F1 Canada, Ferrari ha sbagliato strategia o no?

Anche Vettel a fine gara lo ha ammesso. “Forse abbiamo sbagliato strategia”. La Ferrari nel GP Canada ha scelto una tattica a due soste che col senno di poi si è rivelata perdente e ha perso il Gran Premio. 

Alberto Sabbatini

12.06.2016 23:45

Dopo il fantastico via in cui Vettel ha scavalcato le Mercedes presentandosi in testa alla prima curva e guidando la corsa nelle prime fasi, la Scuderia ha consegnato la testa della corsa alla Mercedes dopo appena 11 giri andando ai box molto anticipatamente. Perché mai? Perché ha deciso di compiere una corsa con due soste e cambi gomme invece che una come la Mercedes.

Nel dettaglio, la Ferrari  è partita con le ultrasoft come tutti, poi ha fatto una prima sosta molto anticipata (11° giro) per montare a sorpresa le supersoft (rosse) e infine un ultimo stint di 33 giri con le soft gialle (che per regolamento era obbligatorio usare in Canada). Totale: due soste, tre set di gomme diverse. Ultrasoft, supersoft e soft. Hamilton invece ha usato una strategia a una sola sosta: prima parte di gara con le ultrasoft delle qualifiche che sono durate ben 24 giri, poi una lunghissima seconda parte con le soft gialle: 46 giri.

Cerchiamo di capire perché la scelta Ferrari è risultata sbagliata e non ha funzionato. Prima del via la Pirelli, nelle sue simulazioni, aveva ipotizzato che una strategia con più soste potesse essere più vantaggiosa di una a meno soste; questo perché fermandosi una volta sola bisogna andare abbastanza piano per non rovinare le gomme e si vanifica il vantaggio di non sprecare il tempo ai box di una seconda sosta. 

Ma queste simulazioni non tengono conto di una cosa fondamentale: il traffico in pista. Chi si ferma più volte, ha più probabilità, quando torna in pista, di trovare macchine lente e perdere tempo. E sprecare il potenziale della gomma nuova. Poi c'è l'incognita safety car: una neutralizzazione della gara può vanificare l'una o l'altra strategia. Infine c'è l'incognita gomme: bastano pochi gradi di temperatura o la guida più o meno aggressiva, per far variare di qualche giro il consumo delle gomme, e scombussolare tutte le simulazioni. 

Insomma, finché non si è in pista e non si corre, nessuna simulazione può dire esattamente la verità assoluta. Scegliere la strategia giusta da tenere in corsa diventa quindi una specie di scommessa e i team di solito si tengono soluzioni flessibili, da poter cambiare fino a un certo punto della gara. È quello che ha fatto la Ferrari: aveva scelto la strategia a due soste già prima del via. Lo ha confessato a fine gara Raikkonen: “Abbiamo mantenuto in gara il piano originario”.

Vettel però a fine gara ha ammesso che non era quella giusta, ma critica anche… chi critica la strategia. “In quel momento, quando abbiamo deciso di fermarci presto - dice Vettel – pensavamo che la strategia a due soste fosse la più veloce. Col senno di poi è facile dire che era meglio l'altra strategia, ma non è semplice invece prendere decisioni al volo durante la corsa”. E poi aggiunge: “Anche la Red Bull ha scelto di fare due soste e hanno perso il duello dalle Williams”. Come dire: non sbagliamo solo noi.

C'è da dire però che, per definizione la strategia a più soste è la più aggressiva. Perché un pilota che sostituisce più spesso le gomme cerca di andare più forte di chi deve preservare gli pneumatici per tanti giri. Ma come tale, la adotta chi deve recuperare posizioni magari perché parte più indietro. Infatti l'ha scelta Carlos Sainz, che partiva dalle retrovie dopo la penalizzazione. Ma la Ferrari era in testa al Gran Premio, non stava inseguendo. E di solito chi è al comando cerca di scegliere tattiche più conservative e meno rischiose. Come aveva pianificato la Mercedes che infatti dice tramite Hamilton: “L'avevamo considerata prima del via la strategia a due soste, ma l'abbiamo scartata perché per noi non era più vantaggiosa”.

La Ferrari però ha compiuto la scelta anche per colpa della safety car virtuale. Che è uscita al 10° giro epr un rpincipio di icnendio sulla McLaren du Button. Pensando che durasse più die 2 giri che è rimnatsa fuori, ha creeduto fosse l'occasione giusta per cambiare le gomme eprché andando ai box ssoto virtuals aferty car si eprde meno tempo che in regime norale di gara. Ma era troppo presto. “Li abbiamo visti, ci abbiamo ragionato su – ha detto Toto Wolff ma per noi era troppo presto e non li abbiamo imitati”. Anche Hamilton si è stupito, tanto che a fine gara sul podio ha chiesto a Vettel: “Ma perché hai cambiato le gomme così presto?”.

Vettel però difende la squadra: “Non voglio gettare colpe su nessuno. Abbiamo i migliori strateghi e non c'è motivo di criticarli. Però ci aspettavamo che le gomme dei nostri avversari, sia le ultrasfot che le soft, durassero un po' meno”. 

Già, la chiave della sconfitta se vogliamo è in queste ultime parole. Bastava che gli scenari si sviluppassero in modo diverso: che gloi pneumatici soft di Hamilton si deteriorassero più in fretta, e invece sono durati a sorpresa 46 giri; o bastava uno scroscio di pioggia che rimescolasse le cose e sconvolgesse i piani delle soste. O che uscisse una nuova safety car. E adesso staremmo a parlare di una vittoria Ferrari grazie alla strategia. Invece non è successo e parliamo di una sconfitta a causa della strategia. Le corse sono (a volte) imprevedibili anche per questo. Ma come dice Vettel, vediamo il lato positivo del GP e non la sconfitta: “Finora non avevamo mai sfruttato per una serie di motivi il potenziale pieno dell'auto e ora sì. E ci rendiamo conto che siamo abbastanza vicini”.

 


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