Analisi Ungheria: quegli ordini boomerang

Analisi Ungheria: quegli ordini boomerang
Stavolta le Mercedes non sono state irreprensibili, né dal punto di vista tecnico né, soprattutto, da quello strategico/morale

27.07.2014 ( Aggiornata il 27.07.2014 23:02 )

Analizzando la gara dell’Ungheria nel suo complesso, quel che viene da dire è che la Mercedes si è dimostrata molto meno “perfettissima” di quanto abbia fatto pensare nella prima metà di campionato. E questo non soltanto perché quando le condizioni di gara sono “fuori standard” come oggi, gli altri diventano parecchio più competitivi, tanto da permettersi di togliere le prime due posizioni del podio alle “Frecce d’Argento”. Ma perché già nelle qualifiche - pur dopo prove da dominio assoluto - vi è stato un episodio molto negativo: parliamo ovviamente dell’incendio alla monoposto di Hamilton, un accadimento infelicissimo anche perché dal punto di vista dell’immagine può controbilanciare di svariati ordini di grandezza una vittoria finale con un pilota tedesco, al contrario di quanto vorrebbero invece far credere tanti “dietrologi”. Poi, beninteso, bravissimi i meccanici a ripristinare perfettamente la W05 per la gara di Hamilton. Però le Mercedes non sono state immuni da problemini non decisivi e che solo la loro superiorità velocistica ha mascherato (ma che possono avere un’influenza non secondaria sulla mancata vittoria) a freni+brake-by-wire e pressione del carburante. Ciò che inoltre si è visto, e pure sentito via radio, è stato che non si è riusciti a gestire le due differenti strategie impostate: 2 soste per Hamilton e 3 soste per Rosberg. Inevitabile che in questi casi i piloti possano trovarsi a “incrociare” le rispettive gare in pista, fattore da gestire dai box. Ed è ciò che ha causato il tanto vituperato messaggio via radio a Hamilton per “favorire” Rosberg che arrivava dietro. Bene, analizziamo un po’ più approfonditamente anche tale questione, al di là dei fattori morali se siano ammissibili o no i cosiddetti ordini di scuderia, o su quanto possano alterare la più o meno reale armonia di squadra. Partiamo dal punto di vista degli strateghi ai box: ovviamente il loro obbiettivo è quello di conseguire il miglior risultato di squadra, e in quel momento la possibilità reale era che i piloti si ostacolassero a vicenda perdendo entrambi del tempo (per non parlare del rischio di incidente). La loro unica possibilità era quella di dire ai piloti (in particolare a Hamilton) “di fare i bravi” e così hanno fatto. Dopotutto, nel caso peggiore sarebbero comunque arrivati 3° e 4°, in quello migliore (per quanto improbabile) ci scappava la vittoria. Difficile biasimarli di partenza, pur se alla fine l’unico risultato ottenuto è stato quello di fare una brutta figura sportiva su scala mondiale, e di far vedere che non vengono rispettate le loro indicazioni, oltre a causare “destabilizzazioni dell’armonia” (sempre ammessa e non concessa). Passiamo al punto di vista di Lewis Hamilton: intanto frasi del tipo “Nico is faster than you” sono qualcosa che non trova traduzione nel suo vocabolario, semplicemente perché pensare che ci possa essere un altro più veloce (anche momentaneamente) di lui è un concetto che non combacia con nessuna sinapsi di Lewis. Con questa premessa, va pure riconosciuto che l’atteggiamento dell’inglese non è stato del tutto “vaffanculesco”, quanto piuttosto quello di accettare la rinuncia ad ostacolare Rosberg nel momento di un effettivo attacco. Che però non c’è stato. Per cui oltre ad appoggiare moralmente in toto questo atteggiamento, onestamente pretendere di fargli addirittura alzare il piede mentre ha Alonso nel mirino è davvero troppo (anche dal punto di vista strategico, peraltro). In ogni caso, il solo pensare che Lewis lo possa fare proprio per favorire il suo avversario diretto in campionato, possiamo definirlo in un solo modo: umoristico. Bene, è il turno di Nico Rosberg: la richiesta di "dar strada" non è partita da lui, in realtà, e probabilmente sarebbe stato benissimo in grado di gestire la situazione da solo. Dopotutto, è innegabile che in quel momento fosse più veloce di Hamilton: non raggiungi chi ti è davanti andando più piano… E quanto sia difficile superare anche se sei più veloce, qui, l'ha visto pure Hamilton con Alonso. A questo punto però entra in azione il suo atteggiamento di gara, di Rosberg, che tende a minimizzare i rischi inutili e gli imprevisti: sapendo che era stato dato quell’ordine (o presunto tale) ha semplicemente smesso di forzare, anche perché stare troppo vicino dietro ad un altro comporta danni tecnici (maggior degrado delle gomme e aumento delle temperature). Inoltre aveva pure avuto problemi di freni che di certo non incentivano ad attaccare “di staccata” se il rischio è quello di saltare addosso al compagno di squadra (rischi ai quali già in altre occasioni Rosberg si è dimostrato più sensibile rispetto a Hamilton). In questo modo, aspettando un “favore” che non c’è stato, Rosberg ha perso 3-4 giri decisivi dietro Hamilton. Se non fosse stato condizionato dal sapere di quel “suggerimento” al compagno/avversario, probabilmente avrebbe attaccato con ben maggior decisione oppure (meglio ancora) avrebbe giocato di undercut, passando subito all’ultimo cambio gomme. In questo modo non sarebbe “caduto” dietro a Massa e Raikkonen nel rientro in pista, e favorito dalle gomme più efficaci avrebbe raggiunto il trio di testa almeno tre giri prima. Cosa sarebbe poi effettivamente successo resta nel settore delle “ipotesi & illazioni”, ma sicuramente per lui peggio di 4° non sarebbe andata e sicuramente per noi avremmo avuto ancor maggior battaglia nei giri finali (con tutto che non ci lamentiamo certo di quanto visto). Fatto sta che alla fine, per quegli ordini via radio, Rosberg è quello che ci ha rimesso di più. Morale conclusiva? Beh, che per tutti i motivi spiegati, senza quegli ordini di scuderia via radio che pure hanno dato di che commentare ai vari commentatori, quasi sicuramente sarebbe stato molto meglio. Per tutti. Ancora una volta i "leave me alone" Raikkoniani fanno - o dovrebbero fare - scuola. Maurizio Voltini

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