Formula 1, Brown: "McLaren non sarà davanti nemmeno nel 2017"

Formula 1, Brown: "McLaren non sarà davanti nemmeno nel 2017"© sutton-images.com

Il direttore esecutivo annuncia progressi, confortato dalle simulazioni degli ingegneri, ma non si sbilancia. Sui costi della F1 si dice favorevole a un budget cap

F.P.

27.01.2017 12:54

Il 2017 sarà l'ultima stagione in McLaren di Fernando Alonso e con buona certezza si può escludere sarà un campionato che il team di Woking correrà da protagonista. Il divario dai tre top team è talmente ampio che immaginare di ricucirlo nel volgere di una stagione, seppur con le possibilità offerte dal radicale cambiamento regolamentare, appare illusorio. Nella medesima direzione vanno i commenti di Zak Brown, direttore esecutivo di McLaren Technology Group.

«Sappiamo tutti che il 2015 e il 2016 sono stati anni di apprendistato e non saremo nelle posizioni di testa nemmeno nel 2017. Stiamo lavorando molto duramente, tutti insieme come team, e i progressi si vedono chiaramente. Vinceremo tutti insieme alla fine, non sappiamo quando per cui non chiedetemi di fare previsioni, come ho detto stiamo facendo progressi. Sono costantemente in contatto con Jonathan Neal ed Eric Boullier, con i nostri ingegneri, credo che il telaio 2017 non sarà male. Non farò previsioni, non sono così stupido, ma gli indizi, relativamente agli obiettivi che pensavamo fossero realisticamente raggiungibili con le nuove regole, dicono di un ottimo lavoro dei nostri ragazzi». 

Nuova filosofia progettuale sul telaio e nuove soluzioni tecniche per Honda, avvantaggiata nella corsa al recupero dall'eliminazione del sistema di gettoni. Senza un chiaro guadagno di competitività e incremento di potenza, stante lo scenario regolamentare favorevole, come giustificare ancora un fallimento palese? Un fronte sul quale McLaren non sarà in deficit di competitività rispetto alla concorrenza è quello dei piloti. Pur in assenza di risultati, nel 2016 non sono mancati gli sprazzi di grinta e cattiveria agonistica da parte di Alonso: «Fernando non è affatto disilluso, anche se lo scorso anno la macchina non era del tutto competitiva, ha guidato incredibilmente bene. Lo ritengo il miglior pilota al mondo, punto. Tenendo conto di ciò, Stoffel affronterà una dura prova ma credo che la supererà brillantemente. I nostri personal trainer mi dicono sia il pilota probabilmente più allenato che abbiamo mai avuto, è determinato e concentrato all'inverosimile ed è molto intelligente, non serve dirgli le cose due volte. Credo sorprenderà un bel po' di gente, ha tute le carte in regola», ha proseguito Brown in un'intervista al sito della F1.

Appassionato gentleman driver, ma soprattutto esperto di business e in particolare del ramo sponsorizzazioni, non ha dubbi del bisogno che ha la Formula 1 di andare a caccia di palcoscenici diversi da quelli inseguiti negli ultimi 15 anni: «Sebbene il modo in cui Bernie abbia portato la Formula 1 in Medio Oriente e in Asia sia stato brillante, non dovremmo dimenticare gli Stati Uniti. Rappresenta una sorta di territorio inesplorato per quel che riguarda la Formula 1, da un punto di vista di coinvolgimento dei tifosi e da quello commerciale. Ci serve ovviamente un altro gran premio sul suolo statunitense, sarebbe fantastico correre a New York, Miami o Las Vegas».

Con l'arrivo di Liberty Media e i pieni poteri in capo a Chase Carey, la Formula 1 potrebbe tornare a discutere, in prospettiva futura, oltre l'attuale Patto della Concordia, di temi altamente divisivi, per gli interessi contrapposti delle scuderie. Brown sarebbe favorevole all'introduzione di una sorta di budget cap, «si dibatte tanto su cosa sia, cosa debba includere e come si definisca. Credo se ne dovrà discutere, McLaren tuttavia è a favore di un concetto di limite di spesa. Non sarà semplice renderlo effettivo, ma abbiamo una nuova proprietà», ha commentato a Motorsport.com. Si dice inoltre favorevole a un riequilibrio della divisione dei proventi tra le scuderie, anche questo un tema da rinviare al 2021 e ai nuovi accordi tra Formula One Group e scuderie: «la ripartizione dei vantaggi economici è troppo sbilanciata. Non dico dovrebbe essere uguale tra tutti, ma c'è una disparità eccessiva tra il primo e l'ultimo».


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