F1 a Singapore, la parola è passata ai telai

F1 a Singapore, la parola è passata ai telai
Quindici giorni dopo Monza sono tornati protagonisti gli assetti rispetto ai motori. E gli esiti sono stati tutt’altro che scontati

19.09.2015 ( Aggiornata il 19.09.2015 19:47 )

da Marina Bay: Roberto Chinchero Una griglia di partenza senza una Mercedes nelle prime due file è roba da record, almeno se parliamo dell’era “ibrida” della Formula Uno. Fantascienza, se pensiamo che due settimane fa sul circuito di Monza Lewis Hamilton volava verso una delle sue vittorie più facili della carriera dall’alto di una superiorità assoluta. Bene, per invertire i ruoli sono bastate due settimane: il circuito cittadino di Singapore, con le sue 23 curve, i 30 gradi di temperatura e un’umidità asfissiante che arriva al 70 per cento, è bastato per stravolgere i valori in campo. Le armi per domare questo contesto sono state ben diverse da quelle necessarie sui rettilinei monzesi. Per saltare al meglio sui cordoli di Marina Bay e per mettere giù i cavalli in uscita di curva, è diventato essenziale disporre di un telaio guidabile ed di una buona trazione. Ed in cattedra è salito Sebastian Vettel, coadiuvato da una Ferrari che quando trova chicane, curve lente e le tanto amate gomme tenere, si esprime al meglio di se stessa. La Ferrari era attesa, questo è vero, ma un Vettel capace di rifilare mezzo secondo a tutti era difficile da prevedere. Rosberg ha reso omaggio a Seb, perché con due Raikkonen in pista la Ferrari sarebbe comunque messa bene, ma la pole l’avrebbe fatta sua Daniel Ricciardo, che ha preceduto proprio il finlandese. Kimi si è beccato otto decimi dal compagno di squadra, ma quando si è terzi tutto sommato non si può neanche parlare di giornata negativa. Buon per lui che in un margine così elevato ci si sia infilato il solo Ricciardo. Cosa accadrà domani? Sessantuno giri di gara sono tanti, e la storia del Gran Premio di Singapore alterna copioni di fughe solitarie a corse dagli esiti imprevedibili. Vettel ha tutte le frecce nel suo arco, visto che (insieme a Ricciardo e Raikkonen) potrà gareggiare con un set di gomme supersoft nuove conservate in qualifica. Insomma: la tavola è ben apparecchiata, e questa volta non sarà necessaria una partenza straordinaria come a Budapest, ma una ordinaria, senza miracoli. Magari con un attenzione particolare allo specchietto sinistro, per controllare quel Ricciardo che quando c’è da provarci non si tira mai indietro. L’impressione è che la Ferrari (ma soprattutto la Red Bull) vedano la gara di domani come una possibile ultima chance per fare bottino pieno. La Mercedes da Suzuka potrebbe tornare a fare… la Mercedes, quindi meglio non perdere l’occasione.

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