Radiosprint Baku, Hamilton al muretto Mercedes: "Tutto ciò è ridicolo"

Le conversazioni via radio dell'inglese, di Raikkonen e Vettel sono i particolari più avvincenti di una gara senza grandi emozioni in pista

Fabiano Polimeni

20.06.2016 17:49

Ci si aspettava la safety car, ingorghi in curva 8, il caos per la mancanza di vie di fuga. Baku è stata tutto il resto, tranne quanto pronosticato. Gara scialba, ravvivata dai team radio, messaggi buoni per comprendere tutta la complessità delle monoposto, semmai servisse una conferma. Coaching? Vietato. Così ecco un protagonista assoluto di Radiosprint nel Gran Premio d'Europa: Lewis Hamilton. Gli fa compagnia Kimi Raikkonen, che qualche suggerimento dal suo ingegnere di pista l'avrebbe gradito, insieme a tanti altri momenti clou da appuntare. 

Baku è stata curva 8, la torre, il rettilineo infinito, le sponde del Mar Caspio, ma anche una pista molto sporca: «C'è della f***uta plastica che svolazza, ho dovuto evitarla», segnala Raikkonen nei primissimi giri, quelli in cui Ricciardo era davanti e la cui scia è costata la penalizzazione per aver tagliato la riga d'ingresso ai box. 

«Passiamolo (Ricciardo; ndr), Kimi, cambierà la nostra gara se lo facciamo», lo hanno spronato dal muretto. La gara, purtroppo, è cambiata eccome, ma non nel senso sperato. Ha saputo giocare da uomo squadra, come sempre, il finlandese, lasciando passare Vettel. Ringraziamenti sentiti dal box - «Grazie Kimi, grazie» - e pronta risposta di Raikkonen: «Sì, ma ora ditegli di spingere perché non lo voglio davanti».

Davanti ha avuto i doppiati, situazione non troppo fortunata nelle ultime gare, per lui e Vettel: «Dove c***o sono le bandiere blu? Sono rimasto dietro per l'intero f****to giro!»

«Ci lamenteremo con Charlie, ci lamenteremo». Finale problematico per la gestione del consumo e per interventi da fare sul volante: aiuti? Niente da fare, il regolamento lo impedisce. «Di sicuro però puoi dirmi sì o no», insiste Kimi. E, invece, nemmeno quest'opzione è permessa.

Un'opzione alla strategia proposta dal box la immagina Vettel, quando gli chiedono di rientrare, poco dopo il pit di Ricciardo, in grave crisi con le gomme. «Box Sebastian, box»

«Ne siete convinti? Il passo è piuttosto buono», fa notare Seb, con il feedback di chi, al volante, giudica il comportamento della monoposto meglio di chiunque altro, ma non può avere la visione sulla corsa degli altri e gli scenari strategici. «Subiremo l'undercut da Ricciardo, box adesso», ribadiscono via radio. Il prosieguo della conversazione non c'è, ma la scelta finale di restare in pista è stata quella giusta. 

In casa McLaren è sempre notte fonda, dopo il ritiro di Button in Canada tocca ad Alonso a Baku: «Ok Fernando, il problema sta peggiorando. Rientra ai box in questo giro», avvisano. «Ok, sì, non riesco a scalare marcia in certe curve». 

Protagonista principe dei team radio in Azerbaijan, Lewis Hamilton. La macchina non va, lui non è ingegnere e le prova tutte per indovinare la sequenza giusta per riprendersi il recupero d'energia necessario. Prima, però, in avvio di gara: «Ho problemi con i freni, ho una vibrazione». Nulla, in confronto a quel che capiterà in seguito, viene da pensare. 

«D-rates ovunque, sono sicuro che non è d'aiuto. Non c'è soluzione?». Qui non serve essere ingegneri per capire che il livello di recupero energetico non basta. «Ci stiamo lavorando Lewis», la comunicazione del team via radio. Peccato che per quanto possano lavorarci, dovrà sbrigare da sé l'intoppo. Ci prova: «Posso resettar questa cosa?».

«Lewis, il problema sembra essere nella modalità in cui sei attualmente». Immaginare di correre tra i muretti, fare i 360 orari sul rettilineo, non sbattere, andare forte e, al tempo stesso, riuscire a gestire una criticità tecnica è il quadro migliore per illustare il livello di complessità dell'attuale F1. «Non lo so, non so che intendi e cosa ci sia di sbagliato. Ragazzi è ridicolo! Non voglio guardare al display ogni 5 secondi, provando a indovinare quale manettino sia nella posizione sbagliata. Non ho cambiato niente». Un Hamilton che si scalda via radio, cercando supporto che non può arrivare: «Lewis non è qualcosa che sbagli a fare, è un settaggio a essere errato».

«Non finirò la gara, sto cambiando tutto. Posso suggerire e voi mi dite ok o no?» è l'ultima "spiaggia" per ricevere aiuto, il passo successivo sarebbe stata la telefonata a casa. 

«Non è permesso, concentrati sul lavoro», chiosano dal muretto Mercedes. E il lavoro, alla fine, 15 giri secondo quando raccontato da Paddy Lowe, lo porta a termine e marca il miglior giro in gara (poi battuto da Rosberg). Stesso problema per il leader della gara, ma nessun team radio a certificarlo. Le uniche comunicazioni sono un telegramma di felicitazioni dopo la bandiera a scacchi: «Lavoro eccellente Nico»

«Yee-haw! Grazie ragazzi, fantastico». Nel retro-podio, poi, chiacchierata con Perez: «Hai passato qualcuno?». «Sì, non era necessario, Kimi ha avuto una penalità, ma...». Il gusto di passare in pista è tutt'altra cosa..

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