Webber: qualifiche sbagliate, attenzione sui comprimari

Webber: qualifiche sbagliate, attenzione sui comprimari
Mark vorrebbe un ritorno al passato: gomme dedicate, un’ora di tempo e libertà di girare alla ricerca del miglior crono

31.03.2016 ( Aggiornata il 31.03.2016 10:40 )

Le qualifiche? Dovrebbero servire a dimostrare chi è il più veloce. Nient’altro. E’ la visione di Mark Webber sull’utilità della sessione del sabato pomeriggio: la griglia si scrive in base alla velocità pura espressa in pista. Inutile dire come bolli negativamente anche il pilota australiano la riproposizione del fallimentare formato sperimentato a Melbourne e riproposto anche in Bahrain. Toto Wolff ha già anticipato come sarà difficile poter assistere a uno spettacolo migliore a parità di condizioni, Webber aggiunge: «Pensavo che avessimo lasciato Melbourne in buona forma, con una decisione di tornare al sistema che ha funzionato piuttosto bene. Ma non è così, ci troveremo nello stesso scenario che, nel migliore dei casi, faticherà come già visto». L’unanimità cui fa riferimento il pilota Porsche non ha trovato riscontro in sede di votazione dello Strategy Group, anche in virtù di una terza via proposta dalla FIA e intermedia tra il nuovo format e il vecchio. Guardando a quel che non va del sistema introdotto alla vigilia del mondiale, Webber sottolinea come l’attenzione venga tutta spostata non già su chi riesce a essere il più veloce, ma sui piloti di seconda e terza fascia, quelli che rischiano il taglio: «Con tutto il rispetto ci concentriamo su Nico Hulkenberg, su Sergio Perez o sul giovane Gutierrez, e va bene. Ma dobbiamo anche concentrarci sui giri che stanno facendo i grandi per formare le prime file della griglia». Parole più che condivisibili: il “pathos” – ammesso che ci sia – è tutto dettato da cosa farà il peggiore, chi rischia il taglio. Le qualifiche ideali dovrebbero affondare le radici nel passato della Formula 1, «le migliori per i piloti non sempre vanno bene per chi gestisce i diritti commerciali. E le migliori qualifiche che abbia mai provato sono quelle con quattro treni di gomme e un’ora a disposizione, gomme da non utilizzare poi in gara. Da allora è cambiato tanto e serve ancora che spieghiamo lo sport». Un funzionamento farraginoso, che sposta l’attenzione sulla pura abilità velocistica di questo o quel pilota: «Dobbiamo spiegare che esistono delle ramificazioni dalla qualifica che impattano sulla gara, sono solo parole… Quando accendiamo la tv, dovremmo vedere chi è in grado di fare un giro fenomenale, chi ha in canna il giro più veloce in termini di massima prestazione del pilota. Se ci riesci, vai 1 decimo più veloce e io esco a rispondere. A Melbourne i piloti non potevano farlo, perché non c’erano abbastanza gomme né tempo».

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