Marchionne e Montezemolo parola per parola

Marchionne e Montezemolo parola per parola
Ecco quello che i due hanno raccontato in conferenza stampa del cambio di presidenza, il nuovo capo conferma l'autonomia del Cavallino

Alberto Sabbatini

10.09.2014 ( Aggiornata il 10.09.2014 16:41 )

Dal nostro inviato a Maranello: Alberto Sabbatini Pacche sulle spalle e sorrisi come due amiconi di vecchia data. I rancori, le frecciate di tre-quattro giorni fa sembrano dimenticate. "Abbiamo chiarito le incomprensioni", dice Montezemolo. "Lascio l'azienda con serenità e orgoglio" spiega il Presidente uscente. Ribatte Marchionne: "L'amicizia tra me e Luca continua, non è stata guastata dal polverone che si è sollevato nel week end". I due hanno parlato per un'ora alla stampa, fianco a fianco come due scolaretti, nella sala conferenze del museo Ferrari. Ogni tanto un risata, ogni tanto una pacca sulla spalla. Stemperando le tensioni che si erano create. E concedendosi diverse battute. Come quando Montezemolo ha detto scherzando: "Lascio la Ferrari per... andare a fare l'amministratore delegato di una azienda americana a Detroit - alludendo alla FCA - visto che il consiglio è riuscito a toglier di mezzo Marchionne spostandolo a Maranello". E giù risata di Marchionne. Il quale ha replicato divertito: "Si, così mi prende anche la casa di Detroit". Oppure quando qualcuno ha chiesto a Montezemolo l'importo della buonuscita patteggiata con la FCA e Marchionne è intervenuto dicendo al giornalista: "Non abbiamo deciso perché volevamo parlare con lei della cifra: che suggerisce?". E di nuovo ancora sorrisi e pacche d'intesa sulle spalle.
Insomma, molte frasi goliardiche e allegria nel giorno dell'addio ufficiale. Ma l'allegria forzata non può coprire la realtà dei fatti. Sotto le risate apparenti, e gli atteggiamenti camerateschi, covano sentimenti ben diversi. Montezemolo non si aspettava di finire così bruscamente i 23 anni di presidenza, scaricato di colpo e mortificato pubblicamente come nell'ultima settimana, anche se ha fatto buon viso a cattivo gioco accennando al senso di responsabilità e al gioco di squadra fra le due aziende, Ferrari e FCA.  Marchionne invece ha l'aria rilassata di chi si è finalmente tolto il peso di mettere a posto qualcosa che non stava al suo posto come voleva lui. Questa è una svolta storica per la Ferrari. E anche rischiosa perché Maranello perde un Presidente a tempo pieno, appassionato e coinvolto nella Ferrari, per un nuovo presidente che non gestirà la quotidianità perché come ha detto Marchionne "Non è che se io non ci sono, le macchine non le facciamo. L'azienda è molto più profonda del Presidente e c'è un gruppo di persone che può seguire tutta la gamma di prodotti in mia assenza". LA ROTTURA - Finalmente nella conferenza stampa congiunta Marchionne-Montezemolo è emersa la verità ed i motivi della rottura. "Da sette mesi, non da una settimana, parlavamo di questo avvicendamento - ha spiegato Marchionne - perché le successioni e la governance in grande aziende come la FCA vengono preparate con cura, non si improvvisano, ma era un processo da maturare fino in fondo. Poi i tempi li avete accelerati voi della stampa", ha concluso accennando all'eco che è stata data alle critiche di Marchionne contro Montezemolo a Cernobbio, che ha fatto precipitare la situazione da un giorno all'altro imponendo un ricambio immediato al comando della Ferrari. "Perché presidente io è non altri?" Ha spiegato Marchionne "Perché la Ferrari è di un'importanza tale che non va sottovalutata" come dire che al mondo, al momento dell'entrata in borsa, si deve presentare come capo del Cavallino quello che è il capo dell'intero gruppo FCA. E il suo non sarà un ruolo temporaneo.
Montezemolo invece ha ammesso a denti stretti, ma col sorriso sulle labbra, di aver accettato il fatto che la Ferrari avrebbe dovuto presentarsi alla quotazione in borsa dell'intero gruppo FCA previsto il 13 ottobre con un nuovo Presidente. "È una nuova era,un momento importante per l'intero gruppo ed è giusto che non lo apra un giovane presidente (si riferiva scherzando a se stesso,ndr) ma l'amministratore delegato della FCA, anche per suggellare di fronte al mondo che siamo un gruppo coeso che fa gioco di squadra". I PIANI DI LUCA - Poi Montezemolo ha rivelato anche che in realtà aveva altre tempistiche e progetti per lasciare la Ferrari: "Nei miei piani personali pensavo di lasciare l'anno prossimo, ma c'è questo nuovo appuntamento, questa scadenza della quotazione in borsa a New York del gruppo e quindi ho dovuto cambiare i miei piani". FORMULA UNO - Marchionne invece, subissato di domande sul futuro in F1, ha confermato l'impegno in F1: "Per me ci resteremo a lungo. Montezemolo mi ha spiegato che siamo obbligati dai contratti con Ecclestone a restare in F1 almeno fino al 2020, ma per me dovremmo esserci molto più a lungo. Poi, certo, se dipendesse da me ci starei altri 120 anni, ma non posso fare piani così a distanza". GLI UOMINI - Quanto agli uomini del futuro, Marchionne ha confermato fiducia a Marco Mattiacci come team principal per la F1 e ad Amedeo Felisa come amministratore delegato (dal 2010) dimostrando però di non sapere che in precedenza Felisa ricopriva il ruolo di direttore tecnico mentre lui credeva fosse a capo del controllo qualità...
FERRARI "AMERICANA" - Infine Marchionne ha smentito, imitato da Montezemolo però con un po' di imbarazzo, che la Ferrari diventerà più americana come aveva fatto intendere Montezemolo nei giorni scorsi nei momenti di massima ira. "La Ferrari non diventerà americana, anche perché nemmeno la FCA sarà americana, è un'azienda multinazionale con sede legale in Olanda, quotata sulla borsa Usa, che paga le tasse in Italia. La Ferrari è nata e morirà in Italia, pensare a una Ferrari costruita a Detroit in futuro è una cosa inconcepibile". Cose che ad essere onesti, dice anche delle Alfa Romeo. Montezemolo ha provato a metterci un po' di ironia dicendo: "Una Ferrari americana ci sarà, anzi saranno dieci: le 10 Ferrari con i colori blu della Scuderia Nart che costruiremo in omaggio ai colori della grande scuderia americana del passato e che faremo sfilare a Rodeo Drive e per le vie di Beverly Hills, a ottobre per festeggiare i 60 anni della Ferarri negli Stati Uniti". AUTONOMIA - E comunque la Ferrari manterrà secondo Marchionne un certo grado di autonomia. "Non c'è la minima intenzione di integrare la Ferrari a livello operativo nella gestione FCA. Una delle poche cose che ho imparato dal 2004 ad oggi, da quando sono nel gruppo Fiat, è quella di proteggere l'integrità e l'esclusività della Ferrari e di non farla inquinare in un sistema automobilistico di produzione di massa per il mercato. Ho sempre dato autonomia alla Ferrari in passato e so che non può appoggiarsi alla FCA per la tecnologia e per l'accesso al mercato". Come dire che i concessionari e la tecnologie rimarranno esclusivi. TRATTATIVE AI GP - Quanto alla F1, Marchionne non è spaventato all'idea di dover stanziare tempo, delle 22 ore al giorno che lavora secondo Briatore, per seguire i delicati interessi "politici" della Ferrari trattando cose scomode con Ecclestone o Todt. "Non sarà un problema, ho trattato con tanta gente ostica in vita mia".

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