Toyota superstite, poi hanno rimontato fino ad un 5&deg; posto che non rende completamente giustizia a questo equipaggio, ma che ne simboleggia la reazione. Cadillac  Alla fine, sono stati la LMDh meglio piazzate a Le Mans. Podio per la V-LMDh numero 2 di Bamber, Lynn e Westbrook, 4&deg; posto per la numero 3 di Bourdais, Dixon e van der Zande. Considerate le prestazioni delle prime gare era quasi impensabile il podio, ed invece &egrave; arrivato un 3&deg; posto che premia una compagine capace di tenersi fuori dai guai e soprattutto capace di mostrare, oltre che una buona affidabilit&agrave; generale, anche un passo gara niente male. Chiudere con appena un giro percorso in meno (341 contro 342 di Ferrari e Toyota) &egrave; un grande vanto per la casa americana, che si gode il momentaneo terzo posto nella classifica Costruttori. Corvette Sabato sera sembrava spalle al muro, la Chevrolet Corvette C8.R. Con l'ammortizzatore destro ko, il pit-stop di emergenza ed i due giri persi dalle rivali di categoria, la numero 33 sembrava dover dire addio ai suoi sogni di gloria. E invece Keating, Catsburg e Varrone hanno dato tutto compiendo una rimonta clamorosa e piazzando la prima vittoria di categoria per il marchio. &nbsp; FLOP  Ryo Hirakawa Sar&agrave; un po' l'emblema della sconfitta Toyota. Per un giapponese su macchina giapponese, poi, fa ancora pi&ugrave; male. Prende in mano la GR010 Hybrid dopo l'ottimo stint di Hartley, che stava ricucendo sulla Ferrari; rovina tutto con un'uscita ad Arnage, quando di fatto la 24 ore si chiude. Un problema ai freni posteriori, di cui era stato avvertito, lo ha punito quando sarebbe stato il momento di dare tutto. Peccato, ci avrebbe tenuto a dare continuit&agrave; al successo del 2022 colto con Hartley e Buemi, gli stessi con cui anche quest'anno era stato chiamato a condividere la numero 8. Peugeot  Chiariamo: per certi versi il passo gara &egrave; stato anche migliore rispetto alle attese. Per&ograve; ci sono troppe ombre, sul progetto 9X8, che nasceva proprio con il chiaro intento di andar forte a Le Mans. La possibilit&agrave; di attivare prima di Toyota e Ferrari il sistema ibrido &egrave; stato certamente un vantaggio, cos&igrave; come aiutava il prototipo francese il fatto che Le Mans &egrave; pista meno impegnative per il posteriore, l'asse &ldquo;debole&rdquo;, diciamo cos&igrave;, di questo progetto. Si &egrave; pure fatta vedere davanti, la 9X8, ma alla fine &egrave; stato 8&deg; posto assoluto con la numero 93: troppo poco. Lecito adesso attendersi riflessioni; la casa del Leone sta deludendo da ogni punto di vista ed a quanto pare, per il 2024, converger&agrave; sulle scelte della concorrenza, con una veste aerodinamica nuova (reintroduzione dell'ala posteriore) e l'adozione delle gomme da 29 pollici all'anteriore e da 34 al posteriore, contrariamente alle 31 pollici utilizzate al momento su entrambi gli assi. Porsche-Penske Motorsport  E' quella che probabilmente esce con le ossa pi&ugrave; rotte di tutte. Manca l'affidabilit&agrave;, anche sulle componenti di realizzazione Porsche, che prendendo la strada delle LMDh avrebbe pi&ugrave; possibilit&agrave; di sviluppo. Arrivava in grande spolvero, la casa tedesca, con tre vetture ufficiali pi&ugrave; quella affidata al team Jota, per dare l'assalto alla 20&deg; vittoria a Le Mans. E invece i problemi sono stati tanti e insormontabili in alcuni casi, con la numero 5 unica piazzata in top 10. Non era certo un 9&deg; posto, quello che si aspettavano Porsche e Penske. La montagna da scalare &egrave; alta, anche se c'&egrave; stato qualche sprazzo di prestazione: in casa Porsche, sono convinti che il potenziale ci sia. Team Jota C'&egrave; stato un momento in cui ha sognato, il team Jota. Era davanti in due categorie, la Hypercar e la LMP2. Questo prima che la Porsche 963 numero 38, dopo una prestazone straordinaria, finisse a sbattere mentre era in testa. Il lavoro fatto nella squadra &egrave; stato eccellente, considerando che erano appena alla seconda gara con la 963, per cui il flop &egrave; pi&ugrave; per la delusione del risultato finale che per la prestazione in s&eacute;. Jack Aitken Non una grande figura, finire a sbattere nel corso del primo giro dopo aver perso la macchina in accelerazione. Per lui che nel 2020 si &egrave; tolto la soddisfazione di debuttare in F1 (in sostituzione di George Russell, a sua volta in Mercedes per prendere il posto di Lewis Hamilton, appena risultato positivo al Covid), non &egrave; stato il miglior biglietto da visita nel suo debutto a Le Mans con la hypercar Cadillac V-LMDh privata. E' poi finita con un 17&deg; posto assoluto, ma indipendentemente dall'esito, l'errore in avvio resta grave.       

Gloria per la Ferrari, con Pier Guidi simbolo dell'impresa e Cannizzo padre della 499P, ma applausi anche all'equipaggio numero 50; bene Cadillac, complessivamente bocciate Peugeot e Porsche

24 Ore di Le Mans 2023: i top e flop

        Secondi, con orgoglio. In casa Toyota arrivano le parole del presidente Koji Sato, che al ruolo ricoperto fino a pochi mesi fa da Akio Toyoda &egrave; arrivato passando proprio dalla direzione del mondo Toyota Gazoo Racing Europe. "Indipendentemente dalle circostanze, sono orgoglioso di tutti i componenti del team perch&eacute; questo &egrave; il risultato di sfide e impegni ininterrotti, senza mai mollare. Tutti sono stati degli eroi", le parole di Sato.&nbsp; L'insoddisfazione Toyota per le variazioni al BoP Gli interventi al BoP prima di Le Mans non potevano e non possono, per regolamento, essere criticati dai concorrenti. Toyota, in pi&ugrave; occasioni, tuttavia, non ha mancato di mostrare la propria contrariet&agrave; per le modalit&agrave; e i tempi dell'intervento deciso da Fia e Aco per dar vita a una 24 Ore di Le Mans del centenario nella quale il confronto fosse equilibrato e spettacolare. Sterzi a parte: Hypereroi, la hit del momento Sono le parole di Morizo, alias dell'appassionato ex a.d. Toyota, Akio Toyoda, che alludono ancora alle premesse tecniche sulle quali la casa nipponica ha mostrato pi&ugrave; di un mal di pancia. Da ultimo con le parole di Rob Leupen dopo la qualifica. Le battaglie extrasportive "Nella Le Mans di quest'anno, 'battaglie al di fuori della pista' hanno ostacolato le battaglie di tutti come sportivi. Sono davvero, davvero, davvero dispiaciuto di questo. Toyota, Buemi e una 24 Ore di Le Mans corsa in apnea A ogni modo, tutti in squadra hanno lottato in modo onesto e leale. Finire al secondo posto &egrave; davvero un risultato straordinario. Grazie ragazzi. Vantiamoci di questo secondo posto. Dimostriamo orgogliosamente che tutto il team Morizo ha lottato unito", le prime parole di Toyoda, una sottolineatura ulteriore sulle decisioni partorite da Aco e Fia, che giunge dopo le parole di Rob Leupen, a commentare come "la logica di chi urla di pi&ugrave;" gli interventi sollecitati da alcune squadre sul BoP dopo Portimao e Spa.       

L'ex presidente Akio Toyoda non manca di sottolineare, indirettamente, le decisioni di Aco e Fia alla vigilia della 24 Ore di Le Mans. Morizo al "suo" team: "Un vanto il secondo posto"

24 Ore di Le Mans: Toyota, Morizo e l'ostacolo delle battaglie fuori dalla pista

Ecco come il Presidente della Ferrari, John Elkann, ha festeggiato la vittoria della Ferrari alla 24 Ore di Le Mans

Ferrari vince Le Mans, la gioia di Elkann

        Anima mia  Queste erano le vittorie che piacevano a lui, al Drake. Dietro quei suoi occhiali scuri, Enzo Ferrari le emozioni le viveva eccome, solo che voleva tenersele per s&eacute;. Era proprio il motivo per cui le lenti erano rigorosamente scure, di giorno e di sera. &ldquo;Non voglio dare agli altri la sensazione di come sono fatto dentro&rdquo;, diceva. Aveva un carattere complesso, Enzo Ferrari, ma sapeva districarsi sul filo delle emozioni. Non far consocere s&eacute; stesso significava anche non far conoscere agli altri la sua anima, nel punto pi&ugrave; profondo della sua persona. A proposito di anima, diceva: &ldquo;Nel mio lavoro, ascoltando la voce armoniosa della materia plasmata, quasi un germoglio di vita , mi sono avvicinato al mistero dell&rsquo;anima, ma non sono mai riuscito a scoprire la mia&rdquo;. Erano altre chicche di una personalit&agrave; unica, ma che di fronte alle vittorie sapeva sciogliersi. Magari non con gli altri, solamente con pochi intimi ma sicuramente con s&eacute; stesso. E tornare a Le Mans cos&igrave;, in grande stile, ad Enzo Ferrari sarebbe piaciuto. Citando Giulio Cesare, &ldquo;Veni, vidi, vici&rdquo;. Avrebbe potuto dirlo Enzo Ferrari, nel 1949, quando la Ferrari vinse a Le Mans al primo colpo, al suo debutto sul circuito de La Sarthe. Lo possono dire ora John Elkann, Amato Ferrari, Antonello Coletta, in questa vittoria che sa di eterno ritorno. La Ferrari che torna a Le Mans 50 anni dopo esatti l'ultima apparizione in classe regina, la Ferrari che torna per rivincere subito alla prima occasione. Questa &egrave; La Decima, il decimo successo assoluto nella classicissima francese. Il primo dal 1965, colto con la Ferrari 250 LM con Masten Gregory, Jochen Rindt ed il giallo di Ed Hugus, il &ldquo;pilota fantasma&rdquo;, che si dice abbia corso ma che non figura nelle classifiche ufficiali. Oggi invece di piloti fantasma non c'&egrave; traccia. Non c'&egrave; mistero, non c'&egrave; segreto, perch&eacute; i volti ed i nomi sono ben noti: James Calado, Antonio Giovinazzi ed Alessandro Pier Guidi, in rigoroso ordine alfabetico. Eroi agonistici di un traguardo che &egrave; gi&agrave; storia, di una vittoria gi&agrave; entrata nel mito del Cavallino Rampante. Un inizio cos&igrave;, da sogno, non se lo aspettavano nemmeno loro. Ci speravano, magari, quando un mese fa li abbiamo incontrati a Fiorano. Era stato un modo per conoscersi e farsi conoscere, un modo per tracciare un primo bilancio di una stagione partita, a livello di squadra, con una pole position e tre podi nelle prime tre gare. Prendere Toyota era l'obiettivo dichiarato, ma con tempistiche che non potevano essere precise; e invece la Toyota ha perso la sua prima Le Mans dopo cinque stagioni, un segnale che qualcosa &egrave; cambiato. E' arrivato un nuovo regolamento, sono arrivate altre case ed altre ne arriveranno, ma soprattutto &egrave; arrivata la Ferrari. La pi&ugrave; concreta avversaria, sin qui, di una Toyota che si riscopre stordita in un luned&igrave; mattina di domande. Di questa vittoria si narrer&agrave; a lungo, probabilmente per sempre. In una gara di durata, in una corsa cos&igrave; lunga, i meriti vanno sempre a tutti: piloti, meccanici, ingegneri, capi. Ma ci sono momenti pi&ugrave; importanti di altri, come quando Pier Guidi, a 16 ore dal termine, si era ritrovato nella ghiaia: a gomme fredde, aveva frenato per evitare altre due macchine ed era finito di traverso. E' ripartito dopo il primo, vero spavento per l'equipaggio numero 51, quello che sempre con Pier Guidi avrebbe vissuto uno stint in una domenica mattina da tregenda: 40&rdquo; recuperati in quel turno dopo essere incappato in una slow zone. Ma gli intoppi sono stati accidentali, perch&eacute; questa 499P che &egrave; gi&agrave; macchina di culto non ha avuto guai di affidabilit&agrave;, oltre ad aver mostrato una velocit&agrave; eccellente, considerando che questa vettura i suoi primi giri in assoluto li ha effettuati solamente 11 mesi fa. L'altra Ferrari, la numero 50, ha visto distrutto un radiatore per via di un masso, altrimenti anche lei sarebbe filata via per 24 ore, ed anzi, con il senno di poi, ci sarebbe stata la prestazione per pensare ad una doppietta. Ma pazienza, queste sono le corse. La Ferrari riparte pi&ugrave; forte che mai, dopo una vittoria che adesso inevitabilmente cambia gli scenari. Il Cavallino Rampante c'&egrave; e nell'Endurance &egrave; tornato a galoppare. Non sappiamo se 50 anni fa, quando Enzo Ferrari prese quella dolorosissima decisione di dire addio alle gare di durata, abbia pianto o no. Del resto ci sarebbero stati i suoi occhiali scuri, eventualmente, a celare gli occhi lucidi. Ma oggi che &egrave; chiss&agrave; dove, oggi che questa vittoria se l'&egrave; goduta chiss&agrave; come, possiamo dire con forza che ad Enzo Ferrari, questa vittoria, sarebbe piaciuta. Una Ferrari che parte da sfavorita e poi vince &egrave; stato un po' il segreto per costruire il mito della piccola scuderia di Maranello che batteva le grandi case automobilistiche. Questo era probabilmente l'aspetto che gli dava maggior soddisfazione. Sono passati gli anni, i decenni, sono cambiate prospettive ed avversari, ma la Ferrari &egrave; tornata a vincere e, oggi, niente sar&agrave; pi&ugrave; come prima. Magari nemmeno Enzo Ferrari: fosse sempre qui, dopo una vittoria cos&igrave;, non si preoccuperebbe nemmeno di far vedere la sua anima. Ferrari: il coronamento di 11 mesi di lavoro &nbsp; Gli ultimi samurai  Quando la Toyota numero 7, rimasta vittima di un incidente con le GT, ha dovuto alzare bandiera bianca, i piloti della numero 8 erano rimasti gli ultimi samurai. Sebastien Buemi, Brendon Hartley, Ryo Hirakawa: erano loro, l'ultima speranza. In quel momento, avevano ancora una concreta possibilit&agrave; di estendere il dominio giapponese nei territori della Loira: e invece il filotto di vittorie consecutive si &egrave; fermato a cinque, interrotto da chi tornava dopo cinque decenni di assenza. Le Mans, per anni, &egrave; stata il cruccio Toyota. La sconfitta del 2016, quando ormai mancavano pochissimi minuti alla conclusione, &egrave; storia delle corse. La prima vittoria del 2018 invece fu una liberazione, anche se ai nipponici &egrave; sempre stata rinfacciata l'assenza di veri rivali: nel 2018 Porsche ed Audi non c'erano gi&agrave; pi&ugrave;, e le TS050 Hybrid erano di fatto le uniche LMP1 di una grande casa costruttrice al via. C'erano le Rebellion, la Ginetta e la BR Engineering: troppo poco, per dare lustro a delle vittorie meritatissime ma considerate sempre un gradino sotto le grandi affermazioni. Ecco perch&eacute; Toyota ci teneva particolarmente a vincere quest'anno, nonostante i cinque successi consecutivi a Le Mans, da 2018 al 2022. Anche l'anno scorso, tra le hypercar, c'era solo Glickenhaus e la Rebellion R13 rinominata A480 nei colori Alpine quali avversari. Sminuire i successi di questi anni non &egrave; giusto, soprattutto perch&eacute; non &egrave; certamente colpa di Toyota se altri costruttori hanno preferito non esserci negli ultimi anni, e poi &egrave; giusto mostrare riconoscenza alla casa che, di fatto, ha salvato il WEC quando quest'ultimo, dopo l'addio di Audi e Porsche, si &egrave; trovato in ginocchio con la concreta possibilit&agrave; di chiudere i battenti. E invece, Toyota &egrave; stato il faro: si sono stretti i denti, si &egrave; partorito un nuovo regolamento ed ora il futuro sorride. Toyota merita questa gratitudine. Adesso per&ograve; &egrave; tutto pi&ugrave; bello, perch&eacute; le hypercar sono numerose, lo saranno ancora di pi&ugrave; l'anno prossimo e la Toyota ha i suoi avversari. Torniamo l&igrave;: Toyota voleva vincere come non mai proprio perch&eacute; voleva togliere all'opinione pubblica la possibilit&agrave; di rinfacciarle trionfi in solitaria. Il sogno si &egrave; interrotto ad Arnage, quando a Le Mans mancavano meno di due ore alla fine: Hirakawa &egrave; finito lungo ed il sogno &egrave; andato in frantumi. Il resto, &egrave; stata solo passerella nella vana speranza che accadesse qualcosa alla Ferrari l&agrave; davanti, di fatto unica possibilit&agrave; per riaprire un discorso altrimenti chiuso. A Toyota ed alla sua GR010 Hybrid va l'onore dei vinti nella consapevolezza che ci sono sempre loro, davanti a tutti, nelle due classifiche. Toyota &egrave; forte e lo sar&agrave; ancora, in attesa di avere pi&ugrave; chiari i prossimi movimenti di un Balance of Performance che prima di Le Mans ha appesantito l'hypercar nipponica di 13 chili rispetto alla Ferrari. Per quanto infastiditi, i samurai guardano avanti, anche se con un pizzico di polemica: ingoiata la delusione, ripartiranno. Le Mans &egrave; andata, ma il campionato lo hanno ancora in mano loro. &nbsp; E' un WEC... mondiale  Si chiama &ldquo;World Endurance Championship&rdquo;, per cui che si tratti di un campionato mondiale non c'&egrave; nemmeno bisogno di dirlo. Ma un conto &egrave; esserlo nella titolazione, un conto esserlo nei fatti. Per fortuna lo &egrave;, questa categoria che sta vivendo una rinascita totale. Lo &egrave; in un calendario che, Africa a parte, tocca tutti i continenti e che l'anno prossimo si allargher&agrave; sempre di pi&ugrave;. Lo &egrave; nella lista dei partecipanti ed a Le Mans lo &egrave; stato nel podio, con le tre case costruttrici finite sul podio provenienti da tre contenenti diversi. La Ferrari per l'Europa, la Toyota per l'Asia, la Cadillac (a telaio Dallara), per l'America. In un 2023 cos&igrave; importante per la categoria, non poteva esserci distribuzione migliore. E' una cartolina preziosa, quella che arriva dal podio francese. Una cartolina che sa di battaglia vinta per l'ACO, l'Automobile Club de l'Ouest,, l'organizzatore di un campionato che nel recente passato ha vissuto anni difficili, con la paura di non sapersi pi&ugrave; risollevare. Quando Audi e Porsche hanno detto entrambe basta nel giro di poco tempo, chiudendo i fasti di una LMP1 che aveva fatto appassionare, la categoria era spalle al muro: complimenti a loro che, prendendo tempo, hanno partorito un regolamento stuzzicante, magari migliorabile in alcune aree ma di certo vincente alla base, perch&eacute; altrimenti non saremmo qui a raccontare un campionato che oggi, anche per via del successo Ferrari, torner&agrave; sulle prime pagine di ogni giornale sportivo. Se lo merita, il WEC. Al primo colpo vanno sul podio tre vetture di tre continenti diversi, ma soprattutto anche le due tipologie di hypercar: le LMH e le LMDh. Le differenze a primo impatto non sono state proprio immediate, ma oggi sono chiare. E sono state una buona possibilit&agrave; per attrarre ancor pi&ugrave; costruttori. I bilanci finali sul regolamento si faranno tra qualche anno, perch&eacute; gi&agrave; oggi si vedono elementi migliorabili, ma &egrave; un regolamento a cui va il grande merito di aver attratto costruttori. Questo, di per s&eacute;, &egrave; gi&agrave; un successo. &nbsp; Saluto in grande stile  Le Mans 2023, l'edizione numero 91 della classicissima francese nell'anno del centenario, visto che la prima 24 Ore, sul circuito de La Sarthe, and&ograve; in scena nel 1923. Potrebbe essere stata la prima edizione di una nuova storia, ma di sicuro &egrave; stata l'ultima per due categorie: LMP2 e GTE. Con le dovute differenze. Diciamo che a Le Mans non vedremo pi&ugrave; un griglia come quella di quest'anno. Le LMP2 lasceranno il campionato WEC, anche se l'anno prossimo avranno garantiti 15 posti sulla griglia di partenza di Le Mans. Le GTE invece lasceranno il posto alle GT3, con due vetture per marchio. E cos&igrave;, le ultime vittorie di categoria di un'epoca che si chiude sono andate al team Inter Europol Competition con la numero 34 (Albert Costa, Fabio Scherer e Jakub Smiechowski alla guida) per quanto riguarda le LMP2 ed alla Corvette numero 33 (Keating, Catsburg e Varrone) per quanto riguara le GTE. Il team Inter Europol ha fatto la storia, divenendo il primo team polacco a vincere a Le Mans, anche se parliamo di vittoria di categoria. Bello il confronto finale con Scherer e Deletraz (poi secondo) distanziati di soli 9&rdquo; quando al termine della 24 Ore mancava ormai poco. Alla fine, tra l'Oreca 07 del team Inter Europol e quella del team WRT ci sono stati solamente 21&rdquo;015, un divario a dir poco risicato per una corsa di 24 ore ed ovviamente il distacco pi&ugrave; ridotto tra le varie classi. L'Inter Europol si &egrave; pure tolta la soddisfazione di chiudere al 10&deg; posto assoluto. Tra le GTE invece anche Corvette ha fatto la storia, assicurandosi il suo primo successo di categoria con la C8.R. Un bel modo di salutare questa classe, che negli anni aveva vissuto delle affermazioni di AF Corse con le Rosse gestite dal team di Amato Ferrari. &nbsp; 100 di questi anni  Mentre la pista si svuota, i rumori si affievoliscono e l'adrenalina lascia il posto ad un po' di stanchezza per una corsa s&igrave; bellissima ma massacrante anche per chi la segue senza chiudere occhio, la mente vaga e rielabora le immagini. S&igrave;, sono gi&agrave; passate 24 ore. E' una corsa che viene preparata per un anno intero e che dura una giornata intera, nel senso pi&ugrave; letterale del termine. Non &egrave; l'unica 24 Ore al mondo, ma &egrave; la pi&ugrave; antica tra quelle esistenti e forse anche per questo &egrave; quella con pi&ugrave; fascino, perch&eacute; passata attraverso le epoche. Il libro dei ricordi di questo centenario &egrave; pieno zeppo di memorie, perch&eacute; Le Mans regala sempre spunti, imprese da raccontare, e mica solo di quelli che vincono. Anzi, a volte si parla soprattutto di quelli che perdono: chiedeta alla Toyota del 2016, per esempio. Perch&eacute; Le Mans &egrave; croce e delizia, gioie e dolori: si pu&ograve; vincere in grande stile o perdere per un dettaglio, un solo dettaglio, che per&ograve; fa tutta la differenza nel mondo, anche in una gara di 24 ore. E' un libro dei ricordi che probabilmente, chi vorr&agrave; raccontarlo, non potr&agrave; mai essere completamente esaustivo. Sono passati 100 anni dalla prima 24 Ore di Le Mans, e non resta che augurarle, di nuovo, tanti auguri. Era il 26 maggio 1923, quando prendeva il via la prima edizione della 24 Ore di Le Mans. Era l'11 giugno 2023, quando sventolava la bandiera a scacchi sull'edizione del centario, la numero 91 nell'albo della corsa. Dunque 100 di questi anni, e buona fortuna per i prossimi 100: chi ci sar&agrave;, ci sar&agrave; nella consapevolezza che Le Mans avr&agrave; sempre qualcosa da raccontare.       

A 100 anni dalla nascita, la 24 Ore di Le Mans ha vissuto una delle sue pagine pi&ugrave; belle con il ritorno vincente della Ferrari, capace di interrompere il dominio Toyota nella classicissima francese, con la Cadillac a completare un podio "mondiale"

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