F1, Hamilton si racconta

F1, Hamilton si racconta
Un’intervista a tutto campo al pilota della Mercedes, dalla moda agli obiettivi sportivi, senza trascurare il business

11.09.2015 ( Aggiornata il 11.09.2015 10:23 )

Passione per la moda, fede, stile di vita e obiettivi futuri. E’ un Lewis Hamilton a tutto campo, quello che si racconta in un’intervista al sito ufficiale della Formula 1. Finito sotto i riflettori sempre più frequentemente per un look da rockstar in passerella, quando non indossa vistose catene d’oro al collo riesce comunque a dettare uno stile alternativo, che gli è costato, però, la partecipazione nella “tribuna buona” di Wimbledon, “rimbalzato” per un abbigliamento non adeguato al dress code richiesto. Giura di non essere vanitoso, piuttosto «è più una sorta di fiducia e consapevolezza di non dover piacere a nessuno. Amo la moda e, nel contesto del paddock sì, direi che sono orgoglioso del mio modo di apparire, soprattutto essendo fotografato di continuo. Vorrei però che le persone conoscessero qualcosa in più di quel che ho nel cuore e da dove arrivo». Andare oltre l’apparenza, figlia di una selezione accurata, ma non chiedetegli di fare shopping: «Lo odio, ho delle persone che mi tengono aggiornato su cos’è “in” e mi aiutano. Trovare il proprio stile ed essere a proprio agio è stato un lungo viaggio, gradualmente ho trovato il mio. In questo momento sono più contento che mai, sono del tutto a mio agio nel paddock». Si vedrebbe bene anche nelle vesti di “customizzatore” e svela due dettagli dei quali è particolarmente fiero. Il primo, legato alla sua MV Agusta (un tocco di colore sulla molla dell’ammortizzatore), il secondo al jet personale (sedili più grandi): «Sono piccoli dettagli, ma dedico molto tempo e i prodotti migliorano. Non direi che sarei in grado di disegnare jeans o vestiti, non ho mai provato, ma quando si tratta di personalizzare le cose sono pronto!». Abbandonati i temi leggeri, parla di religiosità e fede, rivelando il lato di un pilota molto credente: «Ho frequentato una scuola cattolica e andavo molto in chiesa da ragazzo. Prego ogni giorno e credo che Dio mi abbia dato la giusta via nella vita». Poi si parla di sport, prospettive e obiettivi futuri, lui che ha le mani sul terzo titolo mondiale. «Sono in un punto della mia vita nel quale so di avere ancora un certo numero di anni in Formula 1 e sono consapevole di cosa ci sarà dopo. Guardo a personaggi come Magic Hohnson, Michael Jordan e David Beckham, stelle che hanno continuato a crescere al di là delle rispettive carriere e creato business e futuro oltre lo sport. Al momento sono in una fase nella quale provo a costruire le fondamenta per poter fare lo stesso. Sulla vittoria di questo campionato, non so quale effetto avrebbe sul futuro, so che è stato il mio desiderio sin da quando ero bambino, emulare Ayrton Senna e arrivare a tre titoli mondiali. E’ stato sempre il mio obiettivo, sarebbe fantastico se ci riuscissi. Se ci ripenso, oggi dovranno essere almeno tre! E’ su questo che lavoro». Recentemente, Bernie Ecclestone, dopo averlo identificato come il campione del mondo ideale per la Formula 1, l’ambasciatore perfetto per lo sport, ha riconosciuto che in certe manifestazioni forse Lewis va oltre, lui che non si risparmia nell’attraversare l’Atlantico appena può: «Chi ha detto che devi fare solo una cosa nella vita? Che sei in un recinto ed è l’unico per te? Le persone tendono a collocare gli altri in una certa posizione: sei esclusivamente un pilota di Formula 1 e non c’è nient’altro a destra e sinistra. Come Kanye West: sei un rapper e basta. Solo che poi la gente fa la fila davanti al negozio che vende le sue scarpe e si vendono in un attimo. Mi piace il concetto e mi ispira, mi aiuta a essere aperto a molteplici opportunità». Fabiano Polimeni

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