Toro Rosso: fiducia nonostante l’accordo “tardivo” con Ferrari

Toro Rosso: fiducia nonostante l’accordo “tardivo” con Ferrari
Il direttore tecnico James Key spiega come il team ha affrontato l’incertezza sulla power unit da adottare nel 2016

07.01.2016 ( Aggiornata il 07.01.2016 14:39 )

Ci si attende molto dalla stagione 2016 della Toro Rosso. Una formazione di piloti tra le più interessanti di tutta la griglia, una monoposto 2015 sviluppata bene e sulla quale lavorare per progredire, un motore Ferrari con i cavalli buoni per far dimenticare il gap sofferto con Renault. Quest’ultimo ingrediente è arrivato per ultimo e il ritardo nel definire l’accordo si immagina non sia stato certo un vantaggio per la squadra di tecnici diretta da James Key: «E’ una situazione che non vuoi avere mai, rappresenta una distrazione ma è sorprendente cosa riesci a fare quando devi far fronte all’incertezza. Si tratta di trovare un compromesso, c’è da ottimizzare la monoposto intorno all’installazione della power unit, incredibilmente complessa, pertanto da un punto di vista tecnico sì, il ritardo compromette il lavoro, ma sotto il profilo di quel che il team sta facendo, non fa alcuna differenza», racconta a Sky Sports. A Faenza sono stati in grado di realizzare una monoposto tra le migliori del lotto sul versante aerodinamico, conferma della bontà della struttura e delle capacità di chi ha lavorato alla STR10; guardando al progetto 2016, Key aggiunge: «Semplicemente rimescoli i piani a seconda del motore. Abbiamo diverse fasi di progettazione, ci sono dei ragazzi davvero in gamba al lavoro su queste cose e abbiamo tante risorse competenti che lavorano alla produzione e progettisti impegnati perché ci possiamo trovare nella miglior forma possibile». Non troppi timori, quindi, sull’avvio di campionato, fase che Carlos Sainz, nei mesi scorsi, ha indicato come quella in cui sfruttare il massimo potenziale nonostante un motore vecchio di un anno. Il direttore tecnico non nasconde la forza della monoposto 2015 e conferma: «Se guardiamo alle curve da media e alta velocità, eravamo lì con i team davanti a noi. A Barcellona, dove ci siamo qualificati quinti e sesti, eravamo secondi solo a una Mercedes sui curvoni più veloci, questo dà la misura di quanto carico avessimo». Racconta anche qualcosa in più sui due rookie dell’anno, Verstappen e Sainz: «Max è sicuramente aggressivo in gara e questo gli ha garantito molti elogi, ha tanta fiducia in se stesso e nella macchina. Carlos ha fatto anche lui certe manovre, forse meno visibili, ma è molto più disciplinato nel modo in cui affronta le cose: pensa a fondo sul da farsi, cosa accadrà e se è il momento giusto per spingere o attendere. Come conseguenza dell’essere più riflessivo, forse è meno aggressivo, ma guarda alla gara sulla distanza». Fabiano Polimeni

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