Alonso a ruota libera

Su Autosprint in edicola lo spagnolo della McLaren si confessa in una intervista esclusiva. Parla della sua voglia di cambiamento e sogna la 24 Ore di Le Mans o la Indy 500

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Cesare Maria Mannucci

19.07.2016 12:38

Come un personaggio di un film di Pedro Almodovar, anche Fernando Alonso affronta costantemente i cambiamenti ciclici che la vita presenta, rimanendo però sostanzialmente lo stesso. Dopo la Renault, dopo la Ferrari, il ritorno alla McLaren ma questa volta motorizzata Honda. Cambiare costantemente per essere sempre se stesso, sembra essere questa l’ideologia di vita, la religione di Alonso. Chi si immagina un Fernando deluso, rinunciatario, ripiegato in se stesso per la mancanza attuale di risultati, si sbaglia di grosso. “Matador” non si arrende, anzi sfrutta anche le situazioni più sgradevoli dell’attuale condizione - come il dovere combattere nelle retrovie, spesso con piloti non al suo livello - per migliorarsi, per imparare. In un continuo processo evolutivo di rinnovamento e di rinascita.

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Alonso spera il prossimo anno di potere tornare a vincere, ha già pronta la lista delle cose da chiedere a Jost Capito, che tra un mese dovrà guidare la McLaren in una nuova fase, si spera più vincente. Fernando guarda ai nuovi regolamenti 2017, si augura che le cose cambieranno dal punto di vista delle caratteristiche del pilotaggio, ma, se la cosa non dovesse essere, ha già pronte altre alternative. Che hanno i nomi magici di Le Mans e Indy 500. Un Alonso che parla del suo amore per il ciclismo e di come un giorno potrebbe vedersi nel ruolo di papà. Perché Fernando ha sempre guardato avanti, al futuro. A volte interpretandolo bene, a volte sbagliandosi. Ma rimanendo sempre se stesso. Per lui importante traguardo esistenziale, indispensabile per vivere serenamente il proprio passato, presente e futuro. 

- Tra circa un mese alla McLaren arriverà Jost Capito. Quali sono le prime cose che vorresti chiedergli?

«Ci sono molte cose che vanno migliorate per potere tornare al top. A parte la power unit o l’aerodinamica, ci sono ancora molti piccoli errori che stiamo facendo nell’attività quotidiana durante il race weekend, nella strategia delle qualifiche o di gara. Ma in fondo si tratta di un programma che ha solo un anno e mezzo di vita. Capito dovrà intervenire su questi aspetti, così come l’organizzazione. Senza copiare ma magari traendo ispirazione dalle sue precedenti esperienze in altre categorie che si sono rivelate vincenti, oppure che vediamo nel paddock di F.1, ad esempio la Mercedes che oggi per tutti rimane il riferimento. Piccoli cambiamenti che però ci aiuteranno a progredire velocemente».

- Le cose stanno andando come ti saresti aspettato?

«Beh, certamente è una bella sfida, sapevo che partendo da zero le cose non sarebbero state facili. Siamo partiti da un punto molto basso, perché le performance della power unit inizialmente erano davvero poco competitive. In termini di preparazione, molte cose sono state fatte in pochissimo tempo, normale poi che la competitività ne risenta. Lo scorso anno è stato molto difficile, direi doloroso, perché in pista ci siamo resi conto di tante difficoltà che, invece, probabilmente potevano essere affrontate e risolte al banco prova. Ma il team, nonostante questi problemi, ha reagito bene, ha fatto un buon lavoro. Certo, in F.1 non esiste il bottone magico che lo schiacci e tutto si sistema. Quest’anno già vediamo come le cose sono migliorate, in 12 mesi forse siamo la squadra che è maggiormente progredita. L’affidabilità è stata raggiunta, ci mancano ancora le performance. Che arriveranno il prossimo anno. Ho bisogno di queste motivazioni, dopo che per anni con la Ferrari ero arrivato vicino a vincere il campionato almeno due volte senza però riuscire a farcela».

- Da quando la Honda si è liberata di Arai le cose sembrano migliorate, anche se di poco...

«Diciamo che con la nuova struttura organizzativa i progressi sono arrivati più velocemente. Il nuovo boss Hasegawa viene direttamente dalle competizioni, in passato era ingegnere, è più aperto alle nuove idee, ad una nuova filosofia. Le cose sono migliorate ma abbiamo la consapevolezza che siamo almeno otto mesi indietro rispetto agli obiettivi pianificati».

... Continua ...

L'intervista completa su Autosprint n.29 in edicola. 


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