Alonso: "Un problema allo sterzo"

Alonso: "Un problema allo sterzo"
Il pilota spagnolo ha confermato che i dati non chiariscono le cause dell’incidente, ma conferma la sua sensazione

26.03.2015 ( Aggiornata il 26.03.2015 10:03 )

Superati gli esami psicofisici, e di reattività, Fernando Alonso ha ufficialmente iniziato la sua stagione di Formula Uno 2015. I riflettori alla vigilia della prova di Sepang sono tutti (come prevedibile) sul pilota spagnolo, e nella rituale conferenza stampa del giovedì quasi tutte le domande sono state rivolte al pilota della McLaren. «Sono felice di essere qui al via di un’altra stagione di F1 – ha attaccato Alonsoanche se con una gara di ritardo. Purtroppo i dottori mi hanno consigliato di disertare la prima gara, ma ormai i problemi sono alle spalle, e sono qui. Su questa pista ho fatto la mia prima pole position ed ho ottenuto il mio primo podio. Ed in seguito tre vittorie, con tre squadre diverse. So che sarà dura quest’anno ripetere risultati di questa portata, ma sono comunque contento di essere qui. Credo che dobbiamo tenere i piedi per terra. Non siamo nella posizione in cui volevamo, ma ci arriveremo. Per me questo weekend sarà una sessione di test, visto che nei test pre-campionato ho coperto il numero di chilometri che di solito si fanno in un giorno». Dopo l’incidente, quanto tempo è passato prima che ti ricordassi qualcosa sull’accaduto? «È stata una procedura come avviene sempre dopo un trauma cranico e il successivo ricovero. C’è un lasso di tempo nel quale non ho ricordi, dalle 14 alle 16. I medicinali hanno funzionato, hanno iniziato a somministrarmeli già in elicottero, ma non mi sono svegliato parlando italiano o pensando di essere nel 1995, o altre cose strane. Ricordo l’incidente, ed ovviamente le giornate successive. Abbiamo lavorato a stretto contatto con la FIA, la squadra ed i medici. Le tre parti sono state costantemente in contatto. Non c’è un’indicazione chiara dell’incidente, ma abbiamo avuto un problema allo sterzo, mi sono avvicinato al muretto, ho scalato dalla quinta alla terza, ho frenato ma i dati che abbiamo non ci consentono di capire. I dati acquisiti sulle aree interessate non sono del tutto completi, stiamo utilizzando dei nuovi sensori e delle modifiche al piantone dello sterzo. Questo è quanto abbiamo fatto nell’ultima settimana, e mi hanno spiegato come lavoreranno questi nuovi sensori che utilizzeremo a partire da questo weekend». Dopo questo episodio è cambiata la percezione del tuo lavoro? Hai più paura? «No, sappiamo che le gare automobilistiche possono essere pericolose. Ci sono incidenti anche molto spettacolari, in cui la monoposto si distrugge e al pilota non si fa nulla. O magari in una curva lenta a seconda dell’angolatura o del punto del corpo che viene colpito ci sono conseguenze più o meno gravi. Lo stesso avviene anche nella vita quotidiana: a volte si fanno cose spericolate e non succede nulla, a volte si cammina su un marciapiede e può succedere di tutto. Non è cambiata la mia percezione di questo sport. Mi sentivo pronto già per l’Australia, ma abbiamo deciso di aspettare una gara in più per tornare in pista seguendo il consiglio dei medici. Il che ovviamente ha aumentato la pressione, ma ora sono felice di essere qui e spero di poter aiutare la squadra che ha vissuto un inverno difficile. È stato difficile guardare la gara in televisione, perché il team non è riuscito a dare il massimo, ma siamo qui sia io che Jenson per dare il nostro contributo per cercare di recuperare il prima possibile». Hai detto che si è bloccato lo sterzo, una componente molto importante. Hai ancora delle preoccupazioni in merito? «In realtà no. Con la FIA e con la squadra abbiamo fatto controlli, indagini e supposizioni sull’accaduto. Ma ci sono delle aree della monoposto in cui i dati a disposizione non sono ancora in grado di identificare questi problemi, chissà, un giorno rileveremo tutto». Dato che ricordi l’incidente è stato un colpo di vento, come ha detto la squadra, oppure un errore del pilota? «Neanche un uragano avrebbe spostato la macchina a quella velocità. Se ci sono gravi problemi di salute e si sviene mentre si guida, si suppone che la macchina vada verso l’esterno, non chiude di certo la traiettoria all’interno. Dopo l’incidente c’è stata tanta pressione da parte dei media, e le prime risposte forse non sono state chiare. Erano dei tentativi di provare a trovare la causa dell’incidente. C’era confusione, dovuta anche al fatto che non avevo dei ricordi precisi. C’era questa teoria del vento, che poi non si è rivelata giusta». Dopo tutto quello che è stato detto in inverno, molti fans ed anche addetti ai lavori si sono posti una domanda: Fernando Alonso ha preso la decisione giusta ad andare alla McLaren? «Si, sono una delle persone più felici al mondo. Ho davanti a me una sfida complessa, è difficile, ma le cose miglioreranno. È la squadra che seguivo da bambino, quando Ayrton Senna che guidava una McLaren. Capisco e so bene che siamo indietro in questo momento, abbiamo ricevuto molte critiche, ma non possiamo che lavorare e andare avanti, il progetto è a lungo termine. Nella mia carriera ci sono stati dei momenti bellissimi anche negli ultimi 5 anni alla Ferrari. Non abbiamo vinto il campionato, ma l’epserienza è stata strepitosa. Detto questo, ho deciso che 5 anni erano abbastanza. Ho deciso di rischiare, anche se so che nel primo anno sarà dura». Tornando all’incidente. Riesci a ricordare qualche dettaglio? Quando hai perso coscienza? «Ricordo motlto. Senza scendere in tutti i dettagli che diventa lunga. Ricordo la mattina, le modifiche, i settaggi. Vettel era davanti a me, mi ha fatto passare. Poi dopo il primo impatto contro il muretto ho spento la radio, poi ho spento le batterie e il sistema Kers quando i commissari che stavano arrivando verso la macchina. Ero cosciente in quel momento. Credo di aver perso conoscenza in ambulanza o in clinica, e mi hanno spiegato che è normale proprio per i farmaci che vengono somministrati con l’elisoccorso. È un protocollo normale, è normale non ricordare». Cosa hai imparato da questa esperienza? «Ho visto tanto supporto e sostegno, ed è stato impressionante vedere quanti messaggi ho ricevuto. Da persone del paddock, persone comune, anche nel volo aereo che mi ha portato qui in Malesia è stato davvero bello sentire gli auguri di buona guarigione da parte di tantissime persone. Una cosa di cui non ci si rende conto». La squadra non è stata chiara in merito alle cause dell’incidente, invece tu ci hai confermato che lo sterzo ha avuto problemi… «Credo che sia chiaro che c’è stato un problema sulla macchina, ma non lo abbiamo trovato sui dati. Abbiamo analizzato tutto, ci sono delle indicazioni ma non c’è una risposta. Sono concorde con la squadra: da quello che abbiamo è impossibile dire con precisione cosa è accaduto. Prima o poi forse troveremo qualcosa, o forse con i dati a disposizione non lo sapremo mai». Avete un’idea esatta della violenza dell’impatto? «No, non ho questi dettagli». Se non si conoscono le cause dell’accaduto, non c’è il rischio che il problemi si ripresenti? «All’inizio c’era stata troppa tensione. C’era l’urgenza di dire qualcosa perché tutta l’attenzione era concentrata su di noi, e io ero in rianimazione. Sulla strumentazione: ci sono delle carenze che non ci hanno consentito di verificare con esattezza l’accaduto. Per questa gara abbiamo preso delle misure straordinarie, forse anche più del necessario. Alcune componenti della macchina erano state realizzate apposta per me, per sposarsi al meglio con il mio stile di guida. Qui torniamo alla configurazione standard. Mi fido ciecamente del team, per un mese hanno esaminato tutte le componenti della macchina, hanno cambiato tutte le parti su cui avevano dei dubbi. Credo che abbiamo la macchina più sicura della storia, ed anche io sono certo di essere il pilota più monitorato e controllato nella storia della Formula Uno». Come sono andati i test di questa mattina? «Una procedura standard che si applica dopo un trauma alla testa. I tempi di reazione, ed altri esami del caso. Poi i medici hanno sentito la mia versione sull’accaduto, e hanno dato il via libera». Viste le performance di Melbourne, non sarebbe stato meglio aspettare ancora un po’ in Ferrari? «Con le prestazioni che abbiamo in questo momento è facile criticare la squadra o la mia decisione. Ma, come dicevo, io sono felicissimo. E questa è la mia prima vittoria. Avrei potuto aspettare? Forse si, ma dopo 14 anni di Formula Uno, un quarto o quinto posto non sono più quelli che cerco». Come è stato guardare un Gran Premio da spettatore dopo 14 anni? «Credo di non aver scelto la gara migliore da guardare! Era mattina presto, e poi dopo i primi giri c’erano poche macchine in pista. È stato strano guardare dall’esterno, mi mancava non essere in pista. Ma oggi sono qui, ed è questo che conta». Roberto Chinchero

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