Ferrari, fine di un'era

Ferrari, fine di un'era
La rottura Montezemolo-Marchionne pone tanti interrogativi sul futuro anche in F.1. Dite la vostra sull'argomento

08.09.2014 ( Aggiornata il 08.09.2014 12:31 )

La rottura fra Montezemolo e Marchionne ormai pare consumata. Le parole con cui Marchionne ha criticato non la gestione economica della Ferrari - quella macina record uno dietro l’altro - ma quella sportiva, sono pesanti come un macigno. E anche ingiuste, perché usate come pretesto. Ma dopo certe frasi così dure è difficile ricomporre la rottura. È la fine di un’era. Anche se Marchionne ha detto nel corso dell’intervista in cui ha criticato la gestione Montezemolo che “un cambio di presidenza a Maranello non è in programma”, almeno in tempi brevi, è ovvio che il rapporto tra i due è ormai rotto. D’altronde Marchionne rappresenta l’azionista di riferimento, invece Montezemolo in questo caso è il manager che deve eseguire le strategie imposte dalla società capogruppo (la Fca). Un rapporto padrone-dipendente dove è scontato che a vincere sia il primo. La rottura avviene per le differenti visioni strategiche per il destino della Ferrari. Montezemolo voleva e ha sempre inseguito il progetto di una Ferrari il più possibile indipendente ed autonoma dalla Fiat, anche per sottolinearne l’esclusività che è quello che rende forte il marchio. Fino a un certo momento questa strategia andava bene per Torino; le cose sono cambiate quando, dopo la fusione Fiat-Chrysler, si è deciso di quotare in borsa a Wall Street l’intero gruppo Fca: a quel punto Marchionne ha voluto inglobare sempre di più nel gruppo automobilistico globale il gioiello di famiglia per aumentare il valore della Fca di fronte all’azionariato americano. Montezemolo invece da tempo inseguiva l’obiettivo di quotare la Ferrari in modo indipendente su altre borse straniere (si diceva Singapore) e fare entrare nell’azionariato altri partner, magari quegli arabi degli Emirati che da anni sono sponsor Ferrari e partner anche del progetto del parco tematico del Cavallino ad Abu Dhabi. Tra le due strategie, ovviamente, prevale quella dell’azionista di riferimento e a Montezemolo è stata progressivamente tolta quella grande autonomia di gestione delle strategie del Cavallino di cui ha sempre disposto in passato. Il risultato fallimentare di Monza e le delusioni degli ultimi anni in F.1 non sono la causa della rottura, ma soltanto un pretesto per mettere in dubbio la leadership del Presidente. Ma ora che i contrasti tra i due sono diventati pubblici con il botta e risposta a distanza, il futuro della Ferrari come la conosciamo oggi è ormai segnato. Si tratta della fine di un’era, dei 23 anni di presidenza Montezemolo, ruolo che finirà necessariamente per assumere Marchionne in persona, magari ad interim, in attesa di trovare un uomo cui affidare il ruolo di presidente del Cavallino. Magari all’interno della famiglia Agnelli per coronare il sogno di John Elkann di riportare un esponente della dinastia Agnelli al comando delle società più care alla famiglia. Come ha fatto con la Juventus dove alla presidenza c’è il cugino Andrea Angelli. Ora il dubbio è: quali ripercussioni ci saranno da questa guerra di potere per la F1 che interessa ai tifosi Ferrari più delle vendite di automobili Ferrari nel mondo? Il presidente della Ferrari, per tradizione e necessità, deve essere anche il suo primo tifoso. Ma pure un grande intenditore di corse per traghettare la Ferrari attraverso le mille insidie di uno sport dove è più facile perdere che vincere. Montezemolo è nato nel mondo della F.1, ha vinto il mondiale con Lauda nel 1975, è stato al fianco di Enzo Ferrari, incarna meglio di chiunque altro lo spirito ideale per Presidente di un marchio leader nelle corse come la Ferrari. Chi può sostituirlo? Al di là delle lotte di potere, il futuro della Ferrari specie per le conseguenze che può avere in F.1 questo contrasto al vertice di comando, è un argomento delicato. Chi traccerà la rotta delle nuove strategie del marchio in F.1? Chi sceglierà i piloti? Chi s’impegnerà a firmare il rinnovo del contratto di Alonso? Chi spingerà verso un direzione tecnica oppure l’altra? Chi litigherà sui nuovi regolamenti per correggere le storture e farà sentire il peso della propria autorevolezza su Ecclestone e Todt per una F.1 più a misura di Ferrari? Sono argomenti che coinvolgono anche tutti gli appassionati. Per cui invitiamo voi tifosi a dire la vostra su questo tema scottante. Alberto Sabbatini

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