F1, Verstappen e i sorpassi al videogame

F1, Verstappen e i sorpassi al videogame
Per un Max che confessa d’aver provato le manovre alla consolle, c’è un Hamilton amante dell’improvvisazione

09.09.2015 ( Aggiornata il 09.09.2015 10:50 )

C’è chi, per denigrare la Formula 1 odierna, la paragona a un videogioco: troppo semplice e alla portata di tanti. Poi c’è chi, come Max Verstappen, i videogames li tira in gioco per dichiarare: «Il sorpasso fatto su Nasr l’ho fatto esattamente allo stesso modo al simulatore». Parole che potrebbero lasciare perplessi e dar ragione ai detrattori, poi Max aggiunge: «Fa sempre bene provare con un videogioco perché ti rendi conto di quanto spazio hai. Anche su un simulatore ti capita di andare un po’ troppo oltre e sai che non puoi fare quella manovra. Credo mi abbia aiutato, l’ho fatto per Spa e nuovamente a Monza ed entrambe le volte ha funzionato sulla pista vera». E’ vero che il livello di dettaglio e realismo dei videgiochi sia a livelli elevatissimi, tuttavia è difficile immaginare la corrispondenza esatta con la realtà, tanto più in quelle che sono le reazioni di chi, all’attacco, proverà a difendersi. Alle parole di Verstappen si aggiungono quelle di un Lewis Hamilton “vecchia scuola”: «Nessuna delle mie manovre è uguale alle altre, mi piace adottare uno stile libero quando sono in pista e amo la spontaneità di un sorpasso. Non sai mai cosa accadrà, puoi provare e pianificare prima ma non accadrà in quel giro e potrebbe verificarsi in punti diversi», spiega. E la differenza tra virtuale e realtà sta proprio nell’imprevedibilità: di occasioni, comportamenti, variabili. Una situazione, quella di dover effettuare un sorpasso, peraltro molto rara per Hamilton quest’anno, visto il dominio messo in scena. Certo non sono mancate le situazioni “non calcolate”, l’ultima in Ungheria, costretto a recuperare la partenza sbagliata e l’errore nell’attacco su Rosberg. «Non mi piace pianificare o dire “questa curva sarà quella in cui farò un sorpasso, quindi provo, riprovo e poi lo faccio”. Mi piace arrivare senza sapere dove andrò ad attaccare, lo rende più emozionante. C’è una nuova generazione, forse anche un nuovo modo di fare per loro». Fabiano Polimeni

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