Formula 1, Wolff: «I social uno strumento, non la soluzione magica»

Formula 1, Wolff: «I social uno strumento, non la soluzione magica»© sutton-images.com

Il manager austriaco guarda al rapporto con Ecclestone e alle nuove opportunità per la Formula 1 del futuro

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Fabiano Polimeni

26.01.2017 11:08

Ha intrecciato una rete di rapporti in Formula 1 da fare invidia, Toto Wolff. E quale sia il potere di cui dispone oggi il manager austriaco lo analizziamo su Autosprint in edicola. Con l'uscita di scena di Bernie Ecclestone in tanti hanno reso merito all'azione portata avanti negli ultimi 40 anni e che tanti benefici ha generato per la Formula 1 e chi vi è transitato. Non poteva esimersi dal farlo anche Wolff: «Personalmente, non sarei in Formula 1 senza Bernie». 

Riconoscenza che non dimentica anche i momenti polemici, quando alla Mercedes vennero mosse le accuse di essere stata aiutata dalla FIA nell'introduzione delle nuove power unit, fino alla critica di gestire di fatto un cartello insieme alla Ferrari e condizionare le scelte dei team clienti ai quali forniscono i motori. «Mi ha supportato ai tempi della Williams e, anche se abbiamo avuto degli alti e bassi con Mercedes, è rimasto sempre in rapporti molto amichevoli. Abbiamo avuto un buon rapporto, sebbene non fossimo d'accordo sul lato del business. Ha avuto la grande abilità di esserci sempre, quando nasceva un incendio da qualche parte, anche se poteva averlo innescato lui, lo spegneva in fretta. Con il cambio di proprietà verrà intrapresa una nuova direzione, sarà diverso e dobbiamo trarre il massimo».

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Di quelli che allo stato attuale restano buoni propositi, sul "nuovo corso" da imprimere alla categoria, si è discusso a lungo dall'annuncio dell'uscita di scena di Ecclestone e la struttura di comando di Formula One Group composta dal tridente Carey-Brawn-Bratches. Quando alla categoria venivano mosse critiche generali per la prevedibilità delle gare, l'assenza di spettacolo, Wolff si è sempre speso in senso opposto: perché parlare male del prodotto Formula 1 da parte degli stessi attori? «Si è parlato tanto della Formula 1 che non fa bene in termini di audience, ma attualmente non è così visto il cambiamento drammatico del mercato.

Dubito che i giovani accendano una tv alle 12 di domenica pomeriggio, si aspettano di seguire su un dispositivo mobile o sui social. Non dobbiamo parlare male dello sport, perché non è rotto, ci sono modi per ottimizzarlo e settori che non sono stati esplorati, ad esempio l'intrattenimento digitale e i social media, importanti questi ultimi come strumento di marketing per coinvolgere il pubblico, tifosi già esistenti e altri nuovi. Abbiamo al tempo stesso fedeli partner televisivi che hanno contribuito ai guadagni delle squadre e non si può offrire gratuitamente la Formula 1 nel mondo digitale. I social sono uno strumento di marketing ma non la soluzione magica a tutti i problemi.».

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Trovare la formula per soddisfare le esigenze di ognuno sarà impossibile. Si tratta di ottenere un equilibrio ed evitare uscite imbarazzanti come fu, ad esempio, la proposta del format di qualifiche a eliminazione continua. «La Formula 1 dobbiamo riconoscere che è uno sport tecnico e sarà sempre polarizzante: ci saranno persone che diranno di odiarla e altri che la ameranno. Una cosa è certa, non dovremo renderla un prodotto beta, di prova. Non dovremo introdurre regole e norme che non abbiamo valutato a dovere, non dovremo fare confusione».


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