F1 Singapore, analisi gara: Hamilton troneggia sulle disgrazie Ferrari

F1 Singapore, analisi gara: Hamilton troneggia sulle disgrazie Ferrari

Un problema al cambio impedisce a Ricciardo di spingere a fondo, e le vicende di gara premiano (con merito) soprattutto Sainz, Palmer e Vandoorne

Maurizio Voltini

17.09.2017 18:52

Poteva essere la giornata in cui Sebastian Vettel avrebbe ripreso massivamente la testa della classifica mondiale, quella del GP a Singapore. Lo schieramento di partenza era favorevolissimo, grazie anche alla presenza delle Red Bull davanti alle Mercedes. Invece sono bastati pochi metri per capovolgere completamente la situazione. E non c'è stato nemmeno bisogno di aspettare la prima staccata, resa insidiosa dalla partenza sul bagnato. In ogni caso, dell'incidente al via tra Seb Vettel, Max Verstappen e Kimi Raikkonen, parliamo più dettagliatamente a parte

Passiamo dunque a considerare un altro elemento del via: Lewis Hamilton. Nell'ordine: l'inglese è scattato bene partendo in seconda marcia; ha infilato Daniel Ricciardo (al contrario meno brillante sullo spunto); ha tenuto la destra completamente libera; ha lasciato sfilare Vettel alla prima curva senza rischiare più del dovuto; ha preso il comando evitando Vettel quando è finito in testacoda con la macchina danneggiata e su un lato più bagnato della pista. Da quel momento Lewis non ha più abbandonato il comando, conquistando il suo 60esimo successo, ma sarebbe addirittura ingeneroso affermare che ha guadagnato la vittoria nel primo mezzo giro di gara. Perché poi ha controllato alla perfezione Ricciardo alle sue spalle, anche e soprattutto quando si disputavano la conquista del giro veloce, e lo ha fatto con maestria sia sul bagnato che sull'asciutto. Con una Mercedes che qui doveva risultare "scarsa"… Se questa gara sarà (probabilmente) decisiva nella sfida mondiale, c'è molto merito anche di Hamilton

Paradossale, ma la partenza lenta aiuta Daniel Ricciardo a finire secondo, scampando il caos del via quando Fernando Alonso non ha avuto questo lusso, proprio perché partito bene… Ha stupìto che le caratteristiche della RB13 non siano "saltate fuori" in quest'occasione, specie sul bagnato, dove il maggior carico "strutturale" doveva avvantaggiarla su Mercedes. A fine gara si è saputo di un problema al cambio, sufficiente a limitare le ambizioni dell'australiano: si è trattato di un problema di pressione idraulica, che ha fatto temere di non finire la gara. Qualcosa che non affligge direttamente le prestazioni, ma ovvio che in quella situazione non sei portato a sfruttare la macchina oltremodo. 

Le varie situazioni di gara hanno permesso così a Valtteri Bottas di arrivare terzo senza colpo ferire. Con la possibilità di attaccare sul finale Ricciardo, che però aveva ancora un po' di prestazioni "di riserva". Ma soprattutto hanno permesso a Carlos Sainz di finire al quarto posto: lo spagnolo ha veramente fatto il massimo possibile, riuscendo inoltre a controllare gli avversari girando con le Pirelli supersoft contro le ultrasoft degli altri. Il primo antagonista è stato Sergio Perez, buon 5°, ma a stupire è piuttosto il 6° posto finale di Jolyon Palmer, oltretutto vicino: il modo migliore per "festeggiare" l'appiedamento da parte Renault… Peraltro Nico Hulkenberg ha avuto stavolta lui i problemi che solitamente affliggono il compagno di squadra britannico, vanificando un risultato che si avviava ad essere ancora migliore.

Vuoi per l'incidente al via, vuoi per altri problemi, la gara a Marina Bay ha conteggiato ben 8 ritiri. Tuttavia non imputiamo solo a questo motivo i buoni risultati degli inseguitori, perché se osserviamo i distacchi dal vincitore Hamilton, non sono abissali. Ciò vale anche per Stoffel Vandoorne, anche lui abbastanza a ridosso, completando il terzetto dei piloti al loro miglior risultato assoluto di carriera. Dopo Baku non si può dire lo stesso per chi è finito 8°, ma anche Lance Stroll ha condotto una gara meritevole, riuscendo a controllare una "muta" di inseguitori del calibro di Romain Grosjean, Esteban Ocon, Felipe Massa e, finché è rimasto in gioco, Kevin Magnussen. 

Gli inseguitori hanno peraltro dato spesso spettacolo in una gara monca di tanti protagonisti di vertice, con un episodio in particolare che fa ancora venire un brividino alla schiena anche a gara finita da un po'. Parliamo di quell'incredibile sorpasso "da pelo" fatto da Magnussen a Massa, in piena velocità tra muretto e gomme dell'avversario. Dopo di questo, come si può affermare che la capacità e il coraggio di "tenere giù" siano da criticare in un pilota di Formula 1?


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