Fiorano - Questa mattina, poco prima delle 9.00, Sergio Marchionne &egrave;&nbsp;sbarcato dall'elicottero che lo ha portato all'interno della Pista di&nbsp;Fiorano e subito dopo si &egrave; recato all'incontro con Maurizio Arrivabene&nbsp;per consacrarne l'operativit&agrave; a capo della Ges Ferrari. A seguire una&nbsp;riunione operativa su futuro pi&ugrave; prossimo che oltre allo sviluppo della&nbsp;nuova monoposto vede la necessit&agrave; di arredare la struttura in fase di&nbsp;definizione del nuovo reparto corse che diventer&agrave; operativo a breve per cominciare poi ad allestire&nbsp;il materiale necessario per la prossima stagione.  Alessandro Stefanini

Il numero uno di Ferrari incontra il nuovo capo della Scuderia come programmato

Fiorano: arriva Marchionne. Incontro con Arrivabene

L'annuncio &egrave; arrivato luned&igrave; alle 13. Maurizio Arrivabene &egrave; il nuovo direttore generale&nbsp;della Ferrari&nbsp;Ges, quindi il capo della squadra F1 (il ruolo esatto &egrave; team principal) e di tutta la divisione sportiva Ferrari.  La notizia era ovviamente nell'aria da un paio&nbsp;di giorni, tra indiscrezioni e imbarazzate smentite. La Ferrari ha diramato l'annuncio alle 13 di luned&igrave; 24 novembre. Arrivabene, 57 anni, manager bresciano, &egrave; da quasi&nbsp;25 anni nel mondo della F1 e delle competizioni. Arrivabene &egrave; stato nominato dal presidente Ferrari Sergio Marchionne.&nbsp;  Viene dalla Philip Morris, lo sponsor tabaccaio della Ferrari, di cui aveva il ruolo di vice&nbsp;President Consumer Channel Strategy and Event Marketing. &Egrave;&nbsp;l'uomo che &egrave; sempre&nbsp;stato a contatto con laFerrari F1 per definire le sponsorizzazioni e il rapporto fra piloti e squadra. Perci&ograve; ha una profonda conoscenza della Ferrari Ges intesa come struttura operativa e degli uomini, pur non essendo di estrazione tecnica. Appassionato di&nbsp;corse, ha anche preso parte nel 1987 a una Parigi-Dakar. &Egrave; un manager di grande concretezza, abituato a parlare poco e lavorare sodo.&nbsp;  Arrivabene&nbsp;(nella foto con Bernie Ecclestone) &egrave; il settimo uomo che assume la responsabilit&agrave; della squadra F1 dalla morte di Enzo Ferrari, nel 1988. Uno dei suoi principali supporter &egrave; Andrea Agnelli, attuale presidente Juventus&nbsp;che ha iniziato la sua carriera proprio seguendo eventi e marketing per conto dello sponsor Ferrari sotto Arrivabene. Il nuovo capo della Ferrari corse siede&nbsp;anche nel consiglio d'amministrazione della Juventus.  L'annuncio &egrave; completato da una dichiarazione del&nbsp;presidente Ferrari Sergio Marchionne: &ldquo;Abbiamo deciso di nominare Maurizio Arrivabene perch&eacute; in questo momento storico della Scuderia e della F1 abbiamo bisogno di una persona che conosca a fondo non solo la Ferrari ma anche i meccanismi di governance e i bisogni di questo sport. Maurizio ha un patrimonio di conoscenze unico perch&eacute; da anni &egrave; stato veramente vicino alla Scuderia e, come membro della F1 Commission, ha ben chiaro le sfide che ci attendono. &Egrave; stato una fonte costante di idee innovative volte al rinnovamento della Formula Uno. Estremamente importante &egrave; l&rsquo;esperienza manageriale che ha maturato fino ad oggi in un mercato complesso e fortemente normato, un&rsquo;esperienza che lo aiuter&agrave; a gestire e motivare la squadra. Sono felice di aver acquisito la sua leadership per le nostre attivit&agrave; sportive&rdquo;.    &nbsp;

L'annuncio oggi. Sostituisce Mattiacci. Era vicepresidente dello sponsor della Ferrari. Segue le corse da 25 anni

Ufficiale: Arrivabene capo Ferrari F1

&Egrave; un Marchionne a tutto tondo quello che ha parlato alla presentazione della Fiat 500X, toccando vari argomenti tra cui, ovviamente, il futuro della Ferrari. &ldquo;Annuncio delle strategie future dopo il Gran Premio di Abu Dhabi? Non lo so &ndash; ha detto il presidente &ndash; &egrave; stata una stagione difficile, prima pensiamo a finirla poi vedremo. Anche domenica non &egrave; stata una giornata facile, &egrave; importante finire bene l'ultima gara adesso.  Vettel? Io non ho parlato di nessun pilota e non ho mai detto di aver puntato su questo o quell'altro. Riguardo la quotazione di Ferrari in Borsa entro il 2015, l'importante ora &egrave; distribuire questo saset ai nostri azionisti che hanno sempre investito su Ferrari e ci hanno sostenuto&rdquo;.

Il presidente ha parlato alla presentazione della Fiat 500X: "Strategie dopo il Gran Premio di Abu Dhabi? Non so, finiamo prima la stagione"

Marchionne e il futuro della Ferrari

Visita a sorpresa (ma non troppo) di Sergio Marchionne, lunedi 27 a Maranello. Arrivato al mattino presto da Torino in elicottero, il fresco presidente della Ferrari ha compiuto una delle prime &ldquo;full immersion&rdquo; da capo ferrarista nell'azienda che guida dal 13 ottobre.  Nel pi&ugrave; puro stile &ldquo;montezemoliano&rdquo; che aveva introdotto le riunioni operative con il reparto corse del lunedi pre o post Gran Premio, Marchionne ha voluto anticipare proprio a lunedi 27 il suo arrivo a Maranello trascurando altri impegni concomitanti societari Fiat perch&eacute; ieri c'era tutto lo staff della F1 che sarebbe partito solo oggi, martedi 28, alla volta di Austin negli Stati Uniti per il Gran Premio del Texas di Formula Uno.  Marchionne ha&nbsp;anche fatto&nbsp;capire&nbsp;che sar&agrave; a Maranello almeno una volta a settimana per seguire di persona le problematiche della Ferrari,&nbsp;sia industria che sport. E questa affermazione rassicura chi vedeva nella sua nomina un presidente-assente che si sarebbe occupato per lo pi&ugrave;&nbsp;a distanza dei problemi del Cavallino, meno strategici a livello aziendale di quelli dell'intero gruppo FCA.  Marchionne ha incontrato il team principal Mattiacci e parte dello staff di vertice della squadra F1 ed &egrave; probabile che abbia concordato con loro i tempi ed i modi dell'annuncio dell'ingaggio di Sebastian Vettel per il 2015 che ancora non viene comunicato&nbsp;perch&eacute; si aspetta per gli impegni presi con Alonso che sia prima lo spagnolo ad annunciare la sua futura destinazione (McLaren-Honda?).  Una delle ipotesi &egrave; che l'annuncio venga dato ad Austin nei giorni del Gp ma &egrave; probabile che non succeda: primo perch&eacute; l'incertezza di Alonso &egrave; ancora palpabile ed &egrave; anche legata alla guerra per il comando societario della McLaren fra Dennis e i nuovi possibili azionisti, che non si risolver&agrave; nel giro di pochi giorni. Per cui &egrave; improbabile che Alonso possa annunciare le sue mosse entro due o tre giorni.  Secondo perch&eacute; Marchionne non dovrebbe essere presente&nbsp;ad Austin, anche se se la F1 fa tappa nella sua patria adottiva, perch&eacute; a inizio ottobre, al salone di Parigi aveva detto pubblicamente che nei giorni del Gp sarebbe stato impegnato altrove. E forse per il suo debutto &ldquo;in pista&rdquo; da presidente Ferrari aspetta anche la coincidenza dell'annuncio di Vettel che magari ambirebbe a dare in prima persona e che potrebbe a quel punto slittare ad Abu Dhabi. Salvo accelerazioni dell'ultimora.

Il presidente del Cavallino ha incontrato a Maranello la squadra in partenza per il Gp Usa. A quando l'annuncio dell'ingaggio di Vettel?

Marchionne, prima riunione Ferrari F1

Con gli italiani non si sbottona cos&igrave; apertamente, forse per rispetto. Ma con gli inglesi Sergio Marchionne non ha peli sulla lingua nello spiegare il suo metodo per rilanciare la Ferrari. "Dobbiamo dare qualche calcio nel sedere e dobbiamo farlo in fretta!&rdquo;. Ha detto proprio cos&igrave;, un &ldquo;kick some ass&rdquo;, un &ldquo;calcio nel sedere&rdquo;. E l&rsquo;ha detto alla rivista inglese Autocar che non si &egrave; fatta pregare per scriverlo. Se poi intende &ldquo;calci nel sedere&rdquo; virtuale, un modo di dire per mettere pressione agli avversari in F1&nbsp;oppure&hellip; secondo l'interpretazione pi&ugrave; maliziosa materialmente ai responsabili degli insuccessi, non l&rsquo;ha chiarito bene.  Secondo l'ufficio stampa Ferrari, che si &egrave; affrettato a rettificare&nbsp;le cattive interpretazioni, Marchionne non voleva dire "calci nel sedere" ma l'espressione "kick some ass" sarebbe da intendere, secondo lo slang americano, "sbaragliare la concorrenza".&nbsp;Va per&ograve; spiegato a chi non conosce bene la lingua che in inglese kick&nbsp;vuol dire indiscutibilmente calcio&nbsp;nel senso di pedata&nbsp;e ass&nbsp;senza ombra di dubbio significa sedere. Per cui, se vogliamo mantenere il tono un po'&nbsp;volgarotto dell'espressione&nbsp;interpretando lo slang&nbsp;sarebbe da&nbsp;rendere&nbsp;con l'espressione "dobbiamo fare il mazzo a&nbsp;qualcuno", nel senso degli&nbsp;avversari; oppure "tirar fuori le palle".&nbsp;  "Ci vorr&agrave; quel che ci vorr&agrave;. Potremmo sbagliare, ma non abbiamo niente da perdere giusto? Quindi rischiamo qualcosa", ha aggiunto nell'intervista il nuovo Presidente della Ferrari che ha assunto ufficiamente il ruolo l&rsquo;altro ieri.  Proprio gli insuccessi della Ferrari in F.1 erano stati presi a pretesto da Marchionne per costringere Luca di Montezemolo a farsi da parte. Dice ancora Marchionne: "Viene sempre ricordato che lo sport motoristico non &egrave; una scienza e che un numero di fattori influenza le prestazioni. Poi vado a Monza e vedo che fra le prime sei macchine non c'&egrave; la Ferrari e neppure una monoposto motorizzata Ferrari. E la pressione del sangue mi sale", conclude Marchionne. Che proprio in quell&rsquo;occasione pronunci&ograve; le famose parole contro Montezemolo (&ldquo;Nessuno &egrave; insostituibile&rdquo;) che diedero ufficialmente il via al ribaltone.  Marchionne in questo momento sta molto attento a iper-valorizzare tutto quello che &egrave; Ferrari. Ha preso parte alla famosa esibizione di Rodeo Drive, a Beverly Hills negli Usa, per festeggiare i 60 anni della Ferrari negli Stati Uniti. Mantenere alta l&rsquo;immagine e il prestigio della Rossa per Marchionne nel momento in cui la Ferrari pu&ograve; aiutare a far salire il valore delle azioni del gruppo FCA al Wall Street &egrave; strategico: "Una Ferrari che non vince sulle piste di F1 non &egrave; una Ferrari. Possono esserci dei periodi sfortunati, ma la sfortuna non pu&ograve; diventare un elemento strutturale del marchio".  A Marchionne aveva indirettamente risposto ieri sera Montezemolo nel corso dell&rsquo;intervista a &ldquo;Porta a Porta&rdquo; di Vespa ribadendo che &egrave; sbagliato parlare di periodo strutturale perch&eacute; il 2014 &egrave; l&rsquo;unico anno negativo di una striscia ventennale di trionfi Ferrari nel corso dei quali la Ferrari ha conquistato 14 titoli iridati.

Con la stampa inglese il neo Presidente Ferrari rivela il suo metodo per tornare a vincere: sbaragliare gli avversari

La cura Marchionne? Un bel calcio nel sedere!

Mentre a Suzuka si dibatteva di Alonso e di Ferrari e del futuro pilota di Maranello, un altro evento a diecimila km di distanza aveva un personaggio Ferrari per protagonista: il salone dell'auto di Parigi. Dove stavolta la novit&agrave; pi&ugrave; importante non era un'automobile, ma la conferenza stampa in cui Montezemolo avrebbe parlato per l'ultima volta da presidente Ferrari.  Un evento tutto sommato storico: quello di un presidente che lascia - anzi viene buttato fuori - contro ogni logica aziendale dall'azienda che ha diretto per 23 anni con risultati eccezionali. Vale la pena raccontarvi quella mezz'oretta nell'atelier privato dietro lo stand Ferrari, tra un musetto della F1 dell'anno scorso appeso al muro ed i pellami dei rivestimenti dei sedili delle Gt stradali a far da coreografia perch&eacute; l'abbiamo vissuto di persona e quello che &egrave; successo fa capire ancora meglio la vera natura dei rapporti di forza al vertice Fiat e Ferrari.  Montezemolo ha mostrato un po' di commozione e tanta rabbia repressa, nascosta sotto a un sorriso forzato. Ma a un primo momento si era lasciato andare, raccontando fatti e aneddoti, come di quando la Fiat era talmente in crisi finanziaria nel 2002, che dovette cedere il 35% della propriet&agrave; a Mediobanca e un'altra piccola fetta, il 5%, fu comprata da Mubadala (il fondo d'investimento di Abu Dhabi) che arriv&ograve; grazie ai buoni rapporti che intratteneva con la Ferrari di cui divenne anche sponsor e per cui realizz&ograve; il Parco tematico del Cavallino ad Abu Dhabi. Insomma, quanto basta per far dire a Montezemolo: "In quell'anno la Ferrari fu fondamentale per Fiat...". Una frecciata a Marchionne e alla famiglia Agnelli e la rivendicazione di un merito, quello di aver contribuito all'epoca a trovare un salvatore per la Fiat.  Poi la conferenza ha cambiato tono: perch&eacute; all'improvviso si &egrave; materializzato nella saletta anche Marchionne e Montezemolo, con educazione ma anche controvoglia pur se celata dietro a un sorriso, l'ha educatamente invitato a sedersi al suo fianco. Da quel momento per&ograve; &egrave; cambiato tutto. Le parole di Montezemolo, da appassionate e franche che erano all'inizio, si sono fatte pi&ugrave; misurate e formali. Marchionne, gomito appoggiato sul tavolino e mento poggiato sul palmo della mano, lo osservava di sottecchi da un paio di metri, quasi volesse cogliere critiche nascoste e doppi sensi, pronto a intervenire e correggere o puntualizzare. Una scena francamente imbarazzante, con il presidente uscente sotto esame e il suo successore l&igrave; a fargli sentire l'ingombrante presenza e quasi a fargli capire chi detiene adesso il potere.  A un certo punto Montezemolo ha anche commesso un lapsus, parlando della quotazione in Borsa del gruppo. Quando ha detto: "&Egrave; Il momento adatto per una staffetta alla Presidenza (e chiss&agrave; quanto gli sar&agrave; costato dire queste parole...) alla vigilia di un momento storico importante come quello della quotazione della Ferrari-Chrysler...". Marchionne &egrave; intervenuto correggendolo con determinazione: "No, non Ferrari-Chrysler, ma Fiat Chrysler". E Montezemolo: "&Egrave; un lapsus perch&eacute; ho sempre la Ferrari in testa...".  Ma in una seconda occasione Montezemolo fra le righe &egrave; riuscito a far passare una frecciatina: quando ha detto, parlando della appena presentata Ferrari 458 Speciale Aperta, la spider esposta al salone, "Non chiamatela l'ultima Ferrari di Montezemolo, ma semmai l'ultima Ferrari della Ferrari". Che intendeva dire la macchina pi&ugrave; recente del Cavallino, ma a tutti &egrave; suonata come una battuta relativa al fatto che senza di lui non ci saranno pi&ugrave; vere Ferrari.  Imbarazzante anche il momento sull'immancabile domanda sul caso Alonso. Marchionne ha svicolato facendo capire che lui entrer&agrave; in carica solo il 13 ottobre, quindi ha tagliato corto: "&Egrave; materia di Luca, chiedetelo a lui".  E Montezemolo, che sa bene che l'accelerazione della rottura con Alonso viene su impulso di Marchionne, &egrave; stato sibillino: "Alonso per me &egrave; il miglior pilota del mondo, specialmente in gara. Non si &egrave; mai tirato indietro. Il suo futuro? Sta parlando con Mattiacci, credo che ci si debba venire incontro fra le sue esigenze e quelle della Ferrari. Vediamo cosa vuol fare lui e ci parleremo in funzione delle necessit&agrave; della squadra. L'importante &egrave; avere un buon clima nel team, c'&egrave; un contratto, loro (Alonso e Mattiacci, ndr) stanno parlando e si trover&agrave; la miglior soluzione. Ma non c'&egrave; l'assillo di trovare la soluzione in fretta, l'assillo &egrave; di fare una bella gara in Giappone". Parole che si prestano a varie interpretazioni. Ma anche un modo elegante di comunicare il suo pensiero. Che forse lui un accordo diplomatico per salvare il matrimonio del pilota con la squadra l'avrebbe trovato. E che se non si trova, la colpa non &egrave; sua ma di Marchionne.  A Marchionne poi &egrave; stato chiesto quante volte si senta con Mattiacci. E lui ha spiegato il suo pensiero con un esempio: "Ci parliamo spesso ma soprattutto per sms, non a voce perch&eacute; siamo sempre all'altro capo del mondo. Ma non &egrave; che stia sempre li a controllare cosa fanno. &Egrave; un po' come al ristorante: ordini di fare il rag&ugrave; e i cuochi lo fanno, ma non vai continuamente in cucina a guardare gli ingredienti e controllare anche punto &egrave; la cottura". Quindi &egrave; una parziale ammissione del fatto che, a Mattiacci, &egrave; stato Marchionne a dare istruzioni precise di agire in un certo modo ed &egrave; lui l'ispiratore della strategia di svincolamento da Alonso.  Alberto Sabbatini

Luca di Montezemolo e Sergio Marchionne, il caso Alonso e il passaggio di consegne tra mille imbarazzi al salone di Parigi

L'ultimo faccia a faccia

Vi proponiamo un estratto da Autosprint n.38 in edicola dove esaminiamo la questione fra Alonso e la Ferrari&nbsp;alla luce delle dichiarazioni del team principal&nbsp;dopo la gara.  Quarto in gara, quarto in classifica generale, quarto risultato ai piedi del podio: a Fernando Alonso piace la cabala dei numeri, chiss&agrave; se ci vede qualcosa del suo futuro. Un futuro che si decide in questi giorni e sul quale pesa la frase a ghigliottina di Marco Mattiacci domenica notte dopo la gara. "Fernando resta con noi? Al momento s&igrave;. Ha un contratto a tutto il 2016, c&rsquo;&egrave; una discussione in corso. Non solo oltre quella data, ma su come definire il rapporto".&nbsp;  Non ci vuole un dietrologo per capire che siamo alle strette. O la va, o la spacca: non c&rsquo;&egrave; pi&ugrave; nessuna garanzia che il contratto tenga. La sola cosa che si pu&ograve; dire &egrave; che il risultato di domenica non ha cambiato granch&eacute; le cose: &egrave; una Ferrari tornata tiepida dopo il flop di Monza, ma non sar&agrave; mai calda. E il gelo vero &egrave; nei rapporti fra pilota e squadra. Alonso ha l&rsquo;appoggio della base, di quelli che mormorano &laquo;chiss&agrave; se l&rsquo;anno prossimo sar&agrave; ancora con noi per fare una gara cos&igrave;&raquo;. Ma non c&rsquo;&egrave; pi&ugrave; la fiducia incondizionata con il vertice.  E qui, per adesso, non c&rsquo;entra ancora Sergio Marchionne, ma c&rsquo;entra Marco Mattiacci. Il quale dice: "sono stato chiamato a intervenire in diverse aree e in alcune serve discontinuit&agrave;. A qualcuno far&agrave; piacere, a qualcun altro meno, ma non ho mai visto aziende dove non si fa". Ricordiamo solo che quella parola, &ldquo;discontinuit&agrave;&rdquo;, che significa rompere con il passato, il team principal Ferrari l&rsquo;aveva usata anche a Silverstone. In risposta a una domanda su Luca Marmorini, il capo motorista ufficialmente in vacanza. Sappiamo come &egrave; finita.  La spiegazione pi&ugrave; semplice &egrave; che Fernando e la squadra sono arrivati ai ferri corti in una discussione che, partendo dal rinnovo del contratto oltre il 2016, arrivava a coinvolgere anche aspetti del presente e del prossimo futuro. Lui voleva garanzie tecniche e non &egrave; convinto da quello che ha visto a livello di rinforzi, di programmi. Mattiacci ha carta bianca e se non dice pi&ugrave; che Alonso &egrave; &ldquo;centrale&rdquo; nel piano di rilancio, una ragione ci sar&agrave;&hellip; (continua).  Alberto Antonini  L'articolo completo su Autosprint n.38 in edicola e in digitale su iPad  

Un estratto da Autosprint in edicola dove esaminiamo la questione pilota-squadra alla luce delle dichiarazioni del team principal di "discontinuit&agrave;"

Ferrari, &egrave; gelo Alonso-Mattiacci

Dal nostro inviato a Marina Bay (Singapore): Alberto Antonini  &Egrave; gi&agrave; buio pesto quando i meccanici Ferrari si dispongono in corsia box per le abituali prove di cambio gomme. Davanti a tutti, maglietta rossa e sguardo attento, c&rsquo;&egrave; Marco Mattiacci. Consapevole delle tante responsabiit&agrave; che il cambio di presidenza comporter&agrave; anche per lui.  Sergio Marchionne, che dal 13 ottobre diventer&agrave; presidente del Cavallino, gli ha dato piena fiducia. Una fiducia che deve concretizzarsi nei fatti e non riguarda solo la gestione in pista.  Si parla di mercato, a Marina Bay, e Fernando Alonso fa come certi politici: se la prende con stampa e tv. &ldquo;Siete voi che mettete in giro voci destabilizzanti&rdquo;. E &ldquo;dispiace vedere che certe voci arrivano dall&rsquo;Italia&rdquo;. Ipotesi di complotto? Piuttosto, un segnale di nervosismo.  Se Nando fosse proprio tranquillo, quello che riportano i media gli scivolerebbe addosso, come &egrave; successo in passato. Ribadisce che il cambio al vertice non cambia niente per il suo futuro in Ferrari, segnala: &ldquo;Mi sono gi&agrave; incontrato con Sergio&rdquo; (intendendo Marchionne: pronunciato perfettamente, non alla spagnola) e abbiamo un buon rapporto da tanti anni, lui viene spesso a Monza, negli Usa e a volte anche in Canada. A Maranello ha ripetuto la stessa cosa: di essere pronto per la sfidda&rdquo;.  Si riferisce ai prossimi mondiali, o alla sua sfida personale? &Egrave; vero che un nuovo presidente non cambia le clausole di un contratto, ma forse sono le voci su Vettel a dargli fastidio. Anche perch&eacute; Seb richiama &ldquo;il grande rapporto che mi lega a Red Bull&rdquo;, ma non d&agrave; un stop deciso alle voci. Non parliamo, attenzione, di scambio: la voce di Sky tv, su questo, &egrave; stata distorta e mal riportata. Parliamo invece del fatto che a Maranello stiano preparandosi se dovessero esserci novit&agrave;.  La Ferrari intanto si prepara a una gara che ha un solo obiettivo: dare qualche colpo nell&rsquo;incontro di boxe con la Williams, cercare almeno di riportarsi sotto ai punti. Ne mancano 15 per il pareggio, forse troppi perch&eacute; la F14 T possa farcela da sola. Ma in Williams ammettono le loro debolezze, non hanno la monoposto migliore per le piste di curve lente e trazione come questa, e il display piccolo sar&agrave; un handicap in pi&ugrave; nel primo Gp senza comunicazioni radio di natura &ldquo;tecnica&rdquo;. L&rsquo;anno scorso Fernando riusc&igrave; a essere il primo alle spalle di Seb Vettel, sia pure a pi&ugrave; di mezzo minuto. Adesso gli basterebbe stare davanti a Massa e Bottas.

Le dichiarazioni di Alonso prima della gara di Singapore in cui ci si prepara a recuperare la posizione nella classifica Costruttori

Ferrari, sfida con la Williams

Massimi poteri al team principal Marco Mattiacci per la Formula Uno. Pi&ugrave; di quanti ne avesse finora con Montezemolo. E nessuna limitazione al budget: &ldquo;Spenderemo quello che serve&rdquo;, &egrave; la frase chiave di Marchionne.  &Egrave; questa la scelta di Marchionne che emerge da parole, frasi, atteggiamenti ed indiscrezioni del capo della Fiat raccolte in questi giorni fra Maranello e Torino. Chi scrive ha incontrato Marchionne anche il giorno dopo le dimissioni di Montezemolo. In tutt&rsquo;altro ambito, la presentazione alla stampa della nuova Jeep Renegade dove Marchionne da buon capo multi-brand ha voluto esser presente vista l&rsquo;importanza e le ambizioni di questo modello Jeep per il mercato italiano.  Il discorso &egrave; fatalmente scivolato sull&rsquo;argomento Ferrari, sulla riorganizzazione del team e sul futuro dei piloti. Marchionne ha spiegato che sar&agrave; Marco Mattiacci e non lui a trattare la vicenda del rinnovo del contratto di Alonso con Maranello. Marchionne si far&agrave; tenere al corrente ma lascer&agrave; fare al capo della squadra corse. &Egrave; un segnale importante, perch&eacute; &egrave; un segno di fiducia considerevole nei confronti di Mattiacci. Fino a ieri in Ferrari una questione cos&igrave; delicata come il rinnovo del contratto di Alonso (anche per le forti implicazioni economiche), veniva trattata direttamente dal numero uno del cavallino, cio&egrave; da Montezemolo, non da Mattiacci che si era dedicato principalmente alla riorganizzazione interna della squadra lasciando il disegno delle strategie politiche e gli accordi coi piloti a Montezemolo.  Marchionne per&ograve;, vuoi perch&eacute; ha mille altri impegni con la gestione del gruppo FCA, vuoi perch&eacute; non ha quell&rsquo;esperienza diretta con il mondo del motorsport che aveva Montezemolo, ha deciso di delegare molto pi&ugrave; ampiamente a Mattiacci ogni questione sportiva.  Anzi, indiscrezioni da fonti molto vicine a Marchionne dicono che il capo della FCA - che ricordiamo aveva scelto personalmente il manager romano per il ruolo di team principal lo scorso aprile - avesse chiesto esplicitamente a Mattiacci un ruolo abbastanza defilato nei mesi scorsi, per non scontrarsi proprio con la personalit&agrave; di Montezemolo. Ma finita l&rsquo;era del super-presidente, ora Marchionne ha invitato Mattiacci a esporsi pi&ugrave; direttamente in prima fila. Dovr&agrave; prendersi carico di tutti quei compiti anche di relazioni con l&rsquo;ambiente F1 che finora Montezemolo per prestigio e personalit&agrave; riservava a s&eacute;. L&rsquo;impressione che si ricava da queste indiscrezioni per&ograve; &egrave; che Marchionne di tempo da dedicare al mondo F1 se ne ritaglier&agrave; ben poco...  Alberto Sabbatini

Indiscrezioni sulle strategie Ferrari: sar&agrave; il team principal a trattare il rinnovo del contratto di Alonso

Marchionne d&agrave; ampie deleghe a Mattiacci

Niki Lauda, un passato da grande pilota della Ferrari e un presente nella Mercedes che sta dominando la Formula 1, ha espresso in un'intervista a Metro le sue impressioni sulle dimissioni di Montezemolo. &ldquo;E' un peccato, mi dispiace. Secondo me Montezemolo non vuole andare in Alitalia, lui &egrave; da 23 anni il presidente della Ferrari, con lui ha fatto molto bene ed ha raggiunto tanti traguardi. Solo che, come accade in tutte le aziende, quando le cose cominciano ad andare male &egrave; logico fare queste scelte. Capisco Marchionne e non critico la sua decisione, anzi. Spero di incontrarlo presto, ora che &egrave; presidente della Ferrari, per parlare con lui di Formula Uno. Non sar&agrave; per&ograve; facile riportare le Rosse alla competitivit&agrave; di un tempo, ma questo &egrave; il momento giusto per prendere decisioni in vista della prossima stagione.  In Formula Uno si corre ogni quindici giorni &ndash; ha proseguito l'ex pilota &ndash; le decisioni vanno prese in fretta non ci si pu&ograve; permettere di commettere errori. Non esistono macchine perfette ma solo vetture vincenti. Per la Ferrari era giunto il momento di cambiare. Quest'anno &egrave; difficile rimettersi in corsa ma si pu&ograve; gi&agrave; programmare la prossima stagione mettendo subito mano al motore, che &egrave; il vero problema della Ferrari&rdquo;.  Infine un saluto all'amico Luca: &ldquo;Gli dico un grande grazie, di cuore&rdquo;.

L'ex pilota Ferrari, ora in Mercedes: "Con lui la Rossa ha vinto tanto ma era giunto il momento di cambiare"

Lauda: "Mi spiace per Montezemolo ma capisco Marchionne"

Dopo la staffetta Montezemolo-Marchionne, si sono di nuovo accese le voci su un possibile ritorno di Ross Brawn a Maranello. Questo perch&eacute; il nuovo presidente avr&agrave; meno tempo del vecchio per occuparsi direttamente della Ferrari F1, il team principal Marco Mattiacci ha ancora poca esperienza di Gran Premi, e al momento manca - forse - una figura di riferimento. Ma lo stesso Brawn rompe il silenzio per dire che il Cavallino non &egrave; nei suoi piani.  &ldquo;In questo momento - rivela sul sito tedesco di &lsquo;auto motor und sport&rsquo; - non penso a un ruolo alla Ferrari, n&eacute; da un&rsquo;altra parte. La mia visita a Maranello, lo scorso maggio, era una visita privata. Abbiamo chiacchierato un po&rsquo; di tutto, di &ldquo;come sarebbe se...&rdquo;, ma niente di serio&rdquo;.  D&rsquo;altra parte, anche le parole di Sergio Marchionne sembrano confermare che sar&agrave; Mattiacci a occuparsi in prima persona di tutti gli incarichi di responsabilit&agrave;. Ross non lo conosce, ma lo incoraggia cos&igrave;:  &ldquo;A Mattiacci bisogna dare il tempo di dimostrare quello che sa fare. Io per&ograve; non sono in contatto con la Ferrari, anzi, non penso proprio a un altro incarico in F1. Sto facendo una vita diversa, non sarei interessato a un impegno a tempo pieno. Per&ograve;... mai dire mai. Non si pu&ograve; mai dire quali possibilit&agrave; ti pu&ograve; offrire la vita&rdquo;.  Da quando ha lasciato il ruolo di team principal alla Mercedes Gp, Ross si &egrave; occupato principalmente di restarurare un cottage in Gran Bretagna. &ldquo;Ho scoperto cose che prima non avevo il tempo di fare e che mi divertono. Ho una vita diversa e mi ci trovo bene&rdquo;.

Smentite in prima persona dall&rsquo;ex dt le voci su un ruolo a Maranello

F1, Ross Brawn: Non torner&ograve; in Ferrari

Dal nostro inviato a Maranello: Alberto Sabbatini  Pacche sulle spalle e sorrisi come due amiconi di vecchia data. I rancori, le frecciate di tre-quattro giorni fa sembrano dimenticate. "Abbiamo chiarito le incomprensioni", dice Montezemolo. "Lascio l'azienda con serenit&agrave; e orgoglio" spiega il Presidente uscente. Ribatte Marchionne: "L'amicizia tra me e Luca continua, non &egrave; stata guastata dal polverone che si &egrave; sollevato nel week end".  I due hanno parlato per un'ora alla stampa, fianco a fianco come due scolaretti, nella sala conferenze del museo Ferrari. Ogni tanto un risata, ogni tanto una pacca sulla spalla. Stemperando le tensioni che si erano create. E concedendosi diverse battute.  Come quando Montezemolo ha detto scherzando: "Lascio la Ferrari per... andare a fare l'amministratore delegato di una azienda americana a Detroit - alludendo alla FCA - visto che il consiglio &egrave; riuscito a toglier di mezzo Marchionne spostandolo a Maranello". E gi&ugrave; risata di Marchionne. Il quale ha replicato divertito: "Si, cos&igrave; mi prende anche la casa di Detroit".  Oppure quando qualcuno ha chiesto a Montezemolo l'importo della buonuscita patteggiata con la FCA e Marchionne &egrave; intervenuto dicendo al giornalista: "Non abbiamo deciso perch&eacute; volevamo parlare con lei della cifra: che suggerisce?". E di nuovo ancora sorrisi e pacche d'intesa sulle spalle.    Insomma, molte frasi goliardiche e allegria nel giorno dell'addio ufficiale. Ma l'allegria forzata non pu&ograve; coprire la realt&agrave; dei fatti. Sotto le risate apparenti, e gli atteggiamenti camerateschi, covano sentimenti ben diversi. Montezemolo non si aspettava di finire cos&igrave; bruscamente i 23 anni di presidenza, scaricato di colpo e mortificato pubblicamente come nell'ultima settimana, anche se ha fatto buon viso a cattivo gioco accennando&nbsp;al senso di responsabilit&agrave; e al gioco di squadra fra le due aziende, Ferrari e FCA.&nbsp;&nbsp;Marchionne invece ha l'aria rilassata di chi si &egrave; finalmente tolto il peso di mettere a posto qualcosa che non stava al suo posto come&nbsp;voleva lui.  Questa &egrave; una svolta storica per la Ferrari. E anche rischiosa perch&eacute; Maranello perde un Presidente a tempo pieno, appassionato e coinvolto nella Ferrari, per un nuovo presidente che non gestir&agrave; la quotidianit&agrave; perch&eacute; come ha detto Marchionne "Non &egrave; che se io non ci sono, le macchine non le facciamo. L'azienda &egrave; molto pi&ugrave; profonda del Presidente e c'&egrave; un gruppo di persone che pu&ograve; seguire tutta la gamma di prodotti in mia assenza".  LA ROTTURA - Finalmente nella conferenza stampa congiunta Marchionne-Montezemolo &egrave; emersa la verit&agrave; ed i motivi della rottura. "Da sette mesi, non da una settimana, parlavamo di questo avvicendamento - ha spiegato Marchionne - perch&eacute; le successioni e la governance in grande aziende come la FCA vengono preparate con cura, non si improvvisano, ma era un processo da maturare fino in fondo. Poi i tempi li avete accelerati voi della stampa", ha concluso accennando all'eco che &egrave; stata data alle critiche di Marchionne contro Montezemolo a Cernobbio, che ha fatto precipitare la situazione da un giorno all'altro imponendo un ricambio immediato al comando della Ferrari.  "Perch&eacute; presidente io &egrave; non altri?" Ha spiegato Marchionne "Perch&eacute; la Ferrari &egrave; di un'importanza tale che non va sottovalutata" come dire che al mondo, al momento dell'entrata in borsa, si deve presentare come capo del Cavallino quello che &egrave; il capo dell'intero gruppo FCA. E il suo non sar&agrave; un ruolo temporaneo.    Montezemolo invece ha ammesso a denti stretti, ma col sorriso sulle labbra, di aver accettato il fatto che la Ferrari avrebbe dovuto presentarsi alla quotazione in borsa dell'intero gruppo FCA previsto il 13 ottobre con un nuovo Presidente. "&Egrave; una nuova era,un momento importante per l'intero gruppo ed &egrave; giusto che non lo apra un giovane presidente (si riferiva scherzando a se stesso,ndr) ma l'amministratore delegato della FCA, anche per suggellare di fronte al mondo che siamo un gruppo coeso che fa gioco di squadra".  I PIANI DI LUCA - Poi Montezemolo ha rivelato anche che in realt&agrave; aveva altre tempistiche e progetti per lasciare la Ferrari: "Nei miei piani personali pensavo di lasciare l'anno prossimo, ma c'&egrave; questo nuovo appuntamento, questa scadenza della quotazione in borsa a New York del gruppo e quindi ho dovuto cambiare i miei piani".  FORMULA UNO - Marchionne invece, subissato di domande sul futuro in F1, ha confermato l'impegno in F1: "Per me ci resteremo a lungo. Montezemolo mi ha spiegato che siamo obbligati dai contratti con Ecclestone a restare in F1 almeno fino al 2020, ma per me dovremmo esserci molto pi&ugrave; a lungo. Poi, certo, se dipendesse da me ci starei altri 120 anni, ma non posso fare piani cos&igrave; a&nbsp;distanza".  GLI UOMINI - Quanto agli uomini del futuro, Marchionne ha confermato fiducia a Marco Mattiacci come team principal per la F1 e ad Amedeo Felisa come amministratore delegato (dal 2010) dimostrando per&ograve; di non sapere che in precedenza Felisa ricopriva il ruolo di direttore tecnico mentre lui credeva fosse a capo del controllo qualit&agrave;...    FERRARI "AMERICANA" - Infine Marchionne ha smentito, imitato da Montezemolo per&ograve; con un po' di imbarazzo, che la Ferrari diventer&agrave; pi&ugrave; americana come aveva fatto intendere Montezemolo nei giorni scorsi nei momenti di massima ira. "La Ferrari non diventer&agrave; americana, anche perch&eacute; nemmeno la FCA sar&agrave; americana, &egrave; un'azienda multinazionale con sede legale in Olanda, quotata sulla borsa Usa, che paga le tasse in Italia. La Ferrari &egrave; nata e morir&agrave; in Italia, pensare a una Ferrari costruita a Detroit in futuro &egrave; una cosa inconcepibile". Cose che ad essere onesti, dice anche delle Alfa Romeo.  Montezemolo ha provato a metterci un po' di ironia dicendo: "Una Ferrari&nbsp;americana ci sar&agrave;, anzi saranno dieci: le 10 Ferrari con i colori blu della Scuderia Nart che costruiremo in omaggio ai colori&nbsp;della grande scuderia americana del passato e che faremo&nbsp;sfilare a Rodeo Drive&nbsp;e per le vie di&nbsp;Beverly Hills, a ottobre per festeggiare i 60 anni della Ferarri negli Stati Uniti".  AUTONOMIA - E comunque la Ferrari manterr&agrave; secondo Marchionne un certo grado di autonomia. "Non c'&egrave; la minima intenzione di integrare la Ferrari a livello operativo nella gestione FCA. Una delle poche cose che ho imparato dal 2004 ad oggi, da quando sono nel gruppo Fiat, &egrave; quella di proteggere l'integrit&agrave; e l'esclusivit&agrave; della Ferrari e di non farla inquinare in un sistema automobilistico di produzione di massa per il mercato. Ho sempre dato autonomia alla Ferrari in passato e so che non pu&ograve; appoggiarsi alla FCA per la tecnologia e per l'accesso al mercato". Come dire che i concessionari e la tecnologie rimarranno esclusivi.  TRATTATIVE AI GP&nbsp;- Quanto alla F1, Marchionne non &egrave; spaventato all'idea di dover stanziare tempo, delle 22 ore al giorno che lavora secondo Briatore, per seguire i delicati interessi "politici" della Ferrari trattando cose scomode con Ecclestone o Todt. "Non sar&agrave; un problema, ho trattato con tanta gente ostica in vita mia".  

Ecco quello che i due hanno raccontato in conferenza stampa del cambio di presidenza, il nuovo capo conferma l'autonomia del Cavallino 

Marchionne e Montezemolo parola per parola

Le dimissioni di Montezemolo e la morte di Emilio Botin, presidente e azionista del Banco Santander, ovvero lo sponsor principale della Ferrari (assieme alla Philip Morris), due vicende accadute pressoch&eacute; contemporaneamente, sono un doppio trauma ed una bella complicazione per la Ferrari F1.  Senza Montezemolo la Ferrari perde un enorme riferimento anche a livello politico. Soprattutto in F1 perch&eacute; era Montezemolo, per via del suo enorme carisma, che faceva la politica sportiva di Maranello nei Gran Premi. Domenicali prima e Mattiacci gestivano la quotidianit&agrave; della squadra, l&rsquo;organizzazione e dirigevano gli 800 uomini del reparto corse, ma le decisioni pi&ugrave; strategiche - dall&rsquo;ingaggio dei piloti alla posizione della Ferrari sui regolamenti e gli stessi rapporti con Ecclestone e la Fia - erano decisioni prese personalmente da Montezemolo, non certo dal team principal.  Senza Montezemolo la strategia e la linea &ldquo;politica&rdquo; dovranno essere dettate dal nuovo Presidente, cio&eacute; Marchionne, il quale ha un&rsquo;esperienza minima di corse e di F1. Presumibilmente Marchionne si consulter&agrave; con il team principal Mattiacci per queste scelte, ma non avr&agrave; tempo di seguire direttamente le vicende della squadra in pista o le trattative economico-politiche. E comunque davanti al mondo della F1 n&eacute; Mattiacci n&eacute; lo stesso Marchionne hanno il carisma e la rete di conoscenze che aveva Montezemolo indispensabile per tessere alleanze strategiche in F.1.  Di sicuro perci&ograve; la Ferrari uscir&agrave; indebolita dal cambio di presidenza. Dove potrebbe venir fuori rafforzata invece &egrave; sul piano economico perch&eacute; Marchionne, in quanto capo della Fca e nello stesso della controllata Ferrari, non lesiner&agrave; certo investimenti e finanziamenti al Cavallino per tornare al vertice pi&ugrave; rapidamente in F1; quegli stessi investimenti che aveva invece &ldquo;tagliato&rdquo; in tempo recenti a Montezemolo.  L'altro grossa dramma imprevedibile &egrave; la scomparsa di Emilio Botin, presidente e azionista della Santander, una delle pi&ugrave; grosse banche europee e da sempre sponsor di Alonso in F1. Botin ha sempre finanziato Alonso e le squadre in cui lo spagnolo ha corso negli ultimi anni. Fu la Santander a sponsorizzare la McLaren nel 2007, anno dell'arrivo del pilota spagnolo. L'operazione Alonso-Ferrari nel 2010 fu resa possibile ancora dalla Santander che si prese carico di una bella parte dell'ingaggio del ferrarista, tanto che da allora la Santander compare su tute dei piloti e parti dell'auto della Ferrari. Assieme alla Philip Morris, che ha una presenza &ldquo;velata&rdquo; a causa delle leggi anti-tabacco, Santander &egrave; l'altro sponsor principale di Maranello.  Con la scomparsa di Botin, Alonso perde un amico, un punto di riferimento, ma anche il finanziatore principale della sua carriera agonistica. Poich&eacute; il contratto Philip Morris &egrave; in scadenza nel 2015, era possibile che dopo quella data sarebbe rimasta solo la Santander come sponsor principale della Ferrari in F1. E adesso che succeder&agrave; invece? I sostituti di Botin al vertice della banca spagnola potrebbero anche cambiare strategie di investimento.  Di certo, per tutti questi motivi la delicata questione del rinnovo del contratto di Alonso in Ferrari oltre il 2016, che contempla anche l'appoggio finanziario di Santander diviene pi&ugrave; complicata. La strada per Marchionne d'ora in poi &egrave; davvero in salita. E queste complicazioni non le aveva previste nei giorni in cui ha lanciato i primi anatemi contro Montezemolo.

L'uscita di Montezemolo e la morte dell'uomo che era lo sponsor complicano gli scenari per la Ferrari. Ecco le possibili conseguenze

Ferrari, il futuro: da Alonso allo sponsor, problemi per Marchionne

Pochi istanti dopo l'annuncio delle dimissioni, Luca di Montezemolo ha rilasciato una prima dichiarazione ufficiale di Montezemolo. "La Ferrari avr&agrave; un ruolo importante all&rsquo;interno del gruppo FCA nella prossima quotazione a Wall Street - ha spiegato l'ormai ex presidente Ferrari - e si aprir&agrave; quindi una fase nuova e diversa che credo giusto debba essere guidata dall&rsquo;Amministratore Delegato del Gruppo. Finisce un&rsquo;epoca e ho quindi deciso di lasciare la presidenza dopo quasi 23 anni meravigliosi e indimenticabili, dopo quelli passati a fianco di Enzo Ferrari negli anni Settanta&rdquo;.  Dalle sue parole traspare, anche se velate di diplomazia, la causa vera della rottura tra lui e Marchionne: la divergenza di vedute sul ruolo della Ferrari nel futuro del gruppo FCA. Montezemolo la&nbsp;voleva pi&ugrave; indipendente ed autonoma, magari quotata in borsa a parte, per consolidarne il valore visto che quello Ferrari quest'anno &egrave; stato ufficialmente riconosciuto come il marchio pi&ugrave; potente al mondo secondo la classifica redatta da un autorevole istituto specializzato americano. Marchionne invece voleva che la Ferrari andasse ad accrescere il valore complessivo del gruppo FCA per valorizzare la quotazione in borsa a New York.  Le parole di ringraziamento di Montezemolo continuano cos&igrave;: &ldquo;Il mio ringraziamento va innanzitutto a donne e uomini eccezionali in fabbrica, negli uffici, nei campi di gara, sui mercati di tutto il mondo che sono stati i veri artefici in questi anni della grande crescita dell&rsquo;azienda, delle tante memorabili vittorie e del successo del marchio diventato grazie a loro uno dei pi&ugrave; forti al mondo. Un saluto e un ringraziamento a tutti i nostri partner tecnici e commerciali, ai dealer di ogni Paese e in modo particolare ai clienti e ai collezionisti con cui condivido la stessa passione. Ma il mio pensiero va oggi anche ai nostri tifosi che non hanno mai fatto mancare alla Scuderia il loro entusiasmo soprattutto nei momenti pi&ugrave; difficili. La Ferrari &egrave; la pi&ugrave; bella azienda del mondo e per me &egrave; stato un grande privilegio e onore esserne stato il leader. Le ho dedicato tutto il mio impegno ed entusiasmo e insieme alla mia famiglia ha rappresentato e rappresenta la cosa pi&ugrave; importante della mia vita. Auguro agli azionisti, e in particolare a Piero Ferrari che mi &egrave; stato sempre vicino, e a tutte le persone dell&rsquo;Azienda ancora tanti anni di successo che la Ferrari merita".  a.s.

Nel comunicato d'addio il presidente spiega: "con la quotazione FCA &egrave; giusto che Ferrari venga guidata dall'a.d. del gruppo"

Ecco perch&eacute; Montezemolo ha ceduto a Marchionne

Luca di Montezemolo&nbsp;si &egrave; dimesso dal ruolo di presidente&nbsp;della Ferrari. Il ruolo di presidente Ferrari viene assunto da Sergio Marchionne. L'annuncio &egrave; giunto stamattina, mercoled&igrave;, dopo che i due si erano incontrati marted&igrave; a Maranello in un lungo faccia a faccia che ha chiaro le modalit&agrave; dell'addio.  Si prefigura insomma lo&nbsp;scenario&nbsp;che si era manifestato gi&agrave; da domenica pomeriggio, dopo le critiche di Marchionne a Montezemolo colpevolizzato per i cattivi risultati ella squadra Formula Uno. Un po' presto, visto che il presidente Fiat non poteva attaccarlo sul piano dei risultati economici.  L'annuncio viene addirittura alla vigilia&nbsp;del consiglio di amministrazione di gioved&igrave; 11 a Maranello, che sancir&agrave; i risultati record in fatto di bilanci, fatturato e utili del primo semestre&nbsp;2014 della Ferrari gestita da Montezemolo. Numeri che dovrebbero proiettare l'azienda a fine anno verso il primato dei 400 milioni di utile, un nuovo record dopo i 365 milioni del 2013 che fu il pi&ugrave; alto risultato di&nbsp;sempre.  Montezemolo lascer&agrave; fisicamente Maranello&nbsp;il 13 ottobre, giorno della quotazione della FCA sulla borsa americana di New York. Quindi Montezemolo avr&agrave; modo di raccogliere gli ultimi applausi da presidente&nbsp;pochi giorni prima, in America, quando festegger&agrave; come da programma la ricorrenza dei&nbsp;&nbsp;60 anni del Cavallino negli Stati Uniti.  Ma i profitti eccezionali della&nbsp;Ferrari non hanno salvato Montezemolo che paga la sua visione diversa delle prospettive Ferrari: Montezemolo sognava una Ferrari pi&ugrave; indipendente ed autonoma, che potesse magari essere quotata&nbsp;in borsa da sola, non necessariamente a New York dove andr&agrave; la FCA; Marchionne voleva un marchio pi&ugrave; integrato in Fca.  Un comunicato del Lingotto spiega le ragioni del divorzio. In esso Marchionne dichiara: "Del futuro della Ferrari io e Luca abbiamo discusso a lungo. Il nostro comune desiderio di vedere la Ferrari esprimere tutto il suo vero potenziale in pista ci ha portato ad alcune incomprensioni che si sono manifestate pubblicamente nello scorso weekend. Voglio ringraziare personalmente Luca per quanto ha fatto per la Fiat, per la Ferrari e per me: ha portato la Ferrari a un livello tecnologico e organizzativo di eccellenza e ha ottenuto importanti risultati economici".  In fondo al comunicato sono contenuti anche i ringraziamenti di John Elkann, presidente Fiat: "Desidero ringraziare Luca a nome della mia famiglia e a titolo personale per quanto ha fatto per la Fiat e per la Ferrari. Ha ricoperto diverse posizioni di responsabilit&agrave;, a partire dalla presidenza di Fiat dal 2004 al 2010, condividendo con me momenti di difficolt&agrave;, ma anche di grande soddisfazione". Ringraziamenti che&nbsp;stavolta Elkann ha fatto, mentre aveva taciuto in modo&nbsp;imbarazzante e simbolico&nbsp;qualche mese fa allontan&ograve; Montezemolo dal board di amministrazione della Fiat dove risiedeva da alcuni anni. Silenzio che&nbsp;fu interpretato da molti come l'inizio della rottura fra i due.  Alberto Sabbatini

Il divorzio fra i due si &egrave; consumato. La Ferrari in mano al capo della Fiat. Il passaggio ufficiale di consegne il 13 ottobre

Montezemolo dimesso. Marchionne presidente

Alonso aveva detto in giorni non sospetti (appena martedi 2 settembre) che stava lavorando per rinnovare il contratto con Ferrari oltre il 2016. Ma una settimana fa non era ancora esploso il terremoto della lite Marchionne-Montezemolo. Ora i piani del pilota spagnolo subiscono una complicazione.  Che succeder&agrave;, adesso tra la Ferrari e Fernando Alonso? Vogliono saperlo tutti, nel momento in cui Luca di Montezemolo sta per lasciare la presidenza. Come andranno le cose con la gestione Fiat di Marchionne?  Sappiamo che il contratto di Fernando scade a fine 2016. Fino a quella data, pilota e squadra possono dividersi solo per due motivi: il mancato rispetto delle clausole contrattuali (del tipo: la squadra non paga, o il pilota fa o dice qualcosa che lo espone a ritorsioni), oppure un accordo consensuale.  La prima ipotesi &egrave; francamente remota. La seconda non &egrave; impossibile. Per&ograve;, va sottolineata una cosa: il fatto che la Ferrari (intesa come azienda) si appresti a cambiare il suo vertice dirigenziale, non cambia la natura e la realt&agrave; del contratto in essere di Alonso col team. A prescindere da chi &egrave; il capo, gli accordi sottoscritti restano tali. Questo per altri due anni, quattro mesi, e tre settimane, cio&eacute; fino a termine del 2016.  Il discorso cambia per l&rsquo;eventuale prolungamento oltre il 2016. Alonso stava trattando un altro triennale, 2017-2019. E lo stava trattando non con Mattiacci, ma soprattutto con Montezemolo che in qualit&agrave; di Presidente era l'unico che aveva il potere di sottoscrivere un contratto con cifre milionarie. La presenza di Montezemolo per&ograve; per Alonso era una sora di garanzia. Senza di lui lo spagnolo cambier&agrave; idea?  Intanto &egrave; quasi scontato che, se anche Alonso e la Ferrari trovassero un accordo, servirebbe un nuovo contratto, non una &ldquo;semplice&rdquo; estensione del precedente, gi&agrave; prolungato nel 2012. Sappiamo anche che Alonso trattava su altre cifre, ben pi&ugrave; alte di quelle chieste finora. In questo &egrave; facilitato dal fatto che 1) la Ferrari al momento pu&ograve; dargli ben poche garanzie di tornare a vincere in tempi brevi; e 2) la controfferta McLaren-Honda si aggira sui 30 milioni annui. Perch&eacute; Fernando dovrebbe rimanere in un team che non vince, se c&rsquo;&egrave; chi lo paga di pi&ugrave;? Per fedelt&agrave; al Cavallino? Discorsi bellissimi, che per&ograve; vacillano sempre, davanti ai milioni. Ricordate l&rsquo;esempio di Schumacher.  Il punto &egrave; che Sergio Marchionne, &ldquo;timoniere&rdquo; della nuova gestione, non &egrave; mai stato famoso per strapagare i suoi collaboratori. Va bene che Alonso non &egrave; un operaio della Fiat (mentre molti dipendenti Ferrari, anche in F1, vengono pagati secondo i contratti di Torino): ma come pu&ograve; lo stesso manager che avr&agrave; ruoli collegati tra Fca e Ferrari giustificare all'opinione pubblica una politica di tagli da una parte, e uno stipendio multimilionario dall&rsquo;altra?  Probabile, anzi sicuro, che il rinnovo di Alonso &ldquo;non sia in agenda&rdquo; per Marchionne. Ma prima o poi bisogner&agrave; affrontare la questione.  Alberto Antonini

L'avvicendamento alla Presidenza Ferrari pu&ograve; condizionare il rinnovo del contratto di Fernando 

Il futuro di Alonso da Luca a Marchionne

Questa fotografia esclusiva documenta un fatto importante accaduto lunedi 8 settembre, all&rsquo;indomani del Gp di Monza e delle forti critiche lanciate a Montezemolo da Marchionne. L&rsquo;amministratore delegato di Fca &egrave; stato a Maranello.  Nella foto lo si vede uscire a bordo di una Maserati dalla fabbrica Ferrari; Marchionne &egrave; riconoscibile nel tondo: &egrave; seduto sul sedile del passeggero, lo sguardo abbassato. Nel cortile in fondo alla fotografia c&rsquo;&egrave; la palazzina direzionale dove &egrave; anche l&rsquo;ufficio di Luca di Montezemolo. Poi Marchionne si &egrave; anche recato alla Ges, la sede della squadra corse F1, poco distante dalla fabbrica.  Sembra che il motivo principale della presenza di Marchionne fosse una riunione di un&rsquo;altra societ&agrave; di cui siede nel consiglio di amministrazione, riunione che si sarebbe tenuta a Maranello. Ma sicuramente Marchionne ha approfittato del suo arrivo a Maranello per incontrarsi a quattr&rsquo;occhi con Montezemolo e parlarsi di persona per la prima volta dopo il botta e risposta pubblico via tv e stampa rimbalzato da Monza a Cernobbio.  Ricordiamo che Montezemolo aveva ribadito alla propriet&agrave; della Ferrari (cio&eacute; la Fca) la propria disponibilit&agrave; a restare altri tre anni alla Presidenza del Cavallino mentre Marchionne, deluso per i risultati sportivi, aveva risposto che nessuno &egrave; indispensabile.  Giovedi 11 settembre &egrave; in programma una riunione del consiglio di ammnistrazione Ferrari che dovrebbe ratificare il bilancio del primo semestre con fatturato e utili record. Per ora non &egrave; in programma che arrivi in quell&rsquo;occasione una ipotetica comunicazione su un avvicendamento al ruolo di presidente a Maranello, ma non si pu&ograve; escludere nulla.  Foto Stefanini

Primo incontro con Montezemolo dopo il duro botta e risposta a distanza?

Ecco Marchionne a Maranello!

La rottura fra Montezemolo e Marchionne ormai pare consumata. Le parole con cui Marchionne ha criticato non la gestione economica della Ferrari - quella macina record uno dietro l&rsquo;altro - ma quella sportiva, sono pesanti come un macigno. E anche ingiuste, perch&eacute; usate come pretesto. Ma dopo certe frasi cos&igrave; dure &egrave; difficile ricomporre la rottura. &Egrave; la fine di un&rsquo;era.  Anche se Marchionne ha detto nel corso dell&rsquo;intervista in cui ha criticato la gestione Montezemolo che &ldquo;un cambio di presidenza a Maranello non &egrave; in programma&rdquo;, almeno in tempi brevi, &egrave; ovvio che il rapporto tra i due &egrave; ormai rotto. D&rsquo;altronde Marchionne rappresenta l&rsquo;azionista di riferimento, invece Montezemolo in questo caso &egrave; il manager che deve eseguire le strategie imposte dalla societ&agrave; capogruppo (la Fca). Un rapporto padrone-dipendente dove &egrave; scontato che a vincere sia il primo.  La rottura avviene per le differenti visioni strategiche per il destino della Ferrari. Montezemolo voleva e ha sempre inseguito il progetto di una Ferrari il pi&ugrave; possibile indipendente ed autonoma dalla Fiat, anche per sottolinearne l&rsquo;esclusivit&agrave; che &egrave; quello che rende forte il marchio.  Fino a un certo momento questa strategia andava bene per Torino; le cose sono cambiate quando, dopo la fusione Fiat-Chrysler, si &egrave; deciso di quotare in borsa a Wall Street l&rsquo;intero gruppo Fca: a quel punto Marchionne ha voluto inglobare sempre di pi&ugrave; nel gruppo automobilistico globale il gioiello di famiglia per aumentare il valore della Fca di fronte all&rsquo;azionariato americano. Montezemolo invece da tempo inseguiva l&rsquo;obiettivo di quotare la Ferrari in modo indipendente su altre borse straniere (si diceva Singapore) e fare entrare nell&rsquo;azionariato altri partner, magari quegli arabi degli Emirati che da anni sono sponsor Ferrari e partner anche del progetto del parco tematico del Cavallino ad Abu Dhabi.  Tra le due strategie, ovviamente, prevale quella dell&rsquo;azionista di riferimento e a Montezemolo &egrave; stata progressivamente tolta quella grande autonomia di gestione delle strategie del Cavallino di cui ha sempre disposto in passato.  Il risultato fallimentare di Monza e le delusioni degli ultimi anni in F.1 non sono la causa della rottura, ma soltanto un pretesto per mettere in dubbio la leadership del Presidente. Ma ora che i contrasti tra i due sono diventati pubblici con il botta e risposta a distanza, il futuro della Ferrari come la conosciamo oggi &egrave; ormai segnato. Si tratta della fine di un&rsquo;era, dei 23 anni di presidenza Montezemolo, ruolo che finir&agrave; necessariamente per assumere Marchionne in persona, magari ad interim, in attesa di trovare un uomo cui affidare il ruolo di presidente del Cavallino. Magari all&rsquo;interno della famiglia Agnelli per coronare il sogno di John Elkann di riportare un esponente della dinastia Agnelli al comando delle societ&agrave; pi&ugrave; care alla famiglia. Come ha fatto con la Juventus dove alla presidenza c&rsquo;&egrave; il cugino Andrea Angelli.  Ora il dubbio &egrave;: quali ripercussioni ci saranno da questa guerra di potere per la F1 che interessa ai tifosi Ferrari pi&ugrave; delle vendite di automobili Ferrari nel mondo? Il presidente della Ferrari, per tradizione e necessit&agrave;, deve essere anche il suo primo tifoso. Ma pure un grande intenditore di corse per traghettare la Ferrari attraverso le mille insidie di uno sport dove &egrave; pi&ugrave; facile perdere che vincere. Montezemolo &egrave; nato nel mondo della F.1, ha vinto il mondiale con Lauda nel 1975, &egrave; stato al fianco di Enzo Ferrari, incarna meglio di chiunque altro lo spirito ideale per Presidente di un marchio leader nelle corse come la Ferrari. Chi pu&ograve; sostituirlo?  Al di l&agrave; delle lotte di potere, il futuro della Ferrari specie per le conseguenze che pu&ograve; avere in F.1 questo contrasto al vertice di comando, &egrave; un argomento delicato. Chi traccer&agrave; la rotta delle nuove strategie del marchio in F.1? Chi sceglier&agrave; i piloti? Chi s&rsquo;impegner&agrave; a firmare il rinnovo del contratto di Alonso? Chi spinger&agrave; verso un direzione tecnica oppure l&rsquo;altra? Chi litigher&agrave; sui nuovi regolamenti per correggere le storture e far&agrave; sentire il peso della propria autorevolezza su Ecclestone e Todt per una F.1 pi&ugrave; a misura di Ferrari?  Sono argomenti che coinvolgono anche tutti gli appassionati. Per cui invitiamo voi tifosi a dire la vostra su questo tema scottante.  Alberto Sabbatini

La rottura Montezemolo-Marchionne pone tanti interrogativi sul futuro anche in F.1. Dite la vostra sull'argomento

Ferrari, fine di un'era

Proprio mentre Alonso si ritirava a Monza e la Ferrari lasciava il Gp d&rsquo;Italia con il peggior piazzamento della sua storia recente - solo il 9&deg; posto di Raikkonen - Sergio Marchionne da Cernobbio, dove si svolgeva il forum sull&rsquo;economia, lanciava forti critiche a Montezemolo. Del quale non ha gradito evidentemente certe frasi dette ieri a Monza in cui il Presidente ribadiva un ruolo prioritario e il diritto di essere lui eventualmente a rinunciare alla Ferrari e non il contrario.  Ha detto Marchionne: &ldquo;Io e Luca siamo amici ma quando ho letto quelle dichiarazioni... Sono cose che non avrei mai detto io di me stesso. Io come amministratore delegato mi considero essenziale, ma so benissimo che sono al servizio dell&rsquo;azienda. Invece, crearsi l&rsquo;illusione di essere al di fuori delle regole e della dipendenza che esiste fra azienda e amministatore delegato, non pu&ograve; esistere&rdquo;.  &ldquo;La Ferrari &egrave; una controllata della Fiat, abbiamo il 90% della propriet&agrave;. L&rsquo;abbiamo fatta gestire da Montezemolo per un certo periodo di tempo perch&eacute; l&rsquo;indipendenza della Ferrari anche nel prodotto e nel posizionamento di mercato era importante. Era importante che si separasse dalla Fiat e Chrysler perch&eacute; agisce in un mondo diverso. Ma io, come tanti altri e come lui (Montezemolo ndr), siamo al servizio dell&rsquo;azienda. Quando un&rsquo;azienda cambia idea o comunque quando non c&rsquo;&egrave; pi&ugrave; la convergenza di obiettivi, le cose cambiano&rdquo;.  &ldquo;Sono due parti della realt&agrave; Ferrari che sono importanti per noi come azionisti e per noi come azienda: una sono i risultati economici, i volumi, cosa su cui Luca ha fatto un grandissimo lavoro e gli ho fatto i complimenti. L&rsquo;altro &egrave; la gestione sportiva. Il cuore di Ferrari &egrave; quello di vincere in F1; io sono un tifoso da anni, &egrave; dura vedere la Ferrari in queste condizioni, con i migliori piloti del mondo, con box di una qualit&agrave; eccezionale e gli ingegneri che sono davvero bravi, che non riesce a vincere nulla dal 2008&rdquo;.    &ldquo;La cosa importante per la Ferrari non sono soltanto i risultati economici, ma vincere in F1. E sono sei anni che stiamo facendo una grande fatica. Abbiamo due campioni del mondo e non riusciamo a metterli in condizione di vincere. Mi d&agrave; una fastidio enorme&rdquo;.  &ldquo;&Egrave; una cosa da riparare e mettere a posto: per noi &egrave; essenziale nei mercati rappresentare una Ferrari vincente in F.1. E questo &egrave; un punto non negoziabile; &egrave; un obiettivo assolutamente chiaro e non possiamo accettare una situazione diversa da questa. Non voglio vedere gente in settima posizione o dodicesima&rdquo;.  Ma poi Marchionne ha fatto capire che un cambio di presidenza per ora non &egrave; in agenda.  a.s.

Forte critica dell&rsquo;amministratore delegato Fiat verso Montezemolo. Per i risultati e per certe frasi usate 

Marchionne: Nessuno &egrave; indispensabile

La giornata di sabato&nbsp;10 &nbsp;a Monza sar&agrave; "elettrica" come non mai per la Ferrari. Non tanto perch&eacute; la Rossa si gioca la seconda fila (la prima sar&agrave; monopolio Mercedes) ma perch&eacute; sulla pista monzese, ai box Ferrari, si presenteranno - strano ma pare succeda cos&igrave; - Luca di Montezemolo e probabilmente anche Sergio Marchionne! Ovvero il presidente in carica e l'uomo che - ormai pare assodato - assumer&agrave; a breve il suo ruolo. I due top manager giungeranno in tempi differenti, ma comunque finiranno per condividere gli stessi spazi nel box e nel motor home della squadra. Sar&agrave; curioso vedere come riusciranno a condividere l'ambiente, a meno che una invisibile regia non li faccia magicamente alternare per evitare la doppia presenza contemporanea. D'altronde Marchionne domenica &egrave; atteso a Cernobbio, al forum sull'economia della Fondazione Ambrosetti assieme a molti politici, per cui difficilmente riuscir&agrave; a rinviare al giorno di gara la sua comparsa a Monza.  &nbsp;Ormai l'argomento-Montezemolo &egrave; diventato quello all'ordine del giorno del Gp d'Italia. Le voci della sua imminente uscita dalla presidenza della Ferrari sono ormai consistenti e forti, ma non bisogna dare tutto per scontato. Non aspettatevi annunci sensazionali a Monza nel corso del Gp. Montezemolo non viene ad certo per annunciare in circuito le sue dimissioni; e Marchionne non sar&agrave; certamente qui per lo scopo di rivendicare la poltrona di presidente. Non &egrave; n&eacute; il tempo n&eacute; il luogo per questo tipo di comunicazioni. Anzi, magari i due davanti ai microfoni delle tv con frasi eleganti tenderanno a glissare e anche a smentire con il sorriso tirato sulle labbra le voci fragorose come un uragano che li riguardano. Ma la realt&agrave; dei fatti &egrave; che in Ferrari si prepara il "ribaltone".  I motivi che hanno portato a questa situazione li abbiamo spiegati gi&agrave; in un articolo di un mese fa&nbsp;.&nbsp;L'unica cosa che da allora &egrave;&nbsp;cambiata &egrave; che John Elkann ha rinunciato al proposito di diventare lui Presidente come si pensava in un primo tempo, o di affidarlo al fratello Lapo, per far rientrare il comando della Ferrari nel giro strettamente famigliare. E dovrebbe essere Marchionne ad assumersi l'onore e l'onore della carica, lasciando la continuit&agrave; operativa dell'industria all'attuale amministratore delegato, Amedeo Felisa e quella del reparto corse a Marco Mattiacci, che comunque era stato gi&agrave; scelto da lui.  Restano da definire i tempi del possibile avvicendamento: pochi giorni dopo Monza, gioved&igrave; 11, ci sar&agrave; una riunione del consiglio di amministrazione della Ferrari che si dovrebbe tenere curiosamente a Torino, e non a Maranello come sempre. La scelta della citt&agrave; torinese &egrave; un chiaro indizio di chi comanda, anzi vorr&agrave; comandare in Ferrari d'ora in poi. Probabilmente in quell'occasione verr&agrave; presa la decisione formale del cambio di presidente. Mentre non &egrave; detto che verr&agrave; annunciato pubblicamente: potrebbe accadere pi&ugrave; avanti.  La data chiave per capire le tempistiche dell'annuncio &egrave; quella del 13 ottobre, giorno in cui il gruppo FCA verr&agrave; quotato alla borsa di New York, a Wall street. Gruppo di cui la Ferrari fa parte e con un ruolo importante e strategico, perch&eacute; capofila per immagine e valore aggiunto di quel "polo del lusso-sportivo" composto anche da Maserati e Alfa Romeo che per Maschionne impreziosisce la FCA. Qualcuno pensa che la Ferrari dovrebbe presentarsi a Wall street gi&aacute; con il nuovo Presidente,ma una ipotesi &egrave; che Marchionne voglia invece aspettare l'esito della quotazione in borsa sul mercato Usa per l'avvicendamenti sul ponte di comando a Maranello proromper non turbare il mercato le le aspettative di fronte agli investitori americani per i quali il marchio Ferrari ha un valore aggiunto speciale.  a.s.

Attesi al box Ferrari il giorno delle qualifiche entrambi i n.1 di Fiat e del cavallino. Niente annunci, ma...

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