Magnussen 3° con la nuova ala McLaren

Magnussen 3° con la nuova ala McLaren
"Ci ha fatto imparare molto", dice il danese. Mentre Button è stato vittima di vari problemi tecnici

21.11.2014 ( Aggiornata il 21.11.2014 21:24 )

Certamente non si può ignorare che manca la “controprova”. Vale a dire: cosa avrebbe fatto Jenson Button se non avesse perso parecchio tempo in entrambe le sessioni di prove per problemi tecnici? «Ho avuto prima un problema con la sospensione posteriore, poi di tipo idraulico - ha spiegato Button - e quando così tante cose vanno per il verso sbagliato, la naturale conseguenza è che non si riesca a ottenere una buona messa a punto di base. In realtà sul giro singolo la macchina non sembrava male, ma vedremo se sarà così anche domani». In ogni caso, l’aspetto positivo per la McLaren è che nella sessione serale Kevin Magnussen sia stato capace di ottenere un ottimo terzo tempo complessivo. Certamente staccato di quasi 8 decimi dalle Mercedes, ma pur sempre 64 millesimi davanti a Vettel. Senza dimenticare che anche lui ha “perso tempo” soprattutto al mattino impegnato a collaudi aerodinamici della nuova ala anteriore (piuttosto, che l’abbiano fatta provare a lui e non a Button, significherà qualcosa?). «La nuova ala si comporta diversamente, e già questo è positivo - ha commentato Magnussen - in più ci ha fatto capire diverse cose interessanti, e anche questo è altrettanto positivo. Infatti segue una filosofia molto differente dall’ala che usiamo normalmente, e i collaudi di oggi ci hanno dato delle indicazioni valide per il futuro. Guardando alla gara, abbiamo trovato molta differenza di degrado fra le due mescole, e le supersoft si sono dimostrate davvero morbide: dovremo starci attenti. Anche se oggi sono finito terzo, sarà difficile riuscire a lottare per la seconda fila domani. Siamo sempre andati un po’ meglio al venerdì, e gli altri sembra che avranno la possibilità di migliorarsi domani. Ma la macchina va bene, per cui daremo il massimo e vedremo cosa succederà quando conta davvero andar forte». Maurizio Voltini

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