Force India VJM11, teoria dell'evoluzione

Force India VJM11, teoria dell'evoluzione© sutton-images.com

La nuova monoposto rappresenta una base di partenza che, già in Australia, avrà caratteristiche diverse. Un progetto in evoluzione sui contenuti della VJM10, come spiega il direttore tecnico Andrew Green

Fabiano Polimeni

26.02.2018 ( Aggiornata il 26.02.2018 11:12 )

Pantera in cerca di conferma, ancora con il rosa addosso. Livrea diversa, più bianco accanto al magenta e ai colori dello sponsor principale. Force India VJM11 ha come ambizione massima quella di confermarsi quarta forza del lotto, respingere i big del calibro di McLaren e Renault, provare a ridurre il divario dalle prime tre scuderie. Si è lavorato con questi obiettivi in mente, a Silverstone. E non si è disperso il bagaglio di conoscenze guadagnato con la VJM10, rispetto alla quale, la prima specifica di VJM11, si presenta come un'evoluzione. Il direttore tecnico Andy Green ha tratteggiato la filosofia che ha ispirato il lavoro iniziale del team: «Il DNA della monoposto è ancora in gran parte quello della macchina dello scorso anno. Abbiamo preso la decisione, un po' di tempo fa, che la specifica del debutto della 2018 avrebbe ruotato intorno quanto appreso con la macchina 2017, ma con tutte le nuove strutture richieste dai regolamenti»

Nuove strutture significa, in primis, l'Halo, che ha obbligato tutti a riprogettare il telaio. La configurazione aerodinamica della Force India 2018 conferma il musetto scavato tra piloni di supporto dell'ala e porzione centrale. La colorazione dà un impatto visivo diverso nel punto di attacco del musetto al cockpit, sempre con un'inclinazione accentuata nella porzione che ospita i cinematismi della sospensione. E' un proliferare di alette, invece, davanti alle pance, dove si segnalano due punti di ancoraggio degli specchietti - con evidenti funzioni aerodinamiche -  più un terzo ricurvo a collegarli accanto al cockpit.

Pance che si abbassano progressivamente verso l'esterno, nella vista frontale, cambia l'apertura delle prese di raffreddamento, mentre i deviatori di flusso verticali replicano i profili e le forme della VJM10, così come i bargeboards dietro le ruote anteriori, abbinati a elementi orizzontali tra loro separati. Invariata la forma dell'airscope.

Sul progetto 2018, Andy Green, aggiunge: «Si tratta di un punto di inizio, un buon riferimento al quale applicare modifiche piuttosto in fretta. Dà al nostro dipartimento aerodinamico più tempo per sviluppare la macchina per la prima gara in Australia, piuttosto che dover rilasciare componenti in anticipo per i test.

Abbiamo trascorso molto tempo l'anno scorso, con la VJM10, imparando molte cose e provando diverse idee e concetti. Soprattutto quando abbiamo visto di avere un po' di respiro dai team alle nostre spalle, abbiamo usato molte delle nostre sessioni di libere del venerdì per questi scopi, lavorando in prospettiva futura. I frutti di questo lavoro saranno evidenti nella parte iniziale della stagione, quando la macchina subirà dei cambiamenti significativi».


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