Ferrari, Baldisserri boccia la struttura orizzontale

Ferrari, Baldisserri boccia la struttura orizzontale© sutton-images.com

Per tornare a vincere, secondo l'ex ingegnere di pista di Schumacher, serve un clima sereno: «Non sono più un team, ma un gruppo di persone spaventate»

12.10.2016 12:47

Tempo, serenità e una struttura di comando chiara. E' quel che serve alla Ferrari per tornare vincente, perlomeno secondo Luca Baldisserri, che di Ferrari ne ha masticata parecchia, dal lontano 1989 fino al ruolo di responsabile della Ferrari Driver Academy, abbandonato a fine 2015.

L'ambiente nel quale ha operato, da ingegnere di macchina di Irvine prima e Schumacher poi, proseguendo con il ruolo di responsabile tecnico in pista tra il 2003 e 2008, è molto diverso dalla Ferrari che vede oggi e non mancano aspre critiche: «Purtroppo né Marchionne né Arrivabene hanno esperienza di corse, una cultura che oggi il vertice della Scuderia ha perso: non sono più un team, ma un gruppo di persone spaventate. Lì dentro c’è un clima di terrore, i ragazzi non inventano, non decidono per la paura di essere allontanati con disonore», racconta in un'intervista a Fulvio Solms a Il Corriere dello Sport.

Sembra di riascoltare le parole di Niki Lauda alcune settimane fa, quando professava la necessità di lasciar lavorare i tecnici e programmare il futuro con passi chiari e progressivi. Il dubbio, oggi, è tutto sull'idoneità della struttura organizzativa e le figure scelte per ripartire a caccia di Mercedes e Red Bull, come analizziamo sul numero di Autosprint in edicola. Un'area tecnica in cui l'amalgama dovrà essere Mattia Binotto, coordinatore e motivatore dei singoli dipartimenti. Può funzionare un'organizzazione orizzontale? Baldisserri la boccia: «La catena di comando in Formula 1 deve essere più che verticale: deve essere militare. I numeri uno sono lì per indicare la strada, motivare le persone, decidere, e se sbagliano non vanno mandati via. Questo è successo ad Allison: una grave perdita».

Un'analisi schietta che salva il lavoro fatto dal 2014 a oggi proprio da Mattia Binotto, a capo della squadra dei motoristi. Figura che Baldisserri vedrebbe bene nel ruolo di team principal: «Mattia sa motivare la gente, ha grande esperienza ma non è un direttore tecnico. Sa benissimo di non poter disegnare una macchina e di non avere conoscenze profonde sul piano telaistico, aerodinamico, meccanico. Io lo vedrei molto bene come team principal, piuttosto».

In questo quadro si sta programmando il 2017, i concetti del progetto che dovrà interpretare un regolamento tecnico stravolto e con tante opportunità per ridefinire i rapporti di forza. Quale approccio seguire? Ai rischi di concetti al limite, preferirebbe un progetto con il potenziale buono per crescere nel corso del campionato, quel progresso mancato quest'anno e che ha fatto la differenza con gli avversari. 

Da chi è stato parte integrante dell'era trionfale dei primi anni Duemila, la ricetta per tornare al successo passa da «un’organizzazione efficiente e la stabilità, con idee valide e piloti che non fanno errori. Si vince con la stabilità: non bisogna mettere fretta a chi lavora. Capisco che Marchionne voglia vincere subito, ma in Formula 1 non funziona: difficile farcela in meno di tre anni».

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