C&rsquo;&egrave; quantomeno curiosit&agrave;, intorno alla McLaren-Honda. Curiosit&agrave; per scoprire quanto valgono i progressi compiuti in inverno, se riusciranno a scalare posizioni e far parte stabilmente della top ten potendo contare sulle proprie forze. Sarebbe gi&agrave; un successo se riuscissero nell&rsquo;impresa. Ron Dennis parla alla vigilia di un nuovo inizio, per l&rsquo;ennesima volta senza le luci dei riflettori che illuminano chi punta a giocarsi il mondiale. Dal 2012 non respirano pi&ugrave; certe sensazioni a Woking e toccher&agrave; ancora attendere.  &laquo;Non saremo in lotta per il mondiale nel 2016, ma ci aspettiamo di compiere buoni passi avanti rispetto allo scorso anno. Abbiamo lavorato tutto l&rsquo;inverno 24 ore su 24, sette giorni su sette, a Woking come i nostri colleghi di Honda a Sakura. L&rsquo;impegno non assicura il successo, &egrave; chiaro, ma posso assicurarvi che nessun altro team di Formula 1 ha lavorato per pi&ugrave; ore negli ultimi mesi di quanto non abbiamo fatto noi&raquo;, spiega. Tanto lavoro perch&eacute; tanto terreno andava recuperato. Barlumi di speranza sono emersi nei test, una macchina in grado di accumulare chilometri, sprazzi di miglioramenti percepiti anche dai piloti, un aggiornamento tecnico atteso in pista gi&agrave; venerd&igrave; prossimo. Da qui riparte la McLaren-Honda.    Lo stile Dennis, per&ograve;, non si smentisce anche in una situazione che vede la squadra navigare prevedibilmente a met&agrave; gruppo e rilancia: &laquo;A un certo punto durante la stagione inizieranno a saltar fuori delle sorprese. E&rsquo; evidente che la power unit Honda abbia rappresentato un elemento fondamentale nella scarsa competitivit&agrave; palesata l&rsquo;anno scorso&raquo;. Si spera siano sorprese positive.  In griglia ritrover&agrave; quel Magnussen appiedato l&rsquo;anno scorso, mentre per il futuro confida in Vandoorne: &laquo;Al pari di Kevin, Stoffel &egrave; un giovane molto talentuoso che ha gi&agrave; beneficiato enormemente del tempo trascorso nel programma per giovani piloti McLaren, del quale &egrave; entrato a far parte 3 anni fa.  E&rsquo; sempre stato un pilota intelligente e di recente ha unito anche un livello di saggezza insolito per la sua et&agrave;. Quest&rsquo;anno correr&agrave; in Super Formula in Giappone, con macchine veloci e dall&rsquo;aderenza elevata, si comporter&agrave; bene. Quanto al suo percorso in Formula 1 &egrave; stato attentamente tracciato e ci aspettiamo sia pronto nel 2017&raquo;. Un&rsquo;investitura generica, che Dennis non vuole legare direttamente a una promozione in Formula 1: &laquo;L&rsquo;ho gi&agrave; detto, non inizier&ograve; un dibattito sulla nostra formazione piloti per il prossimo anno, dopotutto non abbiano ancora corso il primo gran premio del 2016. Siamo estremamente soddisfatti di Fernando e Jenson, come sarebbe qualsiasi altro team. Avere Stoffel pronto e in attesa &egrave; un bonus in pi&ugrave;. Sul fronte dei piloti siamo messi estremamente bene. Abbiamo di gran lunga l&rsquo;accoppiata migliore della F1 odierna tra titolari e pilota di riserva&raquo;.  Fabiano Polimeni

Riparte il mondiale e la McLaren-Honda &egrave; attesa ancora in acque da met&agrave; classifica. Ron Dennis si aspetta progressi

GP Australia, Dennis: nessuno ha lavorato pi&ugrave; di noi

Lasciateli lavorare, sanno cosa fanno. E&rsquo; un po&rsquo; il sunto di quello che &egrave; (e sar&agrave;) l&rsquo;inverno in McLaren, chiamata a recuperare un gap all&rsquo;apparenza irrecuperabile, per le proporzioni che si sono palesate fino al termine del campionato. Ron Dennis assicura che in fabbrica si lavora &ldquo;pancia a terra&rdquo;, per usare il gergo ciclistico, e consapevoli di quali interventi siano necessari.  Sebbene i risultati, in termini assoluti, siano stati fortemente deficitari, Dennis guarda all&rsquo;ultima gara di Abu Dhabi per proiettarsi con fiducia al futuro. &laquo;Dopo la gara Fernando era contento, questo perch&eacute; negli ultimi 5 giri abbiamo messo i parametri in modalit&agrave; &ldquo;massima potenza&rdquo; per consentirgli di divertirsi un po&rsquo; in pista e per verificare quanto sarebbe andata forte in quelle condizioni la monoposto. I risultati sono stati incoraggianti, ha ottenuto il suo miglior giro al 52mo dei 55 giri e solo due piloti hanno fatto meglio in quel pomeriggio: Hamilton e Vettel. Perci&ograve;, se come dice il proverbio vali per quel che dimostri nell&rsquo;ultima gara, posso dire che non siamo dopotutto messi troppo male&raquo;, spiega in una lunga intervista al sito ufficiale della Formula 1.  I migliori risultati stagionali per la McLaren sono giunti su piste lente, sulle quali il fattore power unit era notevolmente ridimensionato nella sua importanza. Segnale che, telaisticamente, la MP4-30 dopotutto non &egrave; stato un progetto totalmente sbagliato? &laquo;Il nostro telaio &egrave; molto buono, tutti i dati sostengono questa convinzione. Abbiamo i migliori piloti di tutta la griglia, lo testimoniano le statistiche. La partnership con Honda &egrave; nuova e non &egrave; una sorpresa che serva del tempo&raquo;, commenta Dennis, richiamando alla mente il digiuno biblico della Ferrari, dal &rsquo;79 al 2000: &laquo;Quando Schumacher ha vinto il titolo nel 2000 fu il primo trionfo dai tempi di Scheckter 21 anni prima. Ok, si tratta di un esempio estremo, ma sappiamo tutti cosa accadde inseguito. In altri termini, hanno scalato la loro montagna. Anche la Red Bull &egrave; arrivata al successo un po&rsquo; di anni fa, ma prima dei mondiali tra il 2010 e 2013, dal 2005 al 2009 non furono particolarmente vincenti. Ho gran rispetto per questi team, richiamo le difficolt&agrave; che hanno avuto per illustrare, senza timore d&rsquo;esser contraddetto, come il successo in Formula 1 richieda del tempo perch&eacute; arrivi. Non credo ci sia nulla in particolare che &egrave; stato fatto in modo errato in quel che abbiamo fatto nel 2015, non mi interrogo su cosa sarebbe potuto essere se avessimo operato diversamente&raquo;.  Parla anche del rapporto con Fernando Alonso. Lo humor di Interlagos giura che non gli ha dato fastidio, poi commenta: &laquo;E&rsquo; un gran lavoratore e ha talento, non c&rsquo;&egrave; dubbio. E&rsquo; maturato enormemente dall&rsquo;ultima volta che guid&ograve; per noi, 8 anni fa, ora &egrave; uno dei piloti pi&ugrave; completi con i quali abbia mai avuto il privilegio di lavorare. Ha quelle quattro &ldquo;e&rdquo; che tutti i piloti dovrebbero puntare ad avere: energia, entusiasmo, esperienza e abilit&agrave; (expertise; ndr)&raquo;. Parole di stima, seguite da un chiarimento: prima di raggiungerci, sapeva a cosa sarebbe andato incontro. &laquo;Ha un contratto triennale, senza clausole legate alle prestazioni n&eacute; altro. Ha sempre saputo che il 2015 sarebbe stato un anno di apprendimento, sapeva altrettanto bene che, insieme con Honda faremo grandi progressi. Si &egrave; unito a noi con gli occhi aperti. Ha avuto stagioni migliori del 2015 ovviamente, ma sa che lo aspettano grandi annate davanti con McLaren-Honda&raquo;.  Prospettive, da riportare alla realt&agrave;, quella che Maurizio Arrivabene ha chiamato in causa nei giorni scorsi a Maranello: per quanto si potr&agrave; far bene, tutti dovranno fare i conti con il progresso messo in campo dai favoriti, chi domina da due anni. E&rsquo; quello il metro di paragone da prendere in esame.  Fabiano Polimeni

Ron Dennis richiama i tempi bui Ferrari e gli inizi difficoltosi Red Bull. Su Alonso: &egrave; maturato tantissimo

McLaren: telaio 2015 valido, serve del tempo per vincere

Il paddock di Formula Uno non &egrave; un contesto dove si pratica autocritica. La colpa &egrave; sempre di qualcun altro, in pieno stile politichese, e non fa eccezione Ron Dennis. Il Presidente della McLaren, analizzando il momento pi&ugrave; nero della storia della squadra, ha fatto parecchi passi indietro, tornando al termine della stagione 2012 per identificare l&rsquo;origine dei problemi che affliggono il team. &laquo;Al termine del campionato di tre anni fa avevamo la monoposto pi&ugrave; veloce in pista &ndash; ha spiegato Dennis &ndash; e non c&rsquo;era nessun cambio di regolamento in vista. &Egrave; stato deciso di varare una monoposto completamente nuova, e non si confermata una scelta giusta. E non &egrave; stato giusto decidere di andare avanti con la nuova vettura dopo il primo (fallimentare) Gran Premio del 2013. Sarebbe stato corretto ripartire da quella dell&rsquo;anno precedente e riprendere da li lo sviluppo. Invece il lavoro &egrave; proseguito nella direzione sbagliata&raquo;.  Dennis &egrave; poi passato ad un bilancio della stagione 2015, confermando di credere ancora nella partnership con la Honda come via per arrivare al successo a lungo termine: &laquo;&Egrave; stato un anno impegnativo, ma non orribile. Ho ancora l&rsquo;assoluta convinzione che per vincere un campionato del mondo sia necessario essere supportati al cento per cento da uno dei quattro produttori di motori presenti oggi in Formula Uno. Siamo estremamente fortunati ad avere il supporto della Honda. Certo, &egrave; stata e sar&agrave; una sfida, ma non credo sia solo colpa della power unit se non sono ancora arrivati i risultati sperati. Sappiamo come abbiamo terminato la stagione, ed abbiamo un bel po&rsquo; di fiducia per sperare in un netto miglioramento in vista dell&rsquo;inizio del prossimo campionato. Dobbiamo solo scavare in profondit&agrave;, dai banchi di prova in Giappone alle gallerie del vento, cos&igrave; come in tutti gli altri settori. Siamo molto concentrati, e intendiamo mantenere le nostre promesse&raquo;.  Roberto Chinchero

Il Presidente della McLaren indica nell&rsquo;operato del suo predecessore l&rsquo;inizio dei problemi che hanno trascinato la squadra in fondo alla griglia

Dennis critica la gestione Whitmarsh

Per Ron Dennis &egrave; tempo di bilanci. Non solo sul team McLaren di F.1 o nel rapporto con la Honda. &Egrave; tempo di bilanci totali, anche esistenziali, per una persona che da 35 anni si trova ai vertici della F.1. Una persona che dopo aver gestito Lauda, Prost, Senna, Hakkinen e Hamilton, ora lotta in prima linea per riportare il team McLaren ai vertici della F.1. Nonostante il momento sia decisamente poco favorevole.  - Dal primo test ad Abu Dhabi ad oggi, ti saresti aspettato di incontrare cos&igrave; tanti problemi?  &laquo;Certamente no, avevamo tutte le ragioni per pensare che ci saremmo trovati in una situazione migliore che l&rsquo;attuale. Dobbiamo affrontare una grande sfida, perch&eacute; il nostro obiettivo rimane la vittoria nel campionato del mondo. Obiettivo che non sarebbe stato alla nostra portata se avessimo continuato ad utilizzare un propulsore &ldquo;clienti&rdquo;. Abbiamo molte esperienza di lavoro con la Honda. Loro sono una organizzazione tecnico-scientifica. Il loro livello tecnologico &egrave; molto elevato. Oggi non siamo al livello a cui vorremmo essere, ma sono sicuro che ci arriveremo prima di quanto la gente pensi&raquo;.  - Nella comunicazione avete enfatizzato il periodo con Senna e Honda. Ma c&rsquo;&egrave; una storia pi&ugrave; recente della Honda, quando vinceva una sola gara, quando a Imola vennero squalificati con la vettura irregolare, quando il loro motore nel 2008 era il peggiore della F.1...  &laquo;Non credo che abbiamo enfatizzato troppo il periodo con Ayrton e la Honda. Ma nessuno pu&ograve; negare che la Honda in quel periodo abbia realizzato tra i migliori motori nella storia della F.1. Spesso sono stati dominanti nel motociclismo, i loro motori sono stati un riferimento per tante soluzioni tecniche. Per una industria che voglia essere competitiva in F.1, la strada &egrave; sempre lunga. La Mercedes ci ha impiegato il suo tempo prima di essere competitiva con la sua squadra. Anche con il motore Mercedes, all&rsquo;inizio della nostra collaborazione, le cose non erano facili. La stessa sfida si ripresenta adesso. Ma categoricamente sappiamo che non avremmo potuto essere il secondo team per la Ferrari, per la Mercedes oppure dove si trova ora la Red Bull con la Renault. Guarda le ultime qualifiche a Silverstone: i team factory erano quasi un secondo pi&ugrave; veloci della Williams. Con un motore Mercedes &lsquo;clienti&rsquo; non saresti mai in grado di chiudere quel gap. Questi motori sono molto complessi. I sistemi di controllo devono avere una assoluta armonia di funzionamento con il telaio e il propulsore. Ci vuole un impegno totale da parte dei fornitori e i partner tecnici. Per questo ho preferito la strada della Honda. Perch&eacute; anche se ci vorr&agrave; pi&ugrave; tempo, rappresenta la possibilit&agrave; pi&ugrave; concreta per la McLaren per tornare ai vertici. Semplicemente ci vorr&agrave; un po&rsquo; pi&ugrave; di tempo rispetto a quanto avremmo voluto&raquo;.  - Quando sei tornato al vertice del team F1, lo hai vissuto come una specie di rivincita?  &laquo;Io non ho mai lasciato il team. Il team McLaren oggi &egrave; sotto la responsabilit&agrave; di Eric Boullier e Jonathan Neale. Io sono dietro questo gruppo. Vengo ai Gp ma non ho una responsabilit&agrave; precisa. Sono il boss, ma alla fine la questione &egrave; come definiamo il ruolo di questa qualifica. Io sono il capo esecutivo dell&rsquo;intero gruppo, che comprende non solo l&rsquo;attivit&agrave; in F.1, ma anche la produzione di vetture di serie e una sezione di engineering che &egrave; progredita velocemente. Certo, la F.1 rappresenta una parte molto importante e molto critica dell&rsquo;intero business, ma io non mi occupo solo di questa, non ho compiti diretti. Guardo, partecipo ai meeting, osservo, ma resto indipendente. Il team &egrave; gestito bene, dal punto di vista del management, direi che &egrave; uno dei periodi migliori nella storia della McLaren, anche se i risultati al momento sono pessimi. Anche i piloti lo capiscono, lo vedi dal loro atteggiamento. Semplicemente stiamo affrontando una curva molto impegnativa, e passo dopo passo ne verremo fuori. Sembrer&agrave; strano visto gli attuali risultati, ma per quanto riguarda l&rsquo;efficienza del team, lo considero uno dei migliori periodi. Ma la realt&agrave; appare mistificata perch&eacute; i risultati non arrivano&raquo;.  - Hai creato la McLaren, sei sempre stato l&rsquo;anima della societ&agrave;, come fai oggi a rimanere distaccato anche quando partite in ultima fila?  &laquo;Le persone rispettano la mia opinione, capiscono che ho molta esperienza. Ma non mi piace interferire. La mia funzione oggi &egrave; quella di tenere il team unito, non di dividerlo in fazioni. Non sarebbe corretto se mi intromettessi. Certo, mi sento frustrato, mi mangio il fegato. Ma quando occupi un posto di responsabilit&agrave; in una organizzazione cos&igrave; complessa, bisogna avere un senso comune di obiettivi. Dobbiamo rimanere orgogliosi, non solo di quello che abbiamo fatto in passato, ma anche di quello che stiamo facendo ora. La attivit&agrave; in F.1 rappresenta l&rsquo;aspetto pubblico della McLaren. Nei prossimi due mesi saremo orgogliosi di come eravamo scivolati in basso e di come rapidamente ci siamo risollevati. Non ho dubbi in merito&raquo;. (continua).  Cesare Maria Mannucci  L'intervista completa su Autosprint n.28 in edicola dal 14 luglio

Da Autosprint in edicola un&rsquo;intervista esclusiva in cui il capo della fabbrica inglese parla di questo momento di sbandamento

Dennis: la McLaren a modo mio

Quale sia il (non) stato di forma delle McLaren &egrave; evidente da tempo, inutile infierire sulle difficolt&agrave; enormi incontrate dalla Honda nella realizzazione di una power unit anzitutto affidabile, dopodich&eacute; capace di assicurare prestazioni allineate ai competitors. Pi&ugrave; interessante &egrave;, invece, ascoltare le dichiarazioni di Ron Dennis al The Independent. Non &egrave; certo il tipo che ammette fallimenti o errori, tale &egrave; l&rsquo;ego del personaggio, cos&igrave; fa notizia leggere delle parziali ammissioni di &ldquo;colpa&rdquo; sulla stagione in corso, la sua preparazione e la sfida delle power unit per Honda.  &laquo;Il nostro impegno resta focalizzato sulla vittoria del campionato, il che richiede una concentrazione chirurgica su ogni aspetto della monoposto, tutto deve rappresentare il meglio del meglio. N&eacute; Honda n&eacute; noi stessi ci aspettavamo una sfida cos&igrave; difficile, ma loro sono partiti dal foglio bianco, non solo sul motore ma anche sulle strutture di ricerca e sviluppo, del tutto nuove&raquo;, spiega. Boullier ha recentemente ammonito come serva un deciso cambio di passo, perch&eacute; se &egrave; vero che il 2015 &egrave; stagione di test, buona per preparare il 2016, i problemi che continuamente bersagliano le due MP4-30 dovranno finire al pi&ugrave; presto, per non compromettere anche il campionato in cui, evidentemente, non sar&agrave; pi&ugrave; permesso nessun passo falso.  Sul momento attuale, la McLaren fanalino di coda nel Costruttori, Dennis non si dice troppo sorpreso, &laquo;sorprende tutti tranne me, perch&eacute; &egrave; una situazione gi&agrave; vista prima. Abbiamo fatto progressi costanti e misurabili, ogni passo fatto ci ha portato avanti come previsto dal team e abbiamo correlazioni molto buone tra i calcoli in fabbrica e riscontri in pista, &egrave; promettente&raquo;.  Una punta di presunzione da parte di Dennis emerge anche nell&rsquo;intervista al tabloid britannico, non sarebbe altrimenti il Ron che conosciamo: &laquo;Sappiamo si tratta di una grande sfida, ma stiamo facendo progressi. Honda ha costruito cos&igrave; tanti motori nel corso degli anni che so per certo avremo uno dei migliori, se non il miglior motore. Purtroppo questi powertrain ibridi, con i sistemi di recupero dell&rsquo;energia, sono molto, molto complessi e non importa chi ci sia al volante: serve tempo per padroneggiare la tecnologia&raquo;.  Non manca nemmeno la frecciata diretta allo Strategy Group, in particolare pensando agli investimenti che McLaren realizzer&agrave; in futuro, calcolati in 50 milioni di dollari: &laquo;Sono shockato dalle discussioni interne allo Strategy Group, specialmente quando ci apprestiamo a investire tutti questi soldi. Quando questo comitato decide cosa posso e non posso avere, &egrave; qualcosa sulla quale sono estremamente critico, come qualunque norma o regolamento che intacchi la mia capacit&agrave; di utilizzare le risorse della societ&agrave; per renderci pi&ugrave; competitivi.  Con 17 campionati del mondo penso di capire cosa sia necessario fare. Quando participi ad alcuni di questi incontri dello Strategy Group c&rsquo;&egrave; una straordinaria mancanza di esperienza da parte di alcuni team. Portano avanti cose che ho sperimentato non funzionare non una volta sola, ma sono state provate e hanno fallito per sette diverse occasioni. Tutto quel che puoi fare &egrave; gridare la tua idea al momento e nelle sedi opportune&raquo;.  Fabiano Polimeni

Parla della crisi McLaren e critica profondamente lo Strategy Group che propone idee sbagliate

F1, Dennis: difficolt&agrave; inattese

Dopo il disastroso Gp di Spagna e alla vigilia di Monaco, Ron Dennis ha convocato i dipendenti del team McLaren e li ha accusati di non lavorare abbastanza per migliorare l&rsquo;attuale situazione. Ron Dennis ha usato il pugno di ferro, ha criticato anche Eric Boullier per il suo modo di gestire il team, a suo dire troppo arrendevole con gli ingegneri, e ha detto che &egrave; pronto a prendere a calci in culo chiunque non stia dando il massimo dell&rsquo;impegno. Ripreso anche Button per le sue dichiarazioni dopo Barcellona, tanto che l&rsquo;inglese ha poi dovuto fare un dietrofront pubblico.  Un&rsquo;arringa che vale il giusto, quando si pensa che le quasi 70 persone che lavorano all&rsquo;ufficio marketing, da 7 anni non riescono a trovare uno sponsor principale per il team. Per il Gp di Monaco il team &egrave; tornato occasionalmente alla Johnny Walker. E Button ha ottenuto i primi punti in gara: la strigliata a quanto pare &egrave; servita...

F1, Ron Dennis striglia il suo team

Il paragone calcistico, albo d&rsquo;oro recente alla mano, scricchiola non poco. Per Ron Dennis, la McLaren &egrave; il Manchester United della Formula 1. Poi guardi le recenti vittorie dei rossi e scopri una Premier League nel 2013. In McLaren, un titolo non lo vedono da molto pi&ugrave; tempo.  Un parallelismo che ha per&ograve; ben altri aspetti importanti, come quello di una sponsorizzazione di peso, una title sponsorship (sponsorizzazione principale che dia anche il nome alla squadra) che a Woking manca dai tempi della Vodafone, uscita di scena a fine 2013. Gi&agrave; nelle scorse settimane Dennis aveva ribadito come non avrebbe ceduto a offerte non congrue: tradotto, per essere title sponsor si sarebbero dovute pagare cifre elevate, met&agrave; del budget per quantificare. &laquo;La title sponsorship non esiste pi&ugrave; come concetto, se guardi a cosa dovrebbe essere, ovvero, qualcosa come il 40 o 50% del tuo budget. Per i team competitivi, nessuna compagnia arriver&agrave; a darti quelle cifre&raquo;, &egrave; la premessa di Dennis.  &laquo;Se abbiamo spazio per marchi pi&ugrave; grandi sulle nostre macchine? Lo abbiamo. La realt&agrave; &egrave; che ci posizioniamo l&agrave; dove l&rsquo;aspetto tecnologico del nostro business ci assicura diverse dinamiche. Non abbiamo abbandonato l&rsquo;idea di attirare importanti somme di denaro, ma non vogliamo mettere grandi nomi a basse cifre&raquo;. Il ragionamento di Ron Dennis non fa una piega se si guarda la storia della McLaren e il ritorno della partnership con Honda, come anche gli aspetti &ldquo;nostalgici&rdquo;. Ma sul piano dei risultati? &laquo;Mi sento un po&rsquo; come il Manchester United, che ha avuto una serie di partite schifose ed &egrave; sprofondato in campionato. Credo ancora che siamo il Manchester United, che possiamo ritornare e dire: &ldquo;Volete farci da sponsor?&rdquo; Siamo ancora il Manchester&raquo;.  C&rsquo;&egrave; qualcosa che ha ben chiaro Dennis: &laquo;L&rsquo;ultima cosa da fare &egrave; mettersi improvvisamente a siglare accordi che sono agli ultimi posti della graduatoria. Sar&agrave; un ragionamento imperfetto, ma la penso cos&igrave;&raquo;.  Sar&agrave; un altro anno nel quale contare esclusivamente sulle proprie forze (finanziarie) e il supporto della Honda?  f.p.

La squadra di calcio e il team F1 condividerebbero la mancanza di un "title sponsor"

Dennis: McLaren come il Manchester United

Nella presentazione svoltasi oggi al McLaren Technology Center Fernando Alonso e Jenson Button hanno condiviso il palcoscenico con un Kevin Magnussen, comprensibilmente sotto tono, ed un Ron Dennis che ha vestito il ruolo di numero uno del team. Una carica che con molta probabilit&agrave; riveste ancora, anche se la bocciatura del &ldquo;suo&rdquo; Magnussen qualche significato lo ha. Dennis ha commentato il ritardo con cui la McLaren ha annunciato la sua formazione piloti per la prossima stagione (ultimo team a farlo), soprattutto nel caso di Button, che ha firmato il contratto per il prossimo biennio solo nella serata di ieri. &laquo;Con Alonso l&rsquo;accordo &egrave; stato preso molto, molte settimane fa &ndash; ha commentato Dennis &ndash; molto prima di quanto si possa immaginare&raquo;  &laquo;Eravamo di fronte ad una remota possibilit&agrave; che si potesse superare la Ferrari nella classifica costruttori e non volevo destabilizzare il team nelle ultime due gare. Abbiamo anche disputato un test aerodinamico molto importante nelle prove libere di Abu Dhabi, e non volevo creare problemi anche prima di quella prova, perch&eacute; serviva un pilota motivato&raquo;. Il tutto fa pensare alla decisione che la &ldquo;retrocessione&rdquo; di Magnussen fosse gi&agrave; decisa. Cosa possibile ma che stride un po&rsquo; con le scene da ultimi giorno di scuola vissute da Jenson dopo la corsa di Yas Marina.  &laquo;Il marted&igrave; seguente la gara di Abu Dhabi c'&egrave; stato un incontro della &ldquo;Formula 1 Commission&rdquo; &ndash; ha proseguito Dennis - e all'ordine del giorno c&rsquo;era ancora la possibilit&agrave; che nel prossimo mondiale si potessero schierare tre monoposto, eventualit&agrave; nella quale avremmo schierato come titolari tutti i tre nostri piloti. So bene i media, i nostri tifosi ed in generale gli appassionati hanno detto la loro mettendo pressione sulla decisione da prendere, ma alla fine &egrave; stata una mia scelta e mi prendo la responsabilit&agrave; dei risultati che avremo nel 2015&raquo;.  &laquo;Per quanto riguarda i piloti &ndash; ha proseguito Dennis - la politica della McLaren &egrave; sempre stato quella di riuscire ad avare la &ldquo;line-up&rdquo; pi&ugrave; forte possibile, e in Fernando e Jenson vedo il massimo che potevamo avere. Fernando ha disputato 234 Gran Premi, ottenendo 32 vittorie, salendo sul podio ben 97 volte e conquistando due titoli mondiali. Ha 33 anni, &egrave; in gran forma ed ha quel mix d&rsquo;esperienza ed entusiasmo che ritengo perfetto. Per quanto riguarda Jenson, a 34 anni &egrave; altrettanto in forma come Fernando, ma ancor pi&ugrave; esperto: ha disputato 266 Gran Premi, vincendone quindici e salendo sul podio 50 volte. Anche lui &egrave; un campione del mondo, ed &egrave; tuttora uno dei piloti pi&ugrave; veloci. Per riassumere, Fernando e Jenson hanno disputato un totale di 500 Gran Premi vincendone 47&raquo;.  &laquo;Posso tranquillamente dire che ora abbiamo la migliore &ldquo;line-up&rdquo; piloti tra tutto i team della Formula Uno attuale &ndash; ha concluso Dennis &ndash; ma ci tengo a ringraziare e a rendere omaggio a Kevin, che ha fatto un ottimo lavoro in questa stagione e continuer&agrave; ad essere una parte integrante della nostra squadra. Sar&agrave; il nostro tester e terzo pilota, continuando ad essere un'ottima prospettiva per il futuro&raquo;.  Roberto Chinchero

Ron Dennis parla da leader e conferma che sul fronte piloti ha deciso tutto lui, elogiando il tandem dei 500 Gran Premi

Dennis: Abbiamo la miglior line-up della F1

Non c'&egrave; soltanto l'incertezza per l'arrivo o no di Fernando Alonso in McLaren. Ma tutta la squadra sta vivendo un momento delicato perch&eacute; queste sono settimane importanti per il futuro di Ron Dennis, fondatore e &ldquo;anima&rdquo; della squadra. Il 67enne Ron Dennis infatti &egrave; a un bivio perch&eacute; si &egrave; rotto il delicato equilibrio fra i soci azionisti della societ&agrave; McLaren che lui fond&ograve; nel 1981 con l'aiuto finanziario della Marlboro e della societ&agrave; Tag dell&rsquo;imprenditore franco-saudita Mansour Ojjeh.  Ojjeh &egrave; da sempre vicino alla squadra e amico di Dennis, tanto che nel 1983 pag&ograve; la realizzazione del motore turbo Porsche che fu usato dalla McLaren in F.1 fino al 1988. Ora i rapporti tra Dennis e Mansour Ojjeh, reduce da gravissimi problemi di salute, si sono fortemente deteriorati. E presto si potrebbe arrivare alla rottura con l'uscita di alcuni soci dalla propriet&agrave; della McLaren o addirittura dello stesso Dennis.  Pur detenendo il 25% del gruppo McLaren (che comprende diverse societ&agrave; fra cui il team Formula Uno, la McLaren Electronics, la divisione marketing e la McLaren Cars che si occupa di auto stradali) Dennis dovrebbe garantire ai restanti soci (che sono il gruppo Mumtalakat, una holding del Bahrain, detentore del 50%, e Mansour Ojjeh, proprietario del restante 25%) un acquirente in grado di rilevare le loro quote.  Ma se cos&igrave; non dovesse essere, Ojjeh potrebbe muoversi autonomamente sul mercato a caccia di acquirenti e rilevare lui le quote degli altri. E sembra che Ojjeh abbia gi&agrave; iniziato a tessere la sua tela per estromettere o mettere in minoranza Dennis. Nelle ultime settimane non &egrave; passata inosservata la presenza dell&rsquo;imprenditore canadese Lawrence Stroll (padre del pilota Lance che ha vinto il titolo italiano Formula 4) ad una cena di gala a Woking. Dopo aver abbandonato la trattativa per l&rsquo;acquisto della Sauber, Stroll da met&agrave; settembre sta valutando con Ojjeh la possibilit&agrave; di rilevare la quota del team McLaren F1 di propriet&agrave; del gruppo bahrainita (quindi il 50%). Se dovesse concretizzarsi questa operazione, Stroll e Ojjeh avrebbero il controllo della squadra, e la presenza di Dennis diventerebbe molto a rischio.  Per questo motivo il manager inglese sta cercando in tutti i modi di completare un buon bilancio da presentare all&rsquo;assemblea dei soci di fine novembre. Sar&agrave; un passaggio cruciale per il suo futuro in McLaren. Probabilmente Alonso sta aspettando proprio l'epilogo di questo scontro in casa McLaren prima di decidere di accettare o meno le proposte della Honda e legarsi alla McLaren.  Roberto Chinchero  

Uno scontro fra Dennis e Ojjeh per il controllo della societ&agrave; potrebbe cambiare gli equilibri. Ecco perch&eacute; Alonso aspetta...

Guerra in McLaren, Dennis rischia 

L'a.d. della McLaren &egrave; stato nominato da Jenson Button

#Icebucketchallenge: la doccia chic di Ron Dennis

Dopo la bella gara di Silverstone (3&deg; in qualifica e 4&deg; in corsa a un soffio dal podio) potrebbero rialzarsi le quotazioni di Jenson Button per restare in McLaren nel 2015. Il pilota inglese ha un futuro pi&ugrave; roseo davanti, e non perch&eacute; ha indossato un casco color rosa in omaggio al pap&agrave; scomparso lo scorso gennaio e ha vestito di rosa anche tutta la sua squadra per ricordare il genitore.  Il fatto &egrave; che giorno dopo giorno Ron Dennis non pare trovare molte alternative per sostituirlo. Ma vediamo di capire perch&eacute;. La vigilia di Silverstone era stata animata dalle dichiarazioni di Ron Dennis, che in un intervista ad una televisione britannica ha affermato di aspettarsi di pi&ugrave; dal suo pilota, considerando che &egrave; uno dei pi&ugrave; pagati del paddock (circa 10 milioni di euro a stagione). Dennis aveva aggiunto di essere deluso dal fatto che le prestazioni di Button non fossero migliori di quelle di un debuttante come Magnussen.  La replica di Button &egrave; arrivata prima in una conferenza stampa tenuta a Silverstone. &laquo;Credo che Ron abbia parlato con l&rsquo;obiettivo di motivare al massimo &ndash; ha dichiarato l&rsquo;ex campione del mondo &ndash; perch&eacute; quando ci si trova nella posizione in cui siamo da un anno e mezzo, tutto diventa pi&ugrave; difficile. Credo che in questo momento ci sia bisogno di lavorare tutti uniti, e non di puntare il dito contro una sola persona. Penso di avere l&rsquo;esperienza per sapere che bisogna dare sempre il 100%&raquo;. Poi Button ha risposto con i fatti in pista.  Button &egrave; considerato un pilota eccessivamente &ldquo;maturo&rdquo; da Dennis; Jenson il prossimo anno avr&agrave; 35 anni, &egrave; il veterano della F1 con le sue 15 stagioni di corse e 256 Gp all&rsquo;attivo. E Dennis vorrebbe offrire al nuovo partner Honda uno dei top driver pi&ugrave; quotati. Per cui ha gi&agrave; sondato le disponibilit&agrave; di Vettel, Alonso e Hamilton, ma le risposte di questi difficilmente saranno positive. Anche perch&eacute; ci sono contratti in essere ancora di mezzo e salate penali da pagare.  Un giovane in crescita Dennis l&rsquo;ha gi&agrave;, ed &egrave; Magnussen, ma sa bene che non pu&ograve; affrontare il primo anno con la Honda affiancandogli un altro giovane. Per cui Button sarebbe il ripiego qualora la caccia a un top driver andasse in fumo. Ma con lo stipendio fortemente decurtato (a questo mirano le sue parole taglienti). In alternativa, Dennis avrebbe messo gli occhi anche su Romain Grosjean. Che per&ograve; top driver assoluto ancora non &egrave;.  Button a suo favore ha anche il vantaggio di essere bravissimo nelle pubbliche relazioni con gli sponsor e col pubblico, dote che alla Honda - che torna in F1 per ricostruirsi un&rsquo;immagine sportiva e far conoscere meglio le proprie auto - non potr&agrave; che far comodo.  

Dopo il 4&deg; posto a Silverstone si rialzano le sue quotazioni in McLaren. L'alternativa &egrave; Grosjean

Button ora vede rosa

Ron Dennis spara ancora contro Jenson Button. Lui non era al comando del team quando Jenson arriv&ograve;, da fresco campione del mondo, per la stagione 2010. Adesso che ha ripreso molte funzioni operative, &egrave; chiaro che sta pensando a un futuro con piloti diversi. Magari sostituendo proprio il 34enne inglese, attualmente ottavo nel mondiale.  Button ha 43 punti, quattordici pi&ugrave; del suo compagno di team Kevin Magnussen, ma per Dennis questo non basta. E in un&rsquo;intervista a Sky Sport, pur ribadendo che &ldquo;i piloti non devono sentirsi minacciati&rdquo;, puntualizza:&nbsp;&ldquo;Magnussen &egrave; stato una scelta fantastica, ha dato una bella sveglia a Jenson. Che &egrave; un pilota superpagato dal quale voglio di pi&ugrave;. Andiamo, Jenson, sei un campione del mondo e dovresti poter battere il tuo compagno regolarmente&rdquo;.  Parole che nascondono una volont&agrave; di cambiamento. Il contratto di Button &egrave; in scadenza quest&rsquo;anno e nonostante l&rsquo;arrivo della Honda nel 2015, la McLaren non sembra voler pagare uno stipendio cos&igrave; alto (intorno ai 14 milioni). A meno che non si tratti di un altro grande nome, che &egrave; quello che vorrebbero i giapponesi. In Inghilterra si torna a parlare di Alonso, che in questo momento non ha nessun interesse a smentire ma &egrave; sotto contratto Ferrari ancora fino a tutto il 2&rsquo;16. E di Vettel che potrebbe liberarsi un anno prima.

Intervista a Sky: &ldquo;Dovrebbe fare di pi&ugrave;&rdquo;. McLaren sul mercato?

Ron Dennis &ldquo;scarica&rdquo; Button

La voce &egrave; andata subito in giro, lanciata da un sito tedesco: la McLaren sarebbe tornata ad avviare contatti con Fernando Alonso ma soprattutto avrebbe nel mirino Sebastian Vettel.  In attesa delle inevitabili smentite da parte, rispettivamente, di Ferrari e Red Bull, bisogna chiedersi: che pu&ograve; esserci di vero? Di vero c&rsquo;&egrave;, innanzitutto, che la McLaren &egrave; a caccia di un grande nome per la Honda. L&rsquo;anno prossimo ci sar&agrave; Kevin Magnussen, ma potrebbe non esserci Button.  Il contratto di Jenson &egrave; in scadenza alla fine di quest&rsquo;anno ed &egrave; sempre pi&ugrave; probabile che non venga rinnovato. Ma una formazione composta da Magnussen e Stoffel Vandoorne (come vorrebbe Ron Dennis) non piace ai giapponesi.  Ci sono gi&agrave; stati contatti con Nico Hulkenberg, che per&ograve; ha ricevuto un secco &ldquo;no&rdquo;. Cos&igrave; adesso si parla di Alonso e Vettel. Il primo ha un contratto con Ferrari fino alla fine del 2016. La notizia degli ultimi giorni &egrave; che Maranello avrebbe voluto prolungarlo, pi&ugrave; che altro per mettersi al riparo da interruzioni anticipate. Ma il management di Fernando non sembra avere l&rsquo;intenzione. In Austria sono ricominciati gli &ldquo;avvistamenti&rdquo; di emissari del pilota con rappresentanti di altri team.  Fumo negli occhi, che per&ograve; fa parte delle tattiche di questo periodo. Esattamente come l&rsquo;anno scorso. Se nel 2013 Fernando era scontento del rendimento della sua Ferrari, cosa dovrebbe fare oggi?  Il contratto di Vettel con Red Bull, invece, scade un anno prima di quello di Fernando: fine 2015. La McLaren ha probabilmente indagato sulle condizioni dell&rsquo;accordo di entrambi i piloti. Ma cosa pu&ograve; offrire in realt&agrave;? Chi pagherebbe gli stipendi di un super-pilota? Il budget della squadra non &egrave; ai massimi, anzi. E ancora non si &egrave; materializzato il mega-sponsor che avrebbe dovuto rimpiazzare la Vodafone. Quindi toccherebbe ai giapponesi saldare il conto. Visto che il 2015 sar&agrave; un anno difficile comunque, con un motore tutto nuovo, &egrave; probabile che l&rsquo;indagine sul mercato piloti sia rivolta solo alla stagione successiva. In questo quadro, hanno senso i nomi di Alonso e soprattutto di Vettel. Che &egrave; deluso dalla Red Bull (nel senso di vettura, non di squadra) almeno quanto Fernando lo &egrave; dalla Ferrari.  Alberto Antonini

Il team inglese &egrave; a caccia di un grande nome per la Honda. In attesa delle inevitabili smentite, che pu&ograve; esserci di vero?

McLaren adesso vuole Vettel

Alla McLaren smentiscono ogni possibile futuro interesse della Honda ad entare nella propriet&agrave; del team F1, che il prossimo anno sar&agrave; proprio equipaggiato dal motore giapponese. Voce che era circolata negli ultimi mesi ma apparentemente infondata.  Questo per&ograve; non vuole dire che la propriet&agrave; del team inglese presto potrebbe subire delle modifiche. Dopo l&rsquo;uscita del gruppo Daimler Mercedes che deteneva il 40% della propriet&agrave;, ora il pacchetto azionario &egrave; cos&igrave; diviso: il 50% lo detiene Mumtalaka, fondo sovrano appartenente allla famiglia reale del Bahrain. Ron Dennis &egrave; tornato in possesso del 25%, cos&igrave; come Mansour Ojjeh anche lui in possesso del rimanente 25%.  Da alcuni mesi, Ron Dennis starebbe cercando i finanziamenti necessari per rilevare la parte in possesso di Mansour Ojjeh, gravemente ammalato e che lo scorso anno ha subito un trapianto di polmoni. Infatti, secondo un patto di sindacato redatto tra i due, quando erano gli unici azionisti della McLaren, uno detiene l&rsquo;opzione di acquisto sulle rispettive azioni dell&rsquo;altro, anche in caso di un altro eventuale azionista maggioritario.  Qualora Ron Dennis riuscisse a rilevare la quota di Mansour Ojjeh, la cui famiglia &egrave; ancora la proprietaria del gruppo Tag, tornerebbe ad avere il 50% della propriet&agrave; del team Mclaren, come era accaduto solo per un breve periodo negli anni '80.  Societ&agrave; diversa invece &egrave; McLaren Automotive, l&rsquo;azienda che si occupa della costruzione delle vetture stradali, di propriet&agrave; in maggiore parte del miliardario di Singapore, Peter Lim e di altri azionisti minori, ta cui lo stesso Team Mclaren.  Cesare Maria Mannucci

Intanto Ron Dennis starebbe cercando i finanziamenti necessari per rilevare la parte in possesso di Mansour Ojjeh, gravemente ammalato

Smentito l'interesse di Honda per McLaren

Adesso &egrave; ufficiale: Eric Boullier, quarantenne francese, appena dimesso dal ruolo di team principal della Lotus, prende incarico in McLaren come &ldquo;racing director&rdquo;. Una carica che non esisteva prima, fatta apposta per lui.  Boullier era uscito dalla Lotus perch&eacute; il suo contratto, in scadenza a fine 2013, non era stato rinnovato. Gi&agrave; dalla settimana scorsa si era parlato di un suo possibile arrivo a Woking, in sostituzione proprio di Whitmarsh, &ldquo;silurato&rdquo; dal rientrante Ron Dennis.  Il fatto che Boullier non abbia assunto il ruolo nominale di team principal non deve stupire, vsito che Dennis ha intenzione di intensificare il suo controllo sulla squadra e non vuole nessuno che gli faccia ombra. Qualche noivit&agrave; potrebbe riguardare il ruolo dell&rsquo;attuale direttore sportivo, Sam Michael.  Ma la voce pi&ugrave; curiosa &egrave; quella che vorrebbe proprio Whitmarsh alla Lotus, dove al momento il ruolo di team principal &egrave; coperto ad interim dal titolare Gerard Lopez. Avranno i soldi per pagargli lo stipendio?

L&rsquo;ex team principal Lotus diventa &ldquo;direttore agonistico&rdquo;. Scambio con Whitmarsh?

Ufficiale: Boullier alla McLaren

Il 2 settembre la McLaren&nbsp;ha compiuto&nbsp;50 anni. Era il 2 settembre del 1963 quando Bruce McLaren, allora 26enne neozelandese, pilota e ingegnere venuto in Europa per proseguire la carriera di pilota professionista,&nbsp; fond&ograve; una piccola squadra per costruirsi da solo le proprie auto da corsa stanco dell&rsquo;esperienza di guidare e mettere a punto monoposto altrui, per primo le Cooper che aveva guidato fino ad allora.  McLaren quando fond&ograve; la marca con il suo nome non era esattamente un pivellino: aveva 26 anni e all&rsquo;attivo gi&agrave; una quarantina di Gp in Formula Uno. Aveva gi&agrave; vinto 3 Gp in giovanissima et&agrave;, un fenomeno per quei tempi in cui si arrivava in F.1 a et&agrave; avanzata. Lui aveva bruciato le tappe tanto che trionf&ograve; nel suo primo Gp, in Usa nel 1959, ad appena 22 anni e tre mesi. Tocc&ograve; aspettare l&rsquo;arrivo di Fernando Alonso quarant&rsquo;anni dopo per togliere a Bruce McLaren quel record di pi&ugrave; precoce vincitore in Formula Uno.  Paradossalmente, da quando Bruce fond&ograve; la McLaren, smise di vincere in F1: conquist&ograve; un solo Gp al volante delle sue monoposto, nel 1968 a Spa. Era pi&ugrave; preso dall&rsquo;attivit&agrave; di costruttore e imprenditore per concentrarsi soltanto in quella di pilota. Nel 1968 il team divenne tutto neozelandese, anche se aveva base in Inghilterra, nel Surrey: accanto a lui McLaren chiam&ograve; il campione del mondo, Denis Hulme, suo connazionale. Per come &egrave; nata la sua carriera, McLaren avrebbe potuto diventare il Ferrari d&rsquo;Inghilterra. Ma a quel tempo era la Lotus il marchio mitico anglosassone, non il suo, relativamente giovane. McLaren non riusc&igrave; mai a conquistare quel titolo mondiale o da pilota o da costruttore&nbsp; perch&eacute; nel 1970 perse la vita a Goodwood, all&rsquo;et&agrave; di 33 anni, in un incidente mentre provava una sua vettura Can-Am, le grosse biposto con motori V8 7 litri per le corse Usa dove la McLaren correva con successo dominando la categoria.  Lasci&ograve; la moglie e il socio, l&rsquo;avvocato americano Teddy Mayer che prese in mano le redini della McLaren per dare continuit&agrave; al sogno di Bruce. Nelle sapienti mani di Mayer la McLaren decoll&ograve; e cominci&ograve; a diventare vittoriosa e un team di riferimento. Mayer distolse l&rsquo;attenzione della McLaren dalle altre categorie dove correva il team (Can Am, F2, F.5000) e si concentr&ograve; sulla F1 dove attrasse capitali e finanziamenti sfruttando la grande popolarit&agrave; della massima formula in quei primi Anni &lsquo;70, tanto che fu tra le prime squadre a cambiare colore per motivi di sponsor.  Bruce l&rsquo;aveva fondata dipingendo le sue macchine con il colore arancione e come marchio aveva un disegno di un Kiwi, un uccello tipico della Nuova Zelanda. Ma in F1 la McLaren cambi&ograve; veste cromatica pi&ugrave; volte: prima quella bianca con righe nere e marroni dello sponsor di profumi Yardley, poi dal 1974 quella biancorossa della Marlboro che divenne sponsor storico per gli anni a seguire. E con i soldi Marlboro arriv&ograve; il successo: la McLaren ingaggi&ograve; Emerson Fittipaldi, gi&agrave; campione del mondo con la Lotus due anni prima, per correre nel 1974 e conquist&ograve; con il brasiliano il primo di tanti titoli mondiali. Il segreto era anche una monoposto vincente che entr&ograve; nella storia della F1: la M23 a cuneo, disegnata da Gordon Coppuck che domin&ograve; e vinse tra il 1973 e il 1976. Dopo Fittipaldi venne Hunt e quell&rsquo;incredibile titolo mondiale del &lsquo;76 vinto ancora contro una Ferrari, come nel &lsquo;74, ma in questo caso Lauda e non Regazzoni.  Ma poi al termine di quella stagione la McLaren entr&ograve; in una fase di obl&igrave;o. Il team and&ograve; in crisi con l&rsquo;avvento delle wing car e questo favor&igrave; l&rsquo;avvento di Ron Dennis, ex meccanico della Brabham, che aveva un proprio etam F2 sponsorizzato sempre dalla Marlboro. Dennis convinse lo sponsor comune ad appoggiarlo per rilevare e risollevare la McLaren. Dennis acquis&igrave; cos&igrave; nel 1980 la McLaren da Mayer e dagli eredi di Bruce, fond&ograve; una nuova societ&agrave;, la McLaren International e chiam&ograve; come ingegnere John Barnard che nel 1981 costru&igrave; la prima monoposto con telaio in fibra di carbonio. Poi nel 1982, sempre complice i soldi del munifico sponsor Marlboro, convinse Niki Lauda a tornare alle corse. Lauda port&ograve; alla McLaren il terzo titolo mondiale F1, nel 1984.  Dennis, nel frattempo aveva convinto i proprietari arabi della Tag-Heuer a finanziargli la costruzione presso la Porsche di un motore turbo V6 per la nuova era dei sovralimentati; quel V6 turbo Porsche-Tag montato sull&rsquo;evoluzione del telaio MP4 di Barnard divenne imbattibile per anni. E la McLaren inizi&ograve; una striscia di successi prima con Lauda, poi con Prost (1985 e 1986). Poi dal 1988 si leg&ograve; alla Honda e continu&ograve; la striscia di successi iridati con Senna ottenendo ulteriori titoli mondiali per quattro anni di seguito, dal&rsquo;88 al &lsquo;91.  Il resto &egrave; storia recente: la McLaren nel 1996, dopo una breve parentesi con la Peugeot come motorista, si leg&ograve; alla Mercedes: perse il colore bianco-rosso Marlboro per acquisire quello argento Mercedes ma da quel sodalizio sono venuti altri titoli mondiali Piloti e Costruttori, con Hakkinen prima e Hamilton poi. L&rsquo;ultimo nel 2008. Nel frattempo le ambizioni di Ron Dennis sono cresciute a dismisura: ha deciso di diventare costruttore anche di auto stradali realizzando una berlinetta, la Mp4-12C anti-Ferrari e questo lo ha portato alla lite con Mercedes che nel 2014 fornir&agrave; per l&rsquo;ultima volta i motori alla squadra inglese. Dal 2015 al fianco della McLaren in F1 ritorner&agrave; la Honda, partner storico degli Anni &lsquo;90.  La McLaren di oggi &egrave; un colosso che ha una sede faraonica nei dintorni di Woking, a sud overst di Londra, impiega oltre duemila dipendenti, ha conquistato 182 vittorie in F,1, seconda della storia dopo la Ferrari, 8 titoli mondiali F1 Costruttori e 11 titoli Piloti e ha conquistato il trittico storico sogno di ogni appassionati di motorsport vincendo anche a Indianapolis (tra il 1972 e il 1976) e alla 24 Ore di Le Mans (nel 1995). Produce e costruisce circa duemila auto sportive e ha una divisione elettronica che fornisce le centraline in esclusiva sia a tutte le squadre di F1 che a quelle della Nascar.  Nemmeno Bruce McLaren, quando cinquant&rsquo;anni fa fond&ograve; la sua fabbrica, poteva immaginare tanto. Anche per gli appassionati inglesi pi&ugrave; integralisti, la Ferrari d&rsquo;Inghilterra non &egrave; pi&ugrave; l&rsquo;opaca Lotus ma &egrave; ormai diventata la McLaren.  [gallery ids="9957,9956,9955,9954,9953,9952,9951,9950,9949,9948,9947,9946"]

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