Ferrari, sfortuna o errore tattico?

Ferrari, sfortuna o errore tattico?
Pareri discordanti sulla vicenda della mancata qualifica di Alonso e Raikkonen. Come fa un team a sbagliare così? Esaminiamo pro e contro

05.07.2014 ( Aggiornata il 05.07.2014 18:37 )

Sfortuna o grave errore tattico? Ancora una volta la Ferrari si rovina le qualifiche. Stavolta paga il fatto di trovarsi in pista con le gomme giuste nel momento sbagliato. Anzi, sbagliatissimo: quando negli ultimi minuti della Q1 Alonso e Raikkonen, messe le slick, si sono trovati uno spruzzo di pioggia che li ha fregati. Quindi è sfortuna o grave errore tattico? Cerchiamo di capirlo, ma resta il fatto che la vicenda è costata ad Alonso e Raikkonen il passaggio alle fasi successive della qualifica. Solo 19°e 20°. E compromette pesantemente la corsa di domenica perché un conto è partire dalla solita terza/quarta fila, un conto è scattare in coda a tutto il gruppo con 18 auto da rimontare. La domanda adesso è: si poteva evitare? Ma prima bisogna capire perché è successo. “C’è poco da spiegare - sostiene Alonso - siamo andati in pista nel momento sbagliato sul finire della Q1 (quando stava ricominciando a piovere, ndr) con le gomme sbagliate (le slick, ndr). Però non siamo stati gli unici: è capitato anche alla Williams di restare esclusa, quindi vuol dire che è stato un concorso di circostanze sfortunate. Fossimo usciti un minuto prima avremmo trovato la pista asciutta. E invece...”. Tutti gli altri però, Williams a parte, sono riusciti a finire il giro su pista asciutta evitando la spruzzata d’acqua finale. Perché la Ferrari no? Sono stati bravi loro e sbadata la squadra di Maranello oppure è questione di sfortuna? Diciamo che tutto è iniziato a causa di Kobayashi, che è stato il primo a montare le slick a pochi minuti dalla fine della Q1 quando c’era una classifica ormai consolidata con le intermedie che vedeva i soliti in testa e la Ferrari ampiamente qualificata. Kobayashi sbandava continuamente sul viscido e quindi molti hanno ritenuto la mossa come sbagliata. Poi ci ha provato Button e, fallito il primo giro, al passaggio successivo ha fatto il miglior tempo. Questo ha spinto tutti a montare le slick e buttarsi in pista perché a quel punto tutti i crono con le intermedie che erano attorno a 1’44”, sarebbero crollati facilmente di 4/5 secondi. La Mercedes l’ha fatto, la Ferrari ha indugiato 20 secondi di troppo e mentre le Mercedes hanno migliorato i propri tempi portandosi a 1’40”380 (Rosberg) qualificandosi, Alonso e Raikkonen hanno incontrato una nuova spruzzata d’acqua che li ha fregati e non li ha fatti andare sotto 1’45”935 di Fernando e 1’46”684 di Kimi. dove gli ultimi dei qualificati erano Ricciardo (1’44”710) e Vettel (1’45”086). Persino le lente Marussia erano entrate in Q2 e la Ferrari no! La Ferrari si difende sostenendo che aspettare l’ultimo istante era la giusta strategia perché la pista sarebbe stata ancora più asciutta. E fa notare che la Red Bull e Vettel, per esempio, hanno commesso lo stesso errore ma si sono salvati per pochi decimi dalla non qualificazione grazie a un tempo migliore fatto con le intermedie che ha permesso a Sebastian di passare la Q1. Però allo stesso tempo si può dire che in Q1 non serve prendersi rischi così elevati perché non c’è in ballo la pole position, ma solo la qualificazione. È più importante passare la tagliola della non qualifica anche facendo un tempo non eccezionale, piuttosto che aspettare la condizione ideale per un giro record. Quindi perché attendere l’ultimo istante? Meglio cautelarsi ed entrare in pista con qualche minuto di margine per evitare imprevisti. Come hanno poi fatto quasi tutti gli altri. Sempre Alonso dice: “Facile dirlo dopo, a posteriori. Anche nel 2012 ho rischiato di non passare la qualifica (a quel tempo era la Q2, ndr) e all’ultimo istante sono riuscito a fare il giro giusto, evitando la bandiera a scacchi per pochi secondi, e poi ho fatto la pole. Stavolta è successo il contrario. A volte le cose girano bene, a volte no”. C’è però la forte sensazione che la vicenda sia anche frutto di una certa lentezza organizzativa interna e di comunicazione: nel senso che in Ferrari, prima di decidere una strategia imprevista, debbano consultarsi in troppi e parlarsi via radio perdendo così rispetto ad altri team molto più snelli e diretti nelle proprie decisioni, il momento appropriato. Anche Alonso lo ammette (a fatica): “Si può dire che in parte è stata frutto del caso, e in parte frutto di una decisione lenta. A volte i team grandi hanno processi decisionali più lunghi e complessi, quelli piccoli possono prendersi dei rischi perché hanno meno da perdere”. Alberto Sabbatini

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