F1, analisi GP Spagna: Verstappen il predestinato

F1, analisi GP Spagna: Verstappen il predestinato©  sutton-images.com

Nasce una stella, con merito ma anche con molti aiuti. Alcuni dei quali perfino da Mercedes e Ferrari…

Maurizio Voltini

15.05.2016 18:56

Storica vittoria di Max Verstappen a Barcellona: onore al giovane campione olandese. A 18 anni risulta il più giovane vincitore di un GP di Formula 1 e questo record non glielo toglie nessuno, anche perché è meritato. Ma essendo questa un'analisi, vorremmo andare un po' più a fondo del semplice risultato finale. E non possiamo fare a meno di rilevare come questa vittoria - ripetiamo, meritatissima - sia comunque stata "propiziata", per non dire di più, da una bella serie di fattori. Insomma, ci stiamo ad unirci ai complimenti per il vincitore, ma a certi "osanna" di chi sembra non aver visto cosa è successo effettivamente in pista (o almeno non proprio tutto) no. Senza dimenticare come in passato fu proprio il compagno Daniel Ricciardo ad approfittare di certi stop Mercedes (come oggi) e adesso lo si vorrebbe far passare per "bollito". 

Cominciamo col dire che probabilmente il vero capolavoro di Verstappen è stato compiuto subito nelle prime curve, quando ha resistito con maestria all'attacco di Sebastian Vettel che era scattato molto bene al via. La resistenza all'esterno di curva 3 impostata riuscendo anzi ad accelerare a fondo, ricorda senza esagerazione la simile manovra di Alonso, sempre qui nel 2013. Passando alla parte finale di gara, anche qui il figlio di Jos è stato molto bravo a resistere alla pressione di Kimi Raikkonen, più veloce. Qui un ruolo l'ha giocato anche la conformazione della pista che non favorisce chi sta in scia. Nondimeno, Verstappen è stato accorto a non commettere veri svarioni: certo, era "impiccato" e ha messo in mostra tante sbavature (molto spesso non riusciva a stare correttamente alla corda) ma non è mai uscito di traiettoria in modo davvero penalizzante e così non ha mai davvero prestato il fianco a Raikkonen. 

Tuttavia non possiamo ignorare il fatto che a portare al comando Max davanti a Kimi sono stati numerosi fattori e situazioni, alcuni non proprio irreprensibili. A parte l'autoeliminazione delle Mercedes (botta di fortuna, ma non certo solo per lui) ci sta anche una strategia Red Bull "pro-Verstappen" unita a quella della Ferrari forse troppo mirata a "seguire" Ricciardo. Da un lato è stato geniale il muretto Red Bull ad anticipare parecchio l'ultima sosta: in questo modo hanno annullato la possibilità di un undercut da parte della Ferrari con Raikkonen, pur se così Verstappen ha dovuto gestire 32 giri su quelle gomme medie. 

Lauda furioso: "Guidare così è stupido"

Dal lato opposto arriva quantomeno a insospettire il fatto che ad un certo punto si sia deciso di differenziare le strategie (e fin qui ok) ma che quella "alternativa" sia stata applicata a Ricciardo. Il fatto è che in quel momento l'australiano era in testa… e non è normale fare esperimenti strategici proprio con chi è al comando. Oltretutto in questo modo Daniel si è ritrovato nella situazione che la Pirelli aveva già prefigurato, vale a dire difficoltà di sorpasso (su Vettel) nell'ultimo stint, prima che infine la gomma posteriore sinistra l'abbandonasse. Come si suol dire, a pensar male si fa peccato, ma dopo tutte le operazioni acrobatiche fatte per portare Max in Red Bull ignorando bellamente tutti gli altri piloti che lo circondavano… 

In tutto questo discorso di strategie, non possiamo dimenticare che anche la Ferrari ha dato una mano al successo del giovane Max, senza sottostimare il vantaggio che ha avuto la Red Bull grazie al risultato nelle qualifiche (seconda fila). Se la lotta tattica Verstappen-Raikkonen è andata alla RB per merito nel rischio calcolato, con Vettel si è pasticciato un po': la strategia è stata valida solo confrontandola a quella suicida adottata per Ricciardo. Così il doppio posto sul podio ha il sapore della sconfitta, perché non si è riusciti a sfruttare appieno il patatrack della Mercedes pur risultando più veloci del vincitore. 

Parlando degli "altri", che (fortunatamente) in F1 corrono in 22, oltre all'incidente Mercedes che definiremmo da 50/50 nelle percentuali di responsabilità in un'ipotetica constatazione amichevole (la direzione di gara l'ha vista così, non sappiamo invece all'interno del team…), c'è la buona gara delle Williams con Valtteri Bottas fuori dai riflettori ma ottimo 5°, e Felipe Massa terminato 8° dopo essere risalito dalla diciottesima posizione di partenza. Come pure va evidenziato il risultato della Toro Rosso: Carlos Sainz sembra aver beneficiato di non aver più attorno la presenza "ingombrante" della famiglia Verstappen, e ha approfittato di tutte le situazioni di gara dimostrando di cosa è capace quando non viene colpito da avarie tecniche. Cioè un ottimo 6° posto finale, saranno contenti i tifosi spagnoli in pista, dopo essere stato anche terzo in gara impensierendo pure i ferraristi. 

A completare il risultato di squadra per la Toro Rosso non va sottovalutato il tanto bistrattato Daniil Kvyat: non solo ha portato anche lui punti con il 10° posto al traguardo, ma si è pure trovato in una situazione "strana" quando, alle spalle (ma con 1 giro in più) di Vettel e Ricciardo che lottavano per il terzo posto, era titubante perché non voleva interferire nonostante fosse più veloce di loro in pista. Chissà quante critiche si sarebbe attirato, infatti, se avesse sfiorato ancora una volta il tedesco! Nondimeno qualcosa nel piede ce l'ha ancora. 

Jenson Button ha portato preziosi punti alla McLaren-Honda con il 9° posto, e anche Fernando Alonso avrebbe contribuito se non fosse stato costretto a fermare la macchina a bordo pista dopo 45 giri. Pure lo spagnolo era comunque fra i top ten, anzi ad un certo punto addirittura 7°, e questo fa ben sperare sul fatto che nel team forse stiano riuscendo a far quadrare meglio l'equazione fra prestazioni e affidabilità, anche se non fino in fondo. 

Problemi tecnici hanno impedito al team Haas di ripetere un risultato in linea con quelli delle prime due gare. Pur con il ritiro di Romain Grosjean, comunque, Esteban Gutierrez ha mancato di poco la zona punti e la squadra americana stava dimostrando di poter gestire a suo favore una strategia più mirata alle mescole morbide e ad un minor sfruttamento delle gomme. 

Un po' meglio del solito (ma non abbastanza) sono apparse Sauber e Renault, e non solo perché favorite dai ritiri altrui, come pure la Force India deve portare a casa un ottimo 7° posto di Sergio Perez ma anche un ritiro per Nico Hulkenberg. A proposito di quest'ultimo, concludiamo evidenziando quando ci ha colpito in occasione dello stop con qualche lingua di fiamma nel posteriore della VJM09: senza farla più "pesante" del necessario, non ci è piaciuto vedere come Hulkenberg sia stato costretto a strappare l'estintore dalle mani dell'addetto, che "sparava" estinguente dappertutto meno dove serviva. Sulle questioni di sicurezza non si può allentare l'attenzione


  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi