Ricciardo: "Sì, starò in Red Bull per altri 2 anni"

Alla conferenza stampa dei piloti, l'australiano conferma di aver firmato per restare con l'attuale squadra

Maurizio Voltini

30.06.2016 ( Aggiornata il 30.06.2016 17:24 )

Oltre a Raikkonen, ad essere in prima fila (e non solo come posto a sedere) alla conferenza stampa dei piloti era anche Daniel Ricciardo, e pure all'australiano prossimo a compiere i 27 anni sono state poste domande di "mercato". Chiedendogli direttamente se fosse vero che sarebbe rimasto alla Red Bull fino al 2018: «Sì, è vero, lo confermo», risponde Ricciardo. Che smetterebbe così, ma gli viene chiesto di aggiungere qualcosa: «Qualsiasi cosa dicessi in più verrebbe sicuramente "rigirata"… Comunque posso dire che è stata una decisione reciproca, presa da ambo le parti. Entrambi vogliamo vincere, e anche se sappiamo che sarà dura lottare davvero per il campionato di quest'anno, possiamo pensare a quello dell'anno prossimo. Questo è un team che guarda avanti con ottimismo e penso sia il posto migliore dove stare».

Parlando di fiducia, non è che le ultime gare siano andate molto bene: lui è ancora carico? «Io in termini di ottimismo non ho perso nulla. Dopotutto in Canada avremmo potuto ottenere di più senza lo spiattellamento sul secondo set di gomme, e sebbene a Baku conti la potenza il weekend è andato male solo perché dopo 3 giri ho cominciato a faticare parecchio con le gomme. Non ce l'aspettavamo, ma sappiamo di avere ancora parecchio da ottenere da questa macchina e speriamo di dimostrarlo su questo circuito, nonostante qui non siamo andati benissimo negli anni scorsi».

Anche a Ricciardo si chiede l'opinione sulle restrizioni nei dialoghi fra piloti e ingegneri in gara, facendo riferimento a quanto successo a Hamilton nello scorso GP: «Queste cose possono capitare quando ti trovi in gara, e devi cercare di arrangiarti. Però le regole sono queste per tutti. Certo si possono fare miglioramenti, permettere di segnalare le procedure in caso di guasto in gara, ma dal punto di vista delle mappature sappiamo già quello che dobbiamo sapere. Bisogna adattarsi, ma finora nella nostra squadra non abbiamo avuto problemi da questo punto di vista». 

Continuando con le "domande parallele" si passa all'opinione sugli spazi di fuga: «Penso che sia sempre meglio lavorare per aumentare la sicurezza, non l'opposto. Io posso parlare perché ho avuto un incidente in cui ho distrutto la macchina, ma l'impatto non è stato esagerato dal punto di vista della mia sicurezza. Penso però che le piste vadano fatte in modo che se commetti un errore, almeno devi pagare un prezzo. Intendo che se finisci largo a una curva, almeno che questo ti faccia perdere tempo, altrimenti è troppo facile. Personalmente mi sono sempre piaciuti i circuiti cittadini, ma bisogna trovare un bilanciamento fra le cose. Magari arrivare a distruggere la macchina, ma sempre in modo sicuro per il pilota».

Una domanda specifica è invece quella sul suo rapporto col compagno di squadra, Verstappen: «Difficile prevedere quello che accadrà a lungo termine, ma finora è andata bene fra noi. Lui ha marcato una prestazione molto forte a Barcellona, a Monaco non è invece andata altrettanto bene, ma l'ha ammesso, ha incassato il colpo. Speriamo che questa rivalità possa spingere tutto il team nella giusta direzione. L'importante è che sia una rivalità sportiva e salutare, e che l'affrontiamo da piloti maturi, con rispetto reciproco e ammettendo se l'altro è stato migliore. Quando invece si cominciano a cercare delle scuse…».

Gli si chiede infine una retrospettiva sulla sua carriera finora: «Dovrei scavare indietro nel mio passato, ma tanto tanto… Vedere il mio quaderno di appunti, quali voti ho preso… Poi in macchina tutto è accaduto in modo talmente veloce che non sono riuscito a viverlo al massimo. Ma è un sogno che si è realizzato. Cominci che vuoi semplicemente correre, poi vuoi finire sul podio, poi vincere… Ora non mi basta e voglio altro: non sei mai soddisfatto, vuoi sempre di più… Sono ancora molto giovane e affamato. Credo che tutti noi piloti apprezziamo il fatto di essere qui a correre, ma non possiamo fare a meno di desiderare sempre di più: vale anche per Seb, che pure ha già quattro titoli…». 


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