        Che cosa fa, Max Verstappen, lontano dalle corse? Una vita molto comune, a sentire lui. Si rilassa guardando un film come uno qualunque, cerca di seguire le partite del suo PSV Eindhoven quando pu&ograve; e soprattutto non parla di corse, in particolare con suo suocero, il tre volte campione del mondo Nelson Piquet. F1 2024: il calendario Max e Nelson, c'&egrave; altro oltre ai GP In una lunga intervista concessa a Formule1.nl, il pilota della Red Bull si &egrave; raccontato fuori dalle piste, svelando come provi a tenersi lontano dal mondo professionale: "Sui social ignoro consapevolmente molte notizie sulla Formula 1, ed anche per questo alla fine non compaiono pi&ugrave; nella mia home. Seguo solo altri sport e altri atleti, lo faccio anche per trovare un equilibrio nella mia vita. Non voglio sapere tutto quello che succede nel paddock, soprattutto quando sono a casa. E questo vale anche quando vado in Brasile. Quando vedo mio suocero Nelson non parliamo di gare. Credo che ne abbia parlato abbastanza in vita sua, &egrave; normale che ad un certo punto tu non ne abbia pi&ugrave; voglia e smetta di parlarne. Lo capisco, nella vita c'&egrave; anche altro".  La F1 non &egrave; tutto Per quanto Max Verstappen sia un pilota perfettamente concentrato sulla sua professione (e non a caso, spesso si allena sul simulatore di casa), quando sceglie di godersi il tempo libero lo fa, e non devono esserci interferenze: "La Formula 1 &egrave; bella ed &egrave; stupenda quando hai successo, ma non &egrave; tutto. E' importante che tu te ne renda conto. Il successo sportivo non determina tutta la mia vita, sono sereno al riguardo. E dopo il primo titolo mondiale l'ho detto subito: tutto quello che verr&agrave; dopo &egrave; un bonus. Questo approccio funziona bene". Ecco quando verr&agrave; svelata la Red Bull RB20       

Il campione della Red Bull ha svelato alcune sue abitudini nel privato ed ha rivelato di non preoccuparsi troppo della F1 fuori dalle piste, tant'&egrave; che con il suo Nelson Piquet non parla quasi mai di gare

Verstappen: "La F1 non è tutto, con Nelson non parliamo di gare"

Campione del mondo al sabato? S&igrave;, possibile. Anzi, pi&ugrave; che probabile. L&#39;introduzione delle gare sprint porta con s&eacute; pi&ugrave; punti da assegnare e, in ultima analisi, la possibilit&agrave; di incoronare un campione del mondo gi&agrave; al sabato, prima di scendere in pista domenica. Max Verstappen ha questa occasione a Losail, nel fine settimana del GP del Qatar, durante il quale pu&ograve; laurearsi iridato per la terza volta non nella giornata di domenica: l&#39;esperto in questi casi &egrave; il padre della sua fidanzata Kelly, Nelson Piquet.   Per sei volte il nome del campione del mondo &egrave; stato decretato in una giornata che non fosse domenica: cinque volte di sabato ed uno di venerd&igrave;. E&#39; accaduto con Jack Brabham nel 1959, con Graham Hill nel 1962 e poi per tre volte consecutive dal 1981 al 1983, con Nelson Piquet (1981 e 1983) e Keke Rosberg (1982). Infine, di nuovo con Nelson Piquet nel 1987: il brasiliano, dunque, ha curiosamente conquistato tutti i suoi titoli in un giorno feriale.  &nbsp;  GP Usa 1959: Brabham campione nel giorno di Bruce McLaren  Il Gran Premio degli Stati Uniti 1959 si consegna alla storia per due motivi. Bruce McLaren vince per la prima volta una gara e diventa il pi&ugrave; giovane di sempre a riuscirci a soli 22 anni e 104 giorni: si dovr&agrave; attendere il 2003, con Fernando Alonso a Budapest, per festeggiare un vincitore ancora pi&ugrave; giovane (22 anni e 26 giorni nel caso di Nando). A Sebring 1959, per&ograve;, accade anche che Jack Brabham si laurea campione del mondo per la prima volta in carriera: gli &egrave; sufficiente un 4&deg; posto in quel 12 dicembre, che &egrave; un sabato. Dunque, alla sua decima edizione, la F1 saluta un campione del mondo incoronato non alla domenica.&nbsp;  &nbsp;  GP Sudafrica 1962: Hill e BRM campioni  Tre anni dopo Brabham, tocca a Graham Hill festeggiare un titolo al sabato.&nbsp;Il GP Sudafrica 1962 lo si corre sabato 29 dicembre e Graham Hill, favorito alla vigilia, si assicura il campionato vincendo gara e titolo nel giorno del ritiro di Jim Clark, suo avversario diretto. In quell&#39;occasione arriva anche il primo e unico titolo Costruttori nella storia della BRM.  &nbsp;  GP Las Vegas 1981: festeggia Piquet  Il 1981 &egrave; l&#39;anno in cui i due piloti Williams, Jones e Reutemann, si tolgono punti a vicenda ed alla fine vince Nelson Piquet. Il capitolo decisivo del mondiale &egrave; sul circuito cittadino di Las Vegas, alla prima apparizione in campionato. Si corre sabato 17 ottobre. Nel giorno in cui Reutemann, leader alla vigilia, &egrave; solo 8&deg; e dunque fuori dai punti per l&#39;epoca, al brasiliano basta un 5&deg; posto (2 punti) per assicurarsi il titolo nonostante la vittoria di Jones: sono 50 punti per Nelson, 49 per Reutemann e 46 per Jones, il quale era rimasto tagliato fuori dalla corsa iridata gi&agrave; prima dell&#39;epilogo di Las Vegas.  &nbsp;  GP Las Vegas 1982: Keke Rosberg nell&#39;anno nero per la Ferrari  Nel 1982 la Ferrari sembra poter fare un sol boccone degli avversari, ma &egrave; un anno tragico per il Cavallino: Villeneuve perde la vita a Zolder, Pironi rischia la vita con un incidente in Germania e ne esce con gambe e carriera distrutte. Ne esce un campionato molto livellato in cui alla fine a vincere &egrave; Keke Rosberg, iridato nonostante un unico successo di tappa in tutto l&#39;anno. Si corre a Las Vegas (&egrave; sabato 25 settembre) e come l&#39;anno prima il mondiale si decide sul cittadino americano: la corsa iridata contrappone Rosberg (Williams) e Watson (McLaren), con Niki Lauda &quot;sub judice&quot;: l&#39;austriaco, tornato in F1 proprio quell&#39;anno, &egrave; matematicamente fuori dai giochi ma potrebbe rientrare nel caso (poi non avvenuto) gli fosse stata tolta la squalifica al GP Belgio, quando fu terzo. Ma non serve: Alboreto va a vincere per la prima volta in carriera e Watson, 2&deg;, dice addio al titolo, che finisce nelle mani di un Rosberg ragioniere e 5&deg; alla fine.  &nbsp;  GP Sudafrica 1983: Piquet su Prost e Arnoux  A Kyalami, sabato 15 ottobre, a giocarsi il titolo sono in tre: Prost (Renault, 57 punti), Piquet (Brabham, 55) e Arnoux (Ferrari, 49). Piquet va in fuga nelle prime fasi, mentre Arnoux ha un problema al motore dopo pochi giri ed il suo sogno iridato &egrave; gi&agrave; finito. Poco prima della met&agrave; gara anche la Renault di Prost ha problemi al turbo, con Alain che &egrave; costretto a ritirarsi: Piquet a quel punto alza il piede per non stressare la vettura e si accontenta di un terzo posto che vuol dire titolo, alle spalle di Patrese e De Cesaris. E&#39; il primo titolo per un motore turbo.  &nbsp;  GP Giappone 1987: Piquet campione al venerd&igrave;  Il 1987 &egrave; appannaggio della Williams FW11B con cui Mansell e Piquet si giocano il mondiale, dominato di fronte ad un Ayrton Senna sempre pi&ugrave; concreto con la Lotus. Il penultimo appuntamento &egrave; un attesissimo GP del Giappone, con il debutto in F1 di Suzuka. Gli appassionati pregustano un grande spettacolo, ma restano delusi: Mansell &egrave; vittima di un incidente nelle libere e non pu&ograve; tornare alla guida della monoposto, per cui lascia il circuito nella giornata di venerd&igrave;, impossibilitato a prendere parte alla gara giapponese ed a quella successiva, in Australia. Per cui, Piquet diventa campione al venerd&igrave;, con due gare d&#39;anticipo. 

In sei occasioni, cinque di sabato e una di venerd&igrave;, la F1 ha incoronato il suo campione in una giornata diversa da domenica: pu&ograve; riuscirci Max Verstappen facendo altrettanto nella sprint di sabato, emulando, tra gli altri, il padre della sua fidanzata, Nelson Piquet

Verstappen campione al sabato? L&#39;esperto dei precedenti &egrave;... il suocero

        Le recenti parole di Bernie Ecclestone sul GP Singapore 2008 hanno smosso nuovamente interesse attorno a quel campionato terminato con Lewis Hamilton vincitore con appena un punto di margine su Felipe Massa. Il brasiliano ex Ferrari ha ammesso di aver contattato degli avvocati per vedere quali vie legali siano percorribili, e nel frattempo sono arrivate le parole dell'altro brasiliano coinvolto nella faccenda, Nelson Piquet junior. Il figlio del tre volte campione del mondo, all'epoca alla Renault, and&ograve; a sbattere provocando l'uscita della safety car favorendo cos&igrave; il successo del suo compagno di squadra, Fernando Alonso. Massa studia le prossime mosse Flavio, un tiranno Nel podcast Pelas Pistas Piquet junior ha chiarito la sua posizione: "Avevo un ordine di squadra per aiutare qualcun altro all'interno del nostro team, non per sfavorire Felipe Massa. Niente del genere. Per&ograve; s&igrave;, &egrave; stato un errore. Mi trovavo in una posizione scomoda, sognavo di restare in F1 per tanti altri anni ancora, poi &egrave; arrivata la gara di Singapore e psicologicamente mi hanno messo all'angolo".  Piquet junior, come altri prima di lui, si trovava ad avere in Flavio Briatore sia il capo squadra che il proprio manager: "Nel mio viaggio in F1 non avevo pensato di farmi accompagnare da qualcuno, che fosse un avvocato o un manager, deve essere cos&igrave;. Mio padre nel mio primo anno (il 2008, ndr) non &egrave; venuto ad alcuna gara, io avevo solo Flavio che era il team principal ed il mio manager. Flavio era il manager anche di altri piloti, ero solo una figurina: gli altri erano Webber, Kovalainen, Alonso, Fisichella e Trulli. Briatore ha un modo di fare grottesco, lontano dalla tv &egrave; anche peggio. Io ero solo, lui mi ha destabilizzato, &egrave; difficile far capire tutto quello che ho passato".  Pentito? S&igrave; Oggi, a quasi 15 anni di distanza, il figlio d'arte ammette di essere pentito: "Tuttora&nbsp; molto persone mi chiedono 'Lo rifaresti?', e la mia risposta ovviamente &egrave; 'No'. Ma a quell'et&agrave;, sotto quella pressione, senza nessuno l&igrave; con te se non una persona cos&igrave; prepotente, che si lamenta sempre, che ti mette sempre sotto pressione e che di continuo ti avverte di essere all'ultima possibilit&agrave;, &egrave; stato diverso. Inseguivo la vita ed avevo la sensazione che tutto stesse andando a rotoli, avrei dovuto fare pi&ugrave; test, ed alla fine come Kovalainen ero un altro compagno di squadra non abbastanza forte per Alonso. Per tutti questi motivi ho fatto quell'errore".       

Il brasiliano &egrave; tornato sull'episodio che ha macchiato la sua carriera: si dice pentito di un gesto fatto quando si trovava ormai spalle al muro, con accuse pesanti a Briatore che all'epoca era suo team principal ma anche suo manager

Singapore 2008, Piquet: "Pentito? Sì. Ero solo, Briatore un prepotente"

        Misurare il numero di note stampa, la prontezza nel diramarle, nel lanciare nello stagno dei social il proprio sassolino per dire di esserci, &egrave; la metrica probabilmente sbagliata per pesare l'impegno contro il razzismo. Hamilton non ha mancato di sottolineare quanto servano azioni, fatti, supporto concreto pi&ugrave; che apprezzabili posizioni di comunicazione del proprio sentimento contro il razzismo. Sono ancora le parole di Nelson Piquet - a quella dibattuta di neguinho si sono aggiunge altre considerazioni volgari e offensive - a essere oggetto di discussione e, va detto, ricamo. Christian Horner, a Silverstone, si &egrave; trovato a dover spiegare il perch&eacute; Red Bull non abbia diffuso una nota stampa, un post sui social, a solidarizzare con Hamilton. Red Bull, parole sconvolgenti da Piquet Va detto, scandito bene, quanto Verstappen abbia condannato le parole di Nelson Piquet, suocero essendo Max fidanzato con Kelly Piquet. Ha provato a giustificare l'uscita scomposta, dicendo come non sia un razzista Piquet al di l&agrave; della parola sbagliatissima. "Siamo ovviamente sconvolti dai commenti fatti da Nelson e fanno parte di un'intervista di un po' di tempo fa. Abbiamo avuto un episodio che ha riguardato uno dei nostri giovani piloti (Juri Vips; ndr) sul finire della scorsa settimana e abbiamo adottato una misura risolutiva sul suo commento razzista. Abbiamo agito e rimosso immediatamente dal team.&nbsp; Abbiamo diffuso una dichiarazione su Juri, poi &egrave; uscita fuori questa vicenda e abbiamo sentito di aver fatto una dichiarazione molto forte attraverso l'azione presa di scaricare Juri dal team. Non giustifichiamo in alcun modo qualsiasi forma di razzismo o discriminazione", ha commentato Horner a Sky Sports. A ricostruire gli eventi, in realt&agrave; Red Bull ha diffuso solo alle 18:00 del 28 giugno il post su Twitter col quale annunciava i provvedimenti su Vips. Le reazioni dell'universo F1 alle parole di Piquet, iniziate a circolare con insistenza tra la sera del 27 e il mattino del 28, si sono misurate gi&agrave; a met&agrave; mattino, con la FIA, la Formula 1, Mercedes, Ferrari, tra i tanti. Parlano i fatti pi&ugrave; dei comunicati "Avevamo diffuso gi&agrave; una nota stampa prima, nella stessa giornata, relativa a Juri, in merito all'avere tolleranza zero sul razzismo. Diramare un'altra dichiarazione su Nelson, sentiamo che a volte sono le azioni a parlare con pi&ugrave; forza delle parole: siamo tutti assolutamente a sostegno di Lewis e abbiamo aderito alla Commissione Hamilton. L'azione presa su Juri &egrave; stata draconiana ma in linea con la nostra politica. Max &egrave; chiarissimo come sia pienamente a supporto di Lewis e non solo di Lewis, ma contro qualsiasi forma di razzismo o discriminazione nello sport", ha proseguito Horner. I risultati delle prove libere 2        

Red Bull giustifica l'assenza di un comunicato di presa di posizione sulle parole di Piquet con la nota diffusa in merito a Juri Vips&nbsp;

Hamilton-Piquet, Horner: più delle parole contano i fatti

Il comunicato di scuse in cui Piquet ha voluto smarcarsi dalle accuse di razzismo, dopo l&rsquo;epiteto deprecabile con il quale aveva apostrofato Hamilton in un&rsquo;intervista del 2021 - e saltata fuori alla viglia di Silverstone - appare evidentemente forzato, finto, alla luce di un altro estratto raccolto da Gran Premio.  E&rsquo; esattamente la stessa intervista del giornalista Ricardo Oliveira, che risale a novembre 2021, ma un altro passaggio che, se possibile, aggrava ancora di pi&ugrave; la posizione del brasiliano tre volte campione del mondo.  Le offese a Rosberg e Hamilton  Nel passaggio, Piquet apostrofa come &ldquo;merda&rdquo; Keke Rosberg, suo rivale per il titolo del 1982. Poi passa a commentare il mondiale 2016, vinto dal figlio Nico solo perch&eacute; Hamilton, mai chiamato direttamente per nome, sempre e solo con l&rsquo;odioso termine razzista, si era dedicato al sesso con uomini.  Non &egrave; la prima volta che Piquet usa l&rsquo;omofobia per offendere un pilota, l&rsquo;aveva gi&agrave; fatto in passato con Senna.  E alla luce di quanto emerso, le parole di Hamilton hanno ancora pi&ugrave; ragione e forza. Perch&eacute; &egrave; chiaro essere di fronte a insulti diretti, mascherati male in maniera postuma dietro a finte consuetudini lessicali.  A certi personaggi del passato, retaggi di un arcaico modo di pensare, se il contributo alla discussione sullo sport che danno si riduce a questo, &egrave; meglio non dare alcuna cassa di risonanza.  Qui il video   Em novo v&iacute;deo, Nelson Piquet repete termo racista para se referir a Lewis Hamilton e faz ataque homof&oacute;bico ao brit&acirc;nico.  Trecho de entrevista gravada em novembro de 2021 foi divulgado pelo site Grande Pr&ecirc;mio na noite desta quinta-feira (30). pic.twitter.com/o76Ge0Snrx &mdash; Metr&oacute;poles (@Metropoles) July 1, 2022   

In un altro passaggio dell&#39;intervista tristemente diventata famosa, il pilota brasiliano peggiora ancora di pi&ugrave; la sua posizione con offese pesanti a Keke Rosberg e Lewis Hamilton

Piquet, altri insulti omofobi e razzisti a Hamilton

        Gente del passato, mentre al presente chiede impegno, non solo manifestazioni di vicinanza nelle parole. Soldi e investimenti sui progetti curati personalmente e con Mercedes. Lewis Hamilton parla nel gioved&igrave; di Silverstone di altro che non sia stretta attualit&agrave; sportiva. I rigurgiti di razzismo riaffiorano ciclicamente e l'ultima uscita di Nelson Piquet vale l'occasione per chiedere qualcosa in pi&ugrave; della levata di scudi attraverso note stampa, post sui social. Apprezzati, s&igrave;, perch&eacute; segnalano comunque un interesse ma Lewis nell'ultima occasione ha sottolineato il bisogno di produrre fatti.&nbsp; "Anzitutto sono incredibilmente grato a tutti coloro che mi hanno manifestayo il loro sostegno, ai piloti in particolare. &Egrave; da 2 anni, da quando molti si sono inginocchiati in Austria, che le sfide che ci si presentano davanti sono ancora l&igrave;. Ho sub&igrave;to spesso critiche o manifestazioni di razzismo, ho sub&igrave;to negativit&agrave;, da molto tempo devo affrontare queste discriminazioni subdole. Non c'&egrave; nulla di nuovo per me", spiega Hamilton.  Voci del passato, basta dargli una piattaforma Va oltre, necessariamente fuori dall'ambito di una Formula 1 nicchia rispetto alla societ&agrave;. Agire, secondo Lewis, vuol dire anche privare della visibilit&agrave; certi personaggi e certe opinioni.&nbsp; Vale segnalare come l'episodio legato a Nelson Piquet sia vecchio di 7 mesi, ha guadagnato ribalta internazionale, cori di giusta stigmatizzazione solo all'atto della pubblicazione dell'audio su YouTube.&nbsp; "&Egrave; pi&ugrave; importante parlare del quadro complessivo, non so perch&eacute; continuiamo a dare una piattaforma a queste voci pi&ugrave; vecchie, rappresentano il passato, parlano del nostro sport ma stiamo intraprendendo una direzione diversa.  Vogliamo costruire un pubblico negli USA, in Sudafrica, dobbiamo dare una piattaforma pi&ugrave; rappresentativa del tempo di oggi e la direzione che vogliamo intraprendere. Non &egrave; una questione legata a una sola persona, riguarda il piano pi&ugrave; ampio", prosegue l'analisi di Hamilton. Non solo parole, inizino tutti ad agire Ne ha anche per la gestione mediatica da parte di squadre e realt&agrave; della Formula 1 ad aver criticato le parole di Piquet ma alle quali chiede altro, ben pi&ugrave; utile e pratico.&nbsp; "&Egrave; stata una reazione istintiva, c'&egrave; da parte di tutte le aziende, in tutto il mondo, quando succede qualcosa del genere. Un po' tutti i rappresentanti delle pubbliche relazioni hanno una gestione della 'crisi'.&nbsp; Non &egrave; sufficiente, bisogna iniziare ad agire, non si dovrebbe concedere a questi personaggi vecchi - consapevoli o meno -, non dovrebbero avere una piattaforma: sta ai media anche. Non dovremmo dare una piattaforma che discrimini le persone, dovremmo unire perch&eacute; siamo tutti uguali. Non aiuta sentire queste persone con queste dichiarazioni". In termini assai concreti chiede al mondo della Formula 1 impegni concreti, che siano investimenti su progetti finanziati dallo stesso Hamilton, supportato da Mercedes, perch&eacute; veri progressi sull'inclusione nello sport arrivino a produrre gli obiettivi sperati. L'impressione &egrave; di molte parole e pochi fatti a supporto.&nbsp; "Non &egrave; passato un giorno nelle ultime settimane che non si sia sentito qualcosa di negativo da persone che da decenni non sono in questo sport, a cercare di denigrarti. Sto spingendo per l'integrazione e la diversit&agrave;, serve che tutti i team siamo pronti a firmare un impegno, anche con la Hamilton Commission. Non basta dire 'anche noi siamo da questa parte', ci vuole un'azione concreta".&nbsp;       

Lewis chiede supporto concreto, investimenti, sui progetti di integrazione e non solo belle parole da squadre e F1. Su Piquet, deciso: "Vecchi personaggi del passato"

Hamilton: Piquet e altri sono voci del passato. Ai team chiede impegni concreti

        Nelle ultime ore, la F1 ha dovuto affrontare se stessa. La sua anima arcaica, nera, e scoprire quanto erano forti gli anticorpi contro parole atroci e retaggi di ombre del passato, ma abbastanza lunghe da oscurare il presente. L&rsquo;intervista di fine 2021 di Nelson Piquet, nella quale aveva apostrofato Hamilton con un epiteto razzista, ha avuto un effetto dirompente. La risposta di Hamilton e della F1 FIA, team e piloti si sono schierati dalla parte di Lewis Hamilton e lo stesso campione del mondo ha voluto esprimersi sui social, affermando; &ldquo;Non si tratta solo di linguaggio. E&rsquo; una mentalit&agrave; arcaica che deve cambiare e non pu&ograve; avere posto nel nostro sport. Sono stato circondato per tutta la vita da questo modo di pensare. C&rsquo;&egrave; stato tanto tempo per imparare. E&rsquo; arrivato il momento di agire&rdquo;. Travolto dall&rsquo;ondata di sdegno, il brasiliano tre volte campione del mondo, ha rilasciato un comunicato di scuse. Pur ammettendo e scusandosi di aver usato un termine sbagliato, Piquet si &egrave; difeso, volendo sottolineare come il termine, in portoghese, non ha accezione razzista. Il comunicato di Piquet in versione integrale &ldquo;Vorrei chiarire le storie che circolano sui media riguardo a un commento che ho fatto in un'intervista lo scorso anno. Quello che ho detto &egrave; stato mal pensato e non lo difendo, ma voglio chiarire che il termine usato &egrave; un termine che &egrave; stato ampiamente e storicamente usato in modo colloquiale nel portoghese brasiliano come sinonimo di "ragazzo" o "persona" e non &egrave; mai stato inteso come un'offesa. Non userei mai la parola di cui sono stato accusato in alcune traduzioni. Condanno fermamente qualsiasi insinuazione che la parola sia stata usata da me con lo scopo di sminuire un pilota a causa del suo colore della pelle. Mi scuso con tutto il cuore con chiunque sia stato colpito, compreso Lewis che &egrave; un pilota incredibile, ma la traduzione riportata da alcuni media e che sta circolando sui social non &egrave; corretta. La discriminazione non ha posto nella F1 o nella societ&agrave; e sono felice di chiarire il mio pensiero a questo proposito&rdquo;.       

Dopo la bufera, il tre volte campione del mondo ha pubblicato un comunicato di scuse, spiegando per&ograve; come le sue parole non erano razziste, ma sono state travisate

F1 e razzismo, Piquet si scusa con Hamilton

Prende il via oggi una nuova striscia d'opinione nei social, intitolata "Ci vediamo da Mario" e ovviamente curata dal nostro Mario Donnini. La prima puntata è dedicata a Nelson Piquet, nella bufera per aver utilizzato pubblicamente un termine di natura razzista

Ci vediamo da Mario: la F1 ha un problema con il razzismo?

        Commenti passati sotto traccia, a fine 2021, quando Nelson Piquet regal&ograve; al web la propria opinione sull'incidente di Silverstone tra Hamilton e Verstappen. Il personaggio &egrave; noto da sempre per modi diretti, volgari non di rado e filtri del tutto assenti; nell'avere sempre un'opinione pronta a far scalpore. Finisce che non sia il contenuto ma i termini, uno, usati per parlare di Hamilton. Bollato come neguinho, offensivo tanto quanto, perch&eacute; uguale nella sua traduzione, al neg*o usato da Juri Vips nel corso di una sessione di gioco online. Non conta dire della visione su un incidente lontano 12 mesi, commentato a fine 2021 e in un paragone partito da altro, da Senna-Prost e gli incidenti a Suzuka, 1989 e 1990. Online, su YouTube, Canal Enerto posta l'audio una settimana fa e alla vigilia di Silverstone scatena prese di posizione, giustamente a difesa di concetti come inclusione, diversit&agrave;, rispetto. Lewis: E' ora di agire "&Egrave; qualcosa in pi&ugrave; del linguaggio. Questi modi di pensare arcaici devono cambiare e non hanno spazio nel nostro sport. Sono stato circondato da questi comportamenti e preso di mira per tutta la mia vita. C'&egrave; stato moltissimo tempo per imparare. &Egrave; giunto il momento di agire". Cos&igrave; Lewis Hamilton, a dire la propria a distanza di poche ore dalle note stringate della FIA, Formula 1 e di Mercedes. "Condanniamo fermamente qualsiasi utilizzo di un linguaggio razzista o discriminatorio. Lewis ha guidato gli sforzi del nostro sport per combattere il razzismo, &egrave; un vero campione della diversit&agrave; in pista e fuori. Insieme condividiamo una visione per un motorsport inclusivo ed eterogeneo, questo episodio sottolinea l'importanza fondamentale del continuare a lottare per un futuro pi&ugrave; luminoso", era stata la posizione poche ore prima di Mercedes.&nbsp; Un coro unanime che ha visto la F1 twittare l'inaccettabilit&agrave; di un linguaggio discriminatorio: "Lewis &egrave; un ambasciatore incredibile del nostro sport e merita rispetto. I suoi sforzi costanti per aumentare l'inclusione e l'eterogeneit&agrave; sono una lezione per molti e qualcosa verso la quale siamo impegnati in Formula 1". Posizioni di condanna che, forse, meriterebbero d'essere seguite da azioni concrete&nbsp;da parte della Formula 1 - e nelle possibilit&agrave; di chi gestisce il mondiale - verso chiunque perseveri nell'utilizzo di parole razziste.&nbsp;       

Il linguaggio razzista usato in un podcast da Nelson Piquet, a fine 2021, all'indirizzo del campione inglese &egrave; la punta di una mentalit&agrave; arcaica

Hamilton risponde alle parole razziste di Piquet: "È ora di agire"

Una stagione d&rsquo;apprendistato, l&#39;ultima, conclusa da fanalino di coda, 27 punti tra i Costruttori e il miglior risultato nel quarto posto di Mitch Evans nell&rsquo;e-Prix di Citt&agrave; del Messico. Jaguar riparte dalla I-Type 2 e l&rsquo;obiettivo &egrave; di inserirsi anzitutto nella lotta per i punti. Lo far&agrave; con il confermato Evans e l&#39;arrivo di&nbsp;Nelson Piquet Jr, a Hong Kong in pole nel 2016. &laquo;Siamo molto felici di iniziare la nostra seconda stagione in Formula E ed &egrave; fantastico ritornare sulla griglia di partenza in una citt&agrave; cos&igrave; iconica.&nbsp;Dal nostro primo anno in Formula E abbiamo raccolto una grande quantit&agrave; di dati e il team ha lavorato duramente per sviluppare il propulsore pi&ugrave; competitivo possibile per la nuova stagione. Insieme ai miglioramenti apportati alla Jaguar I-TYPE 2, siamo lieti di dare il benvenuto a Nelson nella nostra squadra, con la speranza che possa arrivare con regolarit&agrave; nella zona punti&raquo;, ha commentato James Barclay, direttore del team Jaguar Racing, che si &egrave; detto impressionato della determinazione di Piquet nei primi mesi di lavoro fianco a fianco. Progressi che dovranno avvicinare Jaguar alla vittoria.    La stagione alle porte offrir&agrave; 13 cavalli in pi&ugrave; da sfruttare in gara, saranno 245 in totale, tanto lavoro concentrato intorno al propulsore e al retrotreno, nello sviluppo, alla ricerca dell&rsquo;ottimizzazione del peso. Piquet cerca nuova gloria, dopo il titolo nella prima edizione della serie elettrica: &laquo;Entrare a far parte della squadra Panasonic Jaguar Racing &egrave; fantastico e soprattutto lo &egrave; vedere come questo nuovo team si stia impegnando. Lavoro a stretto contatto con tutti i tecnici portando la mia esperienza in Formula E per arrivare ad un livello ancora pi&ugrave; elevato.&nbsp;Il Campionato &egrave; sempre pi&ugrave; competitivo e ho scelto di unirmi a Jaguar per avere maggiori possibilit&agrave; di successo. Finch&eacute; non saremo sulla griglia di partenza non sapremo quanto gli altri team siano migliorati e quali siano le reali potenzialit&agrave; della Jaguar I-TYPE 2, quindi non vedo l&rsquo;ora di iniziare e di dare il massimo&raquo;.  Formula E, il regolamento della serie elettrica  L&rsquo;appuntamento &egrave; sui 1.860 metri del tracciato di Hong Kong, dove Piquet stacc&ograve; la pole un anno fa in 1&rsquo;03&rdquo;099, mentre Jaguar chiuse con Carroll 12&deg; in gara e Evans ritirato. L&rsquo;inglese, 14&deg; nel campionato piloti al debutto in Formula E, si aspetta di compiere progressi da subito: &laquo;Quest&rsquo;anno la competizione sar&agrave; pi&ugrave; dura che mai, ma il lavoro svolto dai tecnici ci aiuter&agrave; ad ottenere migliori piazzamenti. Da debuttante, la mia prima stagione &egrave; stata molto buona e non vedo l&rsquo;ora di ricominciare a correre con il team Panasonic Jaguar Racing. Nelson e io stiamo gi&agrave; lavorando insieme per ottenere buoni risultati fin dalla gara di Hong Kong&raquo;. 

L&#39;obiettivo dichiarato da Barclay &egrave; iniziare con una presenza stabile nella top ten e puntare alla vetta con l&#39;esperienza di Piquet Jr. Motore evoluto, in totale 200 interventi sulla I-Type 2

Formula E Hong Kong, Jaguar subito in cerca di risultati

Porsche GT3 Cup: il terribile incidente di Pedro Piquet

Mentre Nelson Piquet Jr, vincitore del primo titolo in Formula E, si lascia tentare dalla Indy, Sebastien Buemi si impone nella prima sessione di test pre-stagionali di Donington mettendo a segno il miglior tempo al volante della sua Renault e.dams: 1'32.095, 6 decimi pi&ugrave; veloce del brasiliano Di Grassi (ABT Schaeffler Audi Sport). Il primo giorno di test &egrave; stato caratterizzato da lievi temporali che hanno pi&ugrave; volte interrotto le sessioni: da segnalare che il crono messo a segno da Buemi &egrave; praticamente identico al suo miglior tempo dei test pre-stagionali 2014, quando aveva realizzato un ottimo 1'31.083. Solo 13&deg; il gi&agrave; citato Piquet (NEXTEV TCR) che con un tempo di 1'38.052 &egrave; stato di poco i&ugrave; veloce di un atteso debuttante, Jacques Villeneuve, campione del mondo di Formula 1 nel 1997 che a 44 anni ha deciso di rimettersi in gioco con le monoposto elettriche. Di seguito i tempi completi:  1. Sebastien Buemi, Renault e.dams, 1:32.095s 2. Lucas di Grassi, ABT Schaeffler Audi Sport, 1:32.158s 3. Nicolas Prost, Renault e.dams, 1:32.286s 4. Sam Bird, DS Virgin Racing, 1:32.523s 5. Salvador Duran, Team Aguri, 1:32.549s 6. Bruno Senna, Mahindra Racing, 1:35.653s 7. Nick Heidfeld, Mahindra Racing, 1:35.700s 8. Jerome D&rsquo;Ambrosio, Dragon Racing, 1:36.324s 9. Tom Dillmann, Team Aguri, 1:36.329s 10. Stephane Sarrazin, Venturi, 1:36.361s 11. Jean-Eric Vergne, DS Virgin Racing, 1:36.704s 12. Loic Duval, Dragon Racing, 1:37.987s 13. Nelson Piquet Jr, NEXTEV TCR, 1:38.052s 14. Jacques Villeneuve, Venturi, 1:38.176s 15. Jarno Trulli, Trulli, no time set 16. Simona de Silvestro, Andretti, no time set  

Lo svizzero del team Renault protagonista nella prima sessione di test pre-stagionali. In pista anche Villeneuve

Formula E, Buemi comanda nel day 1 di Donington

Formula E Londra, Piquet campione

Ad un certo punto &egrave; sembrato un vero e proprio copione cinematografico. Nelson Piquet ha tagliato il traguardo del tracciato londinese ricavato all&rsquo;interno di Battersea Park in settima posizione, ed il suo ingegnere di pista gli ha comunicato via-radio che era il campionato era suo: &laquo;Ma siete proprio sicuri? &ndash; ha risposto il brasiliano - aspettiamo a festeggiare&raquo;. Ci ha messo un po&rsquo; il team a convincere Piquet che il verdetto era proprio quello. &ldquo;Colpa&rdquo; di una giornata a dir poco lunga, iniziata come un incubo per il pilota brasiliano.  Nella procedura di qualifica (suddivisa come al solito in quattro gruppi), Piquet si &egrave; ritrovato nel raggruppamento pi&ugrave; sfortunato della giornata, ovvero tra i cinque piloti che si sono ritrovati in pista sotto una fitta pioggia, e non &egrave; andato oltre la sedicesima posizione. Sebastien Buemi dalla lotteria meteo ne &egrave; uscito con danni minori (sesto tempo), mentre Lucas Di Grassi (il terzo pilota che aveva ancora delle chance per sperare nel titolo) si &egrave; dovuto accontentare della sesta fila.  Alle qualifiche &ldquo;pazze&rdquo;, poche ore dopo ha fatto seguito una gara da cardiopalmo. Sin dai primi giri (la corsa si &egrave; poi svolta su pista asciutta) si &egrave; subito capito che sarebbe stato un confronto serrato fino agli ultimi metri. L&rsquo;attenzione, pi&ugrave; che su Stephane Sarrazin e Sam Bird che si sono giocati fino agli ultimi metri la vittoria, &egrave; stata catturata dai tre contendenti al titolo. Dopo il cambio di monoposto Buemi, sesto, precedeva Di Grassi, mentre Piquet (decimo) sembrava fuori dai giochi. C&rsquo;&egrave; voluta la safety-car (causata da un incidente di Fabio Leimer) per ricompattare il gruppo, ed a quel punto Piquet ha passato Turvey e Duran, mentre in testa alla gara Bird ha pressato fino alla fine Sarrazin costringendolo ad andare oltre il consumo di batteria consentito e a scontare un drive-through.  Bird ha tagliato il traguardo da vincitore, mentre fino all&rsquo;ultima curva Buemi ha provato a passare Senna (il sorpasso lo avrebbe laureato campione) senza scordare che avrebbe potuto arrivare al successo finale anche puntando sul giro pi&ugrave; veloce. In precedenza il brasiliano lo aveva superato a causa di un testacoda dello stesso Buemi, aumentando il rammarico del pilota del team Dams. A fine gara Buemi ha ritrovato il sorriso solo dopo aver parlato con il suo team principal Alain Prost: &laquo;Mi ha detto che perdere un titolo per un punto fa male, e cos&igrave; gli ho ricordato che io ne ho perso uno in Formula Uno per mezzo punto&hellip;&raquo;, ha raccontato l'ex pilota francese.  &laquo;&Egrave; stata una giornata lunghissima &ndash; ha invece commentato Piquet visibilmente emozionato &ndash; dopo le qualifiche &egrave; stato difficile ritrovare la giusta concentrazione. A quel punto ho chiesto alla squadra di non informarmi durante la gara in merito alle posizioni dei miei avversari per il titolo. Sapevo che potevo solo spingere e recuperare posizioni, ed &egrave; quello che ho fatto. La safety-car mi ha aiutato, ma dopo quello che il meteo mi aveva tolto nelle condizioni del mattino, non credo di aver avuto alcun aiuto in pi&ugrave; dei miei avversari&raquo;.  Roberto Chinchero    

Il pilota brasiliano del team China Racing &egrave; il primo campione nella storia della categoria elettrica FIA. Secondo (con rammarico) Sebastian Buemi

Formula E: Piquet primo campione... per 1 punto!

Da Spielberg (Austria): Roberto Chinchero  Sar&agrave; un Gran Premio d&rsquo;Austria bagnato? Le previsioni lasciano poche alternative, e al momento gli esperti del meteo si sono mostrati attendibili. La vigilia della gara sul Red Bull Ring vive soprattutto sulla variabile Williams, che sui quattro chilometri della pista austriaca potrebbero tornare a recitare un ruolo di primo piano. &laquo;In effetti qui le nostre aspettative sono buone &ndash; ha confermato Massa prima della pausa pranzo di oggi &ndash; &egrave; vero che la monoposto 2015 &egrave; un po&rsquo; diversa rispetto a quella che dodici mesi fa mi permise di conquistare la pole position, ma la filosofia della vettura &egrave; la stessa del 2014. Quando il carico aerodinamico &egrave; mano determinante, noi riusciamo ad esprimerci molto meglio&raquo;.    In giornata ha tenuto banco anche la notizia diramata dalla stampa tedesca riguardante una presunta richiesta da parte della Red Bull delle power unit Ferrari. Le parti chiamate in causa non commentano, e appaiono anche sorprese. Potrebbe essere un atteggiamento di circostanza, ma bisogna sottolineare che a partire dalla gara di Melbourne i responsabili della Red Bull si sono fatti notare per una serie di dichiarazioni molto politiche, mirate soprattutto a mettere sotto pressione la Renault.  Nel paddock bagnato di Spielberg si attendono molto &ldquo;Vip&rdquo; invitati da Red Bull. &laquo;Visto come vanno le cose in pista &ndash; ha commentato un addetto ai lavori &ndash; alla Red Bull devono lavorare su altri fronti per farsi notare&raquo;.  Nel weekend &egrave; prevista un&rsquo;esibizione di Formula Uno storiche, ed &egrave; prevista anche la presenza del tre volte campione del mondo Nelson Piquet al volante della Brabham-Bmw. Intanto nel paddock sono pronti ombrelli e giacche a vento. Anche se tra pochi giorni sar&agrave; estate, sul tracciato austriaco l&rsquo;atmosfera per ora &egrave; quella dei test invernali.

Paddock al completo alla vigilia delle prime prove sul Red Bull Ring. Per ora, la pioggia conferma le previsioni della vigilia

GP Austria, la pioggia accoglie la F1

Formula E Mosca, Piquet si conferma

da Montecarlo: Luigi Massari  S&eacute;bastien Buemi del team e.dams Renault &egrave; il primo pilota ad aver vinto due gare del campionato FIA Formula E, approdato in Europa sul tracciato di Montecarlo con il settimo round. Per il pilota svizzero la soddisfazione &egrave; ancor maggiore perch&eacute; il risultato che ha colto sul circuito pi&ugrave; carico di storia, fra quanti figurano nel calendario delle monoposto elettriche, gli permette di tornare realisticamente nella mischia per il titolo. A questo si aggiunga la gioia per aver battuto, sia in qualifica sia in gara, l&rsquo;attuale leader del campionato Luca di Grassi (Audi Sport ABT Formula E Team), che gli &egrave; partito a fianco in prima fila. Di Grassi ora ha 93 punti ed &egrave; davanti a Nelson Piquet (3&deg; a Montecarlo, 89 punti) e appunto a Buemi (83 punti).  La corsa nel Principato &egrave; stata estremamente avvincente. &Egrave; iniziata con una collisione multipla gi&agrave; al primo giro, spettacolare ma fortunatamente senza danni ai piloti. Spaventoso soprattutto il volo di Bruno Senna (Mahindra Racing Formula E Team) che dopo la curva di ritorno di S.te Devote si &egrave; trovato davanti la vettura di Daniel Abt ferma contro il guard rail: non ha potuto evitarla, la sua monoposto si &egrave; alzata da terra ma fortunatamente &egrave; ricaduta sulle ruote. Dopo la safety car la gara &egrave; proseguita con un arrembante Nelson Piquet (China Racing) che si &egrave; subito liberato di J&eacute;rome D&rsquo;Ambrosio (Dragon Racing Formula E Team) che gli partiva davanti.  Piquet poi non si &egrave; mai arreso e ha attaccato con insistenza Luca di Grassi, il quale a sua volta ha pi&ugrave; volte insidiato la leadership di Buemi. Di Grassi ha tentato la mossa della fermata ai box anticipata rispetto a Buemi, ma la strategia non &egrave; riuscita perch&eacute; il pilota svizzero &egrave; rientrato ancora al comando. A una manciata di giri dall&rsquo;arrivo l&rsquo;ultimo attacco di Piquet su Di Grassi ha fatto perdere tempo a Nelson che infine si &egrave; rassegnato al terzo posto. Ancora una gara sfortunata per Trulli che avrebbe potuto concludere a punti ma ha avuto un problema durante la sosta ai box che gli ha tolto ogni speranza. Liuzzi invece non &egrave; stato classificato.      

A Montecarlo nel settimo round per le monoposto elettriche 

Formula E: arriva da Buemi il primo bis

Con una partenza perfetta dalla terza posizione in griglia e una staccata che non ammette repliche alla prima variante del tracciato statunitense di Long Beach, Nelson Piquet jr strappa a Daniel Abt il comando della gara di Formula E per non mollarlo pi&ugrave; fino al successo finale, risultando cos&igrave; il sesto differente vincitore su sei gare. Secondo si classifica Jean-Eric Vergne riuscito nel gioco della sosta di met&agrave; gara a scavalcare Abt, che poi dovr&agrave; cedere la terza piazza finale a Lucas Di Grassi per via di un drive-through rimediato per eccesso d'uso della potenza.  Quarto incollato a Di Grassi si classifica Sebastien Buemi, al quale era stata tolta la pole position (passata ad Abt) anche in questo caso per sforamento dei limiti di potenza motrice. La gara &egrave; stata condizionata inoltre da due safety car subito nella fase iniziale: la prima per Scott Speed che decolla sul cordolo della variante andando a sbattere e la seconda per Jarno Trulli centrato da Charles Pic al tornante. Due interruzioni che hanno dato respiro alle batterie, permettendo di proseguire la gara senza doversi pi&ugrave; preoccupare troppo della gestione dell'energia disponibile.  Varie botte date e ricevute per Loic Duval (a Salvador Duran e da Stephane Sarrazin) alla fine 9&deg;, e meno efficace del solito Nicolas Prost, superato gi&agrave; all'inizio da Vergne dopo un contatto iniziale fra i due. La gara del figlio di Alain viene poi definitivamente compromessa da un drive-through per una collisione con Jerome D'Ambrosio, tanto da finire 14&deg; alle spalle di Tonio Liuzzi e con la sola consolazione del giro pi&ugrave; veloce quando ormai non gli restava altro. Cos&igrave; in classifica generale viene scavalcato sia da Di Grassi che torna al vertice, sia da Piquet che si porta secondo a un solo punto dal leader.  La prossima gara sar&agrave; su un altro fra i pi&ugrave; storici tracciati cittadini dell'automobilismo, quello di Montecarlo del 9 maggio.  Maurizio Voltini           

Il brasiliano costruisce il successo al via. Lo seguono Vergne e Di Grassi che riprende la leadership

Formula E: Piquet domina Long Beach

Se guardassimo solo ai cognomi, la gara che aprir&agrave; il campionato brasiliano Stock Car a Goiania il prossimo 22 marzo avrebbe un che di epico, con Senna e Prost di nuovo nello stesso team! Ovviamente per&ograve; non si tratta di Ayrton e di Alain, bens&igrave; del nipote Bruno e del figlio Nicolas, che correranno nella medesima squadra (Prati-Mico's Racing) in equipaggio con Antonio Pizzonia e Julio Campos rispettivamente.  Infatti il regolamento della massima serie brasiliana per le ruote coperte prevede che in questa gara (di 50 minuti e con pit-stop e cambio pilota obbligatori) i piloti "titolari" che corrono per il campionato vengano affiancati da ospiti con cui dividere la macchina. Cos&igrave; avremo anche altri nomi "storici", come quello di Piquet (il figlio Nelsinho) in coppia con Atila Abreu. &Egrave; dal GP del Brasile 1991 a Interlagos che non si vedeva in pista una triade Senna-Prost-Piquet, ai quali si aggiunge oltretutto Villeneuve (il figlio Jacques) che correr&agrave; assieme a Ricardo Zonta, altro ex-F1 (anzi, i due erano compagni di squadra alla BAR nel 2000).  In effetti in questa occasione, contando oltre ai gi&agrave; nominati anche Rubens Barrichello (vincitore del campionato 2014) affiancato da Ingo Hoffman, il nostro Vitantonio Liuzzi, nonch&eacute; Chico Serra (con il figlio Daniel) e cos&igrave; via, fra i 68 piloti presenti ve ne saranno 18 con esperienza passata di Formula 1. Con Lucas di Grassi al vertice, saranno poi 6 i piloti della Formula E che si ritroveranno a correre anche in questa occasione.  Maurizio Voltini     

Parliamo per&ograve; di Bruno e Nicolas, team-mate nella Stock Car brasiliana. Presenti anche Villeneuve, Piquet jr e Liuzzi

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Senna e Prost correranno insieme!