GP Bahrain, le Pirelli alla prova del deserto

GP Bahrain, le Pirelli alla prova del deserto
Asfalto abrasivo e degrado elevato saranno le sfide da gestire con le gomme più morbide. Vento e sabbia le incognite

30.03.2016 ( Aggiornata il 30.03.2016 11:53 )

La selezione è uguale all’Australia, ma le gomme Pirelli designate per il Gran Premio del Bahrain si troveranno di fronte sfide differenti. Pista dall’asfalto molto abrasivo e alti livelli di aderenza caratterizzano i 5.412 metri di Sakhir, con un disegno che raccorda quattro rettilinei con curve lente e conseguenti ripartenze a sollecitare la trazione, quindi stress scaricato sulle coperture posteriori. Non manca un settore centrale con qualche cambio di direzione buono per far rientrare il circuito tra quelli mediamente impegnativi relativamente alle forze laterali esercitate sulle gomme. La vera incognita è rappresentata dalla sabbia. Il vento la trasporta in traiettoria, creando quella patina di sporco che aumenta i micropattinamenti e accelera l’usura delle coperture. Venerdì e sabato è atteso un forte vento, pertanto sarà da monitorare l’evoluzione della pista e i riferimenti delle libere 2 sulla simulazione gara potrebbero non essere del tutto rappresentativi. Altro dettaglio da non tralasciare nell’impostazione della strategia è legato alle temperature: si corre di sera, il via delle qualifiche e della gara sarà alle 18:00 locali e progressivamente i valori dell’asfalto andranno diminuendo. Lo scorso anno si passò da 31 a 28° C, l’aria da 26 a 24°C, grossomodo le temperature che avremo tra venerdì e domenica prossima. Due mescole, le medie e le supermorbide, sono del tipo low-working range, più versatile e duratura la bianca, più prestazionale e necessariamente dalla vita breve la rossa, gomma high-working range la gialla, capace di lavorare a temperature di esercizio superiori. GP del Bahrain 2015, vince Hamilton su Raikkonen Gran parte dei piloti ha privilegiato le mescole più morbide a disposizione, quindi supermorbide e morbide, andando uno step più aggressivi rispetto allo scorso anno, quando la strategia obbligata (e vincente) vide le due soste preferite. Tra i primi, solo Vettel, quinto, fu costretto a tre pit, ma l’ultimo conseguente al danneggiamento dell’ala anteriore nel fuoripista all’ultima curva, errore che gli costò caro, visto il rientro dopo la sosta alle spalle di Bottas, senza riuscire poi a superarlo. Le due soste potrebbero essere ancora la tattica preferita, per non perdere troppo tempo in pitlane, andrà verificato, però, il ritmo garantito dalle Pirelli gialle e la tenuta delle supermorbide con il pieno di carburante, dovendo partire i primi 8 con il set di gomme impiegato nella Q2. Nel 2015 Hamilton si fermò dopo 15 giri, confermando le gomme morbide, e montando le medie al 33mo dei 57 giri complessivi; Raikkonen diversificò lo stint centrale, andando al 17mo giro sulle gomme medie e passando di nuovo alle morbide al 40mo giro, per un finale aggressivo. Certo è che l’introduzione di una maggior libertà di scelta tra le mescole si è rivelata azzeccata e in Australia ha garantito molteplici possibilità ai piloti, come ribadisce Paul Hembery: «I nuovi regolamenti pneumatici 2016 si sono dimostrati un grande successo, offrendo a tutti i team in Australia molte opportunità di strategia e tanti spunti diversi. Quello del Bahrein è un circuito molto differente, con il comportamento dei pneumatici influenzato dal notevole calo delle temperature nel corso della gara. Avremo sfide e parametri differenti, e sarà interessante vedere chi ha imparato di più in Australia per sfruttare al meglio un’altra situazione. I team hanno scelto quantità diverse di treni di pneumatici per mescola, fattore che avrà un ruolo chiave nell’esito della gara». Fabiano Polimeni  

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