Analisi: a Rosberg sono cresciuti i canini?

Analisi: a Rosberg sono cresciuti i canini?
Il tedesco sembra aver finalmente acquisito quella “cattiveria” che gli mancava

09.06.2014 ( Aggiornata il 09.06.2014 04:16 )

Non sappiamo, e quasi sicuramente non sapremo mai, se quella nelle qualifiche di Montecarlo sia stata una cattiveria scientifica o involontaria, quando con il suo “lungo” Nico Rosberg aveva causato l’esposizione della bandiera gialla che ha annullato gli sforzi di Lewis Hamilton di togliergli una decisiva pole position. Quantomeno ironico che un errore ti permetta di assicurarti la posizione su cui costruire la vittoria del GP; sibillino addirittura se si fosse trattato di una mossa davvero calcolata mentre ti districhi fra i rail cittadini a 300 orari... Fatto sta che, sarà per il vantaggio ottenuto, sarà perché alla fine nessuno ha potuto farci niente, sarà pure perché qualcuno avrà perfino trovato furba la mossa, sembra si sia trattato di un punto di svolta nell’atteggiamento di Rosberg. Parliamo di un pilota che fino a quel momento aveva sempre rispettato senza batter ciglio gli ordini di scuderia - inutile sottolineare la differenza con quanto fatto da Vettel e altri in precedenza e perfino da Massa quest’anno - e che si era sempre messo a fare onestamente il suo “lavoro da pilota” (espressione che mi fa schifo, ma qui è funzionale). E che in Bahrain aveva mostrato nettamente quante remore avesse più di Hamilton, in una sfida in cui pure era stata lasciata una notevole libertà. Ma proprio lì Lewis aveva dimostrato quanto ben più smaliziato e deciso fosse. E anche più disposto a rimetterci qualcosa, eventualmente. Ora, che Lewis Carl Davidson Hamilton da Stevenage sia un campione “fatto e finito” è qualcosa che nessuno (non noi, almeno) vuole mettere in dubbio. Piuttosto, evidenziamo come pur ottenendo prestazioni non tanto diverse - come altro definire lottare alla pari in qualifica o concludere a pochi decimi dopo un intero GP? - Nico Rosberg da Wiesbaden (ahimé, suona molto meno “nobile”) non avesse lo stesso credito. Questo proprio perché gli mancava un “quid”. Probabilmente il fatto di essere il classico “bravo ragazzo” ligio e tranquillo, se da un lato fa guadagnare fans fra il pubblico femminile, dall’altro toglie qualcosa in termini di aggressività sportiva. Ordunque, tralasciando Montecarlo per mancanza di prove più sostanziose di quelle indiziarie (e di semplici illazioni) nella nostra analisi post-GP non possiamo ignorare che a Montreal l’atteggiamento di Rosberg sia cambiato. Prima con la grinta giusta nell'accaparrarsi la pole position "senza trucchi". Poi non si è fatto problemi ad allargare Hamilton in partenza: era all’interno, era nella posizione di farlo, e l’ha fatto (vedi foto). Senza venire a contatto, ma mandando sulla terra il “compagno” che così è stato pure superato da Vettel. Poi ha resistito al ritorno di Lewis, non ha mostrato debolezza psicologica nemmeno quando tutti si chiedevano se non sarebbe stato meglio cedere spontaneamente la posizione dopo il taglio di chicane - indagato e “abbuonato” dalla direzione gara come semplice errore - e non ha ceduto nemmeno quando un pit-stop fallato l’ha portato dietro al rivale principale. Come se questo non bastasse, ha poi resistito all’attacco di quei piloti che non vedevano l’ora capitasse una situazione del genere, cioè la power unit Mercedes castrata del Kers, con una tenacia (aggiunta ad abilità tecnica nella gestione del problema) che è stata scalfita solo da un Ricciardo in giornata di grazia. Conquistando un secondo posto che vale oro in ottica campionato. Vedremo nelle prossime gare se si è trattato solo di questa occasione o proprio di un cambio di mentalità profondo, che però se renderà Nico meno degno di un romanzo rosa (sarà un caso che è quello a metterci più tempo nel sistemarsi i capelli quando va sul podio?) lo renderebbe più adatto alla conquista di un campionato mondiale. Perché i campioni veri non hanno (sempre) un “buon carattere”... Maurizio Voltini

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