L'analisi: tattica o macchina?

L'analisi: tattica o macchina?
Siamo sicuri che tattiche e frequenti pit-stop siano "interessanti"?

03.11.2013 ( Aggiornata il 03.11.2013 17:23 )

Dopo il buon risultato di Romain Grosjean in India a seguito di una gara con un solo pit-stop, ci si aspettava che qualcun altro avrebbe optato per questa scelta anche nella corsa di Abu Dhabi, sul cui tracciato è oltretutto più facile gestire le gomme. Invece questa strategia è stata seguita solo dalla Force India, che ha piazzato Paul Di Resta 6° e Adrian Sutil 10°: un risultato apprezzabile per un team non di vertice assoluto, anche se i piloti hanno avuto da fare per difendersi da Hamilton (niente di meno) e Maldonado. Non si ha la controprova di Button e di Raikkonen, uno costretto a cambiare quasi subito le gomme medium del via per la sostituzione del musetto danneggiato, l’altro fuori gara già dopo una curva e anche lui partito con le medie. Chi poteva provarci era peraltro la Ferrari, in gara più in forma del previsto, tanto da essere in grado di effettuare il primo cambio gomme da soft a medie al 17° e al 19° giro (prima Alonso e poi Massa) quindi con 39 e 37 giri restanti: non impossibile. Tuttavia hanno effettuato entrambi un secondo pit-stop, in cui fra l’altro Alonso ha avuto l’episodio con Vergne che potrebbe costargli parecchio (stiamo ancora aspettando eventuali decisioni dei commissari) mentre a Massa sono state montate di nuovo le gomme a mescola media quando invece erano meglio le soft (era il 39° giro sui 55 totali). Analizzando però la gara di Alonso, si vede come alla fine sia arrivato a 32”3 da chi lo precedeva, Grosjean: quindi anche nel più favorevole dei casi una sosta in meno non sarebbe stata sufficiente a recuperarlo. Oltretutto sul finire lo spagnolo con le soft ha invece girato fortissimo ottenendo infatti il crono top della gara. Insomma, l’unica “tattica alternativa” che gli avrebbe permesso un risultato migliore, era quella di partire più avanti... Allora alla fin fine viene da dire che sul traguardo resta comunque rispettata quella che è semplicemente la competitività delle varie monoposto, a prescindere dalle strategie adottate. E se vogliamo non è solo questa gara a dimostrarlo, pur se lo ribadisce con le Red Bull sempre irraggiungibili, mentre Ferrari, Mercedes e Lotus sono sempre lì che se la giocano. A questo punto, dunque, siamo davvero sicuri che favorire un alto numero di cambi gomme renda davvero più vivaci e sportivamente interessanti le gare? O piuttosto che non le renda artificiosamente caotiche e quindi poco comprensibili per il grande pubblico? Anche perché non tutti hanno a disposizione il tablet della Pirelli con i relativi grafici prestazionali e le proiezioni di risultato secondo la situazione... Forse per rendere più aperta la competizione basterebbe che le gomme non andassero subito in “pappa termica” non appena un pilota pesta un po’ di più con il gas. Poi per forza che non si vedono più le intraversate in accelerazione alla Peterson o Villeneuve (padre). Questo a prescindere dalla durata. Voi cosa ne pensate? Maurizio Voltini

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