Rosberg analista Mondiale

Rosberg analista Mondiale

Per Autosprint, il tedesco decifra la nuova F1: Hamilton non e? imbattibile, a patto che... E Vettel dovra? stare attento pure a Leclerc. ecco perche? il 2019 sara? bellissimo

Alberto Sabbatini

10.01.2019 16:43

Come si possono battere Hamilton e la Mercedes? Vettel ci ha provato in tutte le maniere negli ultimi due anni e non ci è mai riuscito. Ma c’è un pilota che in tempi recenti ha sconfitto Hamilton a pari macchina: Nico Rosberg. Il pilota tedesco, che si è ritirato dalle corse esattamente due anni fa al termine di una stagione trionfale, è il solo corridore che sia riuscito a sconfiggere Hamilton sul suo stesso terreno: in F.1 e addirittura a pari macchina.

L’impresa di Rosberg non è nata all’improvviso, ma è stata costruita nel tempo. Sono serviti anni, gli è costata sforzi, tensioni e uno stress fisico che lo ha portato a un dimagrimento eccessivo. La vittoria e il successivo senso di appagamento lo hanno indotto al ritiro prematuro dalle corse a soli 31 anni.

Nico però ha dimostrato che Hamilton, il pilota più forte dell’ultimo decennio in F.1, non è invincibile. Anche Vettel e la Ferrari possono riuscire a batterlo. Ma per farlo serve cambiare atteggiamento: sono necessari sacrifici, abnegazione Anche se da quel 27 novembre 2016, quando giunse 2° ad Abu Dhabi e conquistò il titolo iridato non ha più guidato una monoposto, ogni volta che si accendono le luci rosse dello start di un Gran Premio non può astenersi dal goderselo. Dal vero o in tv. E attende con ansia nel 2019 il confronto Vettel-Leclerc.

«Sarà una sfida divertentissima. Non vedo l’ora. Accenderò la tv a Melbourne soltanto per vedere quella lotta lì fra i due compagni ferraristi. Leclerc è tanto forte. Viaggia di brutto questo ragazzo. Mentre Vettel esce da un anno difficile: dovrà restare molto concentrato e dare il massimo nel 2019 se vuole restare il leader della Ferrari. Si trova un compagno ostico in squadra: Leclerc non è mica Raikkonen. è un’altra cosa. Gli metterà tanta di quella pressione addosso...».

Puoi fare un paragone tra lorò

«In un certo senso quella coppia mi ricorda quella Alonso-Hamilton del primo anno in McLaren (nel 2007, ndr). Uno pilota esperto e già campione del mondo, l’altro un debuttante velocissimo quanto ambizioso. Per certi versi sembra la riproposizione di quei due là ma con qualche differenza: Vettel non è cattivo come Alonso mentre Leclerc non è un guerriero come Lewis. Magari un po’ di meno».

Per te come finirà?

«Ah, non lo so. Certo Vettel deve diventare perfetto se vuol vincere la sfida. Non fare come nel 2018».

Però tu avevi scommesso nella vittoria di Vettel l’anno scorso...

«Si certo, e mi sono sbagliato! A inizio stagione ero abbastanza sicuro che fosse l’annata giusta per Vettel. Dopo le prime gare del 2018 mi ero quasi convinto che lui e la Ferrari ce l’avrebbero fatta a vincere il titolo. Però non ho previsto la piega che ha preso il campionato a un certo punto: la Mercedes ha accelerato tantissimo e sono stati perfetti da metà stagione in poi mentre la Ferrari all’opposto ha ceduto progressivamente. Troppi sbagli da parte loro».

Chi ha sbagliato di più, il pilota o il team?

«Tutti e due assieme. Sia Vettel che la squadra. Sbagli del pilota, errori di strategia, difetti nello sviluppo tecnico della macchina, errori di gestione dei rapporti in squadra. E tutto questo alla fine ha fatto a differenza e creato un divario di punti enorme».

A Vettel in particolare cos’è mancatò

«Cosa sia passato per la sua testa durante l’anno appena terminato non lo so. Ma lo sport è fatto co- si?: a volte ti va tutto bene, poi all’improvviso com- metti uno sbaglio, perdi la concentrazione, a quel punto nel tentativo di rifarti esageri, commetti un secondo sbaglio ed entri in una spirale negativa da cui non ti risollevi più. Ti viene la sfiga dentro (sì, Nico dice proprio sfiga - in italiano - ma forse intendeva dire sfiducia, ndr) e tutto comincia ad andarti male. è successo anche a me contro Hamilton. Nel 2015...».

E tu come ti risollevasti in quel caso?

«Mi imposi di cambiare atteggiamento e carattere contro di lui e funzionò. L’anno dopo ho vinto io il titolo» 

Cambiare atteggiamento è il consiglio che puoi dare a Vettel?

«Si, certo. Io ho fatto così: nel 2016 mi sono imposto di diventare più duro, più aggressivo di Lewis e non dar- gli la possibilità di comandare il gioco. Lui cerca sempre di imporre le sue tattiche, correre a modo suo. Io invece l’ho aggredito sul suo terreno impedendogli di trovare la giusta motivazione e l’ho spiazzato. Questo dovrebbe fare Vettel».

Che altri spunti può prendere Vettel dalla tua annata vincente contro Hamilton?

«Non deve guardare a quel che ho fatto io, ma basarsi sull’esperienza che lui ha vissuto contro Lewis. Ci ha corso contro un anno intero e ha perso la sfida. Però adesso lo conosce a fondo. Anche nel corpo a corpo. Deve comprendere gli errori compiuti, riflettere su come Hamilton si comporta e come reagisce al- la pressione. Non può più dire che sia un avversa- rio sconosciuto. Ora sa come colpisce, perciò deve imparare a fronteggiarlo. La F.1 è anche una guerra di nervi».

Però tu ti sei dimostrato fortissimo di testa contro Hamilton. Vettel non pare invece solido come te a livello mentale.

«Beh, quest’anno a livello mentale Lewis ha avuto la meglio, ma non vuol dire molto. Vettel è comunque una pilota con molta confidenza in se stesso e secondo me ha ancora il potenziale per migliorare. L’unico dubbio che ho su di lui però è proprio questo: che a volte crede troppo in se stesso. Se uno ha troppa fiducia nelle proprie capacità, come succede a lui, non è pronto a cambiare atteggiamento. Temo questo per lui: che non sia del tutto in grado di modificare il suo approccio».

C’è qualche aspetto per cui ritieni Vettel comunque superiore ad Hamilton?

«Sì, nella dedizione al lavoro. L’approfondimento dei più piccoli dettagli lavorando con gli ingegneri nella messa a punto è una dote tipica di Vettel che Hamilton non possiede. Sebastian ha anche una stabilità familiare invidiabile e una vita molto semplice e concentrata. Queste sono caratteristiche che a lungo andare si rivelano determinanti in un mondo intenso come la F.1 che ti mette sempre sotto pressione. Sia fisicamente che mentalmente».

Secondo te nella sconfitta della Ferrari e di Vettel ha influito anche la scomparsa di Marchionne lo scorso luglio?

«Sicuramente non ha aiutato: forse con lui la vicenda Raikkonen-Leclerc non sin sarebbe sviluppata in modo così complicato. Sono tutti dettagli piccoli che alla fine fanno la differenza. Però bisogna tener presente che anche dal lato Mercedes c’è stato uno scompenso gestionale importante: in agosto Niki Lauda è stato ricoverato in ospedale ed è mancato ai box per tutta la seconda parte del mondiale».

Il resto dell'intervista potete trovarlo sulle colonne di Autosprint in edicola questa settimana.


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