Conferenza F1 del giovedì: tutti su Max

Conferenza F1 del giovedì: tutti su Max
Verstappen e la giovane età per un debutto in F1 sono stato l’argomento principale nell’incontro stampa

21.08.2014 ( Aggiornata il 21.08.2014 19:31 )

Nella tradizionale conferenza stampa del giovedì con i piloti, una delle questioni più gettonate è stata quella sulla presenza nella prossima stagione F1 di un pilota 17enne, vale a dire Max Verstappen alla Toro Rosso. Fra i presenti - Massa, Rosberg, Ricciardo, Grosjean, Kvyat e Bianchi - molti sono coinvolti per un verso o l’altro con quanto sta succedendo all’olandese, e il primo a rispondere è stato il pilota della Williams. «In definitiva, è un pilota veloce - dice subito Felipe Massa - e ha dimostrato il suo talento in kart e Formula 3. È la sua occasione e sono contento per lui. E penso anche che sia positivo come certe squadre siano ancora interessate alla capacità di un pilota e non solo ai soldi che porta. È un bene per lo sport in generale. A 17 anni è un po’ giovane, ma dobbiamo aspettare e vedere come si comporterà al suo primo anno. Di sicuro ha talento: è veloce e spero che sia anche altrettanto intelligente, da imparare tutto quello che c’è per la F1». «La penso come Felipe - aggiunge Nico Rosberg - perché i giornalisti chiedono sempre se è solo con il denaro che si arriva in questo sport, e cose del genere. Quindi è bello vedere che se hai talento e lo meriti, serve a qualcosa. Naturalmente è molto giovane, ma penso che andrà tutto bene». «Non c’è molto altro da aggiungere, se non che mi fa sentire un po’ vecchio!», dice invece Daniel Ricciardo. Che rimarca come lui abbia seguito una trafila simile: «Sicuramente con me il programma del Red Bull Junior Team ha funzionato a meraviglia, mi ha davvero aiutato ad arrivare dove sono. Ed è un bene che ora stiano aiutando Max. Ovviamente l’età resta un punto di domanda, ma il talento, come ha detto Felipe, c’è. Sarà interessante». Passando ai piloti francesi, non manca un pensiero per il connazionale che potrebbe trovarsi appiedato di conseguenza (anche se non è ancora certo), a partire da Romain Grosjean: «È bello vedere “sangue fresco”, ma sono un po’ triste per JEV (Jean-Eric Vergne, ndr). Però per lui è una splendida opportunità, è sempre qualcosa di speciale arrivare in Formula 1. Come dicono tutti, ha dimostrato grandi capacità, ma avrà parecchio da fare per capire come si corre nella categoria più alta, come la velocità molto maggiore, il degrado dei pneumatici e tante altre cose». «Ovviamente è una grande opportunità per lui - stavolta è Jules Bianchi a parlare di Verstappen - ed è bello vedere che ci siano ancora team che continuano ad investire in giovani piloti come lui. Sono sicuro che farà bene: abbiamo visto in Formula 3 come sia veloce, e anche in kart ha vinto tutto. Anch’io sono dispiaciuto per JEV, spero che troverà un’altra sistemazione, ma è così che vanno le cose». Infine, parla quello che sembra sarà il suo prossimo compagno di squadra (ma si stanno concretizzando voci che parlano di un futuro diverso per lui) cioè Daniil Kvyat: «Vedremo come andrà, se diventeremo compagni di squadra come sembra. Ma penso che le cose non siano così complicate come sembra. È così per tutti i piloti: arrivi e cerchi di vedere cosa puoi ottenere. Intendo dire che qualsiasi pilota arrivi in Formula 1 sia in grado di adattarsi e arrivare a certe velocità. Perché se arrivi in F1 ci dev’essere una ragione: hai talento, hai vinto da qualche parte, in ogni caso c’è sempre un motivo. Poi ci sono altre cose che possono fare la differenza, però è tutto qui. Poi non è mio compito analizzare le cose in profondità, quindi non ci resta che aspettare e vedere cosa succederà». A questo punto arriva però una domanda piuttosto diretta e sibillina: a parte che tutti voi avete corso da teenager - e uno di voi già in F1 - e che però un paio hanno dovuto prendere una piccola “vacanza” dalla F1, pensate che sareste stati pronti per la F1 all’età di 17 anni? Il primo a rispondere è Rosberg: «Io ho provato una monoposto di Formula Uno all’età di 17 anni, e dal punto di vista della guida sento che sarei stato pronto. In quel momento, però, il limite era di tipo fisico. Un grosso limite a quel tempo, perché si correva con i V10 e con molta deportanza; non so quanta più di oggi, ma la tenuta delle gomme era maggiore, in ogni caso. In quel momento era troppo per me, a 17 anni. Però oggi è tutto un po’ più facile dal punto di vista fisico, e questo sarà d’aiuto». Ricordando a Ricciardo il debutto in F1 a 21 anni, la sua risposta se sarebbe stato pronto a 17 è: «Diciamo di no. Io a 16 anni stavo ancora correndo in kart, e quindi non avevo ancora guidato molte monoposto quando ne avevo 17. Era ancora la mia prima stagione in auto, per cui non mi sarei proprio sentito pronto, no. La mia carriera è stata però un po’ diversa, sono cresciuto un po’ più tardi in questo ambiente». Simile la risposta di Grosjean: «A 17 anni stavo correndo le mie prime gare in monoposto, con la Formula Renault 1.6, per cui no, non ero pronto». Più defilato Kvyat: «È una domanda interessante: mi pare stessi correndo in F.Renault 2.0 a quell’età, e se dovessi tornare indietro forse non riuscirei a fare ancora certi giri da pole che avevo fatto quell’anno. In termini di prestazioni e guida non c’è molta differenza in me fra oggi e quando avevo 17 anni. Ma vi sono altri fattori, sul piano mentale e fisico. Però ripeto che ognuno è diverso e dobbiamo giusto aspettare di vedere cosa succederà». Bianchi ha avuto una carriera kartistica simile a quella di Verstappen, ma ha poi corso alcuni anni nelle categorie “junior” dell’automobilismo, e afferma: «Io non ero pronto a 17 anni: era il mio primo anno in Formula Renault 2.0, per cui di certo non posso dire che fossi pronto per la Formula Uno. Facevo ancora degli errori, in quel momento. Per cui, se ancora stai commettendo degli errori nelle categorie precedenti, non puoi essere pronto per la Formula Uno». L’ultimo a rispondere stavolta è Massa, che ripensa al debutto in F1 a 20 anni: «Quando ho guidato per la prima volta una macchina da corsa, è stato a 15 anni con una Formula Chevrolet in Brasile. Per me non è mai stato un problema di essere veloce, ma piuttosto di capire certe cose, soprattutto in Formula Uno. Avevo 20 anni e credo che sia stato un po’ troppo presto per me. Sono d’accordo con quanto dice Nico: fisicamente, a quel tempo, era molto più difficile di adesso. Ora correre è più facile sul piano fisico, così per un giovane pilota è anche più facile imparare e capire, cosa che a quel tempo era molto più difficile». Maurizio Voltini

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