F1 Germania, mea culpa di Vettel dopo le qualifiche: "Colpa mia"

Il tedesco deluso dal 6° posto in griglia al GP di Hockenheim: "La macchina può essere veloce, ma non siamo riusciti a metterla nella giusta finestra di utilizzo”

Alberto Sabbatini

30.07.2016 15:57

Ancora una volta Vettel finisce le qualifiche dietro Raikkonen. E ancora una volta la Ferrari esce battuta (non dalle Mercedes che è scontato) ma dalle Red Bull e i pilti di Maranello occupano l’intera terza fila. Quinto e sests. Ma staccati di quasi 4 decimi dalle Mercedes e di 3 decimi dalle Red Bull. Ma questi sono i distacchi di Raikkonen. Quelli di Vettel, ahimé sono più pesanti: perché Seb è ben 173 millesimi dietro Raikkonen. E il suo distacco dalla pole è quasi di otto decimi. Tanto su appena 74 secondi di durata del giro.

Vettel si autoaccusa della prestazione opaca. “È stata una sessione difficile, non sono riuscito a mettere insieme il giro perfetto. L’ultimo giro della Q3 in verità mi sembrava buono, ma a quanto pare non è stato sufficiente. Colpa mia”.

Però Vettel andando avanti con l’analisi sottolinea dove secondo lui risiede il problema: “Il bilanciamento dell’auto non era perfetto”. Ciò significa che l’assetto non era perfettamente equilibrato fra anteriore e posteriore. Succede quanso si cerca di togliere sottosterzo davanti e si genera sovrasterso dietro o viceversa. Trovare il compromesso ideale perché la monoposto fili via neutra non è mai semplice, è un lavoro di fino e a Vettel questa ricerca dell’assetto ideale non è riuscita.

“Ho faticato - spiega Vettel - a bilanciare la macchina già ieri in prove libere, non era l’ideale ma avevo sensazioni buone. Credevo andasse bene per oggi ma stamatitna mi sono reso conto che non andava bene come pensavo. La macchina può essere veloce, ma non siamo riusciti a metterla nella giusta ‘finestra di utilizzo’ e quindi questo è il massimo che ne ho tratto”.

Vettel in realtà è andato progredendo nelle sue qualifiche, perché è passato da 1’1515”9 del primo giro in Q1, a 1’15”6 e per finire con 1’15”315. Ha migliorato sei decimi in tre run limando via tre decimi ad ogni ingresso in pista. Ma è apparso in continua difficoltà nella guida: la sua SF16-H era sempre nervosetta e scodava spesso; più volte ha lasciato scorrere troppo la macchina larga in traiettoria sopra il cordolo senza riuscire a richiamarla a dovere. E soprattutto ha dovuto sudare sette camicie per scendere attorno a 1’15”3 in Q3 quando Raikkonen era già riuscito a fare 1’15”2 nella qualifica precedente, la Q2.

Per la gara le solite previsioni agro-dolci. Spiega Vettel: “In gara saremo competitivi, lo sappiamo, come passo gara siamo più veloci delle Red Bull. Si era anche visto nel GP precedente, ma partiamo dietro di loro e non sarà facile superarli”. Anche perché nel famoso tratto finale, il “Motodrom”, la trazione, la guidabilità e l’inserimento in curva delle Red Bull sembrano eccezionali e quel tratto pieno di curve  controcurve è il tallone d'Achille delle Ferrari (come lo era il misto finale di Barcellona, come lo era il “complex” di Silverstone, come lo era il T2 di Budapest ecc) dove la Red Bull può guadagnare spazio prezioso per difendersi nei due rettifili lunghi in cui gli attacchi in frenata sono possibili. Sarà una gara più importante delle altre perché la Ferrari deve dimostrare di non aver perso la bussola tecnica senza Allison al muretto e nello stesso tempo c’è il rischio che il sorpasso in campionato delle Red Bull sulle Ferrari (per ora staccate di un solo punto) finisca per concretizzarsi.

GP di Germania, la griglia di partenza


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