Formula 1 Usa, analisi gara: lotte sì, ma non per il podio

È stato dietro ai primi che è successo di tutto, fra ritiri e incomprensioni, ma anche con una grande lotta per il quinto posto fra Alonso, Sainz e Massa

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Maurizio Voltini

24.10.2016 01:22

Nemmeno un comportamento abbastanza imprevisto delle gomme - con le soft che non hanno dato i vantaggi iniziali che si aspettavano sulla distanza - ha potuto dare reali incertezze su chi avrebbe vinto: Lewis Hamilton non ha sbagliato la partenza e da quel momento ha sempre avuto la gara in pugno conquistando così la sua 50esima vittoria in carriera. Da parte sua Nico Rosberg non ha voluto rischiare più del dovuto - e in ottica mondiale ha fatto più che bene - contro Daniel Ricciardo a inizio gara, che era favorito anche dalla mescola più morbida, e nel portare a casa la seconda posizione (che gli permette di stare davanti in campionato per 26 punti) è stato pure facilitato dalla virtual safety car che ha permesso alle Mercedes di non perdere tempo al secondo pit-stop. Così all'australiano è rimasto l'ultimo gradino del podio e anche stavolta la "soddisfazione" delle bevuta dalla scarpa. 

Guardando solo alle prime tre posizioni sarebbe lecito parlare di gara non particolarmente vivace, ma in realtà dietro è successo parecchio. Restando in casa Red Bull, parliamo di Max Verstappen: stavolta all'olandese non ne è andata dritta una, ma anche per colpe sue. Prima è stato costretto ad un primo pit-stop piuttosto anticipato considerando che aveva le gomme soft (quindi mescola intermedia) e se è stato un undercut stavolta non è riuscito; poi ha colto impreparato il team al secondo cambio gomme, per via di un'incomprensione via radio di cui comunque si è preso le responsabilità; infine è stato abbandonato dal cambio e costretto al ritiro. Un'episodio che ha colpito doppiamente il team, quest'ultimo, perché quando Max si è fermato nell'erba della zona di fuga, nonostante fosse ben lontano dalla pista e in prossimità di una postazione di commissari, l'intervento di questi è stato al rallentatore e con tanto di muletto, e così è stata decisa la virtual safety car che ha favorito le Mercedes e sfavorito Ricciardo. Di questo però non si può dar colpa al pilota olandese, perché a questo punto avrebbe sbagliato qualsiasi cosa avesse fatto. 

Nella lotta appena fuori dal podio e con qualche speranza di raggiungerlo, c'è stata però anche la Ferrari. Certamente la SF16-H si è comportata meglio in gara che in qualifica, come avevano promesso i piloti (un fattore da tenere comunque in considerazione in senso positivo), ma non per questo ha entusiasmato. Kimi Raikkonen ha condotto un insperato duello con Verstappen finché gli è stato possibile, prima cioè del ritiro di entrambi: il suo per una ruota mal fissata, un problema "drammatico" per un team che ha fatto dei cambi gomme uno dei suoi punti di merito. Sebastian Vettel ha fatto quel che ha potuto con una macchina dal retrotreno ballerino - sembra per pezzi di gomma che hanno occluso l'ala posteriore - e ha ottenuto alla fine un quarto posto "solitario", lontano dai primi ma anche da chi seguiva, tanto da potersi permettere un ultimo cambio gomme "di sicurezza" (e forse anche per una piccola controverifica) a pochi chilometri al traguardo. Posizione che gli permette di tornare 4° in classifica generale, ma solo per la sfortunata gara di Kimi, per cui anche qui non è che ci sia da festeggiare granché. 

Ritroviamo piuttosto l'entusiasmo quando andiamo a parlare delle posizioni retrostanti. Il duello a tre per la quinta posizione finale è stato qualcosa che a nostro parere valeva la gara già da solo, e per svariati motivi. Fernando Alonso è stato il pilota che si è meritatamente aggiudicato la prima posizione lasciata libera dai top team, conquistata in un modo che mette in ombra perfino la tattica adottata: l'unico fra i primi assieme a Mercedes a non aver montato le gomme supersoft, con sequenza S-M-M. Grandissima gara che lo porta a lottare prima con Felipe Massa, superato con una manovra da campione nonostante il contatto con il brasiliano che chiude: incidente di gara, semplice incomprensione (Alonso era alla corda), quindi nessuna sanzione dopo la relativa investigazione. Poi la disputa prosegue e nonostante la disperata difesa di Sainz riesce a passarlo (arrivando oltretutto lungo alla curva 12) conquistando appunto il 5° posto. 

Ma anche "l'altro spagnolo" è stato autore di una gara maiuscola, probabilmente la sua migliore in carriera: Carlos Sainz ha gestito stupendamente le gomme soft sul finale (più morbide ma anche più degradate) resistendo alla pressione di due piloti decisamente più esperti come Massa e Alonso. Una posizione peraltro già guadagnata con un'accorta gara precedente e che ha condotto a un 6° posto finale prezioso per la Toro Rosso. E il fatto stesso che Alonso sia riuscito a togliere il 5° al connazionale solo all'ultimo giro e anche grazie al DRS, non fa che dare ulteriore valore alla prestazione di Carlos Junior. Da parte sua, pure Daniil Kvyat si è dato da fare, ma la sua gara è stata condizionata da una tamponata iniziale a Sergio Perez che gli è valsa 5 secondi di stop&go. Successivamente è finito sotto investigazione per il duello con Kevin Magnussen, in cui entrambi sono finito oltre il bordo pista in una bella "staccatona" alla curva 12, ma ad essere sanzionato è stato il danese che dunque ha dovuto cedere l'11° posto finale al russo, che ha il merito di aver effettuato un solo pit-stop. 

Nella lotta fra Force India e Williams, resta un vantaggio di 10 punti per la prima, perché se Felipe Massa riesce a finire comunque 7° anche dopo la foratura per l'urto con Alonso, subito dopo conclude Sergio Perez, a precedere Jenson Button che completa la buona giornata McLaren (entrambe le macchine a punti) e quindi Romain Grosjean, che al suo 100esimo GP porta un altro (insperato) punto alla Haas, dopo che Esteban Gutierrez si era dovuto ritirare per un problema di ruote o freni. Meglio in gara anche le Renault, con Kevin Magnussen 12° (dopo la penalità) e Jolyon Palmer 13°. Non malissimo le Sauber che hanno effettuato una sola sosta con Marcus Ericsson e Felipe Nasr che alla fine concludono 14° e 15°. In coda anche stavolta le Manor, ma non è una novità da commentare.

 


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