di Alberto Sabbatini  C&rsquo;&egrave; ancora qualcuno che solleva dubbi sull&rsquo;avaria allo sterzo di Senna come causa dell&rsquo;incidente che ha ucciso Ayrton. Voglio contribuire a sfatare queste illazioni&nbsp;con&nbsp;questo documento esclusivo che propongo alla vostra attenzione: la riproduzione della telemetria della Williams del campione brasiliano.  &Egrave; un documento esclusivo che il sottoscritto ha fedelmente ricostruito dalla telemetria originale che &egrave; passata tra le mie mani per pochi minuti, vent'anni fa. Non vi star&ograve; a dire come e perch&eacute; ne ero entrato temporaneamente in possesso perch&eacute; fa parte del segreto sulle fonti giornalistiche, ma vi basti sapere che in quei giorni, immediatamente successivi alla tragedia, molte persone hanno avuto accesso a quei documenti che sono poi diventati una delle principali prove del processo. All&rsquo;epoca chi scrive lavorava per il settimanale &ldquo;Rombo&rdquo; sulle cui pagine &egrave; stato pubblicato nel 1994 questo documento.  Prima di tutto sfatiamo una leggenda metropolitana: non &egrave; vero che la telemetria di Senna era andata distrutta,&nbsp;prova ne sia che ho avuto modo di leggerla, e come me i periti del tribunale. La Williams aveva a bordo diverse centraline, una della squadra e almeno una del motorista Renault. Quest&rsquo;ultima &egrave; risultata irrimediabilmente danneggiata (anche se c&rsquo;&egrave; chi sussurra fosse stata distrutta ad arte per non rivelare certi dati), ma quella del team&nbsp;ha registrato quello che &egrave; successo quel giorno sulla Williams di Senna. Era una telemetria &ldquo;semplificata&rdquo; perch&eacute; mancavano dati relativi al funzionamento delle sospensioni (probabilmente la squadra aveva pi&ugrave; centraline sulla monoposto) ma nei tracciati che ho potuto esaminare c&rsquo;erano i valori di alcuni componenti chiave al centro delle teorie sull&rsquo;incidente: sterzo, acceleratore e velocit&agrave;. E questo basta per capire cosa sia successo.  La telemetria originale era su carta millimetrata e fitta di diagrammi e tracciati colorati. Nel ricostruirla ho volutamente omesso i dati meno significativi lasciando soltanto le linee pi&ugrave; importanti: quelle che si riferivano alla coppia applicata allo sterzo (linea blu scura, espressa in Nm), alla pressione idraulica dello sterzo (linea verde espressa in psi) perch&eacute; la Williams aveva il servosterzo. Le altre due linee importanti sono quella rossa, che indica l&rsquo;apertura della farfalla dell&rsquo;acceleratore da 0 a 100 e quella della velocit&agrave; (linea azzurra) in km/h.  Sono diagrammi drammatici, che in poche fredde linee riassumono un dramma umano: gli ultimi terribili istanti di vita di Ayrton Senna. E si riferiscono a quei pochi secondi dell&rsquo;inizio del giro fatale. Senna passa sul traguardo, la centralina azzera il cronometro e ricomincia a calcolare il tempo. Al secondo 11, indicato sull&rsquo;ascissa (la linea di base orizzontale) Senna comincia ad affrontare il Tamburello; la linea azzurra indica che la Williams sta viaggiando poco oltre i 300 km/h: 306 km/h per la precisione.  Di colpo la linea blu scura che indica la coppia applicata allo sterzo espressa in Newtonmetri si porta verso lo zero invece di incrementarsi (Punto A). Una anomalia perch&eacute; Senna &egrave; in&nbsp;un curvone veloce e sta applicando una forza al volante per tenere sterzata verso sinistra la Williams: perci&ograve; il valore dovrebbe salire, non andare a zero.  La spiegazione viene dalla linea verde, la pressione idraulica del servosterzo che dopo un picco improvviso comincia a scendere anch&rsquo;essa verso zero (Punto B). &Egrave; la prova che c&rsquo;&egrave; un evidente problema allo sterzo che non risponde agli impulsi del pilota.  Al secondo 11&rdquo;3, 30 centesimi dopo l&rsquo;anomalia registrata dai sensori - quindi un normale tempo di reazione - anche il pilota capisce che qualcosa non va nello sterzo e cerca di reagire. Parzializza il gas del 50%, si vede dalla linea rossa che indica l&rsquo;apertura della farfalla che crolla a met&agrave; (Punto C). Si tratta di un comportamento molto anomalo visto che Senna &egrave; all&rsquo;imbocco del Tamburello che in condizioni normali si percorre in pieno. Ma il problema persiste: la parziale decelerazione non determina un rimedio perch&eacute; evidentemente il guasto &egrave; irrimediabile.  Bastano 2 decimi di secondo a Senna per comprendere che il problema &egrave; gravissimo, tanto che al secondo 11&rdquo;5 Senna toglie del tutto il piede dall&rsquo;acceleratore (la linea rossa scende a zero) e prova a frenare disperatamente (linea azzurra&nbsp;della velocit&agrave; che comincia a scendere). Ma a quel punto la sua sorte &egrave; gi&agrave; segnata: dopo 1,3 secondi, per lui forse infiniti, la Williams impatter&agrave; contro il muro (secondo 12&rdquo;8): i valori rilevati dai sensori si azzereranno (Punto D) e in quel momento il braccetto assassino della sospensione ferir&agrave; a morte Ayrton.  Tutte le volte che riapro questo file e esamino il documento che riassume la telemetria di Ayrton, anche a distanza di vent&rsquo;anni, mi viene un magone e provo grande tristezza perch&eacute; quelle poche linee colorate riassumono gli istanti finali di vita di un pilota e mi pare di rivedere come in un film, attraverso quei diagrammi, la disperata lotta di Ayrton per evitare di schiantarsi contro il muro del Tamburello.

La ricostruzione di quello che successe sulla Williams di Ayrton a Imola al Tamburello

Documento esclusivo: la telemetria di Senna

di Alberto Sabbatini  Venti anni dopo tutti sappiamo come &egrave; morto Senna e perch&eacute;. Ma non tutti ricordano chi per primo scopr&igrave; la verit&agrave; su quel drammatico 1 maggio 1994. Fu Autosprint a rivelare al mondo la causa dell'incidente e&nbsp;pubblicare&nbsp;lo scoop mondiale documentato dalla foto qui sopra: la famosa rottura del piantone dello sterzo sulla Williams di Ayrton Senna.  Quella verit&agrave; che la squadra tent&ograve; di negare fino all&rsquo;evidenza e che il processo che segu&igrave; mesi dopo invece sanc&igrave; come causa ufficiale dell&rsquo;incidente. Lo scoop di Autosprint fu ripreso e riconosciuto da tanti giornali dell&rsquo;epoca. Perci&ograve; &egrave; incredibile scoprire che ancor oggi c&rsquo;&egrave; chi, per ignoranza o presunzione, riscrive la storia a proprio modo. Uno di questi &egrave; un giornalista inglese, che in uno libro uscito di recente in libreria, anche nel nostro paese, sulla vita di Ayrton Senna, con tutta l&rsquo;approssimazione di cui &egrave; capace certa stampa anglosassone, attribuisce candidamente la paternit&agrave; dello scoop del piantone dello sterzo rotto a un... quotidiano francese.!  Mai fu scritta bugia pi&ugrave; grossa. Per cui, per &nbsp;ristabilire il giusto ordine delle cose, voglio raccontarvi la storia vera di come Autosprint - allora diretto da Carlo Cavicchi - scopr&igrave; la rottura dello sterzo sulla Williams di Senna e tutto quello che segu&igrave;. Anche perch&eacute; alcuni dei protagonisti diretti di quell&rsquo;episodio lavorano ancora con noi, in redazione. Primo fra tutti, Angelo Orsi, l&rsquo;autore della fotografia dello sterzo rotto e abbandonato di fianco alla Williams che fece il giro del mondo e che trovate in queste pagine.  Orsi, il nostro fotoreporter, subito dopo l&rsquo;incidente era corso alla curva del Tamburello per fotografare i soccorsi a Senna. Amico personale di Ayrton, era preso dall&rsquo;ansia per la tragica scena cui era davanti e non si sofferm&ograve; a pensare alle inquadrature ma scatt&ograve; a raffica. In quel momento la sua attenzione era tutta per il pilota ferito, non per i dettagli circostanti.  Solo l&rsquo;indomani riprese in mano quelle fotografie. Fu allora che la&nbsp;redazione ricevette la telefonata di&nbsp;Gabriele Tarquini, ex pilota di F.1 e all&rsquo;epoca pilota Alfa Romeo nel turismo, che disse che dalla Tv gli era sembrato di aver colto qualcosa di anomalo vicino alla monoposto. Ma non capiva cosa fosse. Orsi riprese le sue fotografie, le ingrand&igrave; a dismisura e in quel modo riusc&igrave; a scorgere, accanto ai piedi di Ayrton sdraiato a terra fra i soccorritori, il volante e il piantone dello sterzo insolitamente poggiati per terra.  Tarquini conferm&ograve; subito che non accadeva praticamente mai che il piantone dello sterzo potesse spezzarsi in un incidente, per quanto violento, vista la resistenza del tubo d&rsquo;acciaio che lo forma. Ingegneri interpellati confermarono l&rsquo;opinione di Tarquini. Poteva esser stata l&rsquo;equipe di soccorso a tagliare il piantone dello sterzo per estrarre Senna? Forse, ma uno dei medici, il dr. Salcito, conferm&ograve; che non l&rsquo;avevano fatto. Si erano limitati a togliere il volante dall&rsquo;abitacolo. Quindi era gi&agrave; rotto. Se non l&rsquo;avevano segato i soccorritori, se non si era rotto nell&rsquo;impatto, restava una sola spiegazione: che si fosse rotto prima dell&rsquo;urto. E che proprio quella rottura avesse innescato l&rsquo;uscita di strada di Senna.  Autosprint lanci&ograve; la provocazione nel numero successivo in edicola dal titolo &rdquo;Il sospetto&rdquo; e poi piano piano la storia assunse i contorni che conosciamo oggi. Le indagini, aperte proprio dalla rivelazione di Autosprint, appurarono che i tecnici Williams avevano tagliato e risaldato grossolanamente il piantone per cambiarne l&rsquo;inclinazione e migliorare la posizione di guida di Senna. Quella giuntura, sotto le sollecitazioni delle curve di Imola e le rappezzature dell'asfalto, non resse agli sforzi e al 7&deg;&nbsp;giro Senna si ritrov&ograve; con lo sterzo in mano e al Tamburello la Williams, invece di curvare, and&ograve; dritta verso il muro.  &nbsp;    &nbsp;  &nbsp;

Fu Autosprint all'indomani del dramma, a scoprire la causa dell'incidente. Ecco il racconto di come 20 anni fa matur&ograve; quello scoop 

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Documento esclusivo: la telemetria di Senna

Senna, la vera storia dello sterzo rotto