Cowell: più semplice entrare in F1 oggi

Cowell: più semplice entrare in F1 oggi
Il direttore di Mercedes AMG spiega perché l’era ibrida è più appetibile per un costruttore rispetto al passato

11.02.2016 ( Aggiornata il 11.02.2016 12:55 )

“Facile” fare un motore per la Formula 1. Anzi, più semplice oggi che non ai tempi degli aspirati V10 e V8, secondo Andy Cowell. Il direttore della divisione High Performance di Mercedes AMG spiega perché, oggi, per un costruttore che voglia misurarsi con la sfida della Formula 1, è molto più semplice che in passato. Questione di uomini nei posti giusti, di idee, con un regolamento vincolato in molti elementi e, per questo motivo, offre un minor numero di variabili da studiare. «I motori V10 e V8 erano molto specializzati, limitati alla Formula 1 quegli aspirati da 20 o 18 mila giri. Non esistevano altre categorie che li utilizzassero, figurarsi le auto stradali. Per una casa che oggi vende auto e fa della tecnologia e dell’efficienza la propria guida, dire “Vogliamo entrare in Formula 1, proviamoci” è più semplice». I concetti di base, a partire dall’efficienza energetica, accomunano sì le monoposto con le vetture stradali, l’applicazione tecnica, le soluzioni chiave, necessitano di una visione diversa. A dire di Cowell, però, un regolamento molto dettagliato, che prescrive per filo e per segno le caratteristiche che deve avere una power unit, diventa un’agevolazione per i nuovi costruttori rispetto a norme molto essenziali, che lasciano invece spazio all’interpretazione. «Vent’anni fa si passavano giorni a lavorare su quale sarebbe dovuto essere l’alesaggio (il diametro interno del cilindro; ndr), o quando cilindri avresti dovuto avere: ora è tutto determinato dai regolamenti, per questo credo sia più semplice», dice citato da Autosport.
Manca l’originalità che vorrebbero i tifosi, figlia di una libertà regolamentare maggiore. Per i grandi marchi, inoltre, Cowell sottolinea come esista una comunicazione tra divisioni, tra reparto corse e il mondo di serie: «Continuiamo ad apprendere da Daimler, manteniamo i collegamenti iniziali instaurati con i loro esperti su questo tipo di tecnologia, è un confronto bidirezionale. Prendiamo e restituiamo parti di tecnologia. Non vedo perché la Formula 1, con questi regolamenti, non sia interessante per tutti i costruttori al mondo». Forse, perché gli investimenti necessari e il rischio concreto che tutto si risolva con un fallimento sono un deterrente più che sufficiente. La complessità di far funzionare termico e ibrido? «Non c’è la criptonite dentro, non devi andare su Marte. Ci sono gli acciai e l’alluminio impiegati nell’industria aerospaziale e automobilistica, la viteria è mediocre e, nonostante le forme si siano evolute, sono realizzabili da tutti. Ti serve il giusto gruppo di persone con ambizione e predisposizione, quattro o cinque banchi prova, alcuni macchinari e lavorare con dei fornitori chiave: non è impossibile ed è più semplice dell’epoca dei V10 e V8». Fabiano Polimeni

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