Brown: "Per McLaren difficile puntare oltre il 6° posto"

Brown: "Per McLaren difficile puntare oltre il 6° posto"© sutton-images.com

Migliorare le prestazioni di fine 2016 entro il termine della stagione è l'obiettivo che realisticamente punta la McLaren. E ammette: "Credevo saremmo andati meglio"

Fabiano Polimeni

18.05.2017 14:46

Immaginare una McLaren-Honda in grado di avvicinare i 76 punti ottenuti al termine dello scorso campionato, oggi è esercizio che richiede tanta fantasia. Il team viaggia alla media di una sostituzione di power unit a week end di gara e si è esaurito in fretta il "bonus" oltre il quale scatta la penalizzazione per ciascun componente della power unit oltre i 4 previsti dal regolamento (Vandoorne è a quota 5 turbo, MGU-H, batterie e centralina elettronica, 2 motori termici e altrettanti MGU-K). Dovessero anche arrivare strabilianti miglioramenti tecnici, l'affidabilità anzitutto e le prestazioni, Vandoorne e Alonso vivrebbero comunque una stagione zavorrata dalle penalizzazioni. 

Zak Brown deve, suo malgrado, fare un bilancio dopo un quarto di campionato. Subentrato lo scorso novembre quale direttore esecutivo del McLaren Technology Group a seguito del sollevamento di Ron Dennis - che rivestiva altre posizioni - si trova a vivere una fase molto più negativa di quanto non fosse preventivabile lo scorso inverno: «Non pensavo sarebbe stato un compito facile, credevo però saremmo andati meglio. Credevo in un miglioramento dal 2016, è chiaro non c'è stato dopo la gara di Barcellona, dove le cose sembravano promettere bene a metà, con la posizione di Fernando in griglia. Sono ottimista, riusciremo ad agguantare e migliorare le prestazioni 2016 a fine anno»

Un ottimismo dovuto, bilanciato dalla realtà dei fatti. Dopo cinque gare, McLaren-Honda resta l'unica scuderia a non aver ottenuto alcun punto, contro i 12 del 2016. La prospettiva è di migliorare il livello tecnico di fine 2016 nella seconda parte della stagione: «Non sto dicendo che saremo davanti in termini di punti, mi piace pensare però che con tutto il duro lavoro e l'impegno profuso da ognuno, saremo più competitivi in pista di quando non fosse al termine dello scorso anno. E' chiaro che partiamo con un tale deficit in questa prima metà di stagione che credo sia difficile immaginare un risultato migliore del sesto posto quando i giochi in classifica saranno ormai fatti».

No comment sulla possibilità che Honda riceva una consulenza esterna da Mercedes per risolvere alcune problematiche tecniche - sebbene sul punto vada registrata l'opposizione di alcune scuderie, Force India ha manifestato chiaramente la propria contrarietà -, piuttosto, il politically correct impone di ripetere: «Le aspettative, nostre e di Honda, sono di vincere delle gare. Il passo successivo dovrà essere la vittoria del campionato. Attualmente viviamo un momento difficile, ma Honda non è il primo motorista a vivere certe difficoltà. La Formula 1 è uno sport difficile». 

Fernando Alonso proverà a rifarsi dalle delusioni in sequenza con l'avventura a Indianapolis, chi non ha altri "sfoghi" è Stoffel Vandoorne. Un curriculum di valore, il dominio del campionato di GP2, per ritrovarsi a collezionare ritiri, errori (incidente con Massa a Barcellona; ndr) e un confronto con il compagno di scuderia che si è rivelato in qualifica spesso impietoso. «Entrambi i piloti sono in fasi diverse delle loro carriere. Stoffel è all'inizio ed è consapevole della situazione, probabilmente questo periodo di sopravvivenza lo renderà un pilota migliore in futuro. Sta imparando, cose valide e altre meno, questo è il principale vantaggio nel momento iniziale della tua carriera», analizza Brown.

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Quanto ad Alonso, in Spagna ha scandito chiaramente come il prossimo autunno sarà il momento chiave per capire se, da questa McLaren-Honda, ci si può attendere un campionato di vertice nel 2018, altrimenti un «Addio e grazie», alla ricerca di altri lidi (e altre pretese economiche): «Nel caso di Fernando, tutto il mondo sa quant'è forte, perciò la sua frustrazione è frutto del non poter dare dimostrazione in pista. Recentemente ci siamo divertiti parecchio a Indianapolis, Fernando è un racer, come lo è la McLaren, ed è quello che ci aiuta a unirci e sperimentare un'altra categoria del motorsport, dove crediamo saremo molto competitivi, mentre risolviamo i problemi qui in Formula 1».

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