Formula 1 Messico, Verstappen e il codice d'onore violato

Formula 1 Messico, Verstappen e il codice d'onore violato©  sutton-images.com

Al GP del Messico Verstappen ha commesso l’errore più grande che potesse fare: non ha restituito la posizione, violando un codice etico che esiste fra tutti i piloti

Alberto Sabbatini

31.10.2016 00:03

Quel ditino agitato da Vettel sul traguardo a Verstappen mentre tagliavano il traguardo ricorda tanto l’ammonimento che fece Senna all’irruente Schumacher agli inizi della sua carriera perché troppo aggressivo: eh no caro mio: così non si fa! 

Stavolta Verstappen si merita la penalità perché l’ha fatta grossa. Perché qui non si parla di zigzagare in frenata, cambiare traiettoria oppure difendersi con le unghie o dare ruotate nel corpo a corpo, come ha sempre fatto finora. In modo duro, scorretto per qualcuno e non per altri, ma più meno opinabile perché sempre al limite dell’interpretazione. 

Stavolta è diverso. Stavolta Verstappen è andato nell’erba e ha commesso l’errore più grande che potesse fare: non ha restituito la posizione. Ha “rubato” la posizione. Ha imbrogliato pensando di fare il furbo. Violando un codice etico che esiste fra tutti i piloti: se per difendermi sbaglio ed esagero, devo restituirti quel che ho ottenuto forzando la mano.

È una regola di buon gusto e di fair play tra i corridori di tutte le categorie prima ancora che una norma scritta sul regolamento. Una regola che s’impara fin dai tempi del kart, nei primi rudimentali duelli in frenata. Violarla è come rubare qualcosa che appartiene a qualcun altro. Se un pilota sbaglia la staccata e va dritto per difendersi, non può approfittarne. Lo sancisce una norma del regolamento ma prima ancora è una questione di educazione e rispetto tra i piloti. 

Sono regole di comportamento tra i piloti che risalgono ai tempi in cui l’automobilismo era uno sport un po’ più nobile di oggi e si rischiava davvero la vita, e non era uno sport così aggressivo e senza scrupoli come è diventato adesso. Dove più che il talento di guida, la classe e la bravura nel controllare l’automobile al limite, viene premiata per motivi di show-business l’aggressività a tutti i costi e la mancanza di scrupoli. Ci si dava le ruotate più duramente di oggi, ma chi esagerava e sbagliava era il primo ad alzare la mano per restituire cavallerescamente la posizione all'avversario.

Verstappen invece non l’ha fatto. Invece di restituire la posizione dopo aver saltato la “esse”, è rimasto davanti a Vettel tagliando il traguardo al terzo posto. Non può difendersi dicendo: “Non ero sicuro di doverlo fare perché non mi era stato confermato”. Lui è un pilota in corsa e avrebbe dovuto farlo a prescindere. Perché era conscio di dove era passato.

Dovrebbe sapere che quando si taglia una curva e si ottiene un vantaggio - nel suo caso mantenere la posizione che altrimenti avrebbe perso per l’attacco in frenata di Vettel -  si deve restituire la posizione. E bisogna farlo di propria iniziativa; non bisogna aspettare che te lo dica la direzione gara. A meno che la cosa non sia dubbia o interpretabile o che il fuoripista non sia così evidente (vedi duello Alonso-Kubica a Silverstone nel 2010, per esempio). Ma nel caso di Verstappen non c’erano dubbi: era andato dritto per cinquanta metri nell’erba, non poteva certo credere di essere rimasto con due ruote sull’asfalto, no?

Perché allora nel caso di Hamilton non è stato fatto visto che al primo giro ha commesso lo stesso errore tirando dritto nell’erba alla stessa curva? Per due motivi. Primo perché lo stesso “reato” a volte viene punito in modo differente in base al contesto in cui accade. L’errore di Hamilton è accaduto alla prima frenata della prima curva dopo il via della gara. Normalmente per le digressioni alla prima curva, per le ruotate e i contatti, c’è più tolleranza se compiute alla prima staccata invece che in altra fase di corsa perché i giudici di gara sanno che in una fase così convulsa come la prima staccata con tutte le F1 in gruppo, è più difficile seguire alla lettera le regole d'ingaggio fatte per i duelli uno contro uno quando c'è un mucchio di venti macchine che frenano e curvano raggruppate in poche decine di metri. Infatti anche la toccata di Verstappen a Rosberg non è stata sanzionata. 

Il secondo motivo per cui Hamilton non è stato sanzionato è che Lewis non ha ottenuto un vantaggio reale dal “dritto” nell’erba perché la safety car nello stesso giro ha subito neutralizzato la gara e i distacchi che si erano creati. Nel caso di Verstappen e Vettel, invece, non c’è alcun dubbio che l’olandese abbia tratto un vantaggio reale dal taglio: essersi ritrovato davanti alla Ferrari invece che finirgli alle spalle per aver sbagliato la frenata. Ma se in quel punto ci fosse stata la tanto invocata ghiaia che tanti vorrebbero rimettere al posto dell’asfalto nelle vie di fuga, non staremmo qui a disquisire...

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