Liberty Media e la Formula 1: la grande scommessa

Liberty Media e la Formula 1: la grande scommessa© sutton-images.com

L'acquisizione del Circus da parte del colosso statunitense procede e dal 2017 potrebbero iniziare a cambiare le cose. Ma la digitalizzazione e i gran premi show potrebbero essere solo la punta dell'iceberg

Francesco Colla

30.12.2016 11:43

Nel numero doppio di Autosprint uscito il 20 dicembre, Cesare Maria Mannucci lancia una profezia riguardo l’acquisizione del Circus da parte del colosso Liberty Media: «Da aprile in poi cambieranno molte cose. Non necessariamente in meglio». 

Il timore, fondato, è che a un re travicello si sostituisca un monarca assoluto che porti la F1 verso territori fino ad oggi volutamente inesplorati. La Cvc, ormai precedente proprietaria della Formula 1, ha sempre mantenuto un profilo discreto, lasciando il potere e le luci della ribalta a Bernie Ecclestone. Che seppur di fibra coriacea dovrà cedere il trono per evidenti limiti anagrafici e per non rimanere nel ruolo di “ospite d'onore” all'interno della sua stessa creatura. 

Come noto, il nuovo padrone del vapore diventerà Chase Carey, baffuto manager prima al fianco di Murdoch alla 21st Century Fox. Carey fino ad oggi, lo ha detto Ecclestone, non ha deciso nulla, limitandosi a ascoltare e imparare. Ma quando l’acquisizione da 8 miliardi dollari, sarà completata e ad aprile 2017 nascerà la nuova società Formula One, destinata a sbarcare a Wall Street, i rapporti di forza cambieranno. E con essi la Formula 1. 

Carey ha già più volte anticipato le strategie che Liberty ha in mente per svecchiare il carrozzone, vedi quanto espresso durante il GP di Singapore sulla digitalizzazione della F1. Concetti ribaditi e approfonditi più recentemente sulla pagine del Financial Times: «Probabilmente non esiste sport al mondo maggiormente associato alla tecnologia (della Formula 1, Ndr) e ancora non abbiamo uno sponsor tecnologico». Liberty Media sta acquisendo la F1 per guadagnare soldi, non per mecenatismo, ed è ovvio che si vogliano coinvolgere nuovi sponsor provenienti dall’industria digitale oltre ai classici marchi di cronografi e birra. «Non c’è marketing, ricerca, non ci sono piattaforme digitali – dice il manager – Questo sport ha un contenuto unico al mondo e non ha fatto abbastanza per trarne vantaggio. Dobbiamo creare delle rivalità e mettere le persone in grado di capire la tecnologia che è all’interno di questo sport».

Quindi, parafrasando le sue parole, l’idea è quella di riavvicinare il grande pubblico al Circus, squarciando – per quanto possibile – la barriera di incomprensibilità tecnologia che rende le nuove monoposto troppo complesse. «Sembra di essere rimasti a 15 anni fa – ha aggiunto Carey – Vogliamo creare grandi eventi, non solo gare, alle quali le persone desiderino partecipare». Ossia una “americanizzazione” della Formula 1, magari con grandi concerti di star internazionali – un classico del GP di Austin - e l’immancabile contorno di birra e hot-dog in stile Super Bowl.  

Ma questa sarà la punta dell’iceberg e i soldi veri si faranno in altro modo. E le cose che cambieranno “non necessariamente in meglio” si riferiscono a quanto detto da Greg Maffei, il capo di Chase Carey alla Liberty, lo scorso settembre durante una conferenza a New York con Goldman Sachs e riportato da Autosprint dopo il GP di Malesia. I soldi veri arriveranno dal gambling on line, ossia dalle scommesse: «In F.1, al di fuori degli Stati Uniti, ci sono grandi opportunità che vengono dalle scommesse, nessuna delle quali al momento è capitalizzata».

Sulla Formula 1 si scommette già ma il fatto è che il gioco viene gestito da case quali William Hill o Betwin. La nuova frontiera sarà, oltre a un maggior sfruttamento dei contenuti digitali, al bombardamento sui social media e a gran premi-show più coinvolgenti, la gestione delle scommesse. Tratteggiando un quadro dai contorni inquietanti e sul cui fondo sarebbero dipinti i fantasmi del Singaporegate e di Indianapolis 2005, GP farsa con solo sei vetture al via, dove un ingegnere piazzò una scommessa in Inghilterra approfittando del fuso, sapendo che Monteiro sarebbe arrivato sul podio. Vincendo una fortuna e gettando discredito sul Circus. 

Ecclestone, con tutti i suoi difetti, si è sempre tenuto lontano dal far west delle scommesse ma con la sua dipartita professionale la corsa all’oro potrebbe iniziare


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