Formula 1 Spagna, analisi: un venerdì di ordinaria confusione

Formula 1 Spagna, analisi: un venerdì di ordinaria confusione© sutton-images.com
Le condizioni della pista e certe difficoltà con le gomme hanno reso ambigui i riscontri delle prime prove. Tutti "rimandati" al sabato, dunque

Maurizio Voltini

11 maggio 2018

Già normalmente raccomandiamo di non prendere per "oro colato" i riscontri del venerdì, e alla fine delle prove odierne a Barcellona il consiglio vale ancor di più, perché le prime due sessioni sono state ben lungi dal riuscire a fornire riscontri davvero oggettivi. I motivi che hanno portato a questa situazione sono diversi: oltre alle normali difficoltà del venerdì in cui le squadre cercano il set-up più adatto alle varie piste, stavolta si sono aggiunti aerotest piuttosto intensivi e con elementi differenti provati in modo "incrociato" sulle due monoposto di ciascun team (per cui anche i raffronti tra team-mate hanno i loro limiti).

In più vi sono state notevoli difficoltà nel riuscire a sfruttare al meglio le gomme nelle varie mescole, causando diversi errori di guida. Da un lato le Pirelli medium e soft si sono dimostrate abbastanza tetragone agli stress imposti da questa pista, con un ottimo rendimento anche velocistico. Dall'altro lato le supersoft sono apparse invece piuttosto difficili da gestire, sia come degrado che come feeling: così i piloti non sono riusciti sempre ad estrarne il massimo, commettendo anzi diversi sbagli specie quando sono passati dalle mescole più dure a quella più soffice. Tanto che qualcuno comincia a dubitare sia davvero il caso di impiegarle in gara.

È per questi motivi che i singoli riscontri cronometrici non vanno presi in modo assolutistico, a dimostrare chissà che. Basti considerare che, pur svettando su tutti al pomeriggio, Lewis Hamilton nelle FP2 è in realtà stato più lento di Valtteri Bottas in FP1: 1'18"259 per l'inglese e 1'18"148 per il finlandese della Mercedes, nonostante la pista più gommata dovesse dare un consistente vantaggio nella seconda sessione. Ma anche certe più o meno piccole sbavature di guida hanno avuto il loro peso.

Del resto nemmeno Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen hanno sfruttato al meglio la loro simulazione di qualifica, sbagliando i giri iniziali, per cui più che le posizioni dovremmo considerare i distacchi, generalmente contenuti fra tutti i principali protagonisti. A preoccupare la Ferrari in questo momento, invece, non sono tanto i risultati cronometrici quanto il problema tecnico occorso a Raikkonen, che l'ha costretto a dover spegnere frettolosamente il motore mentre era impegnato nei long run, su "consiglio" (in realtà un vero e proprio ordine) via radio. In Ferrari stanno controllando cosa sia effettivamente successo, vedremo più avanti quali saranno le conseguenze di questo problema.

Piuttosto, chi ha sfruttato davvero meglio il secondo turno di prove è stata la Red Bull. Nonostante un piccolo incidente nella prima sessione, Daniel Ricciardo non si è fatto deconcentrare e ha ottenuto il 2° crono del pomeriggio a soli 133 ms da Hamilton. A soli 52 ms di distanza c'è quindi Max Verstappen terzo, anche lui migliorato rispetto alle FP1. Quando ci sono delle difficoltà di aderenza o di sfruttamento delle gomme, quelli di Milton Keynes sanno fare la differenza (anche grazie alla grande deportanza ottenuta) e le novità tecniche di questo weekend si sono rivelate efficaci.

Tuttavia, proprio le difficoltà del venerdì e i tanti elementi che hanno determinato certe situazioni, fanno pensare che (a fronte magari di qualche mal di testa in più del consueto) gli ingeneri delle varie squadre sapranno "sommare" tra loro tutti i riscontri odierni e trovare quindi le soluzioni migliori per il sabato e per le qualifiche, magari dopo una piccola verifica nelle FP3. In questo "esercizio" tecnico, finora quelli della Ferrari si sono dimostrati molto abili nel migliorare tra il venerdì e il sabato: vedremo se sapranno farlo anche stavolta, perché pur potendo contare sui "precedenti", ricordiamoci che non si tratta mai di un impegno banale.

Dopo i tre top team troviamo nuovamente la Haas. A dispetto di una distrazione iniziale in FP2, il team ha permesso a Romain Grosjean di tornare in pista in tempo per svettare tra gli inseguitori. Subito alle sue spalle il compagno Kevin Magnussen, staccato di soli 64 ms. Anche stavolta le cose sembrano positive per loro, ma sappiamo quanto poco abbia finora raccolto la squadra di Kannapolis rispetto a quanto mostrato: incrociamo le dita per loro. Bene anche la McLaren, subito veloce fin dalle prime tornate. Stoffel Vandoorne si posiziona buon 9°, ma se Fernando Alonso è 12° in FP2 è soprattutto perché ha provato solo con le Pirelli più dure, e del resto in FP1 aveva infatti ottenuto un crono migliore. Buone prospettive quindi anche per loro, dunque.

Come pure per la Force India che sembra aver ritrovato la strada giusta, con Sergio Perez 10° ed Esteban Ocon 11° e migliorati significativamente tra le due sessioni. Il team ha provato intensamente i nuovi componenti aerodinamici, cercando anche opportuni riscontri con i dati, perché pare che uno dei loro problemi in questa prima parte della stagione sia stato quello che non vi era stata corrispondenza tra le previsioni virtuali al computer e l'effettivo comportamento in pista delle soluzioni adottate.

Qualche incertezza ma anche sprazzi per Renault e Toro Rosso, fra le quali si è ben posizionata bene la Sauber con entrambi i piloti. Anche per queste squadre si attende la controprova del sabato, mentre ben più difficile appare nuovamente la situazione della Williams. Aver impiegato Robert Kubica nella prima sessione non ha fatto che confermare anche da parte del pilota polacco certe difficoltà della FW41, macchina poco prevedibile e sbilanciata. Troviamo stucchevole fare paragoni basati su qualche decimo di secondo in più o in meno rispetto a Lance Stroll o Sergey Sirotkin, quando la cosa importante è che in entrambe le sessioni le Williams sono risultate ultime appaiate in coda: c'è ben altro da fare che puntare il dito sui piloti…


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