        Mentre il Circus cerca una sua identit&agrave; a Las Vegas, provando ancora una volta ad avvicinarsi all&rsquo;America, se c&rsquo;&egrave; un record che spetta agli Stati Uniti in F1, &egrave; quello strano, stranissimo e quasi paradossale del numero di piloti complessivamente im piegati nel mondiale. La statistica Infatti per far tornare gli statunitensi nei GP del Dopoguerra il primo e unico escamotage fu quello di ritenere valida per il mondiale la Indy 500, assegnando regolare punteggio alla corsa inserita nel calendario fin dalla prima edizione del mondiale. Ecco, attenzione, proprio questo porta alla contraddizione e alla strana realt&agrave; di cui sopra. Perch&eacute; ogni anno a Indy partono 33 piloti, in quel periodo di regola tutti statunitensi. L&rsquo;eccezione pi&ugrave; clamorosa &egrave; quella di Alberto &ldquo;Ciccio&rdquo; Ascari, che nel 1952 tenta l&rsquo;avventura della 500 Miglia con la Ferrari ufficiale, riesce a qualificarsi ma poi in gara &egrave; ben presto costretto al ritiro per un guaio meccanico. Tutto qui. Di altre rilevanti contaminazioni tra i due mondi, per il momento, neanche l&rsquo;ombra... Cos&igrave; a fronte del fatto che solo due, Phil Hill e Mario Andrertti, sono gli iridati Usa in F1 ben 156 sono i piloti ad aver preso il via ad almeno una gara iridata, dieci in pi&ugrave; degli inglesi e oltre quaranta in pi&ugrave; degli italiani, oggi ormai tristemente assenti... Magari non sar&agrave; granch&eacute; ma quello della quantit&agrave; &egrave; il primato pi&ugrave; importante che gli statunitensi a oggi possono vantare e forse non se ne sono mai neanche accorti...       

&Egrave; il primato pi&ugrave; strano e paradossale della storia: ecco il perch&eacute;

Statunitensi da record come presenze di piloti in F1

        Quello del Qatar &egrave; stato un week end molto proficuo per la McLaren, che conferma il suo eccezionale livello di competitivit&agrave; e si prepara al sorpasso in classifica Costruttori sull'Aston Martin. Ma non solo, perch&eacute; nel massacrante week end di Losail la scuderia britannica ha raggiunto e superato quota 500 podi in Formula 1. Una cifra che soltanto la Ferrari ha raggiunto in precedenza, e che ricorda quanto la McLaren sia stata una delle grandi protagoniste nella lunga storia della F1. Norris, ambizione terzo posto Ferrari: "Siamo fiduciosi quant'&egrave; giusto esserlo" McLaren, una lunga storia di successi Il primo podio della squadra della McLaren nel Mondiale l'ha ottenuto il neozelandese Denny Hulme, autore del secondo posto nel gran premio di Spagna del 1968. Da allora ce ne sono stati altri 500, firmati da piloti del calibro di Fittipaldi, Hunt, Watson, Lauda, Prost, Rosberg, Johansson, Senna, Berger, Hakkinen e Coulthard, oltre allo stesso Bruce McLaren, e fino ad arrivare in tempi recenti ai vari Raikkonen, Montoya, Alonso, Hamilton, Button, Ricciardo, Norris, Piastri e molti altri ancora. Oltre ai 501 podi, la Mclaren pu&ograve; vantare tanti altri numeri davvero invidiabili. A partire dai 12 Titoli Mondiali Piloti e dagli 8 Titoli Costruttori, passando per le 183 vittorie, le 156 pole position, i 163 giri veloci, per un totale di 6.208,5 punti. Numeri impressionanti, frutto di un impegno che dura dal 1966 e che ha portato McLaren a disputare ben 941 gare. Le squadre che hanno ottenuto pi&ugrave; podi in Formula 1 Ma come si posiziona la McLaren nella classifica dei team che hanno ottenuto pi&ugrave; podi nel corso della loro storia? In prima posizione, come spesso accade quando si parla di record di Formula 1, c'&egrave; la Ferrari, con ben 803 podi. La McLaren &egrave; seconda, staccata di poco pi&ugrave; di 300 lunghezze, a quota 501. Al terzo posto c'&egrave; invece un altro team dal grande passato ma dal presente appannato, la Williams, con 312 podi. Proseguendo la classifica, troviamo Mercedes (287 podi), Red Bull (258) e Lotus (172). Segue poi la Brabham, ferma a quota 124, seguita dalla Renault/Alpine (107), dalla Benetton (102) e dalla Tyrrell, che chiude la top 10 con i suoi 77 podi in Formula 1. Per quanto riguarda invece le altre squadre in attivit&agrave;, Alfa Romeo si piazza al 15&deg; posto di questa classifica con 26 podi (se invece si vuole considerare il dato di Sauber, i podi ottenuti sono 10), Aston Martin al 27&deg; con 12, poi Toro Rosso/AlphaTauri al 34&deg; posto con 5 podi. Ancora a secco di arrivi in top 3, invece, la Haas.             Visualizza questo post su Instagram  Un post condiviso da Autosprint Official (@autosprintofficial)            

Grazie al risultato ottenuto da Piastri e Norris in Qatar, il team di Woking ha raggiunto quota 501 podi in Formula 1: ecco i team che ne hanno ottenuti di pi&ugrave;

McLaren oltre quota 500 podi in F1: ecco chi fa meglio

        Doppietta alla prima gara? Se vincere il titolo a fine anno non &egrave; una certezza, di sicuro cominciare con un 1-2 al primo GP &egrave; un buon indizio per terminare la stagione con almeno un titolo. Lo dicono le statistiche. L'analisi tecnica di Sakhir: SF-23 col dubbio fragilit&agrave;, per Aston Martin &egrave; buona la prima  Sakhir 2023: caso numero 21 Quello del GP Bahrain 2023 &egrave; il 21&deg; caso nella storia (su 74 edizioni) in cui alla gara inaugurale una squadra porta a casa una doppietta. La prima volta accadde subito alla prima di sempre della F1, con la tripletta dell'Alfa Romeo a Silverstone 1950: primo Farina, secondo Fagioli, terzo Parnell. Due anni pi&ugrave; tardi sarebbe toccato alla Ferrari, che nella storia &egrave; la scuderia che pi&ugrave; di ogni altra pu&ograve; contare doppiette al primo GP della stagione: &egrave; accaduto nel 1952, nel 1953, nel 2000, nel 2004, nel 2010 e nel 2022. Nella storia poi ci sono riuscite anche Maserati (1957), BRM (1963 e 1964), Lotus (1968), Williams (1981, 1992, 1996), McLaren (1998), Brawn GP (2009), Mercedes (2015, 2016 e 2019) e infine Red Bull quest'anno: non era mai accaduto, al team di Milton Keynes, di cominciare un campionato con una doppietta. Particolare il caso della Cooper&nbsp;del 1967: quell'anno la prima gara in Sudafrica la vinse Pedro Rodriguez con la Cooper ufficiale (motorizzata Maserati) e 2&deg; giunse John Love, al via con una Cooper&nbsp;privata (motorizzata Climax e non Maserati come quella ufficiale). Non appartenendo alla stessa scuderia si pu&ograve; obiettare che effettivamente non si sia trattata di doppietta, ma essendo il medesimo costruttore, si pu&ograve; far rientrare l'edizione 1967 in questo particolare conteggio. Statistiche: doppietta alla prima gara, non una garanzia ma quasi Fare doppietta alla prima gara non &egrave; una garanzia assoluta di successo, ma poco ci manca. Nei 20 casi precedenti al 2023, per ben 15 volte chi ha cominciato con una doppietta ha poi finito il mondiale con almeno un titolo iridato, il che equivale al 75% dei casi.&nbsp; Il conto &egrave; particolare perch&eacute; nelle prime edizioni del mondiale non veniva assegnato il titolo Costruttori, introdotto solamente nel 1958. Dal 1958 ad oggi, una doppietta di un team alla prima gara &egrave; capitata in 16 occasioni: 11 volte su 16&nbsp;(percentuale dell'68,75%) a fine anno il titolo Costruttori &egrave; finito a quella squadra. Le eccezioni sono la BRM (1963 e 1964), la Cooper (1967) e la Ferrari (2010 e 2022). Estendendo il conto al titolo Piloti, la percentuale sale leggermente al 70% (14 volte su 20). Questo perch&eacute; oltre ai gi&agrave; citati esempi della Ferrari, BRM e Cooper, si aggiunge&nbsp;la Williams del 1981: quell'anno la scuderia di Sir Frank fece 1-2 al GP inaugurale ma a fine anno port&ograve; a casa solo il titolo Costruttori, mentre il titolo Piloti fin&igrave; nelle mani di Nelson Piquet, vincitore con la Brabham.       

Le statistiche della F1 parlano chiaro: chi comincia con una doppietta, ha un'alta possibilit&agrave; di portare a casa almeno un titolo iridato

Doppietta alla prima gara: almeno un titolo nel 75% dei casi

Chiedo scusa, ma vorrei dire che &egrave; ora di abolire completamente le statistiche in Formula Uno. Primo, perch&eacute; hanno rotto le scatole, tanto che in questi ultimi Gran Premi della stagione sembrano essere le sole motivazioni per cui si corre, secondo perch&eacute; non se ne pu&ograve; pi&ugrave; di confrontare grandezze tra loro non omogenee come se lo fossero.  Dove sta la falla  Ed &egrave; cos&igrave; che i fantastiliardi di vittorie complessive e di pole di Hamilton o i tanto strombazzati quattordici centri stagionali di Verstappen, piuttosto che le trecentocinquanta e pi&ugrave; presenze di Alonso, oltre che alla classe e alla tigna dei suddetti sono dovute soprattutto al moltiplicarsi esponenziale del numero dei Gran Premi. Tra un po&rsquo;, se si arriver&agrave; a trenta gare all&rsquo;anno, diventer&agrave; non dico facile ma ipotizzabile fare ancor meglio, solo perch&eacute; se tiri tante pi&ugrave; frecce hai infinite possibilit&agrave; di prendere il bersaglio grosso, tutto qui.  Traguardi non cos&igrave; grandi  Quindi per cortesia, basta. Non se ne pu&ograve; pi&ugrave; di contare cose, urlare al favoloso raggiungimento di chiss&agrave; quale traguardo e raffrontarlo con raggiungimenti ottenuti in tempi diversi, in epoche non confrontabili contrassegnate da un pugno di gare e da campioni differenti, che si muovevano in condizioni se non opposte sideralmente aliene a quelle di oggi. Limitiamoci a contare ci&ograve; che accade nell&rsquo;anno in corso e fine della storia.  Le percentuali che battono tutti i record  Senn&ograve; mi viene tanto da dire, che, al di l&agrave; del fascino della cifra grossa, per me la percentuale di vittorie stupefacente resta quella rispettiva e sconvolgente di Fangio e Ascari, mi gustano ancora le pole di Clark e il numero di presenze di Graham Hill, ovvero 176 Gran Premi, anche se sono meno della met&agrave; di quelli corsi da Fernando Alonso, destinato peraltro a migliorare di molto il suo stesso primato. Semplicemente, tra Gran Premi e Gran Premietti, tra race e qualifying race o sprint race, ormai nulla &egrave; pi&ugrave; raffrontabile, calcolabile e paragonabile, forse neppure nella stagione in corso all&rsquo;interno dell&rsquo;annata stessa. A forza di vedere chi comanda dare i numeri con scelte stravolgenti e troppo spesso discutibili, siamo arrivati al punto che i numeri, quelli seri e omogenei, ormai non &egrave; neanche pi&ugrave; il caso di darli. 

Non c&rsquo;&egrave; niente di pi&ugrave; bugiardo dei raffronti con epoche che avevano meno della met&agrave; di gare di quelle di oggi

Le statistiche in F.1 non hanno pi&ugrave; senso

        Severo, imprevedibile, forse indomabile. Una serie di aggettivi che descrivono bene il circuito cittadino di Baku, che domenica ospiter&agrave; per la sesta volta una gara di Formula 1, la quinta con la titolazione di "GP Azerbaijan" dopo che nel 2016, anno del debutto in calendario, la corsa fu valida come "GP Europa". Ma il punto non sono le sigle o le denominazioni, quanto piuttosto ci&ograve; che la pista, in questi anni, ha raccontato: scorrendo le statistiche, viene fuori una curiosit&agrave; pi&ugrave; unica che rara. GP Azerbaijan: gli orari Nessuno si ripete! Nelle cinque edizioni fin qui disputate sul tracciato azero (nel 2020 non vi si &egrave; corso causa pandemia), sono usciti fuori cinque vincitori diversi, cinque poleman diversi, addirittura cinque autori del giro pi&ugrave; veloce diversi. Pi&ugrave; equilibrio per quanto riguarda le squadre, con Mercedes avanti per 3-2 sulla Red Bull alla voce vittorie, mentre in fatto di pole position stesso punteggio ma con la Ferrari al posto del team di Milton Keynes. Curioso, dunque, che le due contendenti al mondiale 2022 siano in cerca di una "prima" a Baku: la Red Bull non &egrave; mai partita in pole, la Ferrari non ci ha mai vinto. Altra curiosit&agrave;: solo in due occasioni su cinque ha vinto chi &egrave; partito dalla pole; &egrave; accaduto a Nico Rosberg nel 2016 ed a Valtteri Bottas tre anni pi&ugrave; tardi. Il tedesco ha anche un altro primato su questo circuito: &egrave; l'unico che a Baku &egrave; riuscito a portare a casa l'hat trick, ovvero vittoria, pole position e giro pi&ugrave; veloce in gara e pure l'unico ad aver messo a segno un Grande Slam, ovvero pole, vittoria, giro veloce e gara condotta in testa dall'inizio alla fine. L'albo d'oro del GP d'Azerbaijan: il riassunto EDIZIONE 2016Pole position: Nico Rosberg (Mercedes)Vittoria: Nico Rosberg (Mercedes)Giro veloce: Nico Rosberg (Mercedes) EDIZIONE 2017Pole position: Lewis Hamilton (Mercedes)Vittoria: Daniel Ricciardo (Red Bull)Giro veloce: Sebastian Vettel (Ferrari) EDIZIONE 2018Pole position: Sebastian Vettel (Ferrari)Vittoria: Lewis Hamilton (Mercedes)Giro veloce: Valtteri Bottas (Mercedes) EDIZIONE 2019Pole position: Valtteri Bottas (Mercedes)Vittoria: Valtteri Bottas (Mercedes)Giro veloce: Charles Leclerc (Ferrari) EDIZIONE 2021Pole position: Charles Leclerc (Ferrari)Vittoria: Sergio Perez (Red Bull)Giro veloce: Max Verstappen (Red Bull)       

Entrato in calendario nel 2016, il tracciato azero ha quasi sempre regalato gare imprevedibili, e nessun pilota finora &egrave; riuscito a ripetersi, n&eacute; per quanto riguarda le vittorie, n&eacute; per quanto riguarde le pole position e nemmeno per i giri veloci

GP Azerbaijan: Baku, la pista dove nessuno si ripete

La Formula 1 e l&rsquo;Austria sono un po&rsquo; come degli innamorati con frequenti &ldquo;pause di riflessione&rdquo;. La prima gara valida come Gran Premio d&rsquo;Austria affonda le radici nel 1964, in quello che fu un appuntamento isolato, con il successo di Bandini sull&rsquo;aerodromo di Zeltweg, giusto quattro curve a raccordare i lunghi rettilinei dell&rsquo;aeroporto militare. Si dovr&agrave; attendere sei anni prima che nel calendario arrivi Zeltweg. E&rsquo; il 1970 e la vittoria va a Jackie Ickx, su un circuito con una configurazione decisamente diversa dall&rsquo;odierno Red Bull Ring. Sono gli anni di Jochen Rindt che, per&ograve;, non vincer&agrave; mai in patria. Ci riuscir&agrave;, invece, Vittorio Brambilla, nel 1975, cos&igrave; come John Watson nel 1976, gare da ricordare perch&eacute; unici successi in carriera per il pilota italiano e per il team Penske in Formula 1.  A Zeltweg vinse anche Elio De Angelis, era il 1982 e si chiuse al fotofinish con Keke Rosberg secondo per appena 5 centesimi. Ben altra &ldquo;parata&rdquo; fu quella che vide Michael Schumacher davanti a Rubens Barrichello nel 2002, quando a separare i due ci furono 182 millesimi. L&rsquo;ordine del muretto venne eseguito platealmente dal brasiliano, che alz&ograve; il piede a poche centinaia di metri dal traguardo. Sul podio l&rsquo;imbarazzo e il disagio dei piloti fu evidente, con Schumacher che cedette il gradino pi&ugrave; alto a Barrichello (scelta che port&ograve; anche una multa per non aver rispettato il cerimoniale). I fischi del pubblico furono comprensibili e all&rsquo;A1 Ring si corse ancora nel 2003, prima di una lunga pausa durata fino al 2014, anno del ritorno, ma sotto le insegne Red Bull. Un periodo lungo 10 anni, come quelli che passarono tra il 1987 e il 1997, stagione del rientro, con un circuito modificato. La Formula 1 and&ograve; via da Zeltweg per i frequenti incidenti che si verificavano in partenza, senza tralasciare i problemi di parcheggio per il pubblico e i box diventati inadeguati per la Formula 1 moderna.  L&rsquo;albo d&rsquo;oro delle 27 edizioni corse sotto le insegne del Gran Premio d&rsquo;Austria vedono primeggiare a quota 3 successi Alain Prost, seguito da Schumacher, Hakkinen e Jones con due vittorie ciascuno.  Per un passato ricco di episodi c&rsquo;&egrave; un presente che vede il circuito di Zeltweg tra i pi&ugrave; corti del mondiale, con appena 4.326 metri di lunghezza posti a 698 metri sul livello del mare, da percorrere per 71 tornate in gara. Statisticamente la safety car &egrave; entrata nel 63% delle edizioni corse, mentre la posizione media di partenza dalla quale si &egrave; vinta la gara &egrave; tra la terza e quarta piazzola in griglia. In 7 edizioni, invece, il successo &egrave; andato a chi partiva dalla pole.  Le caratteristiche tecniche della pista puntano l&rsquo;accento sull&rsquo;importanza dei freni, con i dati Brembo relativi all&rsquo;anno scorso a collocare la frenata di curva 2, il tornantino Remus, sul podio delle staccate in cui si passa pi&ugrave; tempo con il piede sul freno: 2.8 secondi, che portano a una decelerazione di 237 km/h in 125 metri. E&rsquo; anche tra le sette frenate con la decelerazione maggiore. Il rettilineo pi&ugrave; lungo misura 698 metri e la velocit&agrave; massima raggiunta &egrave; di 327 km/h (dati Williams).  Dalla telemetria Lotus, invece, si scopre come ci sia una differenza di 3 decimi al giro con 10 kg di benzina in pi&ugrave; a bordo, mentre il consumo medio riscontrato &egrave; di 1,36 kg/giro, valore frutto di una percorrenza per il 63% in pieno.  Fabiano Polimeni

Dalla vittoria di Bandini nel 1964 ai numeri del Red Bull Ring oggi

GP Austria, statistiche e curiosit&agrave;

Quando mancano pochi giorni al debutto in pista delle Pirelli gamma 2015 - la novit&agrave; riguarda le "rosse" tipo supersoft, per le quali cambieranno la struttura, oltre che la mescola delle gomme posteriori - il fornitore ufficiale dei pneumatici della Formula Uno ha voluto mostrarci in forma infografica alcune statistiche relative alla passata stagione di gare. Che &egrave; andata in modo abbastanza positivo, dopo i dubbi che erano nati per via della notevole differenza dei motori 2014 rispetto a quelli 2013, che avrebbe potuto gravare negativamente sulla resistenza.  Invece c'&egrave; stata persino la possibilit&agrave; di modificare alcune scelte in senso pi&ugrave; "morbido", negli ultimi GP, e una media di 2,02 pit-stop per pilota a gara, in un totale di 817 passaggi per la pit-lane (compresi 5 drive-through e 3 stop&amp;go). Interessante anche il numero di pneumatici forniti nell'intera stagione, 38.168 dei quali 32.772 nei weekend di gara e 11.804 da pioggia (fra rain e intermedie). Da notare che tutti sono stati ricostruiti e con la mescola media Hamilton ha percorso un totale di 8.230 km.  Ma si possono vedere tutti questi numeri nell'accattivante forma grafica proposta dalla Pirelli, che ha dato qualche statistica anche per quanto riguarda la sua hospitality e dunque sull'impegno non solo dei piloti, ma anche dello chef Pirelli...  Maurizio Voltini     

Le ultime infografiche con le statistiche relative alla passata stagione F1

I numeri della Pirelli nel 2014

La stagione 2014 del Mondiale Endurance (WEC) ha visto il primo successo complessivo della Toyota Motorsport e dei suoi piloti Sebastien Buemi e Anthony Davidson. Un primato rimarchevole, ma non &egrave; l&rsquo;unico dato numerico che si pu&ograve; evincere dal campionato concluso: la categoria ha infatti enumerato le proprie statistiche finali, che dunque vi proponiamo a seguire. Queste che riportiamo sono mirate in particolare alla classe LMP1, vale a dire i Prototipi che hanno lottato per la vittoria assoluta e fra i quali hanno corso le Case costruttrici ufficiali. Le statistiche WEC LMP1 2014 Team partecipanti: 5 (4 dei quali hanno preso il via in tutte le gare: Audi, Porsche, Toyota e Rebellion; pi&ugrave; la Lotus).  Auto che hanno corso: 12 (3 Audi, 2 Porsche, 2 Toyota, 2 Rebellion, 1 Lotus pi&ugrave; 2 Lola schierate da Rebellion alla prima gara di Silverstone).  Costruttori di motori presenti: 4 (Audi, Porsche, Toyota e AER).  Configurazioni di motore: 3 (V6 TDI, V4 turbo e V8 aspirato, con tre diversi sistemi ibridi).  Tutti e tre i team LMP1-Hs hanno vinto in gara: 5 volte Toyota, 2 volte Audi, 1 volta Porsche.  Pole position: 4 per la Toyota e 4 per la Porsche.  La Toyota n.8 ha mancato il podio in una sola occasione (Bahrain).  Le due Toyota e la Rebellion n.12 sono riuscite a finire a punti in tutte le gare della stagione.  Sono 32 i piloti che hanno ottenuti punti nella classifica di campionato.  Equipaggi pi&ugrave; stabili: i due della Porsche (Bernhard-Webber-Hartley e Dumas-Jani-Lieb) e quello sull&rsquo;Audi n.2 (Fassler-Lotterer-Treluyer).  Equipaggi meno stabili: Audi n.1 (con Gen&eacute; a sostituire Duval infortunato a Le Mans), Toyota n.8 (con Lapierre appiedato dopo Austin) e Toyota n.7 (con Nakajima sostituito da Conway tre volte).  Tre piloti sono stati iscritti ma non hanno corso: Simon Trummer, Nathanael Berthon e Oliver Jarvis.  Tre piloti svizzeri figurano nei primi tre equipaggi in classifica: Sebastien Buemi, Marcel Fassler e Neel Jani. LMP1-L La Rebellion ha monopolizzato tutte le gare della LMP1 &ldquo;light&rdquo;, con 5 vittorie per la n.12 e 3 vittorie per la n.13.  La Rebellion n.12 &egrave; finita due volte fra i primi 4 assoluti: a Silverstone e a Le Mans.  Solo a Shanghai tutte e tre le LMP1-L hanno concluso la gara.  Nella prima met&agrave; di stagione, la Rebellion n.13 non aveva finito alcuna gara, poi dal Fuji (dove hanno vinto) le ha finite tutte.  La Rebellion non ha effettuato alcun cambiamento negli equipaggi (Beche-Heidfeld-Prost e Belicchi-Kraihamer-Leimer) nel corso dell&rsquo;intera stagione.  L&rsquo;equipaggio della Rebellion n.12 ha concluso il campionato assoluto a pari punti con la Porsche n.20, ma &egrave; finito 10&deg; anzich&eacute; 9&deg; per la discriminante dei risultati migliori.  Il miglior risultato della Lotus CLM &egrave; stato quello alla gara del debutto (Austin, 2&deg; di classe).  Il motore AER della Lotus CLM &egrave; il primo V6 turbo non ibrido impiegato nel WEC. Record assoluti L&rsquo;Audi resta il costruttore con il maggior numero di vittorie nei 3 anni di WEC, con 12 successi contro gli 11 della Toyota (e 1 della Porsche).  Marcel Fassler, Andr&eacute; Lotterer e Benoit Treluyer sono i piloti con pi&ugrave; vittorie nel WEC (8). Seguono Lapierre (6); Buemi, Davidson e Wurz (5); Kristensen, Duval e McNish (4).  Sono 18 i piloti che hanno colto almeno una vittoria assoluta nel WEC, con Romain Dumas unico ad aver avuto successo con due marche diverse: Audi a Spa 2012 e Porsche a Interlagos 2014.  Mike Conway e Stephane Sarrazin sono gli unici ad aver vinto sia in LMP1 che in LMP2. Marc Gen&eacute; conta una vittoria in LMP1 e un podio in LMP2, mentre Mathias Beche ha vinto in LMP2 e LMP1-L.  L&rsquo;equipaggio Audi composto da Fassler-Lotterer-Treluyer &egrave; quello che ha conquistato pi&ugrave; punti totali nel WEC, con 448,75. Hanno cos&igrave; superato Tom Kristensen, a quota 438.  Maurizio Voltini

Anche il Mondiale Endurance mostra i dati di rilievo della stagione passata

Ecco le statistiche del WEC 2014

&Egrave; vero che le statistiche spesso mostrano solo una parte dei fatti, ma spesso evidenziano pure questioni a prima vista nascoste, confermano con le cifre quelle che erano solo impressioni oppure quantificano gli sforzi di tutti i soggetti coinvolti. Nel caso della Formula 1, possono inoltre permettere a qualche pilota o squadra di mostrare di aver svettato da qualche punto di vista meno evidente che non la classifica mondiale.  Cos&igrave;, se il numero delle gare nel 2014 non &egrave; certo un mistero (19), pu&ograve; invece risultare una novit&agrave; che Jenson Button sia il pilota che ha completato pi&ugrave; giri in questa stagione (e lo stesso la McLaren come team) oppure che Daniel Ricciardo sia quello finito pi&ugrave; spesso a punti consecutivamente. Vediamo allora pi&ugrave; nel dettaglio tutte le cifre statistiche rilasciate ufficialmente per il campionato F1 appena concluso. E se avrete la pazienza (o l&rsquo;indole per i numeri) da leggerli tutti, magari troverete anche qualche sorpresa o conferma delle vostre idee. Le statistiche F1 2014 Numero complessivo dei piloti che hanno corso: 24 (di cui 4 debuttanti e 5 campioni del mondo)  Et&agrave; media dei piloti: 27 anni e 4 mesi  Gara pi&ugrave; lunga: GP di Gran Bretagna (2 ore, 26 minuti e 52,094 secondi)  Gara pi&ugrave; breve: GP d&rsquo;Italia (1 ora, 19 minuti e 10,236 secondi)  Vittorie dalla pole position: 9  Posizione di partenza pi&ugrave; arretrata con vittoria: 6&deg; (Ricciardo in Canada e Hamilton in Inghilterra) In qualifica Pole position (piloti): 11 Rosberg; 7 Hamilton; 1 Massa  Pole position (team): 18 Mercedes; 1 Williams  Partenze in prima fila: 15 Hamilton e Rosberg; 3 Vettel; 2 Ricciardo e Bottas; 1 Massa  Top ten in qualifica (Q3): 19 Rosberg e Ricciardo; 18 Alonso; 17 Hamilton; 16 Bottas; 15 Magnussen e Massa; 14 Vettel; 13 Button e Raikkonen; 8 Kvyat e Vergne; / Hulkenberg; 5 Perez; 2 Grosjean; 1 Sutil  Scarto dalla pole (maggiore): 1,620 secondi (fra Rosberg e Vettel in Inghilterra)  Scarto dalla pole (minore): 0,007 secondi (fra Hamilton e Rosberg a Singapore)  Confronto col compagno di squadra in qualifica: 16-3 fra Alonso e Raikkonen In gara Vittorie (piloti): 11 Hamilton; 5 Rosberg; 3 Ricciardo  Vittorie (team): 16 Mercedes; 3 Red Bull  Pod&icirc; (piloti): 16 Hamilton; 15 Rosberg; 8 Ricciardo; 6 Bottas; 4 Vettel; 3 Massa; 2 Alonso; 1 Magnussen, Button e Perez  Pod&icirc; (team): 31 Mercedes; 12 Red Bull; 9 Williams; 2 Ferrari e McLaren; 1 Force India  Margine di vittoria (maggiore): 30,135 secondi (Hamilton su Bottas in Inghilterra)  Margine di vittoria (minore): 0,636 secondi (Hamilton su Rosberg in Spagna)  Gare a punti: 17 (Alonso e Bottas)  Gare a punti consecutive: 15 (Ricciardo)  Giri completati (piloti): 1.120 (Button, col 98,8% del totale)  Giri completati (team): 2.231 (McLaren, col 98,4% del totale)  Minor numero di giri (piloti): 847 (Maldonado, col 74,7% su 19 gare)  Minor numero di giri (team): 1.790 (Sauber, col 78,9% su 19 gare)  Giri al comando: 495 Hamilton; 483 Rosberg; 72 Ricciardo; 32 Alonso; 30 Massa; 11 Perez; 5 Hulkenberg; 4 Bottas; 1 Button e Vettel  Cambiamenti al comando: 61 (calcolati sul traguardo)  Confronto col compagno di squadra in gara: 16-3 fra Alonso e Raikkonen (ritiri inclusi)  Posizioni guadagnate rispetto alla partenza: 56 (Maldonado)  Punti di penalizzazione: 5 (Maldonado ed Ericsson)  Set di pneumatici utilizzati in gara: 1.101  Mescola pi&ugrave; utilizzata: soft (463 set)  Percorrenza sul singolo set: 304 km (Rosberg in Russia con mescola media)  Media pit-stop a gara (asciutta): 44 (contro 51 nel 2013)  Numero pit-stop in gara (maggiore): 58 in Bahrain  Numero pit-stop in gara (minore): 23 a Monza Altre statistiche 6 anni: &egrave; il tempo passato fra i due titoli mondiali di Hamilton, che risulta secondo in questa graduatoria dietro a Lauda, che fra i suoi secondo e terzo titolo fece passare 7 anni.  59 anni: quelli passati fra le vittorie Mercedes di quest&rsquo;anno con Hamilton e del 1955 con Juan Manuel Fangio.  43 anni: questi sono invece per Hamilton divenuto pluricampione rispetto all&rsquo;altro pilota inglese Jackie Stewart, che lo divenne nel 1971.  33 vittorie: quelle raggiunte a fine anno da Hamilton, che cos&igrave; ha superato Nigel Mansell in questa classifica come pilota britannico.  19 anni e 322 giorni: l&rsquo;et&agrave; del pi&ugrave; giovane pilota ad aver ottenuto punti in gara, vale a dire Kvyat in Australia.  21 anni e 162 giorni: l&rsquo;et&agrave; di Magnussen quando ha ottenuto il 2&deg; posto in Australia, risultando cos&igrave; il 2&deg; pi&ugrave; giovane pilota ad essere salito sul podio in F1.  16 vittorie: &egrave; il record per la singola stagione di un team, ottenuto quest&rsquo;anno dalla Mercedes, che batte cos&igrave; quelli di McLaren (1988) e Ferrari (2002 e 2004).  11 doppiette: quelle sempre della Mercedes nel 2014, che supera cos&igrave; sempre la McLaren del 1988. Ricorrenze 50 vittorie: quelle raggiunte (e poi superate) dalla Red Bull con il successo di Ricciardo in Belgio.  Nico Rosberg &egrave; stato il primo pilota tedesco a vincere il GP di Germania con una vettura, un motore e un team tedeschi.  Il 9&deg; posto di Jules Bianchi a Monaco ha portato alla Marussia i primi punti assoluti.  250 partenze in GP: quelle totalizzate da Button, in Bahrain; a fine stagione, con 266, si classifica terzo di tutti i tempi dietro a Rubens Barrichello (322) e Michael Schumacher (306); mentre Raikkonen e Massa hanno passato le 200 in Austria e Bahrain rispettivamente.  Con 11 vittorie in una singola stagione, Hamilton si pone dietro solo a Schumacher e Vettel, entrambi con 13.  Susie Wolff &egrave; stata la prima pilota donna a prendere parte ad una fase ufficiale di gara dal 1992 di Giovanna Amati.  Questa &egrave; stata la prima stagione dal 1980 in cui n&eacute; Ferrari n&eacute; McLaren hanno vinto un GP.  Quella in Canada di Ricciardo &egrave; stata la prima vittoria di un Renault turbocompresso da quella di Senna a Detroit nel 1986.  Maurizio Voltini  

Rilasciate le statistiche ufficiali della stagione F1 appena passata

Le cifre della Formula 1 2014

Questo articolo, tratto da un&rsquo;inchiesta su Autosprint in edicola, dimostra la crisi attuale della Ferrari. E soprattutto dove risiede. Abbiamo raccolto tutti i numeri-chiave della stagione 2014 confrontandoli con i valori analoghi degli ultimi nove anni (dal 2006 ad oggi) per valutare le differenze. Parliamo di distacco dalla pole position in prova e in gara sul giro veloce, di medie/punti iridati conquistati ad ogni anno, di durata dei pit stop e di indice affidabilit&agrave; (cio&eacute; il numero delle rotture avvenute durante ogni stagione). Ebbene, riassumendo in una frase la Ferrari 2014, il risultato &egrave;: bocciata in rendimento, promossa in affidabilit&agrave;, prima della classe ai box. I numeri non mentono, a patto di saperli interpretare.  Per&ograve;, rispetto ad altre annate nere del passato pi&ugrave; lontano, c&rsquo;&egrave; una divisione netta, che le statistiche evidenziano. Un conto &egrave; la Ferrari nel senso di monoposto, di progetto; un altro la squadra. Per la prima voce il passivo &egrave; pesante, per la seconda siamo a livelli di eccellenza.  Vediamo pi&ugrave; in dettaglio le tabelle. Prima di tutto un dato generale: la media/punti a gara raccolta negli ultimi anni &egrave; andata progressivamente calando: dai 29,41 punti del 2007, annata record dove ci fu la vittoria nel mondiale fino ai 20 punti del 2012, i 18,63 del 2013 e gli appena 11,75 di quest&rsquo;anno dove si &egrave; toccato il valore pi&ugrave; basso degli ultimi nove anni a parte il disastroso 2009.  Quanto sia poco veloce la F14 T di quest&rsquo;anno si vede dal distacco medio dal giro in qualifica che &egrave; sempre stato attorno al mezzo secondo/sei decimi negli ultimi cinque anni per precipitare a 1,06 secondi quest&rsquo;anno. Nella tabelle c&rsquo;&egrave; anche il confronto soltanto dedicato al 2014 tra Ferrari e team competitor diretti, come Red Bull e McLaren rispetto alla Mercedes: si vede che la Red Bull in qualifica contiene in 8 decimi il distacco, quello Ferrari &egrave; superiore e Raikkonen &egrave; mediamente 32 centesimi pi&ugrave; lento di Alonso (1,49 secondi contro 1,17)  Le cose migliorano un po&rsquo; prendendo in esame la corsa e non le qualifiche, cio&eacute; il distacco dal giro veloce del migliore in gara. Il valore medio del divario 2014 scende sotto il secondo delle prove, e si assesta a 80 centesimi. Pi&ugrave; o meno uguale a quelli del 2011, 2012 e 2013. Anche il distacco dalla Mercedes nel 2014 (sempre rispetto a Red Bull e McLaren) migliora e gli 80 centesimi di svantaggio della Ferrari sono migliori degli 86 centesimi di distacco della Red Bull dalla vettura pi&ugrave; veloce (peccato che la classifica non premi questa differenza visto che la Red Bull &egrave; nettamente pi&ugrave; avanti in campionato).  Infine le buone notizie: l&rsquo;aspetto in cui i numeri Ferrari sono decisamente positivi sono l&rsquo;affidabilit&agrave; della macchina e il tempo medio nei pit stop. L&rsquo;affidabilit&agrave; quest&rsquo;anno rasenta la perfezione: a confronto con gli 8 ritiri del 2008, e la media di 3 ritiri a stagione negli ultimi quattro anni, la Ferrari del 2014 si &egrave; fermata zero volte per guasti tecnici. Un vero record, anche se siamo ancora a met&agrave; campionato.  In fatto di pit stop la Ferrari &egrave; diventata la migliore di tutte. La tabella calcola in percentuale il distacco dal team migliore nei pit stop e il calcolo &egrave; fatto dal 2010, anno dell&rsquo;abolizione dei rifornimenti, perch&eacute; &egrave; solo da allora che si cambiano esclusivamente le gomme e la durata della sosta &egrave; diventata determinante per la strategia di gara. Mentre la Ferrari nel 2010 (l&rsquo;anno del disastroso finale di stagione a Abu Dhabi) aveva un distacco medio di 1,21% dal migliore team, questo divario &egrave; sceso progressivamente negli anni successivi a 0,68%, poi 0,23% fino ad arrivare a 0% quest&rsquo;anno. Vuol dire che la Ferrari &egrave; diventata la squadra pi&ugrave; veloce nel cambio gomme e quindi il team di riferimento per gli altri.  L'analisi pi&ugrave; dettagliata e la spiegazione precisa di come e perch&eacute; la Ferrari sia migliorata in certi aspetti e decisamente peggiorata in altri, la trovate sul numero di Autosprint in edicola da martedi 1 luglio.  Alberto Antonini              

Tratto da un articolo di Autosprint in edicola, questa analisi dimostra dove la F14 T &egrave; peggiore e dove la squadra invece ancora eccelle  

Ferrari, ecco i numeri che non mentono

Tra Fernando Alonso e lo stradale di Montecarlo c&rsquo;&egrave; un rapporto conflittuale. Ci ha vinto due volte, nel 2006 e 2007, con Renault e McLaren rispettivamente. Entrambe le volte &egrave; partito in pole (negli anni in cui si poteva variare il carico di benzina a bordo). Per il resto, per&ograve;, poca fortuna alla roulette. E soprattutto, qualifiche non buone sulla pista che le premia di pi&ugrave;. La sua posizione media in 11 edizioni &egrave; 5,8, in pratica la terza fila. Il distacco medio dalla pole di 0&rdquo;827.  Attenzione, abbiamo detto undici partecipazioni e non dodici (dal 2001 saltando il 2002 quando era tester) perch&eacute; la statistica non tiene conto del 2010, quando sbatt&egrave; nelle libere del sabato rovinando la scocca e dovette partire dal fondo. Altrimenti i dati sarebbero anche peggiori.  Gran combattente, quindi, in gara (a parte l&rsquo;anno scorso, quando fu inspiegabilmente rinunciatario subendo sorpassi umilianti), ma ben poco &ldquo;samurai&rdquo; al sabato pomeriggio. Una caratteristica che non promette bene, considerati i problemi attuali della Ferrari, specie sulla trazione in uscita di curva, che a Monaco &egrave; la chiave per andare forte.

Poca fortuna nelle qualifiche di Monaco. La sua posizione media in 11 edizioni &egrave; 5,8. Il distacco 0&rdquo;827

Alonso e la roulette del sabato

Chi sono i favoriti per il Gran Premio d'Australia? E quanti invece finiranno la corsa? Gli stessi piloti danno risposte differenti:  Sui favoriti molti sono concordi. Scondo Vettel &laquo;La Mercedes &egrave; favorita stando ai test invernali, sar&agrave; cos&igrave; per le prime tre o quattro gare, poi cambier&agrave; qualcosa e si vedr&agrave;&raquo;. Massa la pensa allo stesso modo: &laquo;Anch'io dico Mercedes&raquo;. Hamilton invece cambia favorito: &laquo;Per me la Williams (tanto sempre di motori Mercedes si tratta, ndr)&raquo;. Ricciardo dice: &laquo;Metterei i miei soldi sulla Mercedes&raquo;. Mentre Alonso &egrave; pi&ugrave; vago: &laquo;Non ne ho idea&raquo;.&nbsp;  Le cose cambiano quando si chiede ai piloti quante macchine finiranno la gara. Allora le teorie diverse si sprecano. Per Alonso termineranno in 16, Per Vettel in 12, per Hamilton in 15, per Massa in 14, per Magnussen addirittura tutti e 22. Insomma, ben diverso dalle previsioni di Villeneuve profetizzava tanti ritiri e addirittura una Marussia sul podio.

Inchiesta: tutti d'accordo sulla supremazia tedesca ma si prevedono parecchie macchine al traguardo

Favoriti? I piloti dicono Mercedes 

Con il 2014 la F1 volta pagine, dal punto di vista tecnico. Ecco perch&eacute; la Pirelli, nel tracciare il punto di fine stagione, ha voluto dare qualche numero e tracciare il quadro della situazione, dal punto di vista statistico, dell&rsquo;intero triennio 2011-2013 nel quale &egrave; stato il monofornitore di pneumatici per le massime monoposto.  In particolare, Paul Hembery (direttore Motorsport Pirelli) la spiega cos&igrave;: &laquo;Come ogni anno alla fine della stagione raccogliamo i numeri che raccontano il nostro impegno in Formula Uno. Questa volta abbiamo preferito mettere insieme i numeri del nostro primo triennio, poich&eacute; pensiamo si chiuda un ciclo e se ne apra un altro. Io stesso sono rimasto impressionato dai numeri di questi primi tre anni: pi&ugrave; di 110mila gomme fornite, 3000 pit stop, una media di 56 sorpassi per gara. Sono stati tre anni caratterizzati da un continuo impegno dei nostri uomini, in pista e nei centri R&amp;D, per rispondere alle esigenze di team e piloti con tecnologie e soluzioni sempre pi&ugrave; sofisticate e sfidanti, come riconosciuto pi&ugrave; volte dagli stessi protagonisti. In un triennio, le specifiche sono state cambiate completamente ogni anno e ogni anno hanno subito evoluzioni durante la stagione, uno sforzo che non ha pari nella storia delle monoforniture in F1. Ci hanno dato un compito e lo abbiamo centrato, come pi&ugrave; volte sottolineato da scuderie, piloti e organizzatori. Ed &egrave; con questo spirito che stiamo lavorando al 2014&raquo;.  Vediamo dunque quali sono questi numeri, per gli appassionati delle statistiche e/o per chi comunque voglia dare una dimensione pi&ugrave; concreta e &ldquo;misurabile&rdquo; a certe caratteristiche della F1.  &nbsp;  PNEUMATICI  112.200: &egrave; il numero complessivo di gomme fornite dal 2011 al 2013. Di queste, 93.600 per le gare e 18.600 per i test. Delle 93.600 gomme per le gare, 68.800 sono slick e 24.800 da bagnato. Solo nel 2013 le gomme fornite, in gara e per i test, sono state 33.200.  73.200: questo &egrave; invece il numero complessivo di gomme usate solo in gara. Di cui 65.800 slick e 7.400 da bagnato. Solo nel 2013, le gomme slick usate sono state 23.300 e quelle wet 2.400.  112.200: stavolta ci si riferisce al numero complessivo di gomme riciclate. Cio&egrave; tutte (anche se dovremmo escludere quelle sei unit&agrave; &ldquo;saltate&rdquo; a Silverstone, ndr...).  &nbsp;  PIT STOP  3.019: numero complessivo di pit stop nel triennio: Di questi, 58 drive-through e 9 penalit&agrave; di stop &amp; go. Solo nel 2013 i pit stop sono stati 951: una media di 50,05 a gara; 2,3 per pilota.  Maggior numero di pit stop in una gara: 88 nel Gran Premio di Ungheria del 2011 (3 dei quali furono drive-through).  Minor numero di pit stop in una gara: 24, nel Gran Premio degli Stati Uniti 2012 e nel Gran Premio d&rsquo;Italia 2013.  Pit stop pi&ugrave; veloce: 1,923 secondi (rilevati dall&rsquo;acquisizione dati sulla Red Bull di Mark Webber nel Gran Premio degli Stati Uniti 2013).  &nbsp;  SORPASSI  Numero complessivo di sorpassi: 3.274 (una media di 56 per gara). Solo nel 2013 ci sono stati 98 sorpassi.  Maggior numero di sorpassi in una gara asciutta: 126 nel Gran Premio di Turchia 2011.  Maggior numero di sorpassi in una gara bagnata: 147 nel Gran Premio del Brasile 2012.  Minor numero di sorpassi in una gara asciutta: 12 nel Gran Premio di Monaco del 2012.  &nbsp;  CIRCUITI E GARE (2013)  Circuiti che scaricano la maggiore energia sulle gomme per km (laterale, frenata, trazione, eccetera): Barcellona e Suzuka.  Circuiti che scaricano la minore energia sulle gomme per km (laterale, frenata, trazione, eccetera): Monza e Montreal.  Gara pi&ugrave; lunga dell&rsquo;anno: Monaco, 2ore 17min 52.056s.  Gara pi&ugrave; corta dell&rsquo;anno: Italia, 1ora 18min 33.352s.  Maggior numero di giri sulle gomme Pirelli: Hard &ndash; Rosberg (689); Medium &ndash; Hamilton (1.420); Soft &ndash; Hulkenberg (308); Supersoft &ndash; Rosberg (292); Intermedie &ndash; Webber (178); Wet &ndash; Gutierrez (66).  Velocit&agrave; massima raggiunta da una gomma P Zero F1: 341,1 km/h (Esteban Gutierrez al Gran Premio d&rsquo;Italia).  Maggior numero di giri veloci: Sebastian Vettel (7 in gara / 7 in qualifica).  Pi&ugrave; alto numero di giri su gomme Pirelli: 684 (Sebastian Vettel).  Numero di volte in cui &egrave; stato battuto il record per la pole position: 3 (Lewis Hamilton nel Gran Premio d&rsquo;Inghilterra; Sebastian Vettel nel Gran Premio di Singapore e in quello indiano).  Numero di volte in cui &egrave; stato battuto il record del giro veloce in gara: 1 (Sebastian Vettel nel Gran Premio di Singapore).  &nbsp;  IL TEAM PIRELLI MOTORSPORT (2013)  Numero complessivo di persone in viaggio per ogni gara: 55.  Numero complessivo di nazionalit&agrave; nel team Pirelli F1: 10.  Numero complessivo di lingue parlate nel team Pirelli F1: 14.  Numero complessivo di note-book Pirelli distribuiti nel paddock: 1.125.  Numero complessivo di &ldquo;podium cap&rdquo; Pirelli venduti: 16.000.  Numero complessivo di pasti serviti nell&rsquo;hospitality Pirelli (inclusi i test): 12.500.  Litri di acqua bevuta nell&rsquo;hospitality Pirelli: 5.000.  Kg di pasta cucinati dallo chef Pirelli: 900.  Numero di pizze infornate dallo chef Pirelli: 240.  Numero di ricette di dolci preparate nell&rsquo;hospitality Pirelli: 40.  Numero di dessert mangiati nell&rsquo;hospitality Pirelli: 6.000.  &nbsp;  LA PIRELLI IN F1 (DAL 1950)  Gare: 261.  Vittorie: 102.  Pole position: 105.  Podi: 313.  Giri veloci: 109.  &nbsp;  ALTRI NUMERI DEL 2013  Numero complessivo di piloti F1 che hanno guidato con gomme Pirelli: 81 (compresi terzi piloti e young drivers).  Chilometri complessivi percorsi da tutte le mescole P Zero nel 2013 (gare e test): 358.784 totali, di cui: Hard 96.596; Medium 177.838; Soft 34.139; Supersoft 23.678; Intermedie 21.350; Wet 5183.  Temperature della pista pi&ugrave; basse su cui hanno corso le gomme Pirelli: 17&deg;C nel Gran Premio d&rsquo;Inghilterra. In assoluto, le temperature pi&ugrave; basse si sono registrate per i test invernali di Jerez, con 6&deg;C.  Temperature della pista pi&ugrave; alte su cui hanno corso le gomme Pirelli: 54&deg;C nel Gran Premio d'Ungheria.  Temperature ambientali pi&ugrave; basse con cui hanno corso le gomme Pirelli: 14&deg;C nel Gran Premio degli Stati Uniti. In assoluto, le temperature pi&ugrave; basse si sono registrate per i test invernali di Jerez, con 4&deg;C.  Temperature ambientali pi&ugrave; alte con cui hanno corso le gomme Pirelli: 36&deg;C nel Gran Premio del Bahrain.  &nbsp;  Maurizio Voltini

La Pirelli traccia una statistica dell&rsquo;ultimo triennio 

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