Nasr: "In F1 non basta essere veloci"

Nasr: "In F1 non basta essere veloci"
Su Autosprint l'intervista al miglior rookie del circus, che a 22 anni è un esempio di concretezza: «Potevo essere un pilota Red Bull per dieci anni, e ho detto no»

16.06.2015 ( Aggiornata il 16.06.2015 14:45 )

di Roberto Chinchero A 22 anni Felipe Nasr è un esempio di concretezza, fiducia nei propri mezzi e programmazione. Parliamo di un ragazzo che nel 2009 (dopo la vittoria nella serie europea di F.Bmw appena 16enne) decise di rifiutare le offerte arrivate sulla sua scrivania da parte di Red Bull, McLaren e Gravity-Lotus, decidendo che per lui la via migliore per arrivare in F.1 sarebbe stata quella di lavorare con Steve Roberston, il manager che segue dagliesordi in monoposto anche Kimi Raikkonen. Una fiducia incondizionata che ha portato Nasr a concretizzare un buon curriculum fino allo sbarco in F.1. Nasr è supportato da uno sponsor, una Banca brasiliana, ma come spiega subito lo stesso Felipe, non sente di avere nulla a che fare con la figura del pay-driver, che non è proprio quella che da maggior garanzie di carriera quando si entra nel Circus. «Dal momento in cui ho deciso di lavorare con Robertson – attacca Nasr - sono sempre stato un pilota con uno stipendio, una casa, un’auto, godendo anche di tutti i supporti necessari per programmare al meglio la mia carriera. Da quando avevo sedici anno non ho mai chiesto soldi alla mia famiglia, che tra l’altro è una famiglia normale. Mi chiedo quale sia la differenza tra l’essere supportati da Red Bull o da sponsor trovati autonomamente e gestiti dalla struttura che mi segue. Robertson ha disegnato un progetto nel lungo periodo, programmato per arrivare (se ci fossero stati i risultati che sono arrivati) in Formula Uno. Avevo l’opzione per essere un pilota Red Bull per dieci anni, e ho detto no, ma ho sempre un ottimo rapporto con loro, la porta non è mai stata chiusa. Semplicemente anni fa ho scelto un’altra via per arrivare in F.1, e oggi ci sono». - Parliamo del tuo esordio in una Formula Uno che hai desiderato a lungo. Com’è la vita nel Circus? «Quando sei nelle categorie minori vedi la F.1 come il vertice dell’automobilismo mondiale, e fondamentalmente apprezzi nei piloti solo le loro qualità velocistiche. Ma quando ci arrivi scopri tanti aspetti che prima non vedevi. Bisogna essere intelligenti, avere spirito di sacrificio, essere predisposti a confrontarsi col team, e devi garantire un valore aggiunto alla squadra che lavora con te. E devi garantirlo in tante aree, non solo nella velocità in pista». L'intervista completa sul numero 24 di Autosprint, in edicola.

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