Montezemolo: Sarò io a dire se mi dimetto

Montezemolo: Sarò io a dire se mi dimetto
E parla del futuro (possibile) non solo della Formula 1 ma anche delle prossime Ferrari stradali, con il 60ennale Usa

06.09.2014 ( Aggiornata il 06.09.2014 17:44 )

Luca di Montezemolo non ha mancato l’appuntamento con Monza. Nonostante le voci che lo davano in uscita dalla Ferrari, o forse proprio per questo. Ha scelto di parlare del suo futuro con i media dicendo: «A marzo ho offerto agli azionisti di rimanere altri tre anni». Non ha precisato al 100% se gli azionisti hanno accettato, ma le sue intenzioni erano di celebrare il 70esimo compleanno - che cadrà nel 2017 - ancora al timone del Cavallino. «Se ci saranno novità, sarò io il primo, e sottolineo il primo, a comunicarle. C’è stato un polverone eccessivo in questo periodo». Si aspettavano decisioni per il prossimo consiglio di amministrazione, giovedì 11. Ma Montezemolo ha parlato di programmi che vanno un po’ più in là nel tempo: «Presenteremo una vettura fantastica, da realizzare in pochi esemplari, all’inizio di ottobre. Poi porteremo a Los Angeles 600 Ferrari da ogni parte dell’America, per celebrare i 60 anni del marchio negli Usa». Sulla Formula Uno, la collaborazione con Marco Mattiacci riguarda l’aspetto dei regolamenti. Il presidente Ferrari batte su questo chiodo da tempo: «Non è possibile che non si possano toccare i motori per tutta la stagione. Non è possibile che non si possa provare in pista. Dobbiamo riscrivere le regole in modo semplice, per gli spettatori. Ho ricevuto l’appoggio di Jean Todt e di Bernie Ecclestone. E nello stesso tempo stiamo lavorando anche di più, in squadra, per tornare al vertice». Insomma, per il momento non cambia niente. Non è cambiata neanche la realtà rispetto a un week end “difficile”, come Montezemolo aveva previsto prima delle qualifiche. Alonso settimo e Raikkonen fuori dalla Q2. Altri tempi, rispetto a quando il Presidente veniva a festeggiare la pole (2010). Ma non tanto diversi da quando, poco più di vent’anni fa, diceva: «E se non facciamo almeno terza fila è un disastro». Alberto Antonini

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