Analisi Singapore: botte sulla classifica

Analisi Singapore: botte sulla classifica
Oltre a ridare la leadership a Hamilton, Marina Bay ha avuto varie ripercussioni nel campionato anche per i team. Più il tonfo di Bottas

21.09.2014 ( Aggiornata il 21.09.2014 18:55 )

Con un parziale nelle ultime due gare di 50 punti a 18, Lewis Hamilton ha azzerato i ventinove punti che lo separavano dal compagno di squadra Nico Rosberg salendo a quota 241, tre in più dell’avversario tedesco. Quello di Singapore potrebbe essere il Gran Premio della svolta, la gara che nelle analisi di fine stagione potrà essere identificata come quella del kappaò. Condizionale d’obbligo, perché di fatto a Singapore di Mercedes in pista ce n’è stata una sola. Ancora una volta la gara sul circuito cittadino che per glamour può confrontarsi solo a Montecarlo, ha avuto nella partenza e nell’ingresso della safety car (tradizione confermata) i momenti clou delle due ore complete di gara. Allo spegnersi del semaforo Sebastian Vettel ha sfruttato al meglio il bonus del non avere nessuno davanti a se, sfilando davanti a Fernando Alonso (che ha restituito la posizione dopo il taglio della prima curva) e Daniel Ricciardo (che avrebbe avuto un problema di ERS allo scatto). Ci ha pensato una buona performance dello spagnolo, e una strategia perfetta ai box, a permettere ad Alonso di poter passare Vettel anticipando il secondo pit-stop di un giro. La Ferrari è rientrata in pit-lane al giro 24, la Red Bull al venticinquesimo, e per Vettel non c’è stata alcuna chance per poter rientrare in pista davanti alla “rossa” considerando il tempo realizzato da Alonso dopo il suo pit-stop. La storia della corsa sembrava scritta, ma è stata una banale toccata tra Perez e Sutil, nella quale la Force India ha distrutto l’ala anteriore, a causare l’ingresso in pista della safety car. In quel momento Hamilton ed Alonso erano al comando con pneumatici supersoft, davanti alle due Red Bull che seguivano con gomme soft. A quel punto il muretto di Maranello ha deciso di anticipare la terza sosta, riportando in pista Alonso dietro le Red Bull ma con gomme soft più fresche di 6 giri rispetto a Vettel e di 4 rispetto a Ricciardo. Una scelta che a posteriori può essere giudicata conservativa, ma nel momento in cui fatta (senza i dati reali relativi al degrado delle soft) aveva fondamenta solide. Lasciando da parte il mostruoso rush di Hamilton, capace in 14 giri di mettere tra se e Vettel più di 25 secondi, non c’era assolutamente la certezza che la Red Bull del pilota tedesco potesse completare ben 36 tornate con un set di pneumatici soft senza un crollo di performance. Impresa che invece al tedesco è riuscita, in parte aiutata dalla lunghissima permanenza in pista della safety car, ed in parte anche dal perfetto ruolo (per Vettel) che ha recitato Ricciardo. L’australiano ha accusato un calo di potenza che gli ha impedito di attaccare il compagno di squadra, ma avendo comunque il DRS attivo, grazie al ridotto ritardo dello stesso Vettel, ha impedito ad Alonso di poter provare il sorpasso. La Red Bull ha così concluso la trasferta di Singapore con il maggior bottino di tappa (33 punti), mentre la Ferrari ha ridotto a 9 lunghezze il suo ritardo dalla Williams nella classifica costruttori con un parziale di 27 a 18. Valtteri Bottas è stato il pilota che ha pagato il prezzo più alto nel passaggio sulla strategia a 2 soste decisa dopo la safety car. Nell’ultimo giro il finlandese ha visto le gomme posteriori cedere di colpo, perdendo 4 posizioni e sfilando dalla settima all’undicesima posizione. Risultato: Bottas (oltre che ad Alonso) nella classifica del mondiale ha dovuto cedere anche la quinta posizione a Vettel. Roberto Chinchero

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