Toto Wolff: La squadra viene prima

Toto Wolff: La squadra viene prima
Così il responsabile motorsport della Mercedes replica ai dubbi sulla gestione di due piloti come Hamilton e Rosberg [prima parte]

11.08.2014 ( Aggiornata il 11.08.2014 17:39 )

La F1 va in ferie, ma lui sembra proprio non avere il tempo di rilassarsi: parliamo di Toto Wolff, che in qualità di responsabile dell’intero settore motorsport presso la Mercedes deve occuparsi, per esempio, anche di quanto avviene con il DTM che correrà questa domenica al Nürburgring. Ciò nonostante, ha avuto il tempo di disquisire anche di Formula Uno in un’intervista rilasciata al sito ufficiale formula1.com e che riportiamo, nella quale si parte facendo riferimento al dominio delle “Frecce d’Argento” in questa prima metà della stagione 2014, andando però a toccare anche argomenti “scottanti” come la gestione dei due piloti che si stanno pur sempre giocando il titolo mondiale e quindi non possono permettersi troppe concessioni.

Vantaggio chilometrico nei test

Con 9 vittorie in 11 GP è stata finora una stagione fenomenale per la Mercedes AMG F1: pochi se lo aspettavano, ma invece voi quand’è che vi siete resi davvero conto di essere così in forma? «Abbastanza tardi - risponde Toto Wolff - già piuttosto avanti con i test invernali. Siamo andati avanti a testa bassa e non abbiamo avuto alcuna indicazione di dove fossimo rispetto alla nostra concorrenza. Siamo stati molto orgogliosi di essere i primi fuori dai box, e di aver avuto un paio di giorni ottimi rispetto agli altri, che a volte hanno dovuto darsi molto da fare anche solo per mettere le loro monoposto in pista. Quindi era chiaro che avevamo un vantaggio: se è possibile andare avanti con i test contro qualcuno che invece non ne è in grado, ottieni un grande vantaggio. Ma noi non sapevamo veramente qualcosa sulle prestazioni, sulla potenza, sul consumo di carburante, fino a quando abbiamo iniziato le gare. Eravamo fiduciosi, e moderatamente ottimisti sull’aver fatto un buon lavoro nell’integrare la power unit con la macchina, ma non era possibile rilassarsi, mai». «Abbiamo avuto una riunione fra la seconda e la terza sessione di test - prosegue Wolff - perché sapevamo di apparire competitivi, e se potesse diventare simile alla stagione 2009 di Brawn. Ma abbiamo stimato che sarebbe stato qualcosa di meno, perché quando Brawn ha iniziato nel 2009 hanno avuto un grande vantaggio. Non pensavamo di essere a quel livello. Anche dopo l'Australia non era ancora tutto chiaro, perché ci aspettavamo grandi passi avanti dagli altri. Avevano fatto pochi chilometri nei test, ma poi hanno migliorato molto tra l'ultima sessione e l’Australia, quindi ci aspettavamo che migliorassero parecchio. Questo è il motivo per cui siamo stati sempre attenti nella nostra valutazione di come fossimo».

Speranze, ipotesi e matematica

All'Australia sono seguite altre otto vittorie e la Mercedes è ora in possesso di un vantaggio sensibile nella classifica costruttori. Quando si può essere sicuri di quel titolo da parte vostra? «Per me, non siamo nel business delle scommesse o del gioco d'azzardo: quando sarà matematicamente impossibile essere raggiunti, sarà il momento in cui le speranze diventeranno realtà. Non è nel nostro sistema parlare di titoli prima che vengano effettivamente raggiunti». Eravate al comando prima della pausa estiva, lo scorso anno, avendo vinto in Ungheria e Gran Bretagna; ma la Red Bull ha dominato la seconda metà della stagione. Questo prova come le cose possano cambiare velocemente: ne avete capito il motivo? «Sì, si vede quanto velocemente si può scivolare indietro, ma non ho mai visto noi come veri pretendenti al titolo, l'anno scorso. Abbiamo avuto buone prestazioni in qualifica, ma non siamo stati mai in grado di proseguire allo stesso modo in gara. Abbiamo avuto grandi gare a Monaco, a Silverstone, e poi abbiamo avuto il “fattore Lewis” in Ungheria, quando è stato su un livello completamente diverso da tutti gli altri, quel giorno. Ma abbiamo capito bene dove avevamo bisogno di migliorare, e nessuno di noi si aspettava di essere un concorrente della Red Bull. Inoltre c'era una chiara strategia di transizione di sviluppo verso il 2014; abbiamo discusso molto e abbiamo deciso che era il modo giusto di muoversi. È stata una svolta precoce, prima del normale, perché sapevamo che il motivo per cui siamo qui è di lottare per il campionato del mondo, ed era chiaro che non saremmo riusciti a contrastare le Red Bull nel 2013».

Le gestione di due piloti in lotta

Parlando del “fattore Lewis”, come avete valutato lui e Rosberg nelle prime 11 gare? «Loro due sono entrambi pilastri molto importanti per le prestazioni della vettura e per il successo della squadra. Si spingono l'un l'altro a nuovi livelli, a nuovi vertici, in un modo che non è dannoso per la squadra. Questo può portare ad un certo disordine, e l’abbiamo visto con altre squadre. Finora è stato molto utile per la squadra. Siamo di buon umore qui, abbiamo una buona atmosfera, e avendo due piloti a quel livello, correndo l’uno contro l’altro come fanno, non è buono solo per il marchio, ma anche per le prestazioni generali. È un ingrediente molto importante per il successo della squadra». Ma come si fa a impedire che la loro rivalità esploda? Come si fa a evitare il ripetersi di situazioni come Senna contro Prost? «Per i piloti, si tratta del campionato del mondo, ma comunque devono capire che c'è una grande organizzazione dietro di loro. Uno dei più grandi e più noti marchi in tutto il mondo, per cui talvolta la squadra viene prima. Questo è chiaro e ciascuno di loro lo riconosce e lo accetta. Questo è molto importante. Riconoscono le conquiste storiche di Mercedes-Benz nel motorsport, e mettono la loro posizione nel giusto contesto». Ci sono stati alcuni momenti piuttosto accesi, però... «Sì, certo. Quello che facciamo è gestire la squadra ogni giorno. Abbiamo discussioni con i piloti, con gli ingegneri, tutti i giorni. Come manager, è importante essere trasparenti e semplici. Questo è un atteggiamento fondamentale nella gestione di una azienda nei confronti delle persone che la compongono, e qualcosa che alimentiamo». Presumibilmente la situazione, la loro rivalità, diventerà sempre più calda e tesa nello sviluppo della stagione? «Sì, potenzialmente sta per diventare sempre più accesa, ma se continuiamo come ora io sono ancora cautamente ottimista che la lotta per il campionato del mondo sarà solo fra loro due. Poi si arriverà a una situazione in cui potremmo discutere se vogliamo mantenere il modo di lavorare fra di loro. Pensiamo a ciò che è meglio per la macchina, la squadra, e entrambi i lati del box? O vogliamo ricalibrarci un po', perché si tratta di loro due e ne resterà solo uno come campione del mondo? Questo è un punto interrogativo. Non lo so, perché non siamo ancora a quel punto. Si tratta di un nuovo settore». Non sei nervoso al riguardo? Situazioni come quella in Bahrain, permettendo loro di correre liberamente, costituiscono un bel rischio per il risultato, pur se molto utili per la squadra e lo sport in generale... «Sì, penso che sia stata molto positiva per la Formula Uno e per la Mercedes. Abbiamo apprezzato molto quella gara, anche se ho avuto un paio di capelli grigi nel mentre. C'è molto di più che la nostra piccola agenda sportiva. C'è la F1 come sport; i tifosi; i marchi che rappresentano. Io penso che noi dobbiamo dare a tutti la possibilità di fare la propria gara, soprattutto in una stagione in cui sono le nostre due vetture a lottare davanti. Potrei essere molto miope e dico che voglio vincere entrambi i titoli piloti e costruttori, e questo è come lo facciamo: ordini di scuderia, non sbattere l’uno contro l'altro, e portarla avanti come è stato sempre fatto. Ma stiamo andando in un nuovo ambito. Fino ad ora ha funzionato davvero bene. Si potrebbe arrivare a un punto in cui diciamo che è difficile da gestire? Potrebbe essere, ma io non lo vedo, non con loro due». L'intervista a Toto Wolff proseguirà con il suo commento sulla situazione in campionato della Mercedes e sugli avversari in fase di recupero. Maurizio Voltini

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