Schumi, quali speranze di recupero?

Schumi, quali speranze di recupero?
Il giorno dopo l'uscita dal coma analizziamo quali sono le reali prospettive future di Michael Schumacher

17.06.2014 ( Aggiornata il 17.06.2014 12:39 )

C’è voluto molto tempo, quasi sei mesi, dall’incidente del 29 dicembre: ma la fase critica per Michael Schumacher è finalmente superata. Ha lasciato la clinica CHU di Grenoble per quella univesitaria di Losanna, in Svizzera. Il che significa che poteva essere trasportato senza problemi. Ora inizia la riabilitazione vera e propria: ma di cosa si tratta esattamente, e quali sono le possibilità e le speranze reali del suo recupero? Innanzitutto - è stata la prima notizia - Michael “non è più in coma”. Ricordiamoci però che la sua fase di sonno profondo era indotta da farmaci. Pare che i tentativi di risveglio fatti nei mesi scorsi, riducendo progressivamente le dosi, non avessero dato risultati positivi. Il fatto che Schumi abbia superato questa fase cruciale può senz’altro essere interpretato come un buon segno, il segnale che il suo cervello abbia “fatto da solo” per recuperare. Molti neurologi, subito dopo l’incidente, avevano fatto riferimento alla plasticità cerebrale, ovvero alla capacità che ha il nostro cervello di “riplasmare” le proprie funzioni per aggirare i danni di una lesione. E di lesioni, all’interno del cranio di Michael, purtroppo ce n’erano state più d’una. E non solo superficiali. Ora i periodi di “risveglio” sono sempre più lunghi. Attenzione: risveglio non significa piena coscienza. Michael sente i rumori, reagisce agli stimoli luminosi e tattili. I dottori spesso “torturano” i pazienti in coma - a fine di bene, naturalmente - con pinze e oggetti appuntiti per valutare la loro reattività. Il fatto che Michael possa “comunicare” con i familiari, come si è letto da qualche parte, va invece preso con attenzione. Anche in assenza di comunicati ufficiali, è troppo ottimistico pensare che Schumi si tiri su dal letto e faccia conversazione con moglie e figli. Più probabilmente apre e gira gli occhi verso la persona che gli parla. C’è un numero che potrebbe dire molte cose sul vero stato di salute del paziente. È il GCS o “punteggio del coma di Glasgow”, un procedimento inventato quarant’anni fa per valutare la gravità di una lesione in caso di trauma. SI basa su una scala di reazioni alla sollecitazione oculare, verbale e motoria. A ciascuno di questi parametri viene attribuito un punteggio da 1 a 6 in funzione del tipo di risposta Per esempio: se gli occhi restano chiusi è 1, se si muovono da soli si dà il massimo del punteggio. La risposta motoria è valutata da 1 a 6, cioè dall’immobilità totale alla capacità di rispondere ai comandi come “alza la mano”. Il punteggio minimo è 3, il massimo è 15. Michael Schumacher è stato sicuramente sottoposto a questo test dopo il suo trauma. Nessuno ha mai diramato i risultati. Dal numero di Glasgow dipendono le speranze di un recupero più o meno completo. Anche se è ormai ovvio che, dopo tanto tempo, anche nel caso più positivo Michael dovrà “reimparare” a camminare, a parlare, a interagire col mondo esterno. Leggi il comunicato integrale della famiglia sulla dimissione di Schumacher

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