Formula 1 Monza: la complessa squalifica di Grosjean

Formula 1 Monza: la complessa squalifica di Grosjean© sutton-images.com

Spieghiamo perché ci sono volute 5 ore per verificare e sanzionare la Haas n.8, e perché probabilmente vincerà in appello

Maurizio Voltini

03.09.2018 13:55

Erano ormai le nove e mezza di sera, a Monza, quando i commissari hanno rilasciato il documento in cui si certificava l'esclusione dalla classifica della macchina numero 8 (la Haas di Romain Grosjean) per irregolarità tecniche. Già questo orario dovrebbe far capire come la questione sia stata un po' più complessa di quanto ci si aspetterebbe in una "normale" violazione tecnica: cioè che i commissari tecnici (da soli o per via di un reclamo) si accorgono dell'irregolarità, la comunicano a quelli sportivi, i quali a loro volta applicano le sanzioni previste dal regolamento. Ovviamente per un iter così lineare non sarebbero servite 5 ore di consultazioni come invece successo nel caso di Grosjean. Nè un dispositivo lungo due pagine con cui spiegare come si sia arrivati alla squalifica.

Vediamo dunque di ricapitolare e spiegare l'episodio, sulla base anche delle informazioni "di prima mano" che abbiamo raccolto in pista. In realtà tutto parte dallo scorso luglio, quando facendo seguito a un'ambiguità di interpretazione dell'articolo 3.7.1 (punto "d") del Regolamento Tecnico manifestata dai team, dove si parla del raggio di 5 cm che devono avere gli spigoli anteriori del fondo piatto, il delegato tecnico Jo Bauer emette una nota di chiarimento, dando tempo fino alla gara di Monza per adeguarsi.

Tuttavia la Haas si accorge che non riesce a fare in tempo: tra periodo di "vacanze coatte" (quelle di tre settimane imposte per regolamento ai team, in cui non possono nemmeno scambiarsi un'email) e tempistiche dei fornitori, riuscirà ad avere il nuovo fondo regolarizzato solo per Singapore (tra due settimane). Di conseguenza si consulta con il responsabile delle "questioni tecniche" in Fia, chiedendo una deroga per i motivi summenzionati. Deroga che il team non ottiene, a differenza di una certa "comprensione": in Fia capiscono che non vi è volontà di frode o di avvantaggiarsi, in effetti il team è stato assolutamente "trasparente" in questo, e comunque viene utilizzato il fondo adottato fino a quel momento nelle gare precedenti, per cui decidono di soprassedere sul particolare in questione nel corso delle verifiche d'ufficio.

Ciò non significa però che il regolamento specifico non sia sempre in vigore, e dunque la Haas resta "scoperta" in caso di reclamo di un concorrente. Che avviene da parte Renault, che ben conosceva il problema fin da Spa e che oltretutto è in lotta diretta con la Haas per il 4° posto nel Campionato Costruttori. Posizione che, lo ricordiamo, rispetto al 5° posto comporta una differenza più che sostanziosa nell'attribuzione dei bonus economici alle squadre. Tra l'altro, il bel 6° posto a Monza di Grosjean avrebbe permesso alla Haas di eguagliare in classifica la Renault. Che dunque inoltra il reclamo con tanto di prove fotografiche.

Già in questa fase avvengono però alcuni intoppi. Infatti la Renault presenta il reclamo giusto 5 minuti prima della scadenza dei termini. Intanto che si sbrigano le pratiche relative, però, le macchine stanno già lasciando il parco chiuso dopo aver superato le verifiche d'ufficio! Così gli ufficiali di gara riescono a "bloccare" quella di Grosjean appena in tempo proprio mentre i meccanici la stanno portando via; ma non le Renault, e vedremo come ciò possa fare la differenza. Quasi inutile aggiungere che, come del resto aveva ammesso fino a quel momento la squadra americana, il fondo viene trovato irregolare alle successive misurazioni di verifica.

I commissari sportivi si trovano così a dover analizzare diverse questioni e a dover sentire varie persone coinvolte. La Haas da un lato propone il carteggio (le mail in particolare) degli scambi di richieste e risposte con il responsabile Fia delle questioni tecniche delle monoposto, che a sua volta viene interpellato spiegando come in realtà non avesse dato nessun benestare, ma solo promesso a voce di chiudere un occhio viste le difficoltà oggettive spiegate dal team. Nondimeno, come qualcuno ha fatto notare, se altri team (non tutti) erano riusciti a fare in tempo ad adeguarsi, la Haas passa in qualche modo in colpa per non esserci riuscita anch'essa.

Di conseguenza i commissari sono arrivati a formulare la squalifica di Grosjean, con il lungo comunicato in cui spiegano abbastanza dettagliatamente tutte le sfaccettature della questione e in cui manifestano pure la loro comprensione per le problematiche della squadra, ma anche l'inevitabilità di questa decisione. Beh, pensate che sia finita qua? Tutt'altro! E non soltanto perché la Haas si è avvalsa della facoltà di ricorrere in appello, ma soprattutto perché ha ottime possibilità di vincerlo.

Infatti c'è un "vizio" in tutta la procedura: vale a dire, quando un concorrente fa reclamo contro un altro, entrambi devono mettere a disposizione le macchine in parco chiuso, non solo per le verifiche di chi viene messo sotto accusa, ma anche per le "controverifiche" che i commissari hanno il potere di effettuare sulle monoposto del reclamante. Invece, come avevamo accennato, la Renault aveva portato via le proprie macchine dal parco chiuso in quel momento a cavallo del termine. Un'ingenuità che potrebbe dunque annullare alla radice tutta la questione, per appunto un vizio di forma.

Giusto per ricordare le altre decisioni prese nel weekend dagli ufficiali di gara a Monza, oltre alle penalità conseguenti alle varie sostituzioni di elementi delle power unit (Ricciardo, Hulkenberg ed Ericsson) o a eccessi di velocità in pitlane (Ocon), abbiamo due "no further actions" e una penalità di 5 secondi in gara. Quest'ultima è stata comminata a Max Verstappen per aver stretto eccessivamente Valtteri Bottas in un tentativo di sorpasso alla prima staccata: Max ha mandato Valtteri con le ruote nell'erba e c'è stata anche una toccata tra le ruote, per cui la sanzione appare inconfutabile anche se ha fatto alterare parecchio l'olandese.

Nessun provvedimento invece per il contatto al primo giro tra Sebastian Vettel e Lewis Hamilton: Seb era nel torto, ma non avendo danneggiato Lewis ed essendo finito lui in testacoda e quindi in fondo al gruppo non ha avuto vantaggi, anzi. Né per la insolita scaramuccia tra Fernando Alonso e Kevin Magnussen in qualifica (Q2). Quando lo spagnolo aveva preso la scia sul dritto attaccando poi alla staccata in prima variante, il danese che era pure lui sul giro lanciato ha resistito, con il risultato che entrambi si sono ostacolati a vicenda nella chicane. Dato che tutti e due i piloti avevano compromesso il giro (nonché l'accesso alle Q3) e avevano partecipato all'episodio in egual misura, la salomonica decisione dei commissari è stata di non fare nulla in termini di sanzioni.


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